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Autore: starships1995    29/11/2013    2 recensioni
Questa storia tratta di 2 argomenti delicato. L autolesionismo e il bullismo.
[…]
Isabella re ad era una ragazza triste giudicata da tutti e odiata da tutti per sbagli che non ha mai commesso...
Spero di ispirarvi un po con questa storia
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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La pioggia batteva sui vetri del castello, il cielo era coperto da una fitta coltre di nuvole nere, cosi spessa che se anche il sole avrebbe tentato di pentetrarle con i suoi luminosi e caldi raggi non sarebbe riuscito a crearsi una buco tra di esse. Gli studenti trascorrevano quella domenica d'autunno o in biblioteca a studiare o in sala comune a divertirsi con gli amici. Non importava a nessuno della pioggia battente perche essi erano felici in quel giorno di riposo. Solo una ragazza era triste, solo lei era sola, nel grande parco del castello noncurante della pioggia che la bagnava, seduta sul manto erboso ad osservare come la superficie del lago nero si increspava sotto le gocce che cadevano dal cielo. Lo fissava con uno sguardo spento. I suoi occhi azzurri avevano smesso di brillare. Non avevano più vita, erano spenti, grigi, svuotati da qualsiasi emozione positiva. Perche ormai Isabella Read era questo un guscio vuoto dove si annidava il dolore più profondo, dove la luce non riusciva ad arrivare, dove il buio era padrone di tutto. Dolore, solitudine, vergogna, umiliazione erano i sentimenti che si erano insediati nel suo cuore. A nessuna importava di lei, a nessuno importava se lei soffriva. Era sola. I lunghi capelli corvini ormai erano fradici e si erano appiccicati al suo viso bianco come il latte. Verso l'ora di cena si incamminò verso il castello per la cena. Dopo essersi lanciata un incantesimo di asciugatura, entrò nella sala grande avviandosi al tavolo dei Grifondoro con lo sguardo basso e andò a sedersi nel suo angolino, isolata dal resto dei suoi compagni. Anche quella sera mangiò solo un pò di pollo con 2 patate, l'appetito le mancava mangiava solo per non svenire e per avere energie per le lezioni dato che era al 6 anno. Finito di mangiare si avviò in silenzio verso il suo dormitorio quando venne accerchiata da un gruppetto di corvonero. "ma guarda chi ce qui" "potrei passare per favore?" "avete sentito la puttana vuole passare" Tutti scoppiarono a ridere e continuarono ad insultarla pesantemente dandole della nullità, dell'indesiderata, di un verme e tutti altri appellativi non molto carini. Isabella fece finta di ignorali cercando il modo di uscire, ma questi iniziarono a spingerlsela tra di loro con violenza, molti studenti si fermarono a guardare quello spettacolo e al posto di intervenire incitavano i corvonero ad andare avanti. Isabella non reagì e si sforzò di trattenere le lacrime, era sul punto di scoppiare quando i ragazzi si fermarono di colpo. Due occhi onice li guardavano con uno sguardo che fece spaventare molti degli spettatori che si dileguarono. "bene bene, 50 punti in meno a corvonero per aver maltrattato una compagna" "fanculo stronza per colpa della tua esistenza ci hai fatto perdere punti" "altri dieci punti in meno, signor Smith domani nel mio ufficio alle sei in punto cosìvediamo se imparerà un pò di educazione". Il gruppetto se ne andò borbottando e, prima che il professor Piton si girasse Isabella era già corsa via. Arrivata nel dormitorio notò che la camera era vuota, corse al suo baule dove estrasse il pigiama e si diresse in bagno. Dopo aver chiuso la porta e messo un incantesimo silenziante aprì la doccia e iniziò a piangere, lasciandosi cadere e tirandosi le gambe al petto sul piano della doccia. "Perche devo sempre soffrire, perche bnessuno mi vuole bene, non ce la faccio più ad andare avanti così, sono sedici anni che va avanti questa storia, i miei hanno ragione sono un essere indesiderata un errore, un fallimento, una delusione non merito di vivere, hanno ragione non sarei dovuta nascere magari loro sarebbero stati meglio" Con questi pensieri in testa prese il rasoio e si incise il braccio ormai già pieno di cicatrici non ancora guarite. Il sangue fuoriuscì come un fiume in piena, mischiandosi con l'acqua. Quando finì di piangere tutte le sue lacrime uscì dalla doccia, si sistemò e si preparò per andare a dormire. Fuori dal bagno vide che le sue compagne erano rientrate...nessuna di loro si preoccupo dei suoi occhi rossi e gonfi anzi la evitavano e la guardavano schifate come tutti. Si infilò sotto le coperte, tirò le tende e si addormentò nella speranza di trovare un po di serenità almeno nei suoi sogni.
  
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