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Autore: Nocturnia    27/11/2013    5 recensioni
L'elaborazione del dolore non è mai una cosa facile.
Attraversa diverse fasi, schiacciandoti tra la depressione e il rifiuto.
Strappa pezzi d'anima e di speranza, ne rosicchia qualcuno e poi lo rispedisce al mittente, rovinato per sempre.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alfred Pennyworth, Batman, Selina Kyle aka Catwoman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Injustice: gods among us'
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saofhsòfk
Disclaimer: Bruce Wayne, Selina Kyle, Oliver Queen e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera.  Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"L'insurrezione è il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri."

- Gilbert du Motier de La Fayette -


Al suo fianco

L'elaborazione del dolore non è mai una cosa facile.
Attraversa diverse fasi, schiacciandoti tra la depressione e il rifiuto.
Strappa pezzi d'anima e di speranza, ne rosicchia qualcuno e poi lo rispedisce al mittente, rovinato per sempre.
Chiede tempo e regala solo altra sofferenza, amplificando la vita nella sua forma più crudele - macchie di rosso e nero, sangue e privazione d'ogni domani.

"Due vertebre lombari sono incrinate. Devo verificare i danni."

Selina percepisce il suo corpo spostarsi verso il tavolo operatorio, ma la sua mente vaga per le sale dell'Insurrezione senza davvero sentirle.
Ha gli occhi stanchi la gatta e dal pallore innaturale del viso sembra che stia per vomitare.
Alfred la squadra di sottecchi e capisce di doverla tenere vigile, attenta ad ogni particolare, fosse anche la schiena tumefatta di Bruce.
"Selina."
Nessuna risposta.
"Selina?"
"Ci sono." mormora "Cosa devo fare?"
Alfred ringrazia il cielo e deglutisce leggermente.
"Passami il bisturi."
Selina solleva lo sguardo e Alfred non crede di aver mai visto una rabbia più pura - più folle - attraversare quegli occhi.
"È stato lui, vero?" un ringhio sfiatato, un vibrare roco e ruvido contro le pareti della gola.
"Sì."
Selina apre la bocca, quasi sul punto di aggiungere qualcosa, ma poi la richiude, infilandosi i guanti e prendendo il bisturi.
"Procediamo."

"È una frattura instabile." ripete Alfred "la TAC ha rilevato una compressione del midollo; devo ridurla entro breve se vogliamo che sia ancora in grado di camminare."
Selina si scosta i capelli sudati dalla fronte e fissa la schiena rovesciata di Bruce, un guanto di carne rossastra e processi spinosi che lo fanno assomigliare a un pesce eviscerato.
"Posso esserti utile?" domanda debolmente
"Passami gli strumenti quando li chiedo." replica Alfred, chino sul risultato dell'esame. Ti lancia uno sguardo in tralice "E tienigli la mano. È sotto anestesia, ma dovrebbe fargli piacere comunque."
Annuisce la gatta e intreccia le sue dita a quelle inerti del pipistrello.
Bruce si ritrova a pensare che cosa ti hanno fatto?

Laurel è invisibile ai loro occhi, perché l'agonia è una dimensione privata e assoluta, il tremito asimmetrico delle labbra di Selina e la ruga di preoccupazione di Alfred.
Sono pupille vuote quelle con cui li fissa, orbite che ripetono sempre la stessa scena.

Oliver.

Il vecchio maggiordomo di casa Wayne toglie i frammenti d'osso uno per uno, liberando il midollo e applicando la placca in titanio.
La fleboclisi dondola dal gancio al suo fianco, sciogliendo cortisone ad altissime dosi e assicurandosi tutti gli sforzi possibili perché Bruce torni a camminare.

Oliver.

Sospira Laurel - pigola senza ritegno - e cade in ginocchio, l'invidia a rincorrere la ragione.

Lui è vivo. Lui ce l'ha fatta. Il mio Oliver... il mio...

Quanto tempo è passato?
Non ha importanza, perché Selina le è già davanti, le labbra una ferita biancastra sul viso.
Si guardano in silenzio, tra le parole non dette una silente accusa.
"Ce la farà." sussurra poi la gatta "Ma non sappiamo ancora se riprenderà l'uso delle gambe."
Tace Laurel, portandosi le braccia sotto al seno e incrociandole, quasi un confine invalicabile.
"Sono contenta."
"Non è vero."
Non si nasconde Canary e snuda i denti in un sorriso grottesco.
"Come fai a saperlo?"
"Perché amavi Oliver e lui è morto." replica Selina "Perché io farei lo stesso."
Abbassa le palpebre Laurel e lascia che una sola lacrima trovi spazio tra le ciglia.
"Vattene, Selina. Vai da lui."
A farle compagnia, il rimpianto d'un sentimento ucciso troppo presto.

"Ho fatto tutto il possibile."
"Non ne dubito." articola Selina, una massa sgualcita arrotolata sul fondo del letto "Non ci resta che aspettare."
"Se non dovesse... "
Fende l'aria con le mani Selina, e scuote la testa in segno di diniego.
"Non ha importanza." replica, sfiorandogli gli zigomi "È Batman. È Bruce. Non cambia niente. Niente."
E Alfred non può fare a meno di sorridere.

"Non importava che venissi."
"Stai uno schifo."
Selina annuisce appena, grattandosi una guancia e sentendola secca sotto le dita.
"Sono stata meglio. Ogni donna ha i suoi momenti 'no', d'altronde. Sarà il ciclo."
"Smettila di fare ironia." l'ammonisce Laurel "Stai davvero uno schifo. E puzzi. "
"Sei proprio una rompipalle, uccellaccio."
"Me lo diceva sempre anche Oliver."
Selina la degna, finalmente, d'una occhiata.

Stira le borse sotto gli occhi la gatta e si lascia scivolare lungo la parete della doccia.
Muove il diaframma contro i polmoni, nel tentativo di spremere fuori qualche lacrima, ma niente: asciutta come un deserto.
Cosa c'è di sbagliato in me? si domanda, ascoltando il rumore dell'acqua che viene risucchiata dallo scarico Perché non posso liberarmi? Perché?
La risposta le giunge sotto il ricordo della voce di Bruce.

Il caffè le rimanda il sapore di notti passate a fare l'amore e albe a contemplare il cielo di Gotham.
Alfred ruota il cucchiaino nella sua tazza di té e si passa una mano sul viso, in un segno di stanchezza e resa.
"Dovresti dormire." gli ricorda Selina, bevendo un sorso del suo caffè "Ne hai bisogno."
"Non ci riesco." le replica il maggiordomo "Troppe... emozioni."
Selina storna lo sguardo, posandolo sull'ECG di Bruce, regolare e forte.
"Gli hai davvero spaccato il naso?"
Alfred la guarda confuso, poi esibisce un sorriso compiaciuto.
"Sì. E l'ho anche preso a calci."
Ridacchia la gatta e alza il pollice in segno d'approvazione.
"Dovevi anche rompergli il collo." sentenzia poi, gelida "Non si merita altro."
"Forse." mormora Alfred "O forse è proprio questo che ci rende diversi da lui."
"Lo eravamo già prima." le sue dita stringono quelle di Bruce "Dovevamo solo capirlo più in fretta."
Al pipistrello, tutto il peso dell'eredità di un pianeta scomparso.

Bruce sa che dovrebbe provare dolore, ma non sente più niente.
Sa che dovrebbe contorcersi su stesso come un insetto ferito a morte, ma è solo silenzio quello che gli rimandano i suoi sensi.
Socchiude gli occhi, luci biancastre al neon e l'odore penetrante del disinfettante.
La mano destra gli pizzica e nota l'ago della flebo inserito.
Fa per alzarsi ed è allora che le gambe non gli rispondono come dovrebbero.

Cosa...?

Il ginocchio destro si solleva debolmente, quello sinistro è inerte.

Come...?

Sente il sangue gelarsi e gli sembra quasi di diventare liquido dalla testa fino alla punta dei piedi, un plotch denso di sconfitta.

Poi ricorda.
Ricorda Clark e la pillola di nanotecnologia kryptoniana.
Ricorda il sacrificio di Oliver e la sua missione suicida.
Ricorda di aver guardato - di aver ascoltato - Selina e di aver pensato a quanto fosse bella, prima di lasciarsi andare a morte certa.
Sospira, reclinandosi contro i cuscini del letto e passando le dita tra i capelli di quella gatta irriverente e che l'ha saputo amare.
Quando incrocia i suoi occhi, spera solo che non vi legga la cieca disperazione che gli alberga nel cuore.

È una donna intelligente Selina, e non ha bisogno di parole per capire.
"Non senti le gambe, vero?"
"Non proprio."
"Il midollo è rimasto compresso quasi un'ora; Alfred ha detto che il danno dovrebbe essere reversibile."
"Abbiamo mai costruito la nostra vita sui forse, Selina?"
"No..." concorda contrita "ma dovremo cominciare a farlo se vogliamo sopravvivere."

Esce dalla stanza pesante d'angoscia Selina, e ingoia un groppo durissimo e amaro.
Alfred appoggia il vassoio con i panini e la fissa interrogativo.
"Tutto bene, signorina Kyle?"
"È sveglio." risponde - più il cigolare d'una vecchia porta che l'elegante miagolare d'un gatto "Ha chiesto di te."
Prima che possa aggiungere altro, Selina è già una macchia sfocata giù per le scale del nascondiglio dei ribelli.

"Ti ho trovata, finalmente." latra Laurel "Bruce ti cerca da almeno due ore e..."
Si zittisce all'improvviso Canary, scoccandole un'occhiata interdetta.
"Selina... ma cosa?"
Un gatto zuppo sarebbe stato conciato meglio.

Sono arrivate lentamente le lacrime, mentre piegava la sua tuta e riponeva la frusta vicino al comodino.
Sono arrivate e hanno spaccato ogni difesa, squarciando e scavalcando e buttando a terra ogni altro sentimento.
Sono cominciate come un tremolio incontrollato alle mani e poi un morso a sangue nella guancia.
Hanno continuato soffocandola, erompendo dal petto e lasciandola come un manichino rotto e senza più valore, plastica corrosa e occhi vitrei al cielo.
Laurel fissa Selina e non sa bene cosa fare, perché non le pare di averla mai vista in quella condizione, gomiti sull'impiantito e la faccia schiacciata tra le dita.
Nascosta, quasi un gatto indifeso e ferito, Selina emette un gemito lungo e disarticolato, stringendo le labbra e passandosi il dorso della mani sulle palpebre.
"Cosa vuoi, Laurel?"

Gelo. Determinazione. Furia.

Ed è allora che capisce.

Selina gli circonda le spalle con un le braccia e lo aiuta ad alzarsi.
Ignora lo sguardo frustrato e impotente di Bruce e gli impone un ritmo di terapia riabilitativa ferreo.
Ha fatto una promessa Selina, e dovesse vendere persino se stessa, la manterrà.
"Non credo che..."
"Zitto." lo riprende lei, sorridendogli "Sei caduto più volte di quante io riesca a ricordare, pipistrello. Con Bane. Con Ra's Al Ghul. Persino con il Joker. Eppure sei ancora qui."
Bruce flette una gamba, poi l'altra, distorcendo il viso in una smorfia sofferente.
"Fa male?" gli domanda Selina
"No... ma è come cercare di svegliare un arto che non ne vuole sapere."
Amplia il sorriso la gatta e gli cerca la bocca in un bacio che ha il sapore di una normalità perduta.
"Ce la farai, pipistrello." gli regala uno sguardo allusivo Selina, schegge d'un tempo passato sui tetti e tra gli edifici di Gotham "Io sono qui: lo sono sempre stata."

Non ne avevano più parlato.
Selina l'aveva evitata per i due giorni successivi, salvo poi presentarsi alla sua porta con un tazza di cioccolata e un'espressione inquietante nella sua forza.
Non aveva cercato risposte Laurel, perché aveva compreso quale paradosso si nascondesse dietro una femmina come Selina.
Quella deve essere matta a farsi scopare dal pipistrello aveva detto una volta Oliver Uno che si veste in quel modo deve avere abitudini strane.
Ne avevano riso all'epoca, eppure, adesso, le sembrava ci fosse una verità ineluttabile dietro le parole di Queen.

Quello non era disperarsi: quello era rompersi, distruggersi e nascere ancora.

Era durissima Selina sul campo di battaglia, arida d'ogni pietà.
Eppure, l'aveva vista sciogliersi dinnanzi la vita.
L'aveva vista piangere non per il dolore, ma per la gioia.
Non aveva paura del vuoto, ma del tutto, Selina.
E mentre spazzava l'orizzonte, già insanguinato dalle prime lingue del tramonto, Laurel non poté fare a meno di chiedersi fin dove avrebbe potuto spingersi Selina per la vita di Bruce.
Cosa, per difenderlo fin oltre ogni confine.

"Perché tu amavi Oliver e lui è morto. Perché io avrei fatto la stessa cosa."

Sorride, ma è amara la consapevolezza.
Al vento, una risposta che li avrebbe condannati tutti.

Cosa sacrificheresti per la vita di Bruce?
Chi, per un po' di quell'amore che hai mendicato per anni e, infine, ottenuto?

Tutto. Compresi voi.

Perché lei avrebbe fatto lo stesso.
   
 
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