Capitolo I
La
macchina sfreccia veloce, le gocce di pioggia cadono inesorabili sul
finestrino opaco.
Il cielo scuro mi sembra davvero bello, nuvole che vengono
inghiottite da catrame fuso, mentre nella testa rimbomba assordante una
canzone a cui tengo particolarmente.
Non so cos'è che mi piaccia tanto dell'inverno, forse il
freddo pungente che arriva dritto al cervello, mandandolo in stand by
per quanto sia possibile.
Guardo Dave vicino a me, e mai come adesso mi sembra tanto bello.
Mi soffermo sul suo profilo deciso, la morbida curva delle labbra e la
mandibola, quella da suggere di baci e su cui far scorrere lentamente
le dita sottili e un po' tremanti.
Mi guardo attorno spazientito reclinando il sedile all'indietro, vorrei
poter dormire prima che il clima teso che c'è tra noi due
faccia esplodere l'angusto abitacolo.
- Miki vuoi che spengo
la musica? -
Nessuna risposta. Dave
si volta un attimo a guardarmi prima di incollare nuovamente gli occhi
chiari sulla strada semi deserta che ci si presenta davanti.
- No, tranquillo -
Mi volto dandogli le spalle e piego le gambe maggiormente vicino al
petto, accoccolandomi alla meglio sul mio piccolo posto.
Sento Dave cercare con movimenti nervosi il pacchetto di sigarette,
accendendosene una e aspirando rumorosamente.
Odio quando fuma, odio doverlo baciare lasciando che la nicotina si
mischi alla nostra saliva, alterando così il sapore naturale
della sua bocca.
Ma stavolta sto zitto, per quanto mi è possibile. Ammetto di
avere la lingua lunga, mi piace parlare e spesso non lo faccio a
sproposito, opinionando tutto e tutti in continuazione.
Io e Dave ci conosciamo da una vita, siamo cresciuti insieme
affrontando e condividendo esperienze, gioie e sofferenze.
Già, il mio Dave. L'ho amato da sempre, credo.
Sono certo di averlo considerato fin da bambino il mio punto di
riferimento, il porto sicuro in cui approdare quando la tempesta
dell'adolescenza mi denudava di ogni difesa.
E adesso, a diciott'anni compiuti, mi sento più confuso e
contorto di quanto non sia mai stato.
Probabilmente perchè non ho mai preso la vita troppo
seriamente, o magari esattamente per il contrario.
Penso, e tanto. Mi soffermo su problemi che il più delle
volte risultano essere inesistenti, privi di una soluzione che
ricerco con tanto affanno, finendo inevitabilmente col dilaniarmi il
cervello.
Dav, Dave, Davy.
Sempre lui dentro al cuore, però. E nelle vene.
Che scorre più in fretta di un veleno appropriandosi di ogni
fibra del mio essere per distruggermi dall'interno.
Sorrido amaramente scuotendo la testa, la frangia bionda un
pò spettinata mi ricade fastidiosamente davanti agli occhi.
Il mio ragazzo si volta a guardarmi, regalandomi a sua volta un
sorrisetto compiaciuto e tremendamente dolce.
Ci stiamo dirigendo fuori città per un weekend all'insegna
di concerti rock ed alchool a fiumi.
Quelle dannate quanto invitanti bevande che ultimamente mi attraggono
un pò troppo, poichè mi fanno perdere
incredibilmente il controllo.
In questi giorni un flashback mi viene spesso alla mente; vedo un letto
vuoto, una rosa che appassisce e del cristallo in frantumi.
Sospiro distogliendomi da questi dolorosi pensieri accomodandomi
meglio, consapevole del fatto che se Dave sapesse cos'ho combinato la
sera precedente fermerebbe di colpo l'automobile piantandomi in mezzo
all'autostrada.
Che idiozie, penso. Non ne sarebbe mai capace, mi ama ed ingenuamente
mi perdonerebbe qualsiasi cosa.
Anche se gli dicessi che mi sono lasciato sbattere da Matt.
Matt. Il mio migliore amico, suo cugino. Che si è attaccato
alla mia pelle lasciando una ferita perennemente aperta.
Non so per quale motivo mi comporto in questo modo, sinceramente non ne
ho idea.
Forse perchè a modo mio amo entrambi, con
intensità differente, certo.
Perchè tutti e due mi danno scariche diverse, mi fanno
sentire vivo e parte di questo mondo malato in cui mi ritrovo
involontariamente.
E dato che non ho avuto possibilità di scelta,
posso almeno provare a vivere alla grande.
Che quest' occasione che mi è stata concessa non vada
sprecata insomma.
Estraggo dalla tasca un pacchetto di caramelle mettendomene due o tre
in bocca.
Rivolgo a Dave una linguaccia lasciando che quei piccoli concentrati di
zucchero tintinnino sui denti.
Dav sorride, e anch'io con lui. Ci fa bene passare un pò di
tempo insieme, dopotutto mi era mancato nei giorni scorsi, anche se
quel doloroso tarlo nel cervello proprio non ne vuol sapere di
smetterla di torturarmi.
- Ohi Miki piantala di fare lo scemo altrimenti mi distrai -
Ride, il mio Davy.
Ride di una risata disarmante, così cristallina e pura che
mi fa sciogliere l'anima faticosamente nascosta sotto questo corpo
magro.
Giunti in
città sento una sensazione familiare, rassicurante in un
certo senso. Dav è accanto a me, sovrastandomi di circa
dieci centimetri mentre mi guarda con quei suoi soliti occhi carichi d'amore nei miei confronti.
Mi infilo le mani in tasca estraendo un pacchetto di gomme alla
fragola, unico vizio che riesco a concedermi, visto che sono talmente
dolci da farmi venire voglia di inghiottirle una ad una, anche se non
si può.
Sono sempre stato fissato con le cose impossibili, con tutto
ciò che potrebbe causarmi problemi o dolore. Ed è
tutto tranne che un bene.
Perchè in questo modo mi ritrovo ogni volta in preda ad una
sofferenza che si attanaglia con forza al cuore, per poi diffondersi in
tutto il corpo.
Il mio ragazzo mi distoglie da questi pensieri prendendomi per mano e
conducendomi all'albergo nel quale dobbiamo sistemarci.
E' un posto abbastanza economico, con delle grandi finestre dalle tende
blu scuro, un letto matrimoniale dall'apparenza morbido e un piccolo
bagno sprovvisto di vasca.
Non è esattamente ciò che si dice 'di classe', ma
in fondo il budget è quello che è, ed il motivo
di quel viaggio è principalmente quello di far ordine nei
miei pensieri confusi. Matt me lo disse prima di partire che avrei
dovuto fare una scelta, che per quanto mi ama non è
più disposto a condividermi con qualcun altro.
Disfo velocemente le valigie tirando fuori una maglia nera a maniche
lunghe, prima di bloccarmi di colpo guardandomi alle spalle.
Dave è nel bagno intento a farsi una doccia, quindi
è scientificamente impossibile che sia dietro di me.
Non riesco a spiegarmi cosa possa avermi sfiorato la schiena ed i
capelli. Rido sommessamente sicuro di essere stremato per il viaggio,
così afferro la borsa tirando fuori il cellulare mentre
scorro sulla lista delle chiamate perse, una di mia madre e tre di
Matt.
Mi mordo le labbra fino a farmi male, spegnendo quel maledetto aggeggio
che mi ha soltanto fatto aumentare a dismisura il nervosismo.
Dalla tasca laterale della valigia nera scorgo una confezione di
aspirine, e senza pensarci due volte ne infilo una in un bicchiere
d'acqua, fissando distrattamente quella piccola compressa che si
scioglie lentamente emanando un piacevole odore d'arancio.
- Il mal di testa non ti da mai tregua eh? - Dave appare al mio fianco
con un asciugamano legato in vita, i capelli ancora grondanti d'acqua
tiepida.
Gli faccio un mezzo sorriso mettendogli le braccia magre attorno al
collo e baciandolo con una passione del tutto improvvisa.
- Ehi piccolo che t'è preso? - Chiede maliziosamente intanto
che le sue labbra scorrono eccitate sulla mia pelle calda, le mani ad
esplorare ogni centimetro del mio corpo.
Mi blocco improvvisamente avvertendo di nuovo quella presenza dietro di
me che mi sfiora i capelli e la guancia arrossata.
Con un gesto non troppo brusco mi divincolo dall'abbraccio di Dave,
-
Scusa sono troppo stanco adesso, voglio farmi una bella dormita se non
ti dispiace -
Mi stendo sul letto togliendomi i jeans stretti, il mio ragazzo mi
guarda un po' deluso prima di darmi un tenero bacio sulla fronte mentre
io mi sento accogliere dalle braccia protettive di Morfeo.