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Autore: Eragon1001    04/05/2008    5 recensioni
One more final: ambientato alla fine di The End Of Evangelion. Riprende l' ultima, famigerata battura di Asuka. Scannatemi di critiche, forza!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Che schifo”
L’ esclamazione, pronunciata in quel tono disgustato, rassegnato, con una note quasi simile all’ antico modo in cui sarebbe stata articolata in tempi migliori, avrebbe potuto racchiudere in sé il tutto e il nulla. Il soggetto della frase non era ben preciso, e perciò si prestava ad innumerevoli interpretazioni. Un indizio su questo punto poteva essere dato da quella nota inconfondibile di amarezza, quella voce vicina alle lacrime che gli occhi non avrebbero mai prodotto, e che si perdeva, con sofferente agonia, nell’ infinità del cielo stellato, recentissima vittima anch’esso del cataclisma teologico. In effetti, focalizzando l’ attenzione sull’ ambiente circostante, non si poteva non esprimere lo stesso verdetto della tedesca dalle origini orientali: sulla spiaggia bianca, che tante volte aveva accolto in precedenza i piloti di quegli esseri chiamati Evangelion, che spesso aveva assistito ai drammi degli stessi, ora ospitava solo gli ultimi presunti rifiuti della razza umana: un ragazzino dagli evidenti problemi psichici, la voglia immane ed infinita di unirsi a qualcuno, e la violenza nei suoi gesti animati dall’ira o dalla sofferenza, che tanto stonavano con la sua presunta mollezza e debolezza. D’ altronde, tentar di uccidere l’unico essere che si sappia rimasto al mondo oltre se stessi, di certo non denota una elevata sanità mentale. E l’ultima, autrice di quell’ormai già storico verdetto, stupida ragazzina irascibile, presuntuosa, dannata per la sua voglia di protagonismo, “Per questo, guardatemi!” la sua frase preferita urlata all’ interno della sua anima. Ma forse la ragazza che si credeva già donna non riferiva il suo disgusto solo all’ambiente. Chissà, magari il pensiero di trovarsi da sola con uno psicopatico che già due volte aveva tentato di strozzarla, e che si era fermato solo di fronte ad una carezza data per pura solidarietà e desiderio di sopravvivenza sulla Terra, era stato uno delle cause scatenanti. Perché lei provava disgusto per quel ragazzo, odio per la sua inettitudine, ma forse, in fondo al suo cuore distrutto, verità trasparente in quel occhio coperto da una benda, la ragazza amava il pilota dell’essere classificato come 01.
O chi può sapere se si riferisse allo scempio della situazione verificatasi. La distruzione del genere umano, avvenuta, letteralmente, per mano della bambola meccanica, non era propriamente un evento a cui si assisteva tutti i giorni. Ma gli uomini non erano veramente scomparsi. Erano solo molecole, entità, anime unite insieme eternamente nel liquido LCL, nel liquido primordiale della Vita, la Perfezione a cui tutti gli uomini, nel loro intimo, aspirano. Niente più dolore, né lotta, né sofferenza. Una mera scorciatoia per sfuggire alla Vera Vita, al contatto con le persone, al potenziamento e allo sviluppo del proprio A.T.Field, A.bsolute T.error Field.
E la grande vittoria che Asuka non aveva percepito in quei primi istanti, l’ arma unica e potente per affrontare il mondo, era la loro consapevolezza, sua e di Shinji, e la voglia di conoscere le persone, di non averne più paura, di considerarsi finalmente utili e degli di essere guardati, e questo non attraverso azioni eroiche suicide, non alla guida di Evangelion che schermavano dalla realtà, ma contando sulle proprie forze, sulla propria necessità di vivere, sul costruirsi una realtà formata da tutti gli ex componenti che popolavano la Terra.
La grande vittoria che né Asuka, né Shinji, e nemmeno ogni ipotetico e possibile sopravvissuto aveva intravisto, era che finalmente avevano raggiunto questa comprensione, anche se in ritardo rispetto alla storia dell’ intera umanità.

La ragazza non piangeva. Non aveva né la forza, né la voglia di farlo. Il ragazzo seduto su di lei colmava le lacrime inespresse della propria compagna con le sue, ed invocava un aiuto che sapeva non sarebbe mai arrivato. E poi si alzò, malconcio, incerto, la vista appannata dal precedente sfogo. Si avvicinò al mare rosso, intinse una mano nell’ acqua, poi un braccio, un piede, una gamba, finché non si ritrovò completamente immerso nel liquido LCL. Solo allora la ragazza si alzò, in un impeto di rabbia e frustrazione, e con la mano sana agguantò il ragazzo per il colletto sudicio della camicia, strattonandolo a riva, ignorando i suoi tentativi di liberarsi da quella stretta inaspettatamente ferrea. Ritornati a terra, la ragazza lasciò andare il povero sventurato, e crollando al suolo, stanca e dolorante, disse ansimando:
“Ti ho appena aiutato…a sopravvivere…ora…aiutami tu…ti prego”
E svenne, soprafatta dal dolore e dalle ferite. Il ragazzo la guardò stralunato per intensi e spossanti minuti. Poi la prese, caricandosela in spalla, e si diresse verso l’ entro terra, dando le spalle al mare delle anime, e pronto, suo malgrado, ad affrontare le necessità della Vita Ritrovata.
   
 
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