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Autore: _Trixie_    30/11/2013    5 recensioni
«Ehi».
Regina sussultò.
«Credevo dormissi» sussurrò a Emma Swan, che si sedette accanto a lei sul terreno umido.
Lo sceriffo scosse la testa.
Rimasero in silenzio, l’una accanto all’altra, entrambe rincorrendo la speranza di riavere con sé il loro bambino.
[Neverland, terza stagione, antefatto di "Quattro volte in cui Emma e Regina furono felici e la quinta in qui non lo furono", ma potete assolutamente leggerla come una storia a sé stante]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'This is your heart, can you feel it?'
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Regina non era per nulla abituata a quei gesti gentili,
anche se durante l’esperienza che avevano condiviso sull’Isola Che Non C’è
le due donne avevano imparato a convivere e ad unire le forze.
Perdere un figlio e provare a salvarlo le aveva avvicinate sempre di più ogni giorno,mostrando loro che
ciò che Emma non sarebbe mai stata in grado di fare era alla portata di Regina e viceversa.
 
[​Quattro volte in cui Emma e Regina furono felici e la quinta in cui non lo furono]
 

Believing

 
Era notte, ma Regina non riusciva a dormire. Scrutava il buio della foresta, come se Henry potesse sbucare da un momento all’altro, con il suo zainetto in spalla e la camicia fuori dai pantaloni.
Sapeva non sarebbe mai potuto accadere, ma aveva bisogno di credere, in quel posto orribile, che Henry stesse bene, che Henry stesse tornando da loro, dalla sua famiglia.
Perché la sua vita era stata un disastro su tutti i fronti e sembrava che non riuscisse nemmeno ad essere una buona madre per suo figlio e quella era l’unica battaglia che non era disposta a perdere. Per questo motivo lei aveva bisogno di credere, nonostante avesse smesso di credere in sé stessa molto, molto tempo fa.
«Ehi».
Regina sussultò.
«Credevo dormissi» sussurrò a Emma Swan, che si sedette accanto a lei sul terreno umido.
Lo sceriffo scosse la testa.
Rimasero in silenzio, l’una accanto all’altra, entrambe rincorrendo la speranza di riavere con sé il loro bambino.
Regina rabbrividiva ad intervalli regolari. La temperatura su quell’Isola calava vertiginosamente, dopo il tramonto del sole.
Emma se ne accorse e si avvicinò a lei, coprendo entrambe con l’enorme giacca di suo padre.
Non appena il braccio dello sceriffo toccò le spalle del sindaco, una forte folate di vento scosse l’intera foresta, facendola vibrare per un secondo.
Il sindaco si voltò a bocca aperta verso Emma, incrociandone gli occhi chiari.
«Perché lo fai?» domandò.
Lo sceriffo le lanciò uno sguardo confuso.
«Proteggermi dal freddo, condividere questa giacca. Perché lo fai?»
«Io…».
«Sai chi sono, Emma. Perché proteggermi?»
La domanda di Regina aveva ormai assunto un significato più profondo, non si trattava solo di sapere perché cercasse di tenerla al caldo, si trattava di sapere per quale dannato motivo Emma Swan si fosse sempre interposta tra Regina e ciò che avrebbe potuto farle del male.
L’incendio in municipio, la folla infuriata e, poi, quello.
«Henry…» disse Emma, scuotendo la testa confusa e guardando il terreno.
«Solo per nostro figlio?»
Regina sporse il volto in avanti, cercando di cogliere di nuovo lo sguardo della ragazza.
«Fai parte della mia famiglia. E anche se è strana e insopportabile, è l’unica che io abbia mai avuto, perciò ho intenzione di proteggerla».
«Famiglia?»
«Le relazioni sono un po’ complicate, dato che non sei solo la madre di mio figlio, sei anche… mia nonna, tanto per iniziare».
Sul volto di Regina si dipinse un’espressione di sorpresa e fece per protestare, ma Emma la prevenne.
«E ancora mi chiedo quanti anni tu abbia!».
Regina sorrise.
«Credimi, Emma Swan, questa è una cosa che non scoprirai mai».
Emma scosse la testa sospirando e alzandosi in piedi.
«Non si chiede mai l’età a una signora, non è vero?» domandò, rimanendo all’altezza del viso di Regina solo per vederla annuire.
Emma sorrise in risposta, poi mosse qualche passo per allontanarsi, ma all’ultimo momento sembrò ricordarsi di qualcosa. La ragazza rimase in piedi, dando la schiena a Regina che udì i passi dell’altra arrestarsi, ma nemmeno lei si voltò a guardare lo sceriffo, rimanendo seduta immobile.
«Giusto perché tu lo sappia, io credo in te, Regina».
Il cuore di Regina sembrò esploderle nel petto, l’aria svanì attorno a lei, delle scintille sfuggirono dalla punta delle sue dita.
Il sindaco fece appello a tutto il suo autocontrollo per calmarsi e evitare di incendiare quella maledetta Isola.
Si accorse che Emma le aveva lasciato la giacca.
Sapeva di buono, sapeva di cannella.
Io credo in te, Regina.




NdA 
Già che ci sono colgo l'occasioni per dirvi che la prossima settimana credo propriò che arriverà il seguito di "
​Quattro volte in cui Emma e Regina furono felici e la quinta in cui non lo furono" (maledetto il giorno in cui scelsi un titolo tanto lungo!). Lo pubblicherò martedì, molto probabilmente ;D 
Grazie per aver letto, a presto, 
Trixie :D

 
   
 
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