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Autore: Arivanna    29/11/2013    4 recensioni
«E se tu morissi?» domandò con rabbia mista a paura, «Se tu morissi in quell'arena? Io non avrei più nulla».
«Non morirò» disse con voce ferma.
Quel tono gli era costato non poco, visto che tutto quello che voleva era rimanere lì con lei. Ma doveva dire basta a quello stile di vita, voleva smettere di fingere, voleva smettere di essere sfruttato. Rimasero appiccicati per quelle che parvero ore, ma non fu abbastanza quando arrivò il momento di separarsi.
avviso: contiene piccoli spoiler. (:
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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your lips.





«Ricorda che ti amo».

La voce di Finnick era roca e profonda, segnata da delle lacrime che tentavano di uscire, da delle grida di protesta che gli morivano in gola e da un'amore troppo grande per quella ragazza. Annie Cresta non poteva reggere il suo sguardo, il peso del senso di colpa, l'odio per quello stava succedendo, così teneva il capo chino, verso terra e lasciava che tutto quello la uccidesse, che continuasse a “farla impazzire”. Ma lei non era pazza, lei era solo distrutta.

«Lo so» sussurrò appena.
Le sue lacrime rigavano le guance, il dolore la trafiggeva, stava dicendo addio al suo innamorato. Le braccia possenti di Finnick andarono a stringerla in un abbraccio caloroso, cingendole le spalle e accarezzandole i lunghi capelli rossi. Istintivamente Annie lo strinse forte, non voleva lasciarlo andare.

«Dillo» la incitò, «ti prego, Annie dillo».

Lei sapeva a cosa si riferisse, sapeva che lui aveva bisogno di sentirsi dire le stesse parole, di sentirsi amato per quello che era davvero. Lei, la matta, gli dava quell'amore sano, che a Capitol City nessuno conosceva. Perché lei era l'unica; l'unica che Finnick avesse mai amato, l'unica che lo amasse per quello che era veramente, l'unica che lo conoscesse veramente, l'unica.

«Ti amo, Finnick» disse e scoppiò in un pianto.

Le lacrime lasciarono macchie scure sulla maglietta del ragazzo, che non se ne curò affatto. Una lacrima era appena scesa anche sullo zigomo destro di Finnick. Non poteva farle vedere che aveva paura, non poteva dirle che temeva la morte, doveva rimanere forte, per lei.

«Non andare, ti prego!» supplicò la ragazza.

Finnick arretrò di qualche passo, finché non poté sedersi sul divano e far accomodare la
ragazza su di lui.

«Devo» rispose con rammarico, «Purtroppo, devo e lo sai».

Anni alzò la testa dal suo petto e incontrò i suoi occhi. Tutti i buoni propositi di Finnick scemarono nel preciso istante in cui vide quei vivi occhi verdi colmi di lacrime, non poteva resistere. Era una missione suicida, aveva promesso di salvare Katniss, lui doveva farlo per il bene di tutti. Per il bene della sua amata Annie.

«Tornerò» le promise, «Tornerò da te».

Annie prese un respiro. Aveva occhi e labbra gonfie, le guance arrossate, i capelli un disastro. Eppure, Finnick pensava fosse sempre bellissima.

«E se tu morissi?» domandò con rabbia mista a paura, «Se tu morissi in quell'arena? Io non avrei più nulla».

«Non morirò» disse con voce ferma.

Quel tono gli era costato non poco, visto che tutto quello che voleva era rimanere lì con lei. Ma doveva dire basta a quello stile di vita, voleva smettere di fingere, voleva smettere di essere sfruttato. Rimasero appiccicati per quelle che parvero ore, ma non fu abbastanza quando arrivò il momento di separarsi.


 
***

Annie era seduta su quello stesso divano, la settimana seguente, attendendo di vedere l'intervista di Ceasar Flickrman nell'anfiteatro di Capitol City. Lo stesso anfiteatro dove cinque anni prima, lei aveva tenuto la sua intervista. E le persone passavano, lei voleva solo vedere il suo Finnick. Odiava Ceasar, nonostante facesse solo il suo lavoro, visto che ricordava che dopo quegli Hunger Games avremmo perso tutti i migliori e ce ne sarebbe rimasto uno solo. Gli ovati di tristezza della folla erano la cosa peggiore. Attese con angoscia, subendosi le noiose interviste di tutti gli ex-vincitori.

Quando arrivò il turno di Finnick, si accorse che qualcosa non andava. Quel sorriso era falso, spento, di ghiaccio. Non era lo stesso sorriso che gli aveva visto quando erano insieme, era triste. Sentì immediatamente il bisogno di correre da lui. Se avesse potuto, lo avrebbe anche fatto.

«Finnick» lo richiamò, Ceasar dopo una breve presentazione.

Il bellissimo ragazzo, si voltò a guardarlo, continuando a lanciare alcuni bacia alla folla adorante. Annie si sentì male a pensare di poter avere l'amore di Finnick. Lui era suo e di nessun altro. Quelle erano le persone da mandare al macello.

«Credo che tu abbia in serbo un messaggio» proseguì Ceasar.

Guardò serio il concorrente del distretto quattro, che continuava ad ingraziarsi la folla, sorridente. Il ragazzo si voltò verso Ceasar, incontrando il suo sguardo serio e per un attimo sembrò perso e impaurito. Che si aspettavano da lui?

«Per una persona che non è qui; una persona molto speciale » disse ancora il presentatore, ammiccando in direzione di alcune donne esuberanti in platea.

Alcuni urli partirono dalle persone presenti e in ascolto, molti cuori cotti iniziarono ad avere le palpitazioni, Ceasar rise e Annie diventò gelosa. Volevano che il suo Finnick dichiarasse amore a qualcuno che non amava veramente, che non era lei.

Finnick perse anche quel sorriso falso e i suoi occhi si riempirono di dolore e tristezza, ma solo per due secondi. Sfoggiò una fila di denti bianchi, gli occhi ridotti a due fessure e una piccola risata. Annuì, rivolgendo gli occhi limpidi allo schermo della telecamera.
Sembrava la stesse guardando.

«Amore mio» iniziò Finnick.

E di nuovo degli acuti urletti si levarono tra le donne adoranti. Lui nemmeno li ascoltò era troppo concentrato a guardare la telecamera. E di colpo, Annie capì. Finnick le stava parlando, probabilmente per l'ultima volta. Quelle parole erano solo per lei.

«Il mio cuore è tuo..» respirò profondamente, tentennando.

I suoi occhi si fecero lucidi, erano colmi di lacrime. Quelle erano vere, quella sofferenza, quella paura, quel dolore era vero.

«Per l'eternità» disse.

L'eternità. Era una parola così astratta, così viva. L'eternità ripeté in mente Annie. Loro avrebbero dovuto passare il resto della loro vita insieme, a lei sarebbe bastato.

«E-e se morirò in quell'arena» continuò, «L'ultimo pensiero sarà per le tue labbra».

Annie sentì una scossa attraversarle il corpo, come se un fulmine l'avesse colpita. Si ricordò il sapore delle labbra di Finnick sulle sue, le scintille, le campane in festa e tutto il resto perse importanza. Anche la morte. Lo sentì vicino a sé. Se non fosse già stata seduta, sarebbe di sicuro caduta a terra. Trattenne i singhiozzi e le lacrime silenziose le bagnarono le guance. Portò una mano alla bocca, le sue dita esili accarezzarono le labbra secche. Sognò ardentemente un suo bacio.

Poi, dal nulla, le colpì un dolore alla pancia. Portò automaticamente le mani allo stomaco, poggiandole come uno scudo. Seguì un'altra fitta di dolore. Si piegò in due e si rialzò. Ora stava di nuovo bene. Ma no, le mani raggiunsero nuovamente le labbra, questa volta per tappare la bocca. Un coniato di vomito minacciava di uscire, si alzò e corse verso il bagno. Non era la prima volta che le si presentavano quei strani sintomi, ormai saranno state due settimane. Annie non gli aveva mai prestato molta attenzione, era troppo occupata a preoccuparsi all'Edizione della Memoria.

Mentre era piegata sul lavello, senza nessunissimo risultato, come sempre, un'idea fece capolino nella parte più remota della sua mente. Due settimane, ansia, vomito, dolori improvvisi. Alzò il viso e si guardò allo specchio. Non stava fissando il suo riflesso, ma il suo corpo. Le sue mani accarezzarono il ventre. Forse era pazza, ma sembra più sporgente del normale. Un urlo rischio di squarciare il silenzio di quella casa.


Due giorni dopo, Annie Cresta scoprì di essere incinta di Finnick Odair.









 

Tutta questa one-shot è colpa del bellissimo Catching Fire, appena uscito.
Miseriaccia, quel film è ben riuscito, nonostante sia lontano dalla perfezione del libro, non mi ha delusa affatto. Non so come sia uscita questa breve storia. Mi sono semplicemente immaginata la reazione di Annie al discorso di Finnick durante l'intervista ed ero molto ispirata. Spero che vi sia piaciuta, fatemi sapere.
Ps; ho di proposito scelto di non usare le parole del libro:).

Un bacio,
-Arianna.


 
“Buongiorno, piccola” la tua voce è roca.
È roca come tutte le mattine, roca come la prima volta che ci siamo svegliati insieme.
Sento una vibrazione, lungo la spina dorsale. Ma l'avverto ogni volta che mi parli, perché amo il suono della tua voce.
Non ho voglia di parlare, ho le labbra secche e questo freddo che ci avvolge è così poetico che non ne vale la pena.
Ma tu parla pure, tu parla che io t'ascolto. Allora mi sposto un poco e ti bacio il petto.
Un bacio innocente sul tuo petto fasciato dalla maglia, poco sotto il capezzolo.
Quando la mia guancia rientra a contatto contro il tuo pettorale e il mio orecchio si poggia sul tuo cuore, arrossisco0.
Arrossisco perché sento che ha preso a battere più veloce e mi piace pensare che sia per causa mia.
Perché dopo tutto questo tempo ci emozioniamo l'un per l'altra ed è bello.









 
  
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