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Autore: MrsCrowley    29/11/2013    1 recensioni
''T’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente,entro l’ombra e l’anima.
T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sè, nascosta, la luce di quei fiori;
T’amo senza sapere come, nè da quando nè da dove,
t’amo direttamente senza problemi nè orgoglio:
così ti amo perchè non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.''
Genere: Dark, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia

 
Ancora non sapevo che cosa fosse l’amore.
Avevo sedici anni, come potevo saperlo?
Avevo rubato tanti baci e qualcuno me l’ero lasciata rubare.
Avevo sentito il battito accelerato del cuore e le farfalle nello stomaco.
Avevo riso e scherzato, avevo osato, avevo lasciato che le persone si innamorassero di me.
Sul più bello poi sparivo, perché riuscire a legarmi seriamente con qualcuno mi era impossibile.
Eppure sola non sapevo stare, perché per me dividersi la vita è normale.
Ho sempre pensato che essere in due era meglio, potevi dividere i dolori e raddoppiare le gioie.


Solo che più andavo avanti, più mi stancavo facilmente delle persone.
A sedici anni, ero arrivata alla conclusione che non fossi adatta per intrattenere solidi rapporti umani.
Dicono che nei rapporti umani, io sia un poco psicopatica.
Dicono.
Il tempo di questo verbo è sbagliato, se devo essere sincera.
Sarebbe più esatto usare il verbo in forma passata, dicevano.
Già, dicevano, perché ora sono tutti morti.
Morti nel senso figurato del termine, purtroppo, perché sono schiava della legalità e dell’etica anche io.
Non per mia scelta, no di certo.
Io non so dove sia di casa, l’etica e la morale.


Non sapevo cosa fosse l’amore, era un sentimento che sempre avevo affrontato con razionalità quasi estrema.
Poi di colpo l’ho scoperto, ho scoperto che anche io avevo un cuore e che funzionava più o meno bene.
Funzionava fin anche troppo bene, in questo caso.
Funzionava ancora più forte di quello di tutti gli altri esseri umani, funzionava e non doveva funzionare.
Io non volevo che funzionasse.
E la ripetizione forzata di questo concetto, dovrebbe far capire a tutto il mondo quanto fossi contraria a questo sentimento.
Non mi ero neanche accorta che stesse nascendo dentro di me.
Se me ne fossi accorta, di sicuro avrei troncato tutto prima che ci fossi troppo coinvolta.
Invece mi ci sono semplicemente ritrovata dentro, senza più scelta, senza più nessuna strada da poter prendere.
Ci provavo a guardarmi indietro, ma non vedevo niente, non c’erano altre strade dove andare.
Potevo soltanto continuare avanti, continuare in questo tunnel, alla  cieca, alla deriva.
Almeno non ero da sola, in questo cammino.


Sai che consolazione però, essere accompagnata dalla sola persona al mondo in grado di destabilizzarmi.
Il mio io e il mio es litigavano furiosamente tra di loro, e il mio cazzutissimo es alla fine vinceva sempre.
Si guardava intorno trionfante e alimentava ancora di più quel conflitto interno.
Tanto lo sapeva bene che io non avevo possibilità, non potevo tornare indietro.
Io non ero innamorata, io amavo.
Io amo, dovrei dire.
Questo il mio es l’ha colto subito e ci ha marciato per bene, si divertiva a stuzzicarmi e a far nascere enormi conflitti dentro di me.
Non aveva nulla da temere lui, sapeva di non poterci perdere.
Sapeva che per quanto odiassi questa debolezza, non avrei mai voltato le spalle a quel sentimento che nasceva dentro di me poco alla volta.
Quel sentimento che mi dominava totalmente.
Come era nato, quando si era trasformato, non lo so dire.
So solo che è successo.
Lentamente, e poi tutto in una volta.
 
 
Stasera mi trovo qui, in questa casa grande e che non mi appartiene.
Mi sento nervosa, il buio mi circonda e mi avvolge e perdo la percezione sensoriale.
Riesco solo a captare nell’aria il suo profumo, per questo so che è la casa giusta.
Ci ho messo un poco di fatica, per arrivare qui.
È un paese lontano dal mio, e i miei genitori non hanno fatto i salti di gioia quando ho chiesto loro di portarmici.
Alla fine li ho convinti, per qualche strana ragione hanno deciso di cedere prima che bestemmiassi in arabo.
Forse in fondo oggi è una giornata piuttosto fortunata.
So che non sta bene, so che la sua testa è un macello quasi quanto la mia.
Per questo, mi trovo qui in questa casa, con tutte le luci spente.
Sembra quasi che non ci sia nessuno qui, ma so che non è così.


Sono sicura che lei c’è, percepisco nell’aria la sua presenza, la percepisce la mia pelle, il mio olfatto.
Se passo la lingua sulle labbra, sopra ci sento il suo odore.
So che lei è qui, lo sento e non potrei spiegarvi razionalmente come e perché.
Di sicuro è stesa a letto a maledire tutto e maledirsi.
Sotto le coperte e al caldo, cercando quel calore e quella forza che non riesce a trovare.
 
A tentoni, cerco la porta della sua camera.
Benedetta sia sua madre, che mi ha lasciato libero accesso a casa loro.
E che mi ha lasciato anche casa libera, se è per questo.
Non ho bisogno di chiamarla ad alta voce, mi siedo sul suo letto e le accarezzo quella che dovrebbe essere la sua testa, credo.
Da parte sua, nessuna risposta, neanche per chiedermi chi sono.
Chissà se mi ha scambiata per sua madre, o se sta davvero dormendo.


-“Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Mormoro piano, frugando nelle tasche.
Alla fine lo trovo, il pacchetto di fiammiferi.
Un poco mi sentivo la piccola fiammiferaia, ad andare in giro con ‘ste cose.
L’effetto però è qualcosa di spettacolare, e quando frego il primo fiammifero e lo lascio prendere fuoco, lo avvicino al suo volto.
La fiammella dura abbastanza perché io possa toglierle la coperta dal viso.
Dura abbastanza perché io possa guardarlo, e accorgermi che qualcosa non va.


-“Il primo per vederti tutto il viso”
Cito, nell’esatto istante in cui la fiamma si spegne.
La guardo corrugata, anche se in realtà non la vedo.
Non riesco a vederla a causa del buio, ma riesco a intuire tutto.


-“Il secondo per vederti gli occhi”
Dico, prima ancora di accendere la fiammella.
Lo avvicino subito ai suoi occhi, e mi stupisce la fuggevolezza di quel momento.
Mi stupisce quasi quanto la bellezza del suo sguardo, il sapore antico dei suoi occhi.
Hanno qualcosa che non va, non sta piangendo, ma sono irriconoscibili.
Gli occhi di chi sta attraversando il peggiore dramma interiori, gli occhi della sofferenza.
Lo sguardo che non vorrei vedere mai su di lei, su lei che è la sola persona al mondo per cui venderei l’anima.
Eppure nel suo sguardo adesso c’è qualcosa di nuovo.
Stupore, dolcezza, affetto.


-“L'ultimo per vedere la tua bocca
Accendo un altro fiammifero, e lo avvicino alle sue labbra.
Un sorriso le incurva.
Sono piccole, un poco store, ma dolci.
C’è uno strano tremolio al loro interno.
Lo stesso che sento nella mia mano, mentre la fiammella si spegne.
Lo stesso di quella fiammella, una vibrazione che dura un secondo e poi sparisce.


-“E tutto il buio per ricordarmi queste cose, mentre ti stringo fra le braccia”
Il buio mi avvolge, mentre continuo a starle lì, accanto.
Sento il suo corpo a meno di un millimetro da me.
Sento il suo corpo cadere sopra il mio, cercare un appiglio in me, abbandonarsi del tutto.
Sento il profumo dei suoi capelli, il profumo della sua pelle, il suo respiro sul collo.
Lento, e poi di colpo affannato.
Il cuore le batte veloce, e io allungo le mie braccia, cingendole i fianchi, stringendola a me.


-“T’amo come si amano certe cose oscure, segretamente,entro l’ombra e l’anima.”
  
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