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Autore: darkronin    29/11/2013    1 recensioni
Storia ambientata in House of M.
Come sarebbe l'amore di una delle coppie storiche, ma anche più problematiche, del Marvelverse se i loro sogni fossero realtà?
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Raven/Rogue, Remy LeBeau/Gambit
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Desire






Con movimenti goffi si libera di quanto ci divide e ribalta la situazione.
Salta i preliminari a piè pari, lui che è così bravo e conosce ogni trucco per intrattenere una signora. Lui che passerebbe le ore a letto giocando col mio corpo e godendo del piacere che riesce a trasmettermi in quel modo ma riuscendo a rimanere -lui- abbastanza lucido per studiarmi in ogni dettaglio. Una cosa che odio ogni volta, perché mi imbarazza, che lui se ne stia lì, con quel sorrisino ebete stampato in faccia, mentre io mi contorco come un lombrico preso all'amo.
Ma oggi non giochiamo, non ci coccoliamo minimamente: con rude dolcezza mi possiede lì, sul divano, forse anche lui divorato dalla stessa urgenza, dalla stessa paura che mi attanaglia costantemente. Avverto appena il dolore di un'entrata così brusca, ma una smorfia mi balena in viso.
“Scusa, Chére... ho cercato di far attenzione...” Si giustifica anche in momenti come questo.
Insopportabile: non può limitarsi a scoparmi come farebbe chiunque altro?
“Colpa tua che sei... dotato” replico indispettita, sperando di mettere fine subito alla questione.
Mon Dieu! Mai sentito che avere un bel grimaldello fosse un problema per forzare le serrature...”
“Per quelle delicate sì” replico prima di baciarlo per zittirlo definitivamente.
Siamo pieni di passione e, ancora una volta, tutto questo, in un angolo della mia mente, mi angoscia, perché un fuoco che brucia a entrambe le estremità, oltre essere spettacolare, consuma una candela in metà del tempo.
Ho paura.
Paura di perderlo.
Involontariamente mi sfugge un brivido che non è di piacere e lui se ne accorge.
Si accorge sempre di tutto.
“Non vado da nessuna parte...” mi tranquillizza con la sua voce bassa e roca. Un massaggio sulla spalla, lento e dolce, non so dire se della mano o dei polpastrelli, tenero come una carezza, arriva subito a cullarmi.
Remy si ferma e si china su di me. Credo sia una cosa difficile, per un uomo, interrompersi così, a comando, preso come dovrebbe essere dal bombardamento di sensi che gli arrivano dal resto del corpo.
Ma lui lo fa.
Fa cose assurde.
Come lo stesso gesto circolare e rassicurante...è tutto così strano e quasi stonato nel bel mezzo di un amplesso.
Lui è così.
Rimane vigile e lucido dove io perdo la testa.
“Non credere che sia così sciocco da lasciarti incustodita, mon Trésor...Sei in trappola... non puoi andare da nessuna parte!” scherza prima di mordicchiarmi il lobo mentre le sue mani mi avvolgono i seni con fermezza “E come mia prigioniera puoi andare solo dove vado io. Sei mia!” afferma con sicurezza prima di baciarmi. È come se cercasse di ammonirmi e, al tempo stesso, di convincere se stesso di questa cosa che trova ancora così assurda e miracolosa.
Mi scappa un sorriso.
E' tutto fuori luogo! Le sue moine, la sua dolcezza... e la mia ilarità.
Mi guarda, prima confuso, poi subito fintamente offeso o arrabbiato, prima di dare un colpo di lombi, mozzandomi il fiato, in quello che vorrebbe essere una sorta di punizione per la mia mancanza di rispetto nei suoi confronti.
Mon Chér.....” ghigno io, dopo essermi ripresa “Se qua c'è qualcuno che tiene prigioniero qualcun altro...” sillabo prima di alzare le gambe attorno alla sua vita “... quella sono io!” affermo prima di ribaltare la situazione con un colpo di reni. Rotoliamo fuori dal divano, giù per terra e, ancora una volta, sono io a trovarmi in posizione di comando.
“Mi piace quando sei così aggressiva” ghigna lui “E mi piacerebbe, prima o poi, vederti con un costumino come quello di Shanna, la diavolessa1” dice riportando le mani a coppa al mio seno, quasi per vedere l'effetto che farebbe uno straccio di quelli su di me.
“A cavallo di un dinosauro? L'abbinata perfetta non è donne e motori?”
“Sono avvezzo a vederti sporca di grasso e con la tuta da lavoro...” replica mentre le sue mani scendono lungo il torace, il pollice che sembra contarmi le costole una a una, per poi afferrarmi i fianchi, indicandomi il movimento da riprendere.
“Non mi piace cavalcare dinosauri...” replico con aria di sufficienza.
“No?”domanda stupito e distratto, preso da altre sensazioni
“No. Preferisco i cervi che vivono nelle paludi boschive tra Louisiana e Mississippi, con penetranti occhi incandescenti...”
Parbleu... parli di moi!” apre gli occhi teatralmente esterrefatto
“No, di Daimon Hellstorm...” replico prima di chinarmi su di lui e aumentare il ritmo
“Ah, Chére... in tema di fiamme e spiriti da vendicare... Sicura di non aver nulla a che fare con la Forza Fenice?”
“Battuta vecchia, Cajun...”
“Sempre attuale...” replica tirandosi su a fatica, cercando di intercettare uno dei miei seni con le labbra “...sei un fuoco...” aggiunge ributtandosi giù, sconfitto.
“E tu uno stupido romantico...”
“Suona come un'offesa, mon Amour...”replica indispettito
“Continui a ciarlare in questo frangente...” dico sgranando gli occhi, a sottolineare la palese assurdità della cosa.
“Anche tu... Devo forse dedurne che non sei soddisfatta?”
“Sono difficile da accontentare...” replico con un ghigno. Un'altra battuta ormai trita.
“Mmm... adoro le sfide...” risponde lui, infatti.
Senza aggiungere altro, ci ributtiamo a capofitto in quello che stavamo facendo, ciascuno concentrato sulle proprie sensazioni.
Finché, nonostante lo stordimento, o forse proprio a causa della perdita di controllo, la sgradevole sensazione che tutto questo possa finire o non esistere mai più, torna prepotente e pressante. Provo a focalizzarmi ancora di più sul dar piacere a mio marito, sperando che questo presentimento svanisca al più presto. Ma non sono abbastanza serena per godere io stessa di questo momento. O meglio, ormai sono stata distratta e difficilmente potrò rimediare.
Remy, ormai e fortunatamente, è più di là che di qua per far caso al mio malessere.
La tristezza mi attanaglia il cuore e mi viene da piangere. Vorrei solo che lui mi stringesse a sé e mi baciasse fino a soffocarmi, fino a farmi morire d'amore, in modo da smentire tutto quello che ho in testa.
Affondo su di lui, determinata ad allontanare i cattivi pensieri e mi accanisco sul suo corpo come se fosse una battaglia e lui il nemico da infilzare.
Fisicamente siamo entrambi vicini all'apice ma, nonostante tutto, io non riesco a esserlo mentalmente.
Mi chino sulle sue labbra socchiuse dalle quali lui cerca in ogni modo di non lasciar scappare alcun gemito di piacere per rispetto, sostiene lui, nei miei confronti, per non farmi sentire solo un corpo su cui sfogare i propri istinti.
Il mio Remy, così pieno di attenzioni e dolcezze: come potrei vivere senza di lui? Lontana da lui?
Lo bacio e assaporo la morbidezza delle sue labbra carnose: sono la cosa che mi mancherebbe di più se mai noi....
Non riesco a pensarlo, fa troppo male.
E mi sfugge.
Qualcosa che non gli ho mai detto.
Mai.
Lui mi sommerge -ancora adesso- con parole gentili e io, troppo imbranata e in imbarazzo, non ho mai fatto altro che arrossire alle sue provocazioni, senza mai allontanarlo con convinzione. E questo, anni fa, fu un fattore fondamentale nell'innesco della nostra relazione. Con il suo modo di fare guadagnava fiducia, di volta in volta, nella sua sfrontatezza e si sentiva autorizzato a farsi sempre più audace e arrogante. Mi cinse d'assedio come un bravo e valoroso stratega, trovando falle che io ero convinta di aver tamponato bene e che lui sfruttava abilmente per scalare la mia ritrosia per vincermi, infine, per sfinimento.
“Ti amo...” mi mordo le labbra quando è ormai troppo tardi e lui ha sentito benissimo. Non posso nemmeno trincerarmi dietro una scusa qualunque, un fraintendimento, un non volevo, non intendevo...
Chiude gli occhi, come se un dardo l'avesse colto di sorpresa: è irritato ma felice. Una miriade di espressioni balenano su quel volto spigoloso: per ciascuna so individuare con precisione chirurgica il pensiero che sottende.
Un attimo prima è confuso e sorpreso, quello dopo è rigido sotto e dentro di me, percorso dalle lievi convulsioni del piacere, attanagliato dall'impossibilità di reagire razionalmente. Nonostante tutto, sono soddisfatta della sua reazione e lo raggiungo, concedomi pochi secondi di piacere, anche se non ne godo a fondo come avrei dovuto e voluto.
Faire foutre!” impreca “Non potevi scegliere momento meno adatto...” c'è rabbia nella sua voce, ma non è rivolta a me “Sapristi...” si copre gli occhi con i palmi delle mani aperte “Mi fai sentire un idiota...”
“Sei dolce...” replico stendendomi su di lui e rubandogli un altro bacio, prima di nascondermi nell'incavo del suo collo
Douceur... sono venuto troppo presto... mi... mi hai...”
Sconvolto. Emozionato.
Lo so.
Lo sono anch'io.
“Non... non me l'avevi mai detto...” la domanda è implicita e semplice e il suo gesto, passarmi la mano libera dal mio peso tra i capelli, rassicurante. Rifiuto di muovermi da lì: non voglio essere cacciata e, come una bambina, mi aggrappo alle sue spalle. “Però potevi aspettare...” perché così gli ho negato di esibirsi a pieno nel perfetto adempimento ai suoi doveri coniugali.
“Non volevo dirlo...” lo informo con cattiveria punzecchiandogli il petto che si alza e si abbassa al ritmo regolare dei suoi respiri.
Mi prende la mano e si porta le dita alle labbra per baciarmene le punte. Una scossa si irradia lungo tutta la colonna vertebrale e sono costretta a ritrarre la mano per evitare di risvegliare i sensi che si erano ormai assopiti.
“Sai...” comincia lui dopo un po'. Come sempre avrà intuito cosa mi agita “Sono convinto che, in qualunque vita rinascessimo o in qualunque universo ci troveremmo a vivere, qualunque barriera possa opporsi al nostro amore, dalla razza all'età alla religione – ammesso di essere vivi entrambi- ti amerei proprio come ora, con la stessa intensità. Sai quello che diceva Platone delle anime gemelle? Ecco... credo che noi due siamo una di quelle coppie. Possono allontanarci in ogni modo ma troveremmo sempre la strada per tornare dall'altro. Almeno... io la troverei. E non mi farei certo scoraggiare da un problema come quello del non poterti toccare. Anche se sarebbe frustrante. Lo ammetto. Ai limiti della follia. Ma ti troverei e ti farei innamorare di me.”
“Chi ha...?” domanda scema: non posso più giocare la solita carta da finta tonta...
“Hai detto che mi ami...” replica lui, divertito, stringendomi forte a sé “Non hai idea quante volte mi sia svegliato dopo aver sognato queste due parole... Credevo non avresti mai ceduto..”
Rialzo la testa, sento i capelli spettinati in modo selvaggio, e, ammiccando seducente, lo provoco ancora “Non sarai così patetico da aver sognato qualcosa del tipo...” mi ributto a cavalcioni e mi inarco indietro “Ti. Amo.” scandisco, sillabando bene e prodigandomi in gemiti fintissimi. “O forse lo urlavo addirittura?” domando inclinando la testa, con un sorriso birichino.
Remy arriccia le labbra, divertito “No, questa mi mancava, mi sembrava un po' banale...”
“Sei uno scemo!”
“Siamo una coppia di scemi” ribatte cercando di mettersi seduto. Si sposta in modo da appoggiare la schiena al divano e mi tira a sé. “Bene... prendi carta e penna...” mi dice serio “La prossima frase che devi imparare è...” lascia la frase in sospeso per concedersi del pathos che, nudo come un verme com'è, è l'ultima cosa che potrebbe pretendere “Siamo incinti!” Subito storco il naso. All'idea e alla forma usata. “E il toto-nomi... io voto per Rebecca e Olivier”
“Sai come la penso al riguardo...”
“Sì, sì, Chére... il corpo è tuo e se voglio farmi un figlio posso rivolgermi altrove. Sono d'accordo. Bisogna essere in due a volerli e non devi certo mettere al mondo creature solo per farmi contento. Parlavo di un prossimo futuro ipotetico...”
“I miei figli -se ne avrò- non avranno per padre un delinquente...”
“Parlò la teppista riconvertita alle forze dell'ordine” ridacchia.
“Non voglio avere figli. Non con questo lavoro, non in questa vita.”
“In questa vita puoi...” replica lui, lontano, facendo riaffiorare l'argomento che, al momento, più mi disturba. Ha ragione. Ora posso. Chissà cosa potrebbe succedermi domani, quando tornerò in servizio. Ma no. E' troppo pericoloso ed entrambi conduciamo una vita tutt'altro che regolare e dei figli necessiterebbero un ambiente sereno con limiti e regole... Remy sembra quasi leggermi nel pensiero “Potresti crescerli allo S.H.I.E.L.D. Lì sarebbero al sicuro. Non dovresti nemmeno giustificarti... nessuno saprebbe mai chi è il padre, se non vuoi. E sarebbero seguiti dai migliori educatori e verrebbero preparati a una vita da campioni... da vincenti.” la sua voce si è fatta triste. Perché fare il ladro non è, propriamente, una carriera brillante e di successo, che qualcuno si augura per il proprio figlio. Un ladro, anche se ruba a enti e non a persone fisiche, violenta comunque un ambiente e la sua comunità con un gesto egoistico.
“Hai vinto me, non ricordi?” dico, sperando di dirottare il discorso su toni più leggeri. Non voglio che, nel caso succedesse qualcosa, l'ultimo ricordo di mio marito sia quando l'ho visto afflitto a compatirsi.
Ancora, la sensazione di un'imminente cambiamento mi attanaglia le viscere.
“Sei stata la mia puntata migliore...” concorda lui “Oli' e Bekka concorderebbero”
“Smettila con questa storia!” replico picchiandolo con dolcezza sulla spalla
“Smettila di non volerne nemmeno parlare” ribatte lui “Saresti una mamma fantastica, se questa è la tua paura... E, in fondo, siamo cresciuti entrambi abbastanza equilibrati nonostante tutto... Non trovi? E poi, siamo stati coppia: dei bambini non rovinerebbero quello che siamo, non ci farebbero vivere vent'anni una realtà per poi lasciarci con un perfetto sconosciuto accanto come capita a molti. Per questo devi essere sicura di volerlo. E io potrei sempre fare il casalingo e badare ai bambini... mi piacciono i bambini... ci so fare...”
“Gli insegneresti a giocare a carte...”
“Quale bambino non impara a giocare a carte?”
“Gli insegneresti a barare. A fare giochi pericolosi su una fune e chissà cos'altro...”
“Mosca cieca! Non è pericoloso...”
“E' così che si insegna il borseggio, a New Orleans?”
“Insegnerei loro a cucinare, per dimostrare il loro affetto per la loro madre...”
“Smettila...” replico infastidita, ributtandomi su di lui. Non volevo litigare, non volevo che le cose degenerassero... e tutto perché mi è sfuggito.
“Però mi ami anche per questo!” asserisce trionfante.
“Fantastico!” penso alzando gli occhi al cielo “Gli ho dato un altro giochino con cui infierire su di me...” Però sono felice di averlo fatto: mi son tolta un peso e lui... lui è raggiante. “Sì” ammetto a voce alta tirandomi in piedi controvoglia e recuperando la vestaglia che giace dimenticata in un angolo del salotto “Ti amo. Purtroppo. Dovrebbero uccidermi per farmi cambiare idea. E forse nemmeno quello potrebbe rimediare a questo tremendo colpo di matto.”
Mi volto, trionfante, lasciandolo a terra, confuso da quella raffica di parole. Meglio rivestirsi, prima di avere altre tentazioni. E sia mai che mi richiamino in servizio sul più bello.
Lo amo. E ha ragione lui, come sempre: in ogni universo, in ogni realtà in cui ci incontrassimo, finiremmo certamente a rincorrerci come due scemi, a punzecchiarci, a negarci l'un l'altra. Ora come ora, non mi importa più cosa ne sarà di noi, domani: avrò sempre e comunque questi ricordi a sostenermi e la certezza di essere anime affini, che riescono a trovare sempre una soluzione a ogni problema il destino decida di mettere sul nostro percorso.

Anche nel caso in cui domani dovessi svegliarmi e tutto questo essere svanito.








1 Storica compagna di Ka-Zar (Lord Kevin "Reginald" Plunder). I due vivono nella Terra Selvaggia, in Antartide -zona lussureggiante al Polo Sud -già accennato anche nel capitolo 16 di Rien ne va plus.
I due sono dei novelli Tarzan & Jane, con una punta di Mowgli (vista la tigre dai denti a sciabola preistorica di nome Zabu che i due hanno come animale domestico che gioca un po' il ruolo di Bagheera e di Cita)

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Ed eccoci all'ultimo capitolo di questa mini fic.
Scusate il ritardo ma la consegna della tesi, negli ultimi giorni, mi ha impegnata parecchio...
Come ha detto giustamente qualcuno, sono una grandissima stronza con i miei personaggi :)
Da qui in poi, la storia procede come si sa: Rogue e il resto della squadra tornano al lavoro, intercettano Logan, vengono “svegliati”, scoprendo così di essere in una realtà sbagliata, per poi tornare alla loro vita di tutti i giorni dopo aver sventato il 'piano' di Scarlett di vivere -letteralmente- tutti felici e contenti. Solo in pochi ricorderanno cosa è successo.
E questo aggiunge sadismo al mio racconto: Gambit non saprebbe di aver vissuto una vita normale con Rogue. Ma è anche questo il bello delle coppie tormentate... Non odiatemi... mica posso riscrivere il Marvelverse.. purtroppo.
A ben vedere può anche essere un'interpretazione di quel what if ipotizzato da Gambit nel capitolo 26 di Rien ne va plus.
PS: Bekka e Olivier sono i veri figli di Rogue e Gambit. Compaiono un pò ovunque, da X-men 2099 a X-Men the End. :) quindi non sono nomi inventati... è un'altra strizzata d'occhio agli altri universi in cui sono riusciti ad avere una vita felice.

Che dirvi? Grazie a tutti quelli che hanno letto fino alla fine e che avete sopportato questo delirio.
   
 
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