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Autore: Laylath    30/11/2013    1 recensioni
PERICOLO. VIETATO OLTREPASSARE.
E' strano leggere queste parole nel cartello appeso ai nastri rossi e bianchi…eppure ne avrò visto a centinaia in tutti gli anni trascorsi in città.
Forse la differenza è data dal fatto che questa volta è posto davanti a casa mia, o almeno a ciò che ne resta.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vietato oltrepassare

 


PERICOLO. VIETATO OLTREPASSARE.
E' strano leggere queste parole nel cartello appeso ai nastri rossi e bianchi…eppure ne avrò visto a centinaia in tutti gli anni trascorsi in città. 
Forse la differenza è data dal fatto che questa volta è posto davanti a casa mia, o almeno a ciò che ne resta. E’ difficile, anzi impossibile pensare che, fino a due giorni fa, al posto di quell’ammasso di macerie c’era un palazzo di tre piani. I vigili del fuoco ancora non si spiegano come sia successo; alla fine sarà archiviato come uno dei tanti casi di palazzo in decadenza. O forse, dato che il nostro era relativamente nuovo, sarà colpa di qualche fuga di gas, magari lasciato aperto dalla signora anziana del piano di sotto. Si parla esclusivamente di miracolo perché non ci sono state vittime, solo feriti…per quanto mi concerne non ero in casa quando è successo.
E’ davvero irreale trovarsi a vivere situazioni che in genere si vedono distrattamente solo nei telegiornali, mentre si pranza o si cena. Magari si cambia canale: meglio i cartoni animati, anche repliche, piuttosto che sentire le solite notizie. Un crollo, un incidente…ormai sono sempre le stesse, scadono quasi nella banalità. Probabilmente è stesso pensiero che oggi hanno avuto migliaia di persone mentre le telecamere inquadravano impietose la mia ex casa. Maledetti…ma non posso nemmeno biasimarli dato che fino a ieri ero esattamente come loro.
Adesso invece sono come quelle persone che nei servizi guardano con le lacrime agli occhi la loro vita spazzata via, chiedendo che si trovi qualche colpevole, accusando l’amministrazione o il governo di quanto è successo: anche questa è cosa già vista.
Ma se devo essere sincero, io non provo simili pensieri: oggettivamente dev’essere stato un incidente… chissà, forse è per questo che nessun giornalista è venuto ad intervistarmi. Non ho l’aria stravolta, non ho lacrime sulle guance: non farei spettacolo.
Non ho nessuno da accusare, nessuno contro cui sfogare la mia eventuale rabbia.
Ma dopo qualche minuto mi accorgo che c’è una cosa che mi infastidisce sempre di più: quel “VIETATO OLTREPASSARE” mi brucia l’anima.
A pochi metri di distanza c’è la mia vita, la mia casa…ma non posso andarci. Molta gente penserà che sono stato stupido a venire qua, probabilmente mi compatiscono, ma sotto quelle macerie c’è tutto quello che ho. C’è il mio computer, con la mia musica, le mie foto, le mie relazioni per il lavoro…cavolo, ne avrei dovuto consegnare una proprio oggi.
Chissà cosa rimane del mio letto…avevo appena cambiato le lenzuola perché Elena sarebbe venuta a dormire da me: abbiamo appena festeggiato i due anni assieme.
E Musetta? Povera gatta…so che a volte usciva dalla finestra e andava in giro, ma di lei non c’è traccia. Ma forse, come tutti gli animali, ha avvertito il pericolo ed è andata via prima del disastro.
Mi passo le mani tra i capelli e cerco di convincermi che va tutto bene: in fondo Elena mi ha detto che posso tranquillamente vivere con lei; ho il portafogli con me, con i documenti, la carta di credito, la patente…si tratta solo di riniziare.
A conti fatti sto molto meglio della signora anziana ricoverata in ospedale che non sa dove andare una volta dimessa dato che, probabilmente, non ha nessuno.
Ma anche guardando gli aspetti positivi è dura…come si ricostruisce una vita di sudore e di sforzi per andarsene da casa dei tuoi e poi trovarsi davanti ad un mucchio di macerie?
Mi accorgo improvvisamente di invidiare tantissimo quelli che hanno scoperto il modo di non essere così materialisti…farebbero spallucce a tutto questo e andrebbero a vivere su una nave, in giro per il mondo, o in qualche isola deserta. Invece io no… io mi sento come il protagonista di quella novella di Verga. Porca miseria, quanto è assurdo il cervello a ritirare fuori simili cose in questo momento! Sono passati almeno quindici anni da quando lo studiai a scuola: se ci penso mi ricordo anche il titolo… “La roba”, ecco! L’avaro della storia era così ossessionato dai suoi beni che, al momento della morte, piangeva perché non poteva portarli con sé. Certo la situazione è diversa, ma l’attaccamento che provo per quello che ho perso è lo stesso…e mi faccio schifo.
Divieto maledetto, vorrei che tu sparissi. Vorrei scavare tra quelle macerie a mani nude… recuperare un cucchiaino, una penna, qualsiasi cosa che sia mia. Che mi dia un punto di partenza da cui riniziare. 
Un miagolio attira la mia attenzione: guardando il cumulo macerie vedo una macchia bianca che si muove.
“Micia!” chiamo.
La testolina si volta verso di me: Musetta! E’ salva e pare anche tranquilla ed illesa: si vede che era  davvero a vagabondare da qualche parte quando è crollato tutto. Si avvicina a me, miagolando: evidentemente ha molta fame.
Mentre scende dalle macerie fa smuovere dei pezzi di calce in bilico: sotto di essi intravedo qualcosa di colorato. 
La gatta passa sotto i nastri bianchi e rossi per uscire, mentre io faccio lo stesso, ma per entrare. 
Solo pochi secondi per vedere cosa si trova là sotto, prima che qualche poliziotto o vigile del fuoco si accorga di me. Pare incredibile ma è la cassetta degli 883 “Hanno ucciso l’uomo ragno”. Nonostante avessi poi comprato il cd non avevo mai avuto la forza di buttarla. Apro la custodia, incredulo: è ancora in buone condizioni…anzi pare più nuova che mai.
La gatta mi miagola alle spalle, ricordandomi che non dovrei essere oltre quei nastri. Mi guardo intorno per vedere se qualcuno mi ha visto, ma sembra che io sia solo.
Raggiungo Musetta che si strofina soddisfatta alle mie gambe.
La prendo in braccio e guardo di nuovo il cartello: “PERICOLO. VIETATO OLTREPASSARE”. 
Non fa così male, non più. Adesso non mi sento più come l’avaro di quella novella: quel cartello non mi vieta di andare avanti.
Ho una cassetta degli 883 da cui ripartire e non importa se da anni non ho più un mangianastri per ascoltarla. 
  
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