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Autore: mamie    30/11/2013    1 recensioni
Ci vuole tempo per guarire, nonostante tutte le scartoffie che ti aspettano, tutti i lavori lasciati a metà, tutti i progetti da portare a termine. Lavi invidia un po' Kanda, perché lui non perde tempo, mai. O forse non è una condizione poi così invidiabile?
Forse Kanda un po' OOC.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CI VUOLE TEMPO
 
A volte Lavi invidiava Kanda.
Non spesso, certo, e non era neanche un’invidia cattiva. Solo a volte, specialmente quando capitavano (più frequentemente di quanto entrambi volessero) in infermeria insieme. Di solito Kanda era sempre quello conciato peggio, perché combatteva senza risparmiarsi. D’altra parte Kanda era così in ogni cosa, doveva dare sempre il massimo, niente meno della perfezione andava bene per lui. Lavi l’aveva visto fin troppe volte riportato a braccia con delle ferite che avrebbero ucciso chiunque altro, chiunque ma non lui.
Poi, dopo solo qualche giorno di cure sommarie, si rialzava e se ne andava a ricominciare come prima la triste routine degli Esorcisti.
Lavi lo invidiava per questo, mentre egli stesso, per qualsiasi graffietto, doveva prestare attenzione per settimane, prendere medicine, subire fastidiose medicazioni, magari beccarsi un’infezione e avere una ricaduta e nel frattempo non è che potesse starsene a letto tutto il giorno perché, non appena era in grado di stare in piedi, dimettevano anche lui e che si arrangiasse come poteva.
Così quel pomeriggio, mentre rientrava zoppicando nella biblioteca, guardò desolato la mole di lavoro che si era accumulata sul suo tavolo. Una luce chiara e un po’ polverosa, la luce del tardo autunno, entrava dalle alte finestre.
Si lasciò cadere con uno sbuffo sulla sua solita sedia, restando un po’ a guardare il calamaio con la cannetta che lo attendeva, senza decidersi a stendere la mano. Cincischiò un po’ con un foglio di carta, si girò a guardare dalla finestra la macchia dorata di un ginkgo dalle foglie ingiallite. Poi sospirò e prese la penna.
‒ Ci vuole tempo.
Questa era la voce del vecchio Bookman. Lavi alzò il suo unico occhio, sorpreso di trovarsi davanti al vecchio senza averlo sentito entrare.
‒ C’è un sacco di lavoro – tentò di giustificarsi Lavi.
‒ No, stupido! – lo apostrofò il vecchio Panda con un cipiglio ancora più feroce del solito. ‒ Non stavo parlando del lavoro. Stavo parlando di te. Non puoi chiedere al tuo corpo più di quello che ha o sarai sempre a corto di energie. Ci vuole tempo. Lascia quella penna e vai a prendere un po’ d’aria. Riposati. Altrimenti non farai altro che lavorare male e combinare un sacco di guai.
‒ Cioè tu vorresti che io… ‒ esitò Lavi.
‒ Avanti, fuori di qui. Torna tra una settimana.
Lavi non se lo fece ripetere.
 
Camminò lentamente fino ai margini del bosco e si sedette sotto un albero, non prima di aver messo fra sé e l’umidità del terreno un bel cuscino preso al volo da un divanetto del corridoio. Non era freddo e comunque si era coperto bene, qualche raggio di sole colpiva ora una macchia di foglie ingiallite, ora un ciuffo d’erba ancora verde; nel cielo navigavano lentissime nuvole.
Non passò molto tempo che sentì i passi di Kanda calpestare ritmicamente le foglie secche lasciando una scia crepitante. Di sicuro tornava dall’allenamento pomeridiano, infatti, aveva la giacca ancora aperta e l’alta coda di cavallo leggermente in disordine.
‒ Che fai qui? ‒ lo apostrofò con una certa stizza.
Lavi sorrise: ‒ Mi riposo. Non ho la fortuna di riprendermi così in fretta, io.
Kanda sbuffò mettendosi seduto accanto a lui.
‒ Fortuna…
‒ Ehi, prenderai freddo – borbottò Lavi.
‒ Io non prendo mai freddo, non te ne sei accorto?
‒ Beato te! – esclamò Lavi ridendo. – Te la cavi sempre con poco.
‒ Certo.
Il tono di Kanda era così amaro che Lavi si drizzò a sedere, ma l’altro aveva chiuso gli occhi. Dal colletto aperto della camicia s’intravedeva il bordo del tatuaggio che Kanda aveva sulla spalla. Allora Lavi si ricordò del fiore di loto e di tutto il resto. Guarire così in fretta voleva anche dire usare una grande quantità di energie, energie che non avevano il tempo di ripristinarsi in modo naturale. Guarire così in fretta voleva dire togliere tempo alla vita, ogni volta un po’, finché un giorno realizzavi che non ne avevi più. Allora si vergognò delle sue parole e chiese scusa.
‒ È stato il vecchio Panda a dirmi che ci vuole tempo ‒ mormorò.
‒ Sì, ci vuole tempo – rispose Kanda in tono insolitamente pacato. ‒ E finché ce ne vuole curati bene e non buttarlo via. Avrai tutto il tempo che vuoi di scrivere le tue storie, oppure lascia che sprofondino nel nulla.
Kanda si rialzò spolverandosi i pantaloni e si allontanò senza voltarsi. Anche Lavi si mise in piedi e gli trotterellò accanto zoppicando.
Dietro di loro il sole tramontava, indifferente, e a oriente comparivano già alcune stelle del freddo cielo invernale.
 
  
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