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Autore: Unusualize    04/05/2008    3 recensioni
Erano la mia unica debolezza, e tu hai giocato su questo Todd.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Balli, emblema di falsità.


Ero l’unica persona cara che avevi, in quel momento.
Ero l’unica che ti è stata vicino, in tutta la tua insulsa avventura.
Ero l’unica con cui potevi confidarti, con cui potevi aprire te stesso, con cui potevi sfogarti.
Perché ero l’unica persona al mondo che conosceva il tuo segreto.
Il tuo terribile segreto. Non l’ho rivelato ad anima viva.
Me lo sono portata nella tomba. O, meglio, nell‘urna.
Si, perché dopo tutto quello che ho fatto per te,
dopo tutte le menzogne,
dopo tutte le notti passate con gli occhi spalancati nel buio, a rigirarmi nel letto, massacrandomi di sensi di colpa,
dopo tutte le volte in cui scappavo a piangere in un buio angolo della mia cantina, in seguito a una nostra litigata.
Era quello il mio inferno.
Litigata… non so se può definire una litigata un’occhiata maligna. Non appena commettevo un minuscolo errore tu mi fulminavi.
I tuoi bellissimi, scurissimi occhi si trasformavano in due iridi infuocate ma che, dopotutto, non bruciavano... scaldavano.
Credevo che l’unico momento in cui ti accorgevi che io c’ero era quando sbagliavo, e mi dava una sorta di consolazione fallire, perché sapevo che mi avresti guardata.
E l’unico modo in cui hai saputo ringraziarmi è stato quello di illudermi, ingannarmi come mai non avevi fatto, nemmeno coi tuoi clienti.
Sei tu il mio inferno.
-Vieni qui, amore mio- mi hai detto, a braccia aperte, pronto a stringermi per abbandonarmi solo una volta arrivati davanti alla mia fornace.
-Sono pronto a perdonare e dimenticare- mi hai detto, trascinandomi in un valzer.
I valzer, il mio unico punto debole. E tu hai giocato su questo mia debolezza, perché sapevi che mi avessi preso per mano e stretto e te, io non avrei mai resistito ad un ballo.
I balli sono l’emblema della falsità: dame e cavalieri che sembrano corteggiarsi ed amarsi mentre volteggiano sorridenti, ma che, quando tutto è finito e si separano dall’abbraccio, si dimenticano l’uno dell’altra.
E’ stato con un ballo che mi hai convinto ad aiutarti.
E’ stato con un ballo che mi hai uccisa.
Non ho fatto in tempo a dire una parola, che mi sono ritrovata attanagliata dalle fiamme.
Mentre queste mi accarezzavano, sentivo la pelle sparire sotto il loro tocco, all’apparenza delicato, poi i muscoli, finchè non diventai nient’altro che polvere. Riuscivo a scorgerti tra il fuoco, ti vedevo chiaramente sghignazzare, ridevi della mia morte.
Un inferno.
Ad un certo punto non ce l’ho più fatta a guardarti: era troppo.
Nonostante il mio cuore stesse per cedere, niente gli vietava di provare ancora tristezza, disperazione, odio.
Portai lo sguardo in basso, incurante di come quelle lingue di fuoco penetrassero nei miei occhi, distruggendomi la vista, ma non le lacrime, che a fiumi correvano sulle mie guance.
O forse era sangue, oramai non capivo più niente. Sapevo solo di essere disperata e che avrei venduto la mia anima per scappare a quella tortura, che non erano le fiamme, ma bensì la tua risata isterica.
Neanche avessi espresso un desiderio tutto improvvisamente diventò scuro.
Ero morta. Ero semplice cenere che sicuramente ritroverai per terra, dopo aver spento il fuoco del forno.
Nessuno sa cosa c’è nel cosiddetto “aldilà”. Io, personalmente, non ci ho mai creduto: pensavo che una tranquilla, normalissima sera ti addormenti e… puff, sei morto. Non sono mai stata una tipa religiosa, non ho mai creduto a quelle baggiataggini, e quindi non ho mai pregato.
Forse è per questo che sono all’inferno?
Non è come lo si dipinge: non ci sono demoni, anime perdute… nemmeno fiamme e fuoco.
Non c’è assolutamente niente: una landa desolata mi circonda confondendomi, e con la sua fitta nebbia mi disorienta.
Sono sola e posso pensare, quello che forse avrei dovuto fare prima. Perché se avessi staccato gli occhi da TE, dalla TUA vendetta, dalla TUA vita, e mi fossi concentrata sulla MIA, forse mi sarei resa conto di quanto in realtà fossi sola anche prima.
Tu che dicevi che ero una “vera signora”,
la tua “piccola”,
il tuo “amore”,
ma lo facevi solo per interesse,
lo facevi per lucro,
per vendetta,
per usarmi!
I balli sono l’emblema della falsità.
Solo ora l’ho capito, ed è tardi per tornare indietro.
Ma sappi fin da ora che, quando mi raggiungerai, sarò io a guidare le danze, volgendole a mio favore.
O non mi chiamo più Nellie Lovett.
  
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