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Autore: StAkuro    03/05/2008    5 recensioni
Tentò di toccarla, ma non aveva braccia con cui cingerla.
Tentò di correrle incontro, ma non sentiva più le gambe.
Cercò nella sua mente un nome con cui chiamarla, ma non ne aveva ricordo.
L'ombra scomparve definitivamente.
Naruto urlò, Kyuubi rise.
E poi ci fu il nulla.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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.:; LOST IN RED [I can't see your eyes] ;:.





Il chakra rovente riempiva l'aria, rendendola irrespirabile. Normalmente sarebbe caduto a terra con la gola in fiamme e il corpo ustionato, ma il dio crudele che in quel momento lo stava possedendo sembrava riluttante a lasciarlo morire.

La pelle delle braccia, delle mani, delle gambe ad ogni suo respiro si sgretolava -non c'erano, non esistevano altri termini per descrivere il modo in cui si fondeva e staccava dal corpo- e ricomponeva, per poi di nuovo fondersi, staccarsi e ricomporsi.

Lui bruciava vivo, e continuava a vivere bruciando.

Kyuubi -il dio- si agitò rabbiosa dentro di lui. Ruggì.

Naruto si accorse che quel verso disumano proveniva dalla sua bocca. L'eco continuava ad echeggiargli nella testa, come se non riuscisse ad uscirne e continuasse a vagare avanti ed indietro alla ricerca di una via di fuga, simile ad un uccello impazzito.

Lo scuoteva nel profondo.

Cancellava completamente i suoi pensieri.

Cominciò a non sentire più il suo corpo, a non vedere più nulla.



Scomparvero le grida.


Cosa è successo?


Scomparve l'immagine di Sakura in lacrime che si protendeva mani e corpo verso di lui, come se volesse toccarlo, mentre Kakashi tentava di trascinarla via a forza.


Che cosa ho fatto?


Scomparvero le case distrutte, le macerie del monumento dei Kage, Konohagure che bruciava divorata dal fuoco e le fiamme che si stagliava alte contro il cielo notturno.


Dove sono?


Si trovava solo in un silenzioso universo rosso e rovente.




Sakura.


Kakashi.


Konoha.


Il viso di mio padre scolpito nella pietra.



Kyuubi...




C'era ancora qualcosa che resisteva nella sua mente.

Qualcosa di importante che premeva per uscire.






~*~




Le facevano male le dita. Hinata riusciva solo a pensare ai suoi poveri arti arrossati che continuavano a pizzicare le corde del kin mentre gli sguardi di tutti i presenti erano su di lei. Era una cosa che l'aveva resa felice, il fatto che le avessero chiesto di continuare a suonare quell'armonia, ma il suo corpo non sembrava pensarla così. Anche le spalle erano indolenzite.

Le avevano insegnato fin dall'età di cinque anni l'arte del suonare il kin, quella della composizione floreale, della calligrafia e infine le arti ninja.

Quella in cui riusciva peggio era di sicuro l'ultima.

Tutte quelle persone che la guardavano, bisbigliando tra loro e bevendo liquore, le ricordavano che una volta, quando era piccola, aveva tenuto un saggio di musica. Era presente buona parte della casata principale e alcuni esponenti della casata cadetta.

Era ancora impresso nella sua memoria lo sguardo che Hiashi le aveva rivolto quando non era riuscita a suonare una singola nota, atterrita da tutta quella gente che la fissava.

Ora non le faceva quasi più effetto.

Però.

La spalla destra che sorreggeva il kin le scottava come se avesse avuto la febbre.

Naruto era seduto -alla sua destra- al fianco di una Tsunade-sama particolarmente ubriaca a causa del saké di ciliegio che veniva prodotto in occasioni speciali come quella. In fondo, l'Hanami, era un'occasione in più per festeggiare. E dimenticare la guerra, anche se per poco.

Naruto era seduto -alla sua destra- al fianco di una Tsunade-sama troppo ubriaca che ordinava, con voce strascicata, alla sua sottoposta Shizune di portarle altro saké.

E la stava fissando, in un modo che non aveva mai, mai visto sulla sua faccia.

Hinata stonò una nota.

Cercò di concentrarsi sulla musica, sul movimento delle dita che scorrevano sulle corde, ma i suoi occhi continuava a tornare sulla figura del ragazzo. Era cosciente che la stesse studiando, perché lei aveva esattamente lo stesso sguardo quando lo guardava di nascosto durante gli allenamenti.

Immaginando come dovesse essere far parte della sua vita.

Naruto si accorse del suo sguardo -traditore-. Le sorrise, appoggiando la faccia sui palmi delle mani.

Hinata sbagliò un intero accordo.






~*~




Davvero?"

"Così si dice in giro."

"E Hiashi-san? Non dice niente?"

"Credo che cerchi di evitare pettegolezzi. Non si hanno ancora prove..."

"Che cosa disdicevole..."





Forse in tutto quel tempo in cui aveva tentato di estraniarsi dalla famiglia, escludendo qualsiasi suono, tanto da non sentire i rimproveri del padre e le frecciatine della sorella, Hinata aveva dimenticato che le persone parlano. Che le voci girano. E che la gente, per aver qualcosa di cui parlare, ama far girare voci, anche se infondate.

Lisciò la stoffa del kimono azzurro e si sedette sotto il glicine, attenta a non sporcarsi con la terra morbida. Il giardino di casa Hyuuga era estremamente vasto. Le prime volte da piccola -e si vergognava a rammentarlo- si perdeva e piangeva finché qualcuno, parenti o domestici, non la andava a recuperare.

Però una volta presa confidenza col posto, si nascondeva apposta agli sguardi e il glicine, con le sue fitte fronde, era il posto migliore dove stare. C'era sempre un assoluto silenzio.

C'era.

La raggiunsero dei bisbigli, provenienti dal corridoio aperto che portava alle cucine. Si riuscivano a percepire pezzi di conversazione e frasi tra i sussurri, quel tanto che bastava perché Hinata comprendesse l'argomento della conversazione.

In gola le si formò un groppo che rendeva perfino doloroso respirare.



"Chi, quel figlio di nessuno?"

"Così sembra."

"Oh, che colpo per la famiglia! Non credo che Hiashi la-"



Le voci si interruppero e Hinata seppe che, anche se era nascosta dall'albero, quegli occhi bianchi che vedevano tutto l'avevano già individuata. I passi si affrettarono, ci fu il rumore di una porta scorrevole aperta e poi, finalmente, di nuovo il silenzio.

Hinata appoggiò la testa al tronco, tornando finalmente a respirare. Ignorò gli occhi che le bruciavano e fissò intensamente la luce del sole che trapelava tra le foglie, i rilassanti riflessi verdi che illuminavano la terra in mille sfumature diverse.

Il sole fu coperto per un istante infinitesimale da una figura scura.

E una mano spuntò tra i rami degli alberi, allungando una bella mela rossa nella direzione di Hinata.

"Hinata-chan, il ramen non l'ho potuto portare. Si raffredda durante il tragitto e perde tutto il suo sapore, 'ttebayo!"






~*~




Era incredibile come un piccolo e insignificante pezzo di carta potesse essere così importante. Sembrava un sogno.


Hiashi la stava guardando.


Abbracciò di slancio Naruto - lui sussultò, la spalla ancora dolorante a causa dello scontro contro il ninja di Oto avvenuto durante l'esame- e sentì i capelli biondi di lui che le solleticavano il collo.


Hiashi la stava guardando.


La divisa da jounin era così morbida e leggera che non le sembrava neanche di indossarla. Guardò Naruto, che la portavo orgoglioso come se fosse un trofeo.

Un passo in più verso il tuo sogno.

Mi piacerebbe esserti vicino quando quel giorno arriverà.


Hiashi la stava guardando.


Hinata fece un commento su come gli stesse bene la divisa e come sembrasse un ninja navigato ed esperto. Un ninja importante e degno di rispetto.

Lo sei sempre stato, sempre.

E la gente non se n'è accorge finché dei vestiti non glielo fanno notare.


Hiashi la stava guardando.


Lui sembrò leggermente imbarazzato e si passò la mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più.

Poi le sorrise. L'abbracciò forte e gemette di dolore quando si ricordò della ferità alla spalla.

Hinata rise forte.


Hiashi la stava guardando con disprezzo.



Ma a lei non importava. Perché, anche volendo, non sarebbe potuta essere più felice di così.






~*~




Gli occhi di Naruto sembravano due voragini. Le stavano chiedendo qualcosa, ma Hinata non capiva cosa cercassero.

Lui la stinse a sé.

Odore di ramen.

Confezioni di ramen vuote erano accatastate in camera ed ogni tanto spuntavano in qualche angolo del piccolo appartamento. C'era così tanto di Naruto in quel luogo. Lo trovava meraviglioso, abituata com'era alla disciplina ferrea della sua casa.

Indietreggiando, Hinata incontrò con le gambe il materasso del letto. Vi si sedette sopra e quello sobbalzò, cigolando.

Ora Naruto era inginocchiato davanti a lei e anche così la differenza d'altezza tra i due non era molta, tanto che poteva guardarlo in viso.

Era a mezzo palmo di distanza dalla sua bocca, sempre quella richiesta inespressa negli occhi, e Hinata capì che le stava chiedendo il permesso di continuare. Sorrise.

Lui le baciò la mano con devozione disarmante. E si avvicinò sempre di più. Si poteva distinguere una a una le sue ciglia bionde.






~*~




"Lo trovi divertente?"

"Naruto..."

"Ti ho detto di chiederle scusa."

"Ti prego, lasciala stare, Naruto..."

"Sei solo una piccola-"

Gli aveva toccato il braccio, e in quel tocco Naruto aveva sentito la muta supplica di Hinata.

Lasciò andare immediatamente il polso di Hanabi.


Che diavolo stava facendo?

Cosa gli stava succedendo?




Da quando erano usciti da casa Hyuuga, erano stati in silenzio tutto il tragitto. A volte Hinata si fermava per osservare il cielo aspettando che lui la raggiungesse, per poi tornare a camminare. Era così strano, di solito era lui che la precedeva e le prendeva la mano per farla stare al suo passo.



"Così alla fine nostro padre ha scelto te."

Sembrava che l'idea la disgustasse. Nel suo volto di ormai giovane adolescente Naruto poté leggere un'ombra di cattiveria.

"Geniale. Scopandoti il pupillo di Tsunade-sama era ovvio che scegliesse te come capo famiglia. Se la cosa durerà, chissà, potresti pure diventare la moglie del futuro Kage."

Vide Hinata sussultare, ferita.

E quello fu troppo.



"Hinata..."

Lei smise di canticchiare soprapensiero e si girò verso di lui.

"Credo che non mi dovrei far più vedere a casa tua. Insomma, tuo padre non prenderà bene la notizia che ho aggredito la minore delle sue figlie..."

Lei sorrise, e si portò la mano alla bocca, un gesto che le avevano inculcato fin dall'infanzia, perché una signorina che mostra i suoi denti alla gente è dozzinale e volgare. Gesto che Naruto odiava con tutto il cuore.

"Non credo che faccia la differenza. Non importa, davvero..."

"Mi butteranno fuori appena entrato dal portone."

"Ne dubito, visto che ora la capofamiglia sono io."

Gli prese la mano e tornò a camminare. A volte Naruto si chiedeva da dove veniva quella sicurezza, se l'aveva tenuta nascosta fino ad allora o se c'era qualcosa che gliel'aveva fatta tirare fuori.

"Ah, Naruto."

Lo fissò negli occhi e gli mise la mano sulla guancia. Lui si beò di quel calore benefico.

"Stai bene?"

Allora l'hai notato anche tu.

Perdo troppo spesso il controllo di me ultimamente.

"Credo di sì."

Bugia. E lei se n'era accorta. Si accorgeva sempre di tutto, lei, mentre Naruto notava a malapena le cose che non riguardavano loro due, chiudendo tutto fuori.

Silenzio.

"...anche mio padre ha riconosciuto il tuo valore. E' sicuro che diventerai Hokage. Hanabi ha detto quelle cose per cattiveria, perché è lei che ha sempre desiderato essere la capofamiglia, ma ha ragione."

Si stava torturando un ciocca di capelli e sembrava vagamente a disagio.

"Se oggi ho ricevuto quella carica, è merito tuo, non mio. Io..." deglutì. Dov'era, quella sicurezza di poco prima?

"Governerai benissimo sulla tua famiglia."

Non piangere.

"E se avrai problemi, io ci sarò."

Hinata sorrise, felice, e per una volta non si coprì la bocca con la mano.

"Ti starò accanto."

E' una promessa.

Lo è davvero.






~*~




E' una promessa.

Qualcosa di importante.

Ti starò sempre accanto.




Qualcosa di prezioso

che stava

inesorabilmente

scivolando

via.




Come le onde del mare.

Come deve essere il mare, Naruto-kun?

Era la voce di un'ombra debole come una pennellata di acquarello.

Io non l'ho mai visto.

Stava scomparendo, inghiottita dalle fiamme che li circondavano.

Deve essere così grande e immenso che mi sentirei ancora più piccola ed insignificante al suo confronto.

E lui aveva promesso di non dimenticarla, di starle sempre accanto per proteggerla.




Ha lo stesso

colore

azzurro

dei

tuoi occhi?




Quell'ombra bianca ed informe stava cominciando a diventare sempre più debole, l'eco della sua voce sempre meno distinto.

Allora Naruto tentò di gridarle di stare attenta -a che cosa non lo sapeva neppure lui-, ma la sua bocca era muta.

Tentò di toccarla, ma non aveva braccia con cui cingerla.

Tentò di correrle incontro, ma non sentiva più le gambe.

Cercò nella sua mente un nome con cui chiamarla, ma non ne aveva ricordo.

L'ombra scomparve definitivamente.

Naruto urlò, Kyuubi rise.

E poi ci fu il nulla.



















Poh, finito il concorso *.*

Beh, dai, poteva andare peggio xD E sono abbastanza soddisfatta di quello che ho fatto u_u

Ne approfitto per fare i complimenti a tutte le partecipanti, in particolare a Mala_Mela, WishfulThinking, Kokky, che si sono aggiudicate il podio e alle mie compagne di ex aequo sweetprincess e Hipatya ^o^

Ora scusate ma devo andare a leggere, tante NaruHina mi aspettano u.u

PS: lasciate un commentino, spendendo un minuto mi fareste felice ;_;

  
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