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Autore: Bertu    29/11/2013    4 recensioni
Giulia è una foto scema, ma che diventa da subito la tua foto preferita.
Giulia è un irish coffee con la panna montata.
Giulia è la coperta che ti abbraccia quando piangi.
Giulia è la tazza di cioccolata calda che accompagna un buon libro.
Giulia è il sole che ti illumina il viso durante la pioggia.
Giulia è la risata che accompagna ogni cazzata.
Giulia è la colazione in riva al lago.
Giulia è questo e altro.
Ma soprattutto…
Giulia è la mia migliore amica.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giulia ama fare foto e dice che sono la sua modella preferita.
Sinceramente, non so se crederci o no.
So solo che mi fa piacere.
 
Quando sono triste e giù di morale, il che, ultimamente, capita ogni giovedì, guardo sempre le nostre foto.
Sorrisi.
Boccacce.
Espressioni assorte.
“Robi girati di lato”
“Robi scuoti i capelli”
“Robi spostati a destra…”
“Bertu, ti prego! Non farmi ridere che poi la foto viene mossa e devo rifarla”
 
Abbiamo impiegato dieci minuti buoni per scattare quella che è la nostra foto preferita.
In riva al lago, la fontana gigante che cambia colore alle nostre spalle.
Magliette blu, un blu identico, manco ci fossimo messe d’accordo.
Volti in primo piano.
Io rido e lei mi guarda accondiscendente. Probabilmente dovevo aver detto qualcosa di stupido, come sempre.
Ma Giulia è troppo buona: mi perdona sempre tutto.
 
Quando guardo quella foto, il dolore mi abbandona.
Quando guardo Giulia, il dolore mi abbandona.
 
Giulia è una foto scema, ma che diventa da subito la tua foto preferita.
Giulia è un irish coffee con la panna montata.
Giulia è la coperta che ti abbraccia quando piangi.
Giulia è la tazza di cioccolata calda che accompagna un buon libro.
Giulia è il sole che ti illumina il viso durante la pioggia.
Giulia è la risata che accompagna ogni cazzata.
Giulia è la colazione in riva al lago.
Giulia è questo e altro.
Ma soprattutto…
 
Giulia è la mia migliore amica.
 
Sono passati ben cinque mesi da quando ci siamo viste l’ultima volta.
Ricordo perfettamente quella sera: era l’8 agosto, il giorno dopo il mio compleanno. Siamo andate nella nostra gelateria preferita e abbiamo ordinato due coppe zebrate: cioccolato a volontà.
 
Tuttavia, nonostante quella botta di vita, si sentiva chiaramente nell’aria.
C’era qualcosa che non quadrava.
Sempre loquaci, non riuscivamo a parlare. Sentivo la bocca riarsa, il cervello annebbiato e uno strano groppo in fondo alla gola.
 
La guardavo mentre decideva se mangiare all’inizio o alla fine il suo biscotto.
La guardavo di sottecchi, per non farmi beccare. Certamente mi avrebbe sorriso, imbarazzata, per poi scuotere la testa.
- Sei bella strana – avrebbe detto stringendo gli occhi e facendo diventare ancora più lunghe le ciglia.
Io avrei fatto spallucce e avrei mangiato una cucchiaiata di gelato.
- Lo so, cara. Ѐ per questo che mi adori -
Le avrei risposto così, sorridendo come chi la sa lunga.
 
Ma poi saremmo di nuovo piombate nel silenzio, ognuna immersa nei propri pensieri, cercando di decifrare quelli dell’altra.
Amavo i nostri silenzi.
Spesso, per non dire sempre, dicevano molto di più di tutti i nostri discorsi.
Avevamo un linguaggio non verbale tutto nostro.
 
Adesso mi manca tutto.
Davvero, non so cosa farei pur di avere un’ora tutta per noi.
Solo per noi.
Senza interruzioni di connessione.
Senza un fuso di nove ore.
Senza il suo ragazzo che l’assilla dicendole di non stare attaccata a skype con me, ma di andare a dormire con lui.
 
La vita non è facile da quando Giulia si è trasferita in Australia.
 
Soprattutto perché è partita senza che io riuscissi a dirle tutto quello che avevo in mente.
Sicuramente l’avrà capito: stavo blaterando di panda, koala e canguri per non farle notare il casino, le preoccupazioni e i mille pensieri che avevano iniziato ad assillarmi.
 
Perché, mentre scartava il mio regalo di compleanno, donato con un mese d’anticipo, e leggeva il bigliettino che con tant’amore e dedizione avevo preparato, avevo altre cose per la testa.
Ma che poi sono scomparse vedendo il suo sorriso davanti al ciondolo dell’infinito tempestato di brillantini.
- We are endgame… - ha letto poi ad alta voce, alzando un sopraciglio. L’inglese, ammettiamolo, non è mai stato il suo forte.
 
- Tranquilla… Non significa che siamo un gioco che è arrivato alla fine, piuttosto l’incontrario. Siamo infinito, la nostra amicizia durerà per sempre -
Avevo gli occhi lucidi e avrei voluto alzarmi e abbracciarla. Piangere tutte le mie lacrime insieme a lei, anche se sapevo che non era corretto.
 
Perché era lei a dover essere al centro dell’attenzione, non io.
Allora ho fatto quello che andava fatto. L’ho distratta facendole notare il gatto ginger che passeggiava nel prato e mi sono stampata un sorriso sulla faccia.
Ho fatto una delle cose che so fare meglio.
Essere la sua migliore amica.
 
Eppure spesso mi rimprovero. Avrei dovuto dirle tutto, non solo abbracciarla, baciarla e augurarle un buon viaggio.
Non fingere di essere forte quando a casa continuavo a piangere come se non esistesse un domani.
Magari farle aprire gli occhi su Paolo, che all’apparenza sembra un caro ragazzo e invece è il più stronzo tra i bastardi.
 
Penso a tutto ciò, ma poi sorrido.
Un anno passa in fretta, no? E cinque mesi già sono “volati”.
Skype e facebook sono un valido aiuto, ma la foto… mi fa sentire più vicina a lei di qualsiasi altra cosa.
 
Se mi sento male, delusa, triste o depressa, tutto quello che devo fare è guardare la nostra foto insieme.
 
E parlarle. Fingere che sia accanto a me, anche solo per un secondo.
 
Parlare alla mia Juli, come ho sempre fatto.
 
Quindi… spero tu stia bene.
Spero Paolo ti abbia preso il gattino che hai sempre desiderato e che ti aiuti nelle faccende domestiche.
Mi raccomando, anche se andrai al mare tutti i giorni considerato che abiti cinque minuti dalla spiaggia, mettiti sempre la crema solare. Che poi entrambe conosciamo i dolori di una brutta scottatura… soprattutto io.
Comprami un koala, o almeno coccolane uno come farei io.
Se incontri l’australiano della mia vita, Chris Hemsworth, mandami il suo autografo per posta. Lui mandamelo con l’aereo, non voglio che si rovini.
Ricorda di far valere sempre la tua opinione, perché in otto anni che ti conosco non è mai stata errata.
 
E… pensami, ogni tanto.
Ricordati che ti voglio bene.
Io… lo sai che vieni ai primi posti nella mia lista degli affetti.
Come farei senza di te, Juli?
Egoisticamente… spero tu ritorni il prima possibile.
Ma voglio più bene a te che a me stessa, quindi ti dico… resta là.
Divertiti.
Fa surf e nuota tra quelle onde giganti.
Vivi la tua vita e assapora ogni momento di questa tua esperienza.
 
Ma sappi che, quando e se vorrai tornare, io ti aspetto a braccia aperte.
Lo sai, no?
 

E poi alzo gli occhi e mi ricordo che sono nella mia stanza, davanti a un computer e che la mia Giulia è lontana migliaia di chilometri da me. E che sto parlando alla sua fotografia.
Patetico, forse.
 
Ma non per me.
Perché quella non è solo una foto. È un concentrato di ricordi che mi fa sentire meno sola, che mi fa andare avanti e superare l’ostacolo, la difficoltà che fino a un momento prima mi sembrava insormontabile.
 
Certo, preferirei la Giulia in carne e ossa.
Ma non è possibile.
 
Però ho la mia fotografia.
E, anche se è poco, mi basta.
 
 
Per la prima volta vi lascio un pezzo di me.
Giulia esiste davvero, è davvero la mia migliore amica e purtroppo abita davvero nella terra dei canguri.
Avevo bisogno di sfogarmi da un tempo immane e ho approfittato di efp. Forse non è  il modo migliore per lasciarsi andare, ma ne avevo bisogno.
Se ho rubato cinque minuti preziosi del vostro tempo con queste parole… vi chiedo scusa.
Ma vi ringrazio per avermi ascoltato.
Grazie, di cuore.
Robi
   
 
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