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Autore: ciux_    28/11/2013    4 recensioni
“Jawnn!” La voce lamentosa del detective lo accolse.
“NO! NO! Tu NON sei stato tutta la notte fino ad ora a giocare a quel giochino!” Esclamò esasperato guardando Sherlock che se ne stava raggomitolato sotto le coperte con il volto, pallido come il giorno prima, illuminato dalla luce emanata dal dispositivo.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DI FEBBRE E GIOCHI

 

 

 

“NO! Mi rifiuto categoricamente!” Sbottò indignato il detective mettendo il broncio. Il dottore sbuffò .

“Devi andare a letto, ORA, che tu lo voglia o no!” Rispose a tono John. Perché? Perché mai proprio a lui doveva capitare?! Che cosa aveva fatto di male? Quale specie di animali aveva fatto estinguere in una qualche vita passata per meritarsi questo? Per qualsiasi peccato avesse commesso, fare da balia all’unico consulente investigativo esistente (che aveva ben deciso di ammalarsi), era la punizione peggiore che potesse capitargli. 

Sherlock si era ammalato giusto due giorni prima, mentre aveva avuto la brillante idea di rincorrere uno spacciatore (neanche fosse stato un assassino!) in giro per Londra, mentre c’era una tempesta, tutto ciò alle sette e mezza di sera del 4 dicembre e, ciliegina sulla torta, si era pure scordato la tanto amata giacca nera, che pur venendo indossata in estate con un sole che spaccava le rocce, veniva ovviamente scordata in inverno sotto la pioggia gelida. Il suddetto detective era poi tornato a casa alle otto, bagnato fradicio e infreddolito, trovando John ad aspettarlo. Dopo averlo mandato in vasca da bagno con effetto immediato e poi averlo spedito a letto con una zuppa, il caro dottore era convinto (o meglio sperava fermamente) di essere riuscito a schivare la febbre o la broncopolmonite o qualsiasi altra malattia che obbligasse Sherlock a rimanere a casa e John a stargli dietro… ma NO! Figuriamoci se poteva avere così tanta fortuna! Infatti, solamente la mattina successiva, Sherlock era entrato in salotto bianco come un lenzuolo e barcollante, per non parlare degli starnuti e degli attacchi di tosse che si ripresentavano ogni cinque secondi facendo vibrare l’appartamento e gli facevano rispondere con frasi del genere: John gli chiede come sta; risposta: Io sdjfeb bede vhejfieb. 

E così erano passati quei due giorni, fra: febbre a 39°, starnuti, antibiotici, coperte e sopratutto lamentele. Lamentele per il cibo, lamentele per la febbre, lamentele per la noia e lamentele per il non-poter uscire di casa.

E in quel momento erano le dieci di sera e la febbre di Sherlock era salita con il freddo e il detective DOVEVA andare a letto!

“Vai a letto.” Ripeté John per la cinquecentomillesima volta in quella sera.

“No.” Rispose Sherlock per la cinquecentomillesima volta in quella sera. La voce di Sherlock era davvero ironica, perché la febbre l’aveva fatta diventare più flebile, ma restava comunque baritonale. 

“Se ora vai a letto, non serve che tu dorma subito, devi solo stare al caldo e a riposarti un po’, perché la tua cavolo di febbre si ostina a salire! Sherlock hai 39,7° e ti arriva a 40° io ti porto in ospedale!” Erano iniziati i ricatti. Infondo un ricatto al giorno toglie Sherlock di torno (a volte il numero di ricatti si deve leggermente aumentare). E funzionò! Sherlock si sollevò (con la leggerezza di un bue moribondo) dal divano e si trascinò in camera sua. VITTORIA!

Finalmente John si poté riposare. Si sedette sulla sua poltrona con una tazza del suo the preferito e Lo Hobbit di Tolkien. Tutto fu perfetto. Ovviamente la perfezione non durò più di 4 minuti e due pagine di libro.

“JAWNN!” Un richiamo proveniente dalla camera di Sherlock fece tornare alla realtà John. Il dottore si alzò svogliato ed arrivò fino alla camera del detective.

“Che c’è ora?” Chiese cercando di non sembrare troppo scocciato. 

“Mi annoio.” Rispose monotono Sherlock. Ok, basta, ora John sapeva esattamente che arma doveva usare.

“Senti Sherlock, ora ti faccio vedere questo giochino - disse avvicinandosi al letto e prendendo il telefono di Sherlock - che per me potrebbe piacerti.” 

Come risposta ebbe uno sguardo incuriosito del detective che scrutava in cerca di indizi lo schermo. John fece per sbloccare l’Iphone, ma gli venne la schermata che gli chiedeva di immettere il codice.

“Dai Sherlock veramente?! Hai davvero messo il codice?” Chiese John seccato.

“Da qua.” Disse Sherlock afferrando il telefono e digitando con disinvoltura il codice. John sbuffò. 

“Cosa sbuffi? È il mio telefono posso metterci il codice!” Sostenne Sherlock.

“Fin ora hai sempre sbuffato tu quindi muto. Ora sgancia il telefono e ecco fatto.” Concluse John aprendo una app e selezionando il primo livello.

“Che cos’è?” Chiese sempre più incuriosito il detective.

“Si chiama Candy Crush, devi far scomparire le caramelle creando degli insiemi, ti terrà un po’ occupato. Forza provaci!” Disse John porgendo il telefono a Sherlock, il quale lo accettò e scrutò incuriosito lo schermo, iniziando a fare i primi insiemi. 

Era davvero qualcosa di epico. Il grande Sherlock Holmes sdraiato a letto con la febbre che gioca a Candy Crush come i normali mortali; davvero una scena epica.

“È noioso.” Borbottò Sherlock senza comunque staccarsi dal gioco.

“Scegli tu, o questo o dormi o non fai un bel nulla, perché tu non ti alzi da questo letto fino a domattina.” Disse John uscendo dalla camera.

“Buonanotte Sherlock.” 

Pace, finalmente pace! Era ormai un’ora che non si sentivano lamentele o richiami provenire dalla stanza del consulente investigativo e John era finalmente in pace. O almeno così credeva.

“NO!!!” Un fortissimo urlo di pura disperazione, che si sarà sentito come minimo fino a Brighton, uscì dalla camera di Sherlock.

“Ma che?!” Sibilò John preoccupato e un po’ frastornato. In un modo o nell’altro si ritrovò, comunque, a buttarsi di corsa verso la camera del detective. Era una scena agghiacciante quella che si presentò oltre la porta della stanza da letto. Sherlock che urlava contro il telefono che rispondeva con la straziante musichetta di Candy Crush .

“Sherlock, ma diavolo?!” Iniziò il dottore, ma Sherlock superò la sua voce con la propria.

“Maledetto gioco!! Sei inutile, noioso, orrendo…” Ma questa volta fu il turno di John di interrompere l’investigatore per non sentire tutta la sua descrizione del gioco in quel momento fatidico. 

“Sherlock che ti ha fatto di male il gioco?” Chiese John con voce calma come se stesse chiedendo ad un bambino di otto anni il motivo della lite con il suo amico. Bé ora che ci pensava Sherlock era un bambino a volte!

“LUI HA DETTO CHE DEVO ASPETTARE 12 MINUTI PER RIGIOCARE! Solo perché ho perso per cinque volte!” Rispose Sherlock mettendo su il broncio. 

“Sherlock, che ti posso dire, tu aspetta, ma ti prego non urlare di nuovo e cerca di dormire.” 

Un segno d’assenso del detective e un frettoloso “buonanotte John” e il dottore era uscito dalla stanza per andare in camera sua.

E per quella sera fu tutto. Non ci furono altri rumori a turbare il riposo del buon dottore che era esausto dopo aver badato a Sherlock per due giorni.

 

La mattina successiva John si alzò più che svogliato alle sette. Dopo i soliti cinque minuti passati a riflettere/riposare nel letto, John si mise in piedi per controllare come stava il suo coinquilino e per andare a preparare la colazione. Scese perciò fino al piano di sotto ed entrò nella camera del detective.

“Jawnn!” La voce lamentosa del detective lo accolse.

“NO! NO! Tu NON sei stato tutta la notte fino ad ora a giocare a quel giochino!” Esclamò esasperato guardando Sherlock che se ne stava raggomitolato sotto le coperte con il volto, pallido come il giorno prima, illuminato dalla luce emanata dal dispositivo. Non ricevendo risposta, ma vedendo il coinquilino continuare indisturbato a muovere le dita sullo schermo, il dottore si avvicinò al letto a grandi falcate e prese il telefono dalle mani del detective.

“Ehi! Ero al livello 100!” Si lamentò Sherlock. Il dottore fece una faccia quasi traumatizzata e se non fosse per il contesto avrebbe detto pure uno dei suoi “fantastico!”. 

“100!? Non puoi fare 100 livelli in una sola notte! Basta ritornerai a giocarci solo sta sera, non prima, hai bisogno di una disintossicazione da Candy Crush!” Disse uscendo.

“Ma John!” Cercò invano di protestare il detective dopo essere stato privato della sua unica distrazione. 

“Niente ma. Provati la febbre e dopo vieni a far colazione.” Rispose ancora colpito e arrabbiato. Ma cosa ci poteva mai trovare di tanto coinvolgente Sherlock in quel gioco?!

Cinque minuti dopo Sherlock raggiunse John in salotto con ancora il termometro fra le mani.

“Jawn ho 39 e 1.” Disse guardando il termometro. Non sentendo John rispondere o arrivare il detective si incuriosì.

“John?” 

“Mmh?” Rispose il dottore che si trovava sulla poltrona con il telefono in mano e gli occhi attaccati ad esso

“Che stai facendo?” Chiese confuso il detective avvicinandosi al telefono.

“Anche tu che giochi a Candy Crush?” Domandò il consulente arricciando l’angolo sinistro della bocca.

“Shh! Tu ci hai giocato tutta la notte. Tocca a me ora!” Rispose il dottore sempre concentratissimo sul gioco.

La febbre passò in un paio di giorni che sta volta passarono fra: febbre sempre minore, starnuti, antibiotici, coperte e Candy Crush conteso fra i due coinquilini.




note finali che nessuno legge!

Buongiorno stelle del cielo, la terra vi saluta [viva Willy Wonka :D]! Complimenti a chi è arrivato fino a qui! Vorrei sottolineare che tutta la...mmm...cosa qua sopra è nata durante una particolare ora di matematica molto noiosa. Una specie di sfogo...Spero di cuore di avervi strappato come minimo un sorrisetto. :) Apprezzo le recensioni ;)
Ciao a tutti da Ciux! 


 

  
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