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Autore: Talpina Pensierosa    04/05/2008    4 recensioni
Naruto manca a scuola da tre giorni, Iruka manda Shikamaru a cercarlo a casa sua.
Hinata lo segue, e dopo essere stata scoperta trova insieme al compagno Naruto malato.
Shikamaru va a chiamare i soccorsi, Hinata resta a curarlo.
Le conseguenze di quel gesto si manifesteranno solo anni dopo.
[Quinta classificata ex-aequo al concorso NaruHina indetto da Ferula_91 e Ayumi Yoshida]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Salve amati lettori!
Questa long-fic di 5 capitoli s'è classificata 5 ex-aequo con " Cos'è per te l'amore?" di
Securitate Athreides nel concorso NaruHina indetto da Ferula_91 e Ayumi  Yoshida.
Aggiornerò ogni settimana.
Spero vi piaccia! ^.^

 Searching Naruto

Iruka Umino camminava lentamente per il corridoio, diretto verso la sua aula, preparandosi all’estenuante lezione che l’attendeva.
Nel frattempo ascoltava con attenzione i soliti rumori della classe lasciata a se stessa: i litigi tra Sakura e Ino, lo stomaco di Choji che reclamava uno spuntino, l’abbaiare di Akamaru…
Notò con preoccupazione che mancava solo uno dei soliti suoni.
Quando aprì la porta, i suoi sospetti furono confermati.
Sospirò: era da tre giorni che non si udiva il “Dattebayo!” di Naruto.
 

**Parla Hinata
Continuo a fissare il suo posto.
Vuoto.
Non riesco a spiegarmi il perché delle assenze di Naruto-kun.
Non salterebbe mai così tante lezioni, è troppo determinato a diplomarsi.
Distolgo lo sguardo solo quando entra il sensei, per concentrarmi sulla lezione, anche se so che la mia mente e il mio cuore resteranno ad osservare preoccupati quel banco.
 

“Buongiorno ragazzi. Prima di iniziare la lezione vorrei sapere se qualcuno di voi ha notizie di Naruto Uzumaki”.
Scende il silenzio in classe, molti scuotono la testa, sento un sussurro:
“Speriamo che quel baka non torni presto.”.
Dentro di me sento rabbia e tristezza: come possono trattarlo così? Non ha mai fatto niente di male…
Sospiro, mentre il maestro scruta la classe con aria indagatrice, che diventa seccata quando il suo sguardo si ferma ai banchi alti. 

Mi giro e capisco perché: Shikamaru Nara sta dormendo, nonostante Choji Akimichi tenti di svegliarlo.
Il sensei urla “Nara!”, e il ragazzo si sveglia sussultando, scatenando molte risate.
Il maestro comincia a fissarlo con un’espressione pensierosa, per poi dire sogghignando:
“Nara, dopo scuola andrai a vedere che fine ha fatto Naruto. Ti consiglio di farlo, se non vuoi che avvisi Yoshino della tua cattiva condotta in classe.”.
 

Per la prima volta vedo Nara abbandonare la solita espressione seccata, per assumerne una che mi sembra spaventata.
Chissà come mai teme tanto la madre!
Accetta senza esitazioni, e passa il resto della giornata a sbuffare e a sonnecchiare.
Mi dispiace che la cosa sia tanto seccante per lui, ma in fondo sono contenta che si abbia qualche notizia di Naruto! Così potrò liberarmi da questa brutta sensazione che mi opprime il cuore…
 

È da tre giorni che ho un brutto presentimento.
Per rassicurarmi il prima possibile decido di seguire Nara da Naruto.
Dopo scuola Shikamaru s’incammina, mentre io cerco di pedinarlo il più silenziosamente possibile, evitando di farmi vedere usando il byakugan per tenerlo d’occhio.
 

Man mano che ci avviciniamo il mio cuore comincia a battere più velocemente, in preda all’ansia e ai dubbi: cosa gli sarà successo? Starà bene?
Domande per ora senza risposta. 

Nara, arrivato al palazzo di Naruto, si ferma e dice ad alta voce:
“Esci fuori”.
Il mio cuore salta un battito: che mi abbia scoperto?
 

Nel dubbio preferisco rimanere nascosta.
“So che ci sei, è inutile restare nascosti…Hyuga-san.”.
Apro la bocca stupita: come ha fatto a capire che ero io?
 

Esco dal mio nascondiglio, con il viso rosso, lo sguardo rivolto verso il basso, mentre mi torturo le mani per la vergogna e l’imbarazzo.
“P-perdonatemi N-nara-san per avervi s-seguito, io…”.
“Fa niente. Saliamo, non voglio perdere altro tempo per questa seccatura”. 

Detto ciò entra, seguito poco dopo da me: mentre saliamo le scale, do voce al mio interrogativo.
“S-scusatemi Nara-san, m-ma come…”.
“Come ho capito che eri tu a seguirmi?”.
Rossa in volto acconsento. 

“Eri l’unica a rispondere alle caratteristiche che avevo dato al mio inseguitore.
La prima, addestramento nello spionaggio da genin.
La seconda, una capacità che permette di seguire qualcuno senza sporgersi e scoprirsi.
La terza, essere preoccupati per Uzumaki.”.
 

Non aggiunge altro, e dentro di me sento crescere una profonda tristezza.
È vero, per quanto ne so, sono l’unica che si preoccupa per Naruto e lo apprezza.
Perché solo io riesco a vedere che è una persona straordinaria?
Allegro, sicuro, forte, sorridente, determinato…
Magari avessi anche solo un decimo delle qualità e della forza d’animo che ha!
Andrebbe tutto molto meglio.
 

Il battere alla porta di Nara mi distoglie da queste riflessioni, e noto con preoccupazione che non risponde nessuno.
Shikamaru sbuffa e apre la porta, per fortuna non chiusa, e spalanco gli occhi vedendo la casa di Naruto.
È un piccolo appartamento, senza mobili superflui od ornamenti, un po’ sporco, il pavimento ricolmo di cianfrusaglie e spazzatura varia.
Però…lui non c’è.
 

Nara, andato verso il bagno, mi chiama:
“Hyuga-san! Vieni qua!”.
Corro da lui, con il cuore che batte a mille, provando una paura sorda e irrazionale che non ho mai sentito.
Arrivo: Shikamaru sta cercando di sorreggere Naruto, portando un braccio sulle sue spalle e tenendolo per un fianco.
Lui è molto pallido, sudato, lo sguardo perso nel vuoto, sembra che respiri con difficoltà. 

Il mio animo si riempie tanto d’angoscia che non riesco a fare niente, se non guardarlo spaventata e timorosa per la sua sorte. 

“Hyuga!”.
Ancora una volta è Nara che mi risveglia dai miei pensieri.
“Aiutami, non riesco a portarlo da solo a letto”.
 

Acconsento rapidamente  e, non senza imbarazzo, sollevo Naruto come Shikamaru e insieme lo facciamo stendere sul letto.
Resto ad osservarlo: vedere ridotto il mio sole in quello stato, mi procura un dolore che ho sentito poche volte, e che speravo di non sentire più.
Nara comincia a parlare:
“Uno di noi deve andare in ospedale, ridotto così non può muoversi.”. 

Resta in silenzio, lasciando che sia io a decidere.
Andare a chiamare i soccorsi?
Oppure rimanere?
Non ho bisogno di riflettere.
 

Istintivamente rispondo:
“Rimango io.”.
Strano, non ho balbettato.
Continuo ad osservare il malato: sento dentro di me il bisogno di stargli vicina, di attutire il suo dolore, di fare tutto ciò che mi è possibile per farlo stare meglio.
 

Sento lo sguardo di Nara analizzarmi, poi fa un sorrisetto e dice:
“Come vuoi tu. Io vado, ma non so quanto tempo impiegherò per portare qui qualcuno.”.
Detto ciò esce dall’appartamento, lasciandomi da sola con Naruto-kun.

 

  
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