Mattina, Pomeriggio, Sera
1. Mattina
La stava osservando.
Non c’è niente di più
frustrante di sapere di essere vicini alla meta e di avere la strada bloccata a
pochi passi dalla fine.
Sorrise con aria grave,
abbassando nuovamente la sua piuma sul foglio e continuando a scrivere la sua
poesia.
Perché deve essere lei?
Lei era l’incarnazione di
tutto ciò che disprezzava. Non avrebbe dovuto significare nulla per lui.
Qualunque fossero i suoi sentimenti, era vietato. Era sacrilegio.
Eppure, ciò la rendeva più allettante,
proibita.
Quando le loro strade si
incrociavano era sempre un’esplosione di anima, erotismo, celata sempre dietro
parole ben scelte e gioco di sguardi. Non si doveva sapere in giro. Ne andava
del suo onore e della sua etica anti-Mezzosangue.
L’avrebbe insultata.
L’avrebbe fatta arrabbiare.
L’avrebbe riempita di
sguardi di desiderio.
Avrebbe goduto di quello
sguardo che lo ricambiava con la stessa intensità.
Lui, ghiaccio, lei fuoco.
L’avrebbe amata.
Di nuovo.
Aveva memorizzato la linea
delle sue sopracciglia quando era sovrappensiero, la forma della sua bocca
quando sgridava i suoi amici. Era perfetta.
Ogni volta, una lotta.
Quando erano nella stessa stanza, nello stesso corridoio, nella stessa aula,
uno dei due lanciava uno sguardo all’altra. Entrambi interrompevano
immediatamente ciò che stavano facendo. Ascoltare il professore o chiacchierare
con gli amici non era più così importante. Poi l’altra ricambiava lo sguardo. E
rimanevano così. A scontrare ghiaccio e fuoco per una manciata di secondi, poi
tornavano a fare ciò che avevano interrotto. Pochi secondi che valevano più di
mille parole. Pochi secondi che volevano dire “Ci vediamo stanotte nell’aula di
incantesimi” o “L’altra notte sulla Torre di Astronomia è stato fantastico”.
Ed eccoli nell’aula di
Incantesimi. Non una parola.
Lui avvicinò la sua mano
fredda alla gamba di lei.
“Fermati” sussurrò.
“Qualcuno potrebbe vederci”
Lui sorrise. Sentiva quella
frase ogni sera.
“Siamo soli”
“E allora smettila di
guardarmi”
Il copione era stato
infranto. Era la prima volta che ci fosse un seguito al “siamo soli”.
“Solo se tu smetti di
guardare me” fu punto nel vivo.
Lei arrossì violentemente.
“Perché lo fai? Pensavo ti
ritenessi superiore a me”
“Io sono superiore a te”
disse lui con un filo di malizia. “Ma… ci sono emozioni che, nonostante sai che
sono sbagliate, ti attraggono in modo violento, e tu non puoi fare altro che
assecondarle e vedere dove ti portano”
La ragazza non credeva alle
sue orecchie. Era strano, trovarsi lì, nell’aula di Incantesimi, per una volta
non avvinghiati. Era strano sentire lui parlare dei suoi sentimenti.
Adesso anche lui era
arrossito. Avvicinò una mano incerta verso la sua gamba. Questa volta lei non
gli chiese di fermarsi.
*
Si svegliarono, stretti uno
all’altra, alle prime luci dell’alba. Si guardarono attorno.
“È mattina” sussurrò lei.
I banchi erano tutti
attaccati al muro, Giacendo sulla cattedra, lei diede un’occhiata al grande
orologio sul muro e tirò un urlo. Vitious avrebbe varcato la soglia dell’aula
di lì a cinque minuti. Rapidamente, senza guardarsi né parlare, si rivestirono
e si allontanarono dall’aula, mischiandosi con la folla di studenti che già si
accalcava sul corridoio.
N.A. Camilla. Ciao,
ragazzi! Ho letto ultimamente un bel po’ di storie incentrate sulla coppia
Draco/Hermione e visto che mi sono piaciute ho cercato di produrne una anch’io.
Ci saranno altri due
capitoli oltre a questo, chiamati rispettivamente “Pomeriggio” e “Notte”.
Ditemi cosa ne pensate!^^