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Autore: Balaclava    01/12/2013    0 recensioni
"E non potevo più nascondermi. Ero nuda, in ogni senso. E non riuscivo a ricordare perché mi fossi coperta per tutto quel tempo. Cole era davanti a me. E io potevo scegliere come volevo che finisse. E scelsi la cosa che per me era la più pericolosa, più stupida e meno appropriata a Isabel Culpaper."
Per chiunque abbia voglia di riscoprire i lupi di Mercy Falls e, in particolare, Isabel e Cole ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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'Couse I'm only a crack

in this castle of glass

hardly anything left

for you to see

for you to see

(…)

wash the sorrow from off my skin

and show me how to be whole again

(perchè sono l'unica crepa

in questo castello di vetro

non c'è quasi nient'altro

che tu riesca a vedere

che tu riesca a vedere

(…)

lava via il dolore dalla mia pelle

e fammi vedere come essere di nuovo completo)

(Castle of glass, Linkin Park)

 

COLE

 

Corsi come mai avevo fatto. Corsi talmente a perdifiato che persi la strada due volte.

Poi non sentii più la voce di Isabel e ancora prima che me ne rendessi conto stavo urlando.

-Isabel! Urla! Dove sei?!- la mia voce suonava troppo lontana per sentirla mia e troppo vicina per ignorarla.

Poi la voce di Isabel tornò a farmi da filo di Arianna.

Riconobbi la strada: era quella che avevamo percorso io e Ringo per arrivare alla buca dove avevamo trovato Grace. Pregai affinché non ci fosse bisogno di niente e pregai che sarei riuscito a tirarla fuori da solo.

Ero arrivato. Lo scenario era talmente diverso che dovetti aspettare un secondo per riconoscerlo come il posto giusto. Avrei potuto apprezzare la maestria con cui la natura aveva intrecciato una svariata gamma di colori autunnali sopra la mia testa, ma no. Isabel, prima Isabel.

Mi chinai e la vidi in preda al tremore più violento, le mani impotenti per il freddo che incatenava le dita tra loro.

Alzò lo sguardo su di me e i suoi occhi azzurri come il cielo più limpido e più brillante che avessi mai visto mi si stamparono nella mente, con la certezza che non mi sarei mai dimenticato questo momento.

Constatai che l'acqua scesa in quei giorni aveva contribuito ad alzarne il livello nella buca. Isabel era più raggiungibile.

Tesi il braccio più che potei e la esortai a fare altrettanto. Non ci arrivavo.

Improvvisamente, Isabel sprofondò e intuii che un ramo a cui si appoggiava si fosse spezzato.

-Isabel! Isabel!- non risaliva, non la vedevo. Solo allora compresi il terrore che avevo visto nel viso di Sam, la disperazione con cui si era buttato in acqua-se così si poteva chiamare. Anch'io, per un attimo, pensai all'orribile fine che Isabel avrebbe potuto fare se non fossi riuscito a tirarla fuori di lì.

E quando avevo finalmente e stupidamente deciso di buttarmi, lei riemerse.

-Cole! Ti prego, aiutami!- mugolò. Cercai di allungare all'impossibile il braccio ma non la sfioravo neanche.

-Cerca una radice!- la disperazione nella mia voce era decisamente eccessiva ma non mi preoccupai di camuffarla. C'erano cose più importanti del nascondermi da me stesso.

Quando trovò un appoggio la raggiunsi. Con uno sforzo riuscii ad afferrarle la mano, ma non era niente. Niente di più, niente di meno. Ora veniva il difficile. Cercai di fare forza sulle gambe ma non la spostai di un centimetro.

-Isabel salta. Al mio tre salta! Uno, due, tre!- saltò nello stesso momento in cui io la tiravo a me e cademmo entrambi all'indietro.

Dopo aver tratto un respiro lunghissimo per cercare di riprendere fiato, la cercai con la mano. Mi chinai a baciarla. Perchè era ciò che volevo, ciò che aspettavo da troppo.

 

ISABEL

 

Potevo respirare. Non avrei più dovuto lottare per rimanere a galla. Prima che potessi prendere a pieno atto di ciò, Cole mi baciò.

Un bacio pieno di paura e spavento, di disperazione. Mentre si sistemava sopra di me, le sue labbra cercavano febbrilmente le mie e parlavano un linguaggio che comprendevo cento volte meglio delle parole.

La sua mano sulla mia nuca, a stringermi convulsamente a sé, l'altra sotto la maglietta, per avere un contatto più intimo di quanto permettessero le mie labbra gelate.

Le mie mani cercarono il suo viso, rivelarono ciò che volevo veramente da Cole: lui stesso, non solo il suo corpo.

Gli passai una mano tra i capelli finalmente scomposti e lui strinse i miei, più corti che mai.

Tenevo gli occhi chiusi mentre socchiudevo la bocca, per permettere a Cole di approfondire il bacio. Non mi importava più di niente. Le settimane senza parlarci? Sparite!

Prima che potessi prendere l'iniziativa, Cole mi abbassò la maglietta, che non mi ero accorta avesse alzato.

-Forza, andiamo.- disse, alzandosi e porgendomi la mano.

Durante il ritorno a casa non mi disse niente né lo feci io.

-Com'è che sei qui anche tu?- chiese infine.

-Ho detto a Grace che volevo starti lontano.-.

Lo vidi stringere la mascella e poi disse:-Non che possa offendermi, è il mio stesso motivo...-

-Non siamo poi così diversi, alla fine.- soffiai con una voce profonda e soffocata che non sapevo di possedere.

Mi guardò e lo stesso feci io. I suoi occhi verdi, brillanti come non mai e profondi come non li avevo mai visti mi scavarono nell'anima.

-Isabel, io...- ma si interruppe e io andai verso il bagno per non dire quello che avrei dovuto e voluto confessare.

Credo di amarti, Cole. È mai possibile?

  
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