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Autore: Harmony_00    01/12/2013    0 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fan fiction, quindi accetto sia critiche negative, sia, ovviamente, critiche positive. La protagonista è Zoe, una ragazza londinese molto romantica e sentimentale ed ama cantare. Ha una vita difficile, perchè il padre non sta mai con lei, essendo sempre in viaggio per lavoro. è uscita da una relazione con Harold, il più figo della scuola, che ha dietro di sè una lunga scia di cuori infranti. Lui può sembrare uno spaccone menefreghista, ma si rivelerà molto dolce. Zoe conosce il nuovo vicino, Louis, e lui la conquista con la sua simpatia e i suoi occhi di ghiaccio al primo sguardo. Mentre i due si innamorano, Veronica, la migliore amica di Zoe, perde la testa per...Harold! In seguito la protagonista conoscerà Liam, Niall, e Zayn. Il suo ex viene invitato durante un'uscita con loro e lei non gli rivolge la parola, ma alla fine lo perdonerà. Non voglio anticiparvi troppo, quindi vi auguro buona lettura! Spero vi piaccia. Questa è la prima parte, la seconda la pubblicherò, credo, a Natale. Baci, Harmony!(non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di alcune celebrità, nè offenderle in alcun modo)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Believe in your dreams

 
Capitolo .1
*Tre mesi prima*
-Hey, Zoe!- Mi salutò Harold. Adoravo quel ragazzo: bello, gentile, sempre sorridente. Mi ero presa una cotta pazzesca per lui, ma nessuno, nemmeno la mia migliore amica, ne sapeva niente.
-Hey, Harold!- Lo salutai, scompigliandogli i capelli, quei ricci che mi facevano impazzire.
-Ti va di venire con me al parco oggi pomeriggio?- Chiese. Rimasi paralizzata, e l’unica parola che riuscii a dire fu:-Si.-
-Bene, allora ci vediamo a Hyde Park alle quattro.-
-Okay.- Il cuore non riusciva a fermarsi e, quando sorrise, sembrò scoppiare.
Quel pomeriggio, arrivai a Hyde Park alle quattro meno cinque. Ad un tratto un paio di mani mi chiusero gli occhi e qualcuno mi sussurrò all’orecchio:
-Chi sono?- Riconobbi all’istante la sua voce.
-Un riccio adorabile.-
-Risposta esatta! Congratulazioni signorina, lei ha vinto una passeggiata con Harold Edward Styles!- Scoppiai a ridere e quando mi voltai lo vidi, con una rosa rossa in mano, che sorrideva.
-È stupenda!- Esclamai quando me la porse.
-I fiori stupendi vanno sempre insieme.- Sussurrò. Io arrossii.-Ora, se permette, vorrei iniziare la passeggiata.- Mi strinse la mano. Camminammo per alcuni minuti, poi ci sedemmo sotto un albero e iniziammo a parlare.
-Belle le tue labbra.- Disse, avvicinandosi.
-Anche le tue non sono male.- Si avvicinò sempre di più, fin quando le nostre labbra si toccarono. Il mio primo bacio. Lo immaginavo proprio così. Semplice e intenso.
Qualche minuto dopo eravamo fidanzati.
La nostra relazione durò fino a quando, un giorno…
-Ciao Charlotte!- La salutai.
-Ciao Zoe, il campo non è più libero.- Sospirò. Era una frase in codice che significava:”Il single più carino della scuola è fidanzato.”
-Che è successo?-
-Harold è impegnato.- Disse.”Come fa a saperlo?” Pensai.
-Con chi?- Chiesi, credendo di sapere la risposta.
-Con quella puttana di Cristine!- Fu come una pugnalata alla schiena. Sentii una moltitudine impressionante di lacrime salirmi velocemente fino agli occhi.
-Come lo sai?- Le trattenevo a stento.
-Li ho visti mentre si baciavano in corridoio.-
-Ora devo andare, ciao.- La salutai e corsi più veloce che potevo verso casa. Appena arrivai, salii di corsa le scale e mi chiusi in camera. Trovai appena la forza di accendere lo stereo, poi mi buttai sul letto e piansi peggio di una fontana. Dopo qualche ora decisi che non potevo far finta di niente. Mi recai a casa di Harold, sua madre aprì.
-Salve signora, devo parlare con suo figlio.-
-Certo, è di sopra.- Raggiunsi la porta della sua cameretta e la spalancai.
-Ciao amore.- Sorrise.
-Amore un corno!- Dissi. Ero furiosa e delusa.
-Che ti succede?- Chiese perplesso.
-Sei uno stronzo!- Urlai.
-Hey, calma. Io ti amo.-
-Vallo a dire a Cristine!-
-Paliamone, fammi spiegare.-
-Spiegare cosa? Che hai finto per tutto questo tempo? Che io sono stata per tutto questo tempo un giocattolo nelle tue mani? Beh, te la spiego io una cosa: tu con me hai chiuso!- Mi voltai.
-No, aspetta!- Cercò di fermarmi mentre scendevo le scale, ma non ci riuscì.
 
Capitolo .2
 
*Tre mesi dopo*
-Tesoro alzati! Ci sono delle novità!- Disse mia madre con la sua voce squillante, mentre apriva tende e finestre, permettendo alla tipica arietta fresca di Londra di entrare nella mia cameretta, facendo passare un leggero brivido sulla mia schiena. –Nessuna novità può buttarmi giù dal letto alle nove di sabato mattina!- Urlai da sotto la coperte, avendole fin sopra le orecchie. Lei si sedette sul letto e iniziò a farmi il solletico, facendomi venire il mal di pancia dal ridere.
-Okay, okay mamma! Mi arrendo!- Urlai mentre ridevo,-Insomma che novità ci sono?-
-Sono arrivati i nuovi vicini!- Disse mostrandomi un sorriso a trentadue denti.
-Che c’è di così bello in questi nuovi vicini?-
-Non hai visto il figlio del signor Tomlinson allora!-
-Wow hai fatto già conoscenza con loro!...comunque non mi interessa com’è il “figlio del signor Tomlinson”!- Ribattei mentre mi alzavo dal letto e mi stiracchiavo. La mamma si accigliò di colpo.
-Mamma sarà sicuramente un bravo ragazzo, carino, intelligente e bla bla bla, ma non mi interessa!- Le dissi chiaramente e mentre ero in corridoio e stavo per entrare in bagno la sentii gridare:-Non puoi rimanere single a vita!-, non risposi, ma pensai:”L’esperienza con quell’idiota mi è bastata!”. Mi feci la doccia e, dopo essermi vestita e aver asciugato i capelli, uscii dal bagno e mi diressi in cucina. Erano le dieci e sentii il cellulare vibrarmi in tasca. Era Veronica:”ti va di venire a casa mia stasera, spararci una birra e goderci un film tipo…sex and the city?”  sorrisi e le scrissi:”okay, allora ci vediamo stasera alle 9:00 a casa tua!” poi vidi mia mamma, che nel frattempo era arrivata e stava bevendo il caffè, e le dissi:-Mamma stasera dormo da Veronica!-
-Okay ma devi essere a casa per mezzogiorno!-
-sì mamma!-, le diedi un bacio sulla guancia e andai i a leggere un libro.
 
Verso le sei di pomeriggio, sentii le note di Give me love di Ed Sheeran, provenienti da una chitarra non molto lontana da casa mia. Istintivamente mi affacciai alla finestra della mia cameretta, cercando di trovare colui o lei che stesse suonando così meravigliosamente la melodia di una delle mie canzoni preferite di Ed. Dopo qualche istante lo trovai. Era seduto sul divano, accarezzava lentamente le corde di una chitarra blu, e canticchiava la canzone. Amavo quello strumento, così delicato e allegro, il suo suono così adorabile, che mi rilassava e mi faceva battere forte il cuore!
Ero incantata da quel ragazzo, che suonava così stupendamente. Lo osservai per qualche minuto, appoggiata con i gomiti alla ringhiera della finestra, mentre andavo a tempo battendo il piede a terra. Quando finì di suonare, mi venne voglia di urlargli:-Bravissimo! Sei stato meraviglioso!- Ma non dissi niente e rimasi in silenzio. Lui alzò la testa e mi vide. I suoi occhi azzurri come il mare si illuminarono e un sorriso stupendo gli attraversò il viso, mentre con  un gesto della mano mi salutava. Io sorrisi nel migliore dei modi e gli dissi di aspettare un momento con un cenno, poi scrissi velocemente su un foglio:”sei bravissimo!” e glielo mostrai. Lui sorrise meglio di prima e mi mandò un bacio. Sentii le guance che prendevano fuoco. Lui prese un foglio e scrisse:”Grazie bellissima!...”, io diventai ancora più rossa e pensai:”Sbaglio o mi ha chiamato “bellissima”!!?”. Dopo qualche secondo scrissi:”Vorrei risentirti migliaia di volte!”, poi mordendomi il labbro superiore aggiunsi:”scusa ma ora devo andare, ci scriviamo domani…ciao!” e conclusi con una faccina felice. Lui fece la faccia da cucciolo triste e scrisse:”Peccato che te ne vada, volevo scriverti ancora!...okay allora ci si vede in giro!”, ci salutammo e io scesi le scale, dirigendomi verso la cucina, visto che era ora di cena.
 
Capitolo .3
 
Stavo percorrendo tranquillamente la strada per andare a casa di Veronica, mentre giocavo con il cellulare e a volte guardavo la strada, tanto per non andare addosso a qualcuno. In una mano tenevo il cellulare, nell’altra una busta con tutte le schifezze possibili. Ad un tratto urtai violentemente qualcuno e la busta cadde a terra.-Cazzo!- imprecai mentre squadravo l’imbecille che mi era venuto addosso.-Dio santo! Scusami! Aspetta, ti aiuto!- Esclamò e si chinò con me a raccogliere il contenuto della busta.-Ecco a te!- disse porgendomela.-Grazie…- Risposi con un po’ di rabbia nella voce.-Ti chiedo ancora scusa. Come ti chiami?-
-Zoe.-
-Piacere, Liam!- si presentò facendomi un sorriso. Eravamo vicino a un lampione e, anche se non c’era molta luce, riuscii ad intravedere i suoi occhi. Erano castani e, con il suo ciuffo castano chiaro, aveva un aspetto dolce.
-Okay Liam, accetto le tue scuse, sei stato molto gentile, grazie di tutto, ora però devo andare, una mia amica mi aspetta, ciao!- dissi velocemente e tornai sui miei passi. Erano le nove meno un quarto. Non vedevo l’ora di abbracciare Veronica e di raccontargli tutto quello che mi era successo.
 
Capitolo 4.
 
Suonai due volte il campanello e finalmente Veronica aprì la porta. Io l’abbracciai fortissimo, lei ricambiò e quando ci staccammo mi sorrise allegramente, poi ci buttammo sul divano, spegnemmo le luci e, mentre il film iniziava, aprii due lattine di birra e una la porsi a Veronica, che aveva già aperto le patatine. Dopo mezz’ora dall’inizio del film disse:
-Dal sorriso che hai stampato in faccia dev’esserti successo qualcosa di eccitante…avanti spara! -
-Beh…stamattina sono arrivati i nuovi vicini, i Tomlinson, e…- feci una pausa per bere un sorso di birra,-…credo di aver visto il figlio…-.
-Che ha di speciale questo ragazzo? Parla, non vorrai mica che muoia di curiosità!-
-…è il ragazzo più stupendo sulla faccia della Terra! Ha gli occhi azzurri come il mare, i capelli castani lisci e suona la chitarra da dio!- Dissi eccitata.
-Mio dio! Come si chiama?-
-Ecco…non lo so…- Risposi con la testa bassa. Lei spalancò gli occhi, che per poco non uscirono dalle orbite e si accigliò; quella faccia era comica, infatti scoppiai in una risata che durò qualche minuto.
-Hai finito?- Chiese seccata, con le braccia conserte.
-Ora sì, scusa, ma la tua faccia era troppo divertente! Comunque se lo incontrerò, per caso, gli chiederò come si chiama, per il momento non voglio fidanzati tra i piedi…-
-Senti signorina “voglio rimanere single a vita”, hai bevuto troppa birra o…- Non le diedi il tempo di finire:
-Non ho bevuto troppa birra, è solo che non voglio legarmi a qualcuno o provarci con quel qualcuno solo perché ha faccia da angelo…- “Come ho già fatto…”
-Fa come vuoi…ma sappi che te ne pentirai!- Mi avvertì lei, con voce drammatica,-ora godiamoci Sex and the City.- sentenziò infine.
 
Finito il film andammo in camera di Veronica e chiacchierammo tutta la notte. Parlammo del ragazzo misterioso e di Harold, a cui la mia migliore amica faceva il filo e mia vecchia fiamma. Lei non voleva levarselo dalla testa e non voleva capire che è stato ed è un grandissimo stronzo.
Dopo qualche ora ci addormentammo.
 
Capitolo 5.
 
 
Stavo cantando a squarciagola Eternity del grande Robbie, quando, ad un tratto ancora una volta il suono meraviglioso di quella chitarra mi avvolse,  poco distante da casa mia. Corsi alla finestra e vidi il ragazzo dagli occhi di ghiaccio, seduto sempre nello stesso punto, mentre suonava la canzone che stavo cantando. Mi guardava e io lo guardavo, piacevolmente sorpresa, e sprofondavo nei suoi occhi.
Quando smise di suonare sorrisi e lui ricambiò. Il suo sorriso era tenero e sincero. Appoggiò la chitarra sul divano e prese un foglio di carta:”hai una voce stupenda…studi canto?” scrisse; “Grazie… no, ma vorrei tanto!” scrissi a mia volta, “okay…mi sembrava il contrario!”. Mi squillò il telefono, facendomi sobbalzare. Era Veronica.
-Hey Zoe! Che fai?-
-Niente di importante…- Risposi guardando il ragazzo.
-Ti va di andare a mangiare una pizza stasera?-
-okay! Allora vieni da me alle otto, puntuale,- sottolineai.-poi usciamo!-
-Va bene bella! Sarò puntualissima.- Disse con una risatina.
-A dopo Vè!-
-A dopo Zoe!- Chiusi la chiamata e vidi che il ragazzo stava scrivendo qualcosa. Aspettai ansiosa e, dopo qualche secondo, mi mostrò ciò che aveva scritto:”Vorrei conoscerti meglio, non solo scrivendoti!”. “Uno di questi giorni potremmo incontrarci; che ne dici?” scrissi. “okay dobbiamo organizzarci, ora devo andare. A domani!”. ‘A domani’ pensai, e lo guardai ,mentre se ne andava.
 
Erano le otto meno un quarto. Io ero uscita di casa da qualche minuto. Il vento soffiava delicatamente, mi accarezzava le braccia, scoperte, e giocava con il mio vestito, facendolo oscillare di qua e di là. Era blu notte, stile impero, con una sottile cintura appena sotto il seno e mi copriva fino al ginocchio.
Sentii dei passi che si avvicinavano lentamente.
Non poteva essere Veronica. Lei sarebbe venuta in macchina. Mi girai nella direzione da cui provenivano e vidi quegli occhi inconfondibili, gli occhi che avevo visto appena due ore fa. Era il ragazzo misterioso. Si dirigeva, con passo deciso, verso di me. Quando fummo a pochi metri di distanza mi disse:
-Ciao!- e mi sorrise, gentile.
-Ciao, che ci fai qui?-
-Ho deciso di fare una passeggiata…- poi mi fissò intensamente per qualche istante,-potremmo…scambiarci i numeri di telefono.- propose, tutto d’un fiato. Io rimasi molto sorpresa da quelle parole, ma sentivo di potermi fidare di lui. Ci scambiammo i numeri e io salvai il suo numero con un punto interrogativo, visto che non sapevo il suo nome. Ma non volevo saperlo fino a quando lui non me l’avesse detto.
-Sei bellissima stasera…questo vestito ti sta benissimo! Sembri una principessa!- Mi disse con uno dei suoi sorrisi stupendi, rompendo il silenzio.
Io arrossii:-Grazie.-
Si avvicinò di più a me e con la mano mi sfiorò una guancia arrossata. Io lo guardai e l’unica cosa che mi venne in mente di fare in quel momento era baciarlo appassionatamente, ma ero immobile e riuscii soltanto a fare un sorriso imbarazzato.
-Senti, principessa, io ora devo andare, ti chiamo io!- Disse guardando l’ora sul cellulare.-Okay…- Mi limitai a rispondere; lui mi diede un bacio sulla guancia e si allontanò lentamente da me.
 
Capitolo 6.
 
Il posto in cui avevamo deciso di prendere da mangiare era veramente molto carino. Un’accogliente, piccola pizzeria con dei tavolini all’interno. Prendemmo due tranci di pizza margherita e uscimmo dal locale. Non avevamo voglia di stare sedute al chiuso, specialmente con una serata così bella. Non c’era una nuvola in cielo e si vedevano le stelle.
Dopo qualche minuto trovammo una panchina libera e divorammo le nostre pizze lì.
-Buona la pizza?- chiese Veronica, tra un boccone e l’altro.
-Sì. Non pensavo facessero pizze così buone.-
Finimmo di mangiare e iniziammo a camminare. “Londra è proprio bella di notte” Pensai.
-Mi fai vedere il cellulare?- Chiese facendo la faccia da cucciola.
-Okay, tu dammi il tuo!-
-Va bene…- E me lo porse.
Dopo qualche minuto di silenzio chiese:
-Chi è “Punto Interrogativo”?-
-Ehm…Tomlinson…- Lei smise di camminare di colpo.
-Fammi capire:hai il numero del ragazzo più bello del mondo e non sai nemmeno come si chiama!?-
-Sì…- Dissi imbarazzata.
-Lui almeno sa come ti chiami?-
-No…ma lui mi chiama “Principessa”!- D’un tratto mi venne in mente il modo in cui mi aveva salutato. Lei rimase a bocca aperta.
-…e per il momento voglio farmi chiamare così…- Continuai.-…quando saremo un po’ più intimi gli chiederò come si chiama!-. Veronica mi fece un sorrisetto:
-Intimi in che senso?-
-Sei sempre la solita pervertita Vè!- Esclamai dandole un leggero pugno sulla spalla.
-E tu sei sempre la solita signorina “voglio andarci piano”! Divertiti per una volta, lasciati andare! Sei sempre così seria e “pulita”- Disse mimando le virgolette con le mani.-Dai stasera ti porto io in un bel posto, ti divertirai, fidati!-
Non mi diede il tempo di protestare, mi prese per mano e mi trascinò in un locale lì vicino. La musica era assordante e ogni cosa sembrava muoversi a intermittenza. C’era molta gente ammassata che ballava, per modo di dire.
-Dai vieni!- Urlò Veronica per farsi sentire-balliamo un po’!-
-Non so ballare!- urlai a mia volta.
-Nessuno sa ballare qui dentro! Che ti frega!- Mi incoraggiò.
Dopo una mezz’ora che eravamo lì dentro già mi girava la testa e dovetti sedermi su una poltrona. A fianco a me un ragazzo biondo stava bevendo qualcosa, avevo sete e gli chiesi:
-Hey biondo!- lui mi guardò negli occhi, erano di un azzurro bellissimo.-Ho sete, puoi darmi un po’ di quella cosa?- e indicai il bicchiere che aveva in mano. Lui me lo porse.
-Che cos’è?- Chiesi guardando il liquido rosso che conteneva.
-Non lo so! Ma è buono!-
Io ne bevvi un sorso e…-è buonissimo!- Esclamai.
-Come ti chiami?- Chiese avvicinandosi a me.
-Possiamo parlare fuori?-. Lui annuì.
Quando fummo fuori da quell’inferno io tirai un sospiro di sollievo.
-Allora?- chiese.
-Allora cosa?-
-Ti ho fatto una domanda qualche secondo fa!-
-Ah sì! Piacere, Zoe.- Mi presentai stringendogli la mano.
-Niall!- Disse sorridendomi.-facciamo una passeggiata?-
-Non posso…devo aspettare una mia amica.- Dissi dispiaciuta.
-Ah, okay, non fa niente.- Mi accarezzò lentamente il braccio sinistro. Ora mi stava stringendo la mano.
Mi guardai intorno e dopo qualche secondo trovai una panchina.
-Vieni, sediamoci lì!- Gli sorrisi e mi liberai dalla sua presa.
Quando ci sedemmo, lui si avvicinò a me. Io non mi sentivo per niente a mio agio. Avevo le mani sudatissime e mi mordevo il labbro inferiore, ero molto nervosa. Divenni ancora più nervosa quando lui appoggiò il braccio sullo schienale della panchina, dietro di me. Se ci fosse stato il “ragazzo misterioso” credo che mi sarei sentita di più a mio agio.
In quel momento mi arrivò un messaggio. Era lui. Sorrisi senza rendermene conto.”Ciao principessa!”. “Ciao! Dove sei?”. ”In un bar qui vicino, se vuoi puoi raggiungermi!”. “Io sono davanti a una discoteca, insieme a un tizio di nome Niall…”. “Niall…l’ho sentito nominare…state flirtando?”. “Neanche per sogno! Non mi sento per niente a mio agio! Ti prego vieni!”. “Okay! Come si chiama la discoteca?”. Scrissi il nome di quel locale e aggiunsi:”Ti prego fai presto!”.
Vidi che Niall aveva acceso una sigaretta e il suo braccio era ancora nel posto di qualche minuto prima.
-Mi piaci!- Disse rompendo il silenzio.-Sei molto carina!-. ci stava provando con me.
“Tu a me non piaci per niente.” Pensai.-Grazie.-
Si avvicinò di più a me. Spense la sigaretta. Mi mise una mano sulla guancia. Le sue labbra si avvicinavano sempre di più alle mie. Non sapevo che fare, ma di certo non volevo baciarlo. Vidi una figura scura avvicinarsi: era il mio salvatore. Scansai delicatamente la sua mano dalla mia guancia e gli dissi:
-Non vorrei deluderti, ma non posso.-
-Perché?!- Chiese sorpreso.
Mi alzai.-Perché…- Riflettei un istante.-Sono impegnata!-.
 
Capitolo 7.
 
-Grazie, me no male che sei arrivato! Mi hai salvata! Sono in debito con te. – Dissi al “ragazzo misterioso”.
-Dai non era mica il Mostro di Loch Ness!- Mi riprese, con una breve risata.
-Ci stava provando con me e ha cercato di baciarmi!-
-Non è un delitto!- Mi sorrise.
-Non lo conosco! So a malapena il suo nome!...poi io divento nervosa con le persone che non conosco!-
-Con me non sei nervosa.- Era vero. Non sapevo nemmeno il suo nome e lo trattavo come se lo conoscessi dall’asilo. Con lui era tutto diverso. Mi sentivo benissimo, con lui. Decisi di chiedergli il suo nome.
-Senti, come ti chiami?-
-Ah giusto! Ci siamo scambiati i numeri di telefono e non ci siamo detti i nostri nomi…- Fece una pausa.-Mi chiamo Louis, Louis William Tomlinson. Per gli amici Lou, Tommo o Boo Bear. Decidi come vuoi chiamarmi!-
-Lou va benissimo! Io mi chiamo Zoe Caroline Seling. Per gli amici semplicemente Zoe.-
-Okay principessa!-
Camminammo un po’.-Mi piace.- Dissi senza pensarci.
-Cosa?-
-Il soprannome che mi hai dato:”Principessa”. Nessuno mi aveva mai chiamato così…- Poi con gli occhi lucidi aggiunsi:-nemmeno mio padre.- Sentii che una lacrima mi scendeva sulla guancia. La asciugai subito. Louis mi guardò con preoccupazione.
-Tutto bene?-
“No per niente.”-Sì certo…- Feci un sorriso finto.
Poi, come se mi avesse letto nel pensiero, mi abbracciò:-Lo so che non va tutto bene, principessa, ma se vuoi sfogarti, fa pure.- Io lo strinsi forte e scoppiai a piangere. Non riuscivo a fermare quelle lacrime che avevo sempre trattenuto. Mi ero sempre tenuta tutto dentro. Mi staccai da lui, mi porse un fazzoletto.
-Mio padre non pensa mai a me. Non mi ha mai dato un bacio. Mia madre dice che lui è in viaggio per lavoro. Per lui l’importante è lavorare. Viene a trovarci una volta all’anno. Sembra che io sia invisibile! Non è mai venuto nemmeno a un mio compleanno!- Mi asciugavo continuamente le lacrime, che non smettevano di scendere. Ne avevo accumulate proprio tante.
-Dai lo so che è dura, ma dovresti provare a chiamarlo, a parlarci.- Mi disse asciugandomi una lacrima.
-Ci ho provato, è sempre occupato e risponde ogni volta la sua segretaria! Sono stufa di cercarlo, lui non mi ha mai nemmeno richiamato!- Guardai l’orologio.-Oh mio dio! È mezzanotte! Io dovrei essere a casa da un’ora! Mia madre mi uccide!-
-Devi tornare a casa alle undici?!- Esclamò Lou, sorpreso.
-Mia madre è iperprotettiva, visto che sono figlia unica!...torniamo alla discoteca! La mia migliore amica sarà preoccupatissima!- Lo presi per mano e corremmo fino al locale. Vidi Veronica seduta sulla panchina, vicino a Niall. Quando mi vide si girò di colpo e, preoccupata, urlò:
-Dove sei stata? Tua madre mi ha chiamato per chiedere dove fossi finita! Le ho detto che stanotte avresti dormito da me…-
-Ti voglio bene!- dissi, con il fiatone e la abbracciai.-Vè la tua borsa?-
-Oddio la borsa! Torno subito!- Rientrò in quel locale alla ricerca della sua borsa preferita.
Io mi sedetti sulla panchina. Niall era ancora lì, con due bottiglie vuote di birra appoggiate a fianco ai piedi. Ora stava bevendo la terza. Louis mi guardò e, sedendosi vicino a me, chiese:
-è lui Niall?-
-Sì. – Risposi a bassa voce.
-Scusa ma ora devo andare principessa, ci vediamo domani mattina alle undici davanti al Big Ben!- Mi diede un bacio sulla guancia e si allontanò.
-Era lui il tuo ragazzo?- Chiese Niall.
-Ehm…sì!- “No.”
Mi mise una mano sul ginocchio, poi salì lentamente sulla coscia. Io la spostai bruscamente da lì. Presi il telefono e mi misi a giocare. Non mi resi conto che quel cretino a fianco a me mi stava appiccicato. accarezzava i capelli e mi baciava il collo lentamente.
-Smettila!- Mi scansai, ma lui non si staccava da me. Era ubriaco fracico. Mi misi ad urlare e finalmente qualcuno lo prese e lo staccò da me. Mi alzai dalla panchina e sentii la voce di un ragazzo che diceva a Niall:
-Sta alla larga da lei!- Era una voce che avevo già sentito. Lo guardai meglio.
-Liam!- Esclamai.
-Zoe!-
-Grazie.-
-Di niente! Sei sola?-
-No, sono con la mia migliore amica, tu?-
-Sono con un mio amico! Se vuoi te lo presento.-
-Va bene presentamelo!-
-Aspetta un attimo.- Io annuii. Dopo qualche istante tornò con un ragazzo alto, molto carino, con un ciuffo castano alto almeno sei centimetri. Mi sorrise.
-Piacere sono Zayn!-
-Io sono Zoe!- Mi strinse la mano.
Aveva gli occhi color cioccolato, adoravo quel colore.
Dopo molto tempo, finalmente vidi Veronica che usciva dal locale con la sua borsa.
-L’ho trovata!- Aveva uno strano odore, puzzava di alcol.
-Che bello! Ora però andiamo a casa Vè!-
-Perché?! Non vorrai mica lasciare queste due bellezze da sole!-
Zayn e Liam risero.
-Sei sbronza vero?- Chiesi, pur sapendo la risposta.
-Beh, credo di sì!- Scoppiò in una risata insensata.
-Ragazzi potreste aiutarmi a portarla in macchina?- Liam annuì e la prese in braccio. Dopo qualche minuto la mia migliore amica si era addormentata tra le braccia di quel ragazzo dolcissimo.
Quando arrivammo alla macchina non sapevo chi far guidare, visto che io non avevo la patente e Veronica era ubriaca. Poi ebbi un lampo di genio.
-Zayn hai la patente?-
-Certo!-
-Potresti accompagnarci a casa?-
-Okay!- Rispose con un sorriso.
-Intanto Liam stai insieme a Veronica dietro.-
-Va bene!- Dopo alcuni minuti e una serie di indicazioni, arrivammo a casa. Salutai i ragazzi e, appena aprii la porta, corsi in camera e mi buttai sul letto, con Veronica al seguito.
 
Capitolo 8.
 
La mattina seguente la testa mi pulsava. Ero a casa di Veronica, che dormiva ancora. Mi girai verso di lei: indossava il vestito della sera prima.
Non volevo alzarmi da quel letto così morbido. Era domenica e io dovevo studiare due capitoli di storia per lunedì. Sbuffai, pensando a come avrei passato il pomeriggio: con il libro di storia aperto, la testa piena di parole complicate e un bicchiere di thè affianco a quell’odioso libro che avrei buttato volentieri dalla finestra; fortunatamente Veronica avrebbe “studiato” con me e ci saremmo divertite non poco.
Dopo una mezz’ora decisi di alzarmi. Mi misi a sedere e infilai le ciabatte.
Arrivai in cucina e iniziai a frugare su ogni mensola, aprii qualche sportello e alla fine trovai i biscotti. Ne presi alcuni e tornai in camera. Presi il cellulare e controllai i messaggi. Ce n’era uno da un numero sconosciuto, lo lessi:”buongiorno bellezza! Sono Liam, Louis mi ha dato il tuo numero…scusa se non te l’ho chiesto. Come sta la tua amica?”. Avevo voglia di parlare con qualcuno, così lo chiamai.
-Buongiorno bella!- Disse Liam, allegro.
-Buongiorno signor “prendo il numero di telefono degli altri senza chiedere”!-
-Dai ti ho chiesto scusa!...comunque, come sta la tua amica?-
-Ti piace?-
-Chi?-
-Veronica, la mia amica!-
-Oltre ad essere carina ha anche un bel nome! Beh, si, un po’!-
-Un po’ eh?-
-Okay, mi piace più di un po’, la adoro!-.
-Si vede che stravedi per lei!-.
-Si lo so…allora come sta?-Chiese impaziente.
-Sta bene, dorme ancora. Aspetta, ora la sveglio!-. Le tirai una cuscinata.
-Si lo voglio!- Urlò. Io la guardai con un’espressione interrogativa.-Che c’è?- Chiese.-Spero che tu abbia un motivo valido per avermi svegliata!-
-Liam ti vuole parlare!-
-Chi è Liam?-
-Un ragazzo dolcissimo che ho conosciuto per caso. -
-Okay passamelo.- Salutai Liam e diedi il telefono a Veronica.
-Ciao Liam!-
-Ciao dolcezza!- Lei arrossì.
-Che fai di bello?-
-Mi alleno.-
-Oh, e che sport fai?-
-La boxe!- Rispose orgoglioso.
-Figo! Hai qualche incontro questa settimana?-
-Sì, mercoledì. Mi farebbe molto piacere se venissi.-
-Che bello! Verrò sicuramente.-
-Okay, allora ci vediamo mercoledì alle 16:00, alla palestra Venus.-
-Okay, ciao bello!-
-Ciao bellissima!- Veronica chiuse la comunicazione e si diresse verso di me, che nel frattempo avevo raggiunto il balcone e stavo sorseggiando un bicchiere di thè alla pesca.
-Scommetto che vuoi sapere cosa stavo sognando, vero?- Si appoggiò alla ringhiera e osservò il paesaggio.
-Sì, devo ammettere che sono curiosa di sapere che ti frullava nel cervello quando hai urlato:”Sì, lo voglio!”, quando ti ho svegliato!- Feci una pausa.-Avanti, spara!-
-Okay, stavo sognando di sposare Harold ed ero arrivata nel momento più bello del sogno quando…- Mi guardò male.
-La sottoscritta ti ha svegliato! Potrai mai perdonarmi?- Feci la faccia da cucciola.
-Come faccio a non perdonarti?- Mi abbracciò.
-Secondo me devi levartelo dalla testa mister “vado al letto con ogni ragazza che mi sbava dietro”!- Le dissi mentre mi dirigevo verso il bagno.
-Non è vero che ci prova con tutte! È solo leggermente pervertito!- Rispose facendo l’offesa.
-“Non è vero che ci prova con tutte!”- Ripetei imitando la sua voce.-Ma perché lo difendi sempre?!-
-Perché non sono vere tutte le cose brutte che dicono di lui. Harold è dolce e sensibile!- Mi riprese lei.
Risi di gusto.-Questa è bella! Quello stronzo dolce e sensibile? Ma dai! Non dire stupidaggini. Credi che non lo conosca? Credi che non sappia quante ragazze ha fatto soffrire?! Quel porco si è fatto mezza scuola e non credo che ci metterà molto a completare l’opera! Quel demente cerca solo ragazze belle e ingenue come te da usare per divertirsi! E…- Feci una pausa. Sentii dei singhiozzi dalla camera da letto. Forse avevo esagerato. Veronica era di una sensibilità incredibile e riusciva sempre a vedere il lato buono delle persone. A volte mi chiedevo come avesse fatto a trovare il lato dolce di Harold.
Corsi in camera e la vidi. Era in lacrime. “Guarda che hai combinato stronza!” Pensai.
-Tu…tu non lo conosci.- Gemette con il viso tra le mani.
-Scusa tanto!- La abbracciai fortissimo e lei ricambiò.-Non rifletto, a volte, quando apro la bocca! So che lo ami, ma lui se ne sbatte di te, e non sa che si perde, quel bastardo!-
-Lui…lui mi ha regalato…una…una rosa…per il mio compleanno…il mese scorso.- Sorrise. Con le lacrime che le scendevano ancora.
Sbarrai gli occhi. Poi riflettei qualche istante.-Forse hai la possibilità di metterti con lui, se è quello che desideri di più al mondo.- La guardai con tenerezza.-E io ti aiuterò.-
-Ti voglio bene Zoe! Sei la sorella che non ho mai avuto!- Mi abbracciò con tutte le sue forze e si asciugò le lacrime.
 
Capitolo 9.
 
Battei tre volte la testa su quel maledetto libro, mentre imprecavo e dicevo:-Ti odio, ti odio, ti odio!-
-È inutile che continui a imprecare-Disse Veronica, che aveva appoggiato la fronte tra le pagine di quel capitolo noiosissimo.-Ci manca solo qualche pagina da studiare e abbiamo finito.-
-Passami il bicchiere.- Bevvi e il fu come se il mio cervello si rigenerasse. Bere tè mi dava questa sensazione. Mi leccai le labbra e guardai la bottiglia.-Ti amo.- Sospirai.
-Al posto di dirlo alla bottiglia perché non vai a dirlo a mister Tomlinson?-
-Perché ‘Mister Tomlinson’ non mi si caga!-
-Sì invece.- Ne era proprio convinta.
-No.-
-Allora chi è quel figaccio che ti sta fissando da più di mezz’ora?- Corsi alla finestra.
-Perché non me l’hai detto prima?!- Lo salutai con un gesto della mano, lui ricambiò e mi sorrise.
-Io vado a fumare una sigaretta.- Disse Veronica.
-Da quanto fumi?- Chiesi prendendo il mio album da disegno.
-Da due, tre giorni.- Prese il pacchetto e andò in giardino.
“Finalmente soli.” Pensai.
“Messaggiamo un po’?” Scrissi. Lui annuì e prese il cellulare.
‘Ciao!’ scrissi. ‘Ehi, stavi studiando? Ti disturbo?’. ‘Non preoccuparti, stiamo facendo una pausa!’. ‘Ah okay. Ti va di uscire con me stasera?’ Non so quante volte rilessi quel messaggio; il cuore mi stava per uscire dal petto.
-Non ci posso credere!- Riuscii a dire.-Mi ha chiesto di uscire insieme!- ‘Si, tantissimo!’. ‘Okay! Allora ti vengo a prendere stasera alle sette davanti a casa tua.’. ‘Non vedo l’ora! A dopo Lou.’. ‘A dopo dolcezza.’ Ero al settimo cielo. Erano le cinque. Chiamai Veronica e, quando salì, l’abbracciai fortissimo.
-Ehi che ti succede?- Chiese, accigliandosi.
- Louis…mi ha chiesto…- Lasciai la frase in sospeso e mi sedetti sul letto.
-Che ti ha chiesto?!-
-Se mi va di uscire con lui stasera!!!- Iniziai a saltellare per tutta la stanza, con un sorriso da ebete stampato sulla faccia.
-Te l’avevo detto che è pazzo di te!- Mi squadrò da capo a piedi.-Non ci andrai conciata così vero?-
-Certo che no!-
-A che ora ti viene a prendere?- Chiese rovistando nel mio guardaroba. La guardai male.
-Tu come fai a sapere che mi verrà a prendere lui?-
-Mia cara- Sospirò.-Se hai visto tanti film romantici quanti ne ho visti io, saprai certamente che è sempre il ragazzo che va a prendere la ragazza, non viceversa.-
-Non siamo in un film!- La rimproverai.
-Ogni storia d’amore è un film che in alcuni casi finisce bene e in alcuni casi finisce male.- Fece una pausa, poi riprese, mentre prendeva un vestito.-Ricordati sempre una cosa Zoe: non c’è sempre il lieto fine, come capita sempre in quelle stupidissime favole tipo Biancaneve, Cenerentola o la Bella Addormentata.-
-Io odio quelle favole!- Feci una smorfia.-è come se per tutta la vita una ragazza dovesse aspettare il suo “Principe Azzurro” e poi dovesse dipendere da lui per qualsiasi cosa!-
-Ben detto sorella!-
-Io non voglio il principe azzurro, voglio solo trovare la persona giusta. E prima di fare cazzate, tipo mettermi con un ragazzo e poi scoprire che è un deficiente, è meglio che rifletta.-
-Ora però basta chiacchiere, scegli un vestito, poi io ti trucco!- Mi fece l’occhiolino.
-Okay, mettiamoci al lavoro!-
 
Capitolo 10.
 
Alle sette in punto suonò il campanello.
-È lui!- Urlai facendo sobbalzare Veronica.
-Finito.- Dichiarò lei e mi diede uno specchio.
-Bravissima Vè!-
-Grazie, sei bellissima!-
-Grazie.- Le diedi un bacio sulla guancia.-Sono in debito con te.-
-Non preoccuparti, ora vai dal tuo Lou.-
-Non è il “mio” Lou, non stiamo insieme!- Presi la borsa.-Ti voglio bene!- Dissi mentre scendevo le scale.
-Anch’io!- Arrivai al piano di sotto e lo vidi. Era stupendo: con i capelli scompigliati, una giacca che copriva una maglietta semplice, un po’ scollata, che lasciava intravedere un tatuaggio, i jeans strappati e un paio di scarpe bianche.
-Ciao principessa.- Mi sorrise. Avevo le farfalle nello stomaco.
-Ciao.- Ricambiai il sorriso e lo raggiunsi. Salutai la mamma e chiusi la porta.
Indossavo un vestito molto leggero, senza spalline, avevo dimenticato il copri spalle e un’arietta fredda mi tormentava le braccia. Starnutii.
-Hai freddo?- Chiese preoccupato.
-Un po’.-
-Tieni, io sto bene anche senza.- Mi porse la giacca.
-Grazie.- Quando la indossai sentii prima tanto calore, poi un profumo delicato.
-Ora stai meglio?-
-Si grazie. Dove andiamo?-
-In un ristorante molto carino.-
-Quanto manca per arrivarci?-
-Poco.- Si limitò a rispondere.
-Okay.- Mi mise il braccio sulle spalle, dietro a collo. Io gli misi il mio intorno alla vita e appoggiai la testa sulla sua spalla. Sembravamo due fidanzati.
Dopo qualche minuto arrivammo davanti a un ristorante davvero molto carino. Entrammo e un cameriere ci condusse a un tavolo apparecchiato per due, con una candela accesa al centro.
Appesi la giacca e la borsa alla sedia e mi sedetti.
-Dì la verità, avevi prenotato il tavolo ieri e l’hai fatto preparare in questo modo, vero?- Sorrise.
-In effetti è la verità, ti piace?-
-Certo, è tutto molto romantico. Io adoro le cene romantiche!-
-Sono contento.- Mi prese la mano e ci guardammo negli occhi.
Il cuore mi batteva all’impazzata. Arrivò il cameriere.
-Volete ordinare?-
-Una margherita.- Dissi.
-Anche per me.-
-Da bere?- Chiese il cameriere, mentre scriveva su un taccuino.
-Una bottiglia di Coca-cola.- Disse Lou. L’uomo si allontanò.
-Parliamo un po’.- Fece una pausa.-Di te.-
-Okay, chiedimi tutto quello che vuoi!-
-Quanti anni hai?-
-Diciassette.-
-Ventuno.- Disse, tranquillo.-Sei mai stata fidanzata?-
-Ehm…no.- Mentii.
-Io sì, alle elementari!- Mi scappò una risatina.
-Colore preferito?-
-Blu.-
-Rosso.-
-Strumento preferito?-
-Chitarra e pianoforte.-
-Anch’io li adoro!-
-Cantante preferito?-
-Il grande Robbie Williams.- Dissi, con un gesto solenne.
-Piace molto anche a me.-
Continuammo a parlare e a scherzare fino a quando non arrivarono le pizze. Le divorammo, pagammo e uscimmo dal ristorante.
 
Capitolo 11.
 
Camminammo per qualche minuto e ci fermammo in un bar, lì comprammo due lattine di tè. Poi Lou iniziò a fare una serie di battute, una più idiota dell’altra, e ridevamo sempre più forte.
Purtroppo arrivò mezzanotte e lui propose:
-Senti principessa, vorrei farti visitare casa mia. Che ne dici?-
-Okay.- Sorrisi.
-Mi piaci ancora di più quando sorridi.- Io arrossii e gli diedi un bacio sulla guancia. Lui ricambiò.
 
Quando arrivammo davanti a casa sua non vedevo l’ora di entrarci. Finalmente aprì la porta e accese la luce.
-Et voilà!- Disse facendo un gesto con la mano.
-Wow! È stupenda!- Iniziai a guardarmi intorno.
-Grazie.- Facemmo un giro turistico della casa e alla fine arrivammo alla sua camera da letto.
-Carina! Amo l’azzurro.- Era grande e accogliente, piena di poster, con un armadio enorme e dei peluche sul letto.
-Oh, che dolci questi peluche!- Esclamai prendendone uno.
-Mi piacciono. Non riesco a separarmene. Mi ricordano la mia infanzia.- Ne prese uno anche lui:-‘Ciao sono Kevin, lui è James e lui è Black. Piacere di conoscerti!’- Disse muovendo le zampe dell’orsetto e facendo una voce strana.
-Ciao Kevin, io sono Zoe!- Non riuscimmo a trattenere una risata, che durò vari secondi.
-Sei troppo divertente, Lou!- Lui smise di ridere e mi guardò negli occhi con tenerezza.
-E tu sei troppo stupenda, Zoe.- Mi accarezzò il viso e si avvicinò lentamente. Non volevo fare la ragazza facile. Mi scansai, gli diedi un bacio sulla guancia e sorrisi.
-So che le tue intenzioni erano diverse, ma è troppo presto. Credimi, tu mi piaci tanto, ma dobbiamo conoscerci meglio.-
-Come vuoi.- Disse facendo l’offeso.
-Mi hai detto che hai una terrazza. Mi ci porti?- Proposi per cambiare argomento.
-Okay.- Sorrise e mi prese per mano.-Vieni con me.-
Salimmo qualche scalino e raggiungemmo la terrazza.
-Mio Dio! È meravigliosa!- Non era molto grande, ma offriva una vista di Londra pazzesca. Ammirai il panorama per qualche minuto, appoggiata alla ringhiera del balcone. Sentii Lou che si avvicinava, ma non mi girai. Lentamente avvolse le braccia intorno alla vita.
-Non posso baciarti, ma almeno posso abbracciarti?- Mi sussurrò.
-Ehm...certo..- Mi strinse leggermente più forte.
-Londra è stupenda.- Annuii. –Proprio come te.-
-Che dolce!- Dissi dandogli un bacio sulla guancia.
Restammo su quel terrazzo a chiacchierare, sempre abbracciati, non so per quanto tempo.
 
Capitolo 12.
 
La mattina dopo mi svegliai nel letto di Louis, ancora con i vestiti addosso, guardai l’orologio. Erano le sette. Mi alzai come un fulmine.
-Oh mio Dio! Io devo andare a scuola!- Louis arrivò di corsa.
-Che succede Zoe?-
-Devo andare a scuola e non ho dei vestiti decenti da mettermi!-
-Posso prestarti i miei se vuoi.- Lo abbracciai forte.
-Grazie Lou!-
-Figurati.- Mi diede una maglietta e un paio di pantaloni.
-Okay, ora mi cambio.-
-Io ti aspetto fuori, poi andiamo a prendere lo zaino e ti accompagno a scuola.-
-Sei un tesoro!- 
-Anche tu.- Sorrise e se ne andò.
Mi cambiai lentamente, uscii dalla camera e lo raggiunsi al piano di sotto.
-Sei stupenda anche vestita da maschio.- Mi diede un bacio sulla fronte. Ero tutta rossa.
-Grazie.- Lo guardai negli occhi. Stavamo quasi per baciarci, ma feci come la sera prima.
-Ora andiamo a prendere lo zaino.- Dissi avviandomi verso la porta.
-Okay. Però prima prendiamo la macchina.- Prese un mazzo di chiavi e mi raggiunse. Quando aprì il garage rimasi senza fiato. Era una Ferrari rossa e luccicante, intuii che era stata lucidata di recente.
-Tu…mi porterai…a scuola…con questa meraviglia?!-
-Certo!- Rispose aprendo lo sportello.-Dai sali.-
Senza dire una parola aprii lo sportello e mi sedetti sul sedile. All’interno era tutta nera, con il simbolo della Ferrari sul volante. Chiudemmo gli sportelli.
-Si parte.- Infilò la chiave e uscì dal garage. Dopo qualche secondo arrivammo davanti casa mia, scesi e bussai.
-Tesoro! Ero in pensiero!- Mia madre aprì e mi abbracciò forte.
Poi vide l’auto e Louis la salutò:-Buongiorno signora!-
-L’hai conosciuto!- Disse facendo un gesto con la mano a Lou.
-Si, è dolcissimo. Potresti darmi lo zaino?-
-Arriva subito!- Rispose con un sorriso. In pochi secondi tornò e mi porse lo zaino.
-Grazie, a dopo.- Le diedi un bacio sulla guancia. Lei ricambiò e mi salutò. Risalii in macchina e guardai l’orologio.
-Sono quasi le otto!- Esclamai.
-Allora partiamo subito!- Partì e in pochi minuti fummo davanti a scuola.
-È il momento di salutarci, ti vengo a prendere io.- Lo abbracciai.
-Ti voglio bene! A dopo.- Mi diede un bacio sulla guancia.
-A dopo principessa.- Uscii dall’auto, ma prima di andare a scuola mi voltai e lo baciai a mia volta. Quando mi girai verso l’entrata della scuola, vidi che tutti erano girati verso di me e mi guardavano con delle facce stravolte, in silenzio. Poi distolsero lo sguardo e si misero a chiacchierare. Veronica corse verso di me e mi abbracciò.
-Buongiorno Vè!-
-Buongiorno Zoe! Devi raccontarmi tutto.- Disse eccitata.
-Ti dico solo che ha cercato di baciarmi due volte e che ho dormito a casa sua.- Lei spalancò gli occhi.
-Che avete fatto tutta la notte?-
-Siamo stati abbracciati sulla sua terrazza fino alle due, poi siamo andati a dormire.-
-E non avete fatto niente?!-
-Non mi ha nemmeno sfiorata. Con i vestiti mi sono addormentata e con i vestiti mi sono svegliata.-
-Neanche un bacetto?-
-Non sai quanti ce ne siamo dati sulla guancia.-
-Cosa?!- Spalancò ancora di più gli occhi.
-Hai capito benissimo!- Suonò la campanella.-Ti racconto tutto oggi pomeriggio, vieni a casa mia alle quattro.-
-Okay!- Entrammo e ci avviammo nelle nostre classi.
 
Le ore passarono velocemente e l’interrogazione andò molto bene. Finalmente uscimmo da quella specie di carcere e vidi subito l’auto di Lou parcheggiata a pochi metri dall’ingresso della scuola. Lui era all’interno, col finestrino, abbassato che mi cercava con lo sguardo. Gli corsi incontro e lo salutai con il solito bacio sulla guancia. Lui sorrise.
-Ciao principessa!-
-Ciao Lou!- Dissi salendo in macchina. Appoggiai, anzi, buttai lo zaino sui sedili dietro e sbuffai.
-Com’è andata la scuola?-
-Bene, non mi lamento.-
-Okay. Oggi pomeriggio sei libera?-
-No, studio con Veronica.- “Vuole un altro appuntamento!” pensai.
-E stasera?-
-Si!-
-Allora ti passo a prendere io alle otto!- Disse allegro.
-Okay, stasera dove mi porti?-
-Sorpresa.- Mi fece l’occhiolino.
-Okay.- Quando arrivammo a casa non volevo scendere.
-Siamo arrivati.-
-Vorrei stare con te per sempre.- Dissi senza riflettere. Mi girai verso di lui e vidi che era tutto rosso. Diventai rossa anch’io. Mi guardò per qualche istante.
-Dai abbracciami.- Disse infine. Lo strinsi forte e quando fu il momento del solito bacio sulla guancia, lui mi diede il primo bacio sulle labbra della mia seconda relazione. Fu un attimo, ma fu magico.
-Scusa ma ora devo andare.- Farfugliai mentre prendevo lo zaino.-A stasera.- Lui annuì. Chiusi lo sportello e corsi verso casa.
 
Capitolo 13.
 
Erano le quattro meno un quarto. Non vedevo l’ora di abbracciare Veronica e raccontargli tutto. Camminavo su e giù per la mia camera, con un sorriso da ebete stampato sulla faccia, mentre mi contorcevo le mani. Ripensai al bacio tra me e Lou. Decisi di mandargli un messaggio:”Il bacio di oggi è stato stupendo…anche se è durato un secondo!” Dopo pochi secondi rispose:”Si, hai delle labbra stupende!”. “Grazie, anche tu.” Sentii la porta che si chiudeva. “Scusa ma ora devo andare, ci vediamo stasera!”
“A stasera principessa!”. Vidi Veronica che saliva gli ultimi scalini. Appena entrò ci salutammo e corsi ad abbracciarla.
-Ho un sacco di cose da raccontarti!- Esclamai, sedendomi sul letto. Mi guardò negli occhi, seria.
-Avanti parla!-
-Okay, da dove comincio?-
-Da quando sei uscita di casa ieri sera.-
-Va bene: abbiamo camminato un po’ e io ho iniziato a starnutire. Lui mi ha dato la sua giacca e l’ho messa sulle spalle…- Le raccontai tutta la serata nei minimi dettagli.
-Wow, ha tre anni più di te!-
-Sì, sinceramente la cosa mi piace. È più maturo.-
-Ah…senti Zoe, devo chiederti un favore.- Abbassò la testa.
-Tutto quello che vuoi!-
-Ehm…domani sera Harold dà una festa a casa sua e mi ha invitato, mi daresti una mano a prepararmi?-
-Certo cucciola!- La abbracciai.-È la tua occasione!-
-Ti voglio bene!- Sorrise.
-Anch’io!- Mi morsi il labbro.-Vè, devo dirti ancora una cosa…-
-Cosa?-
-Ehm…oggi Lou è venuto a prendermi e quando siamo arrivati davanti casa io, senza riflettere, ho detto:-Vorrei stare con te per sempre.- e lui, al posto di salutarmi con il solito bacio sulla guancia, mi ha dato un bacio a stampo sulle labbra!-
-Devi imparare a essere più impulsiva! Stai sempre a riflettere su cosa fare, impara a buttarti cazzo!- Si interruppe e mi guardò, facendo una smorfia.-Hai diciassette anni Zoe! Non dodici.-
-Hai ragione.- Ammisi, a testa bassa.
-Lo so.- Si aggiustò i capelli.
-Modesta la ragazza!- Esclamai, ironica. Rise e si buttò sul letto.
-Stasera esci con Tomlinson o vieni a casa mia?- Chiese, speranzosa.
-Mi dispiace, esco con Louis!-
-Okay, allora ti aiuto a prepararti! E non ti azzardare a dirmi cose del tipo:-Sono in debito con te.-, perché ti ammazzo!-
-Grazie!- la abbracciai fortissimo. Studiammo fino alle sei e mezza, poi chiacchierammo un po' e si fecero le sette.
-è ora di prepararsi! Prima scegli un vestito.- indicò l’armadio.
-Voglio vestirmi semplice stasera.-
-I vestiti da sera sono molto romantici, ma fa come vuoi.- Disse, un po’ delusa. Scelsi una canotta ricamata dietro, un giubbino di pelle, un paio di jeans strappati e le mie converse blu.
Quando li indossai, mi squadrò.
-Trasgressiva la ragazza!- Commentò, poi aggiunse:-Ora passiamo al trucco.-
-Non vedevo l’ora!- Dissi, eccitata.
-Ci vorranno giusto due ore.- Disse, tranquilla.
-Tutto il tempo che vuoi!- Da quel momento non aprii bocca fino a quando non finì; mi truccò con l'ombretto azzurro, la matita blu, il mascara e del lucidalabbra.
 -Mio Dio, sei stupenda!- Disse guardandomi il viso.
-Grazie a te! La migliore amica del mondo!- La abbracciai.
-Non andrai a un appuntamento con i capelli legati, vero?-
-Okay, mi scioglierò i capelli, ma a una condizione.- Veronica si mise le mani sui fianchi e sbuffò.-Che mi pettini io!-
-Lo sapevo, hai dei capelli stupendi e non posso nemmeno pettinarti!- Mise il muso, fingendosi offesa. Mi pettinai in pochi minuti.
-Posso passarti la piastra?- Fece la faccia da cucciola.
-Va bene.- Dissi con rassegnazione. Suonò il campanello.
-Oddio sono già le 8.00?- Chiesi cercando il cellulare.
-Sì.- Affermò lei, illuminando lo schermo del suo cellulare.
-Trovato! Vè, ora devo andare, ci vediamo domani! Grazie per tutto!- La abbracciai.
-Divertiti.- Mi sorrise. Scesi le scale e lo vidi: stupendo come ieri sera, con una maglietta a righe, una giacca color crema, con un fazzoletto nero nel taschino, un paio di pantaloni blu scuri e le scarpe bianche. Lo contemplai per qualche istante, mentre parlava con mia madre. Alzò lo sguardo e mi vide. Mi fece un sorriso meraviglioso, io ricambiai e lo raggiunsi.
 
Capitolo 14.
 
-Allora il bacio ti è piaciuto?- Chiese Lou, una volta fuori dalla porta. Io arrossii.
-Beh, sì.-
-Avrei potuto fare molto meglio, ma tu hai detto che è troppo presto, quindi mi sono limitato a un piccolo, innocente, dolce, bacio a stampo!- Disse gesticolando.
-Intanto ho dato il primo bacio!- “Che cazzo stai dicendo? Non ti ricordi quanti baci hai dato a quello stronzo?”
-Errore, TI ho dato il primo bacio; se non ti avessi baciato io tu non l’avresti mai fatto!-
-Sì, invece!- Risposi, sicura.
-Ah, sì. Dimostramelo!- Si mise davanti a me.
-Dimostrarti cosa?-
-Che anche tu puoi baciarmi, senza che io prenda l’iniziativa!- Attese qualche istante.-Sto aspettando.- Disse, in modo dolce.
-Okay, ci provo.- Mi avvicinai lentamente a lui, chiusi gli occhi e gli diedi un piccolo, delicato bacio sulle labbra.
-Non era il bacio che mi aspettavo.-
-Senti, io non so baciare!- Ammisi, con un po’ di vergogna. Harold diceva che baciavo bene, io non ci avevo mai creduto. 
-Posso insegnarti?-
-Insegnarmi?!- Chiesi, accigliandomi.
-Sì.-
-Aspetta, ci devo pensare.- Dissi e, dopo qualche istante risposi:-Okay, ma sono una frana!-
-Allora, devi avvicinarti, lentamente, alla persona che vuoi baciare; poi gli accarezzi il viso e infine…- Eravamo vicinissimi, il cuore mi batteva a mille. “Bacialo!” Mi dissi. Mi avvicinai ancora di più e lo baciai. Ma non fu un bacetto a stampo, fu un bacio vero. Mentre ci baciavamo, lui mi stringeva forte e io gli tenevo le braccia avvinghiate al collo. Quando ci staccammo lui sorrise e disse:-Bravissima, ora hai dato il tuo primo bacio.-
-Grazie, anche tu non sei male!- Gli accarezzai i capelli.-Posso baciarti un’altra volta?-
-Certo…- Lo baciai appassionatamente. Dopo molti secondi mi staccai.
-Devo chiederti una cosa.- Dissi, ancora avvinghiata a lui.
-Chiedi tutto quello che vuoi!-
-Noi ora cosa siamo?- Avvicinò la sua fronte alla mia, e, quando si toccarono, chiese:-Zoe, vuoi essere la mia ragazza?- Gli diedi un piccolo bacio a stampo stavolta.-Sì.- Risposi e ci abbracciammo forte. Mentre eravamo abbracciati disse:-Ti amo.- Lo strinsi leggermente più forte a me:-Anch’io, Lou!- Gli sussurrai.
-Facciamo una passeggiata?- Propose e mi strinse la mano.
-Okay. Senti Louis, ora che siamo fidanzati, posso darti un soprannome?- Chiesi, timidamente.
-Va bene, a te la scelta!- Disse, allegro.
-Allora: Cucciolo, no, Orsetto, no, Tigrotto, no…- Iniziai a sparare tutti i nomignoli possibili, uno più stupido dell’altro. Louis rideva sempre di più.
-Che ne dici di…- Disse, tra una risata e l’altra.-Di Carotina?-
-Mmh…carino, dolce, semplice…okay, carotina mia!- Poi mi accigliai.-Come mai?- Chiesi.
-Mi piacciono le carote!- Disse con un’alzata di spalle.
-Anche a me!- Sorrisi.-Okay, sono le dieci.- Dissi, guardando l’orologio.-Dove mi porti?- Mi strinse la mano.
-Chiudi gli occhi.- Li chiusi e iniziammo a camminare.
-Siamo arrivati?- chiesi impaziente, dopo alcuni minuti.
-Ancora qualche istante.- Sentenziò lui, dolcemente.
-Okay, carotina mia!- Lo sentii trattenere una risata. Dopo aver camminato ancora un po’, si fermò di colpo.
-Ora apri gli occhi.- Quando li aprii vidi l’ingresso di un parco, il mio parco preferito.
-Richmond Park!- Esclamai.-Louis, ehm, chiude al tramonto.-
-Sei mai stata in un parco di notte, stesa a terra, a guardare le stelle?- Chiese, mentre studiava il cancello, ovviamente chiuso.
-No.- Lo guardai male.-Non vorrai mica entrare di nascosto?-
-Beh, sì.- Disse, iniziando a scalare il cancello.
-Lou, dai non fare scemenze!- Troppo tardi. Era già dall’altra parte.
-Dai, entra.- Guardai il cancello. Non ero molto agile.-Se entri ti do un bacio che ricorderai per tutta la vita.- Aggiunse.
-Okay.- Dissi, goffamente scalai il cancello e lo scavalcai, giunsi dall’altra parte e finalmente, appoggiai prima un piede, poi l’altro a terra. Mi pulii i vestiti, leggermente impolverati. Neanche il tempo di girarmi verso Louis, che già mi aveva messa con le spalle al muro. Iniziò a baciarmi appassionatamente. Solo dopo molti istanti si staccò per riprendere fiato. Appoggiò la sua fronte sulla mia, mi sfiorò la guancia con le nocche e mi cinse la vita con la mano libera. Ci guardammo negli occhi per qualche minuto. Sembrava che il tempo si fosse fermato, eravamo lì, solo io e lui, totalmente soli, stretti l’uno all’altra. Nessuno mi aveva mai amata così tanto. Nemmeno mia madre. Lo so, è strano, essere amata di più dal fidanzato, che dalla madre. Ma la mia vita era proprio così:strana. Ma, ora che una persona di cui potevo fidarmi totalmente, una persona che mi donava più affetto di qualsiasi altra, era entrata nel mio cuore, tutto sembrava più facile e mi sentivo sempre più felice.
-Vieni.- Sussurrò e mi riportò alla realtà.
Mi strinse la mano, intrecciano le sue dita con le mie, mi condusse in mezzo all’erba e si sedette. Io feci lo stesso.
-Stenditi.- Disse guardando il cielo.
-No, prima tu.- Risposi, guardandolo male.
-Okay.- disse tranquillo. Si stese e anch’io feci lo stesso.-Non sono pervertito, non preoccuparti.- Aveva intuito ciò che pensavo.
-Chi ha detto che sei pervertito?- Chiesi, curiosa della sua risposta.
-Beh, ti ho detto di stenderti, tu hai detto che dovevo stendermi prima io, perché ovviamente pensavi che ti sarei saltato addosso, avendo voglia di…-
-Ho capito, non lo sei.- Tagliai corto guardandolo.
-Tranquilla, è normale. Ora però zitta e goditi il cielo.-
-Okay, capo!- Sorrise. Di conseguenza sorrisi anch’io.
Il cielo era stupendo. Sereno e pieno di stelle. Mi misi di fianco e appoggiai la testa sul suo petto. Aveva il battito regolare, lui mi cinse le spalle con il braccio e mi baciò sulla fronte. Dopo un po’ mi addormentai, cullata dal suo respiro e dai battiti del suo cuore.
 
Capitolo 15.
 
La sera dopo raccontai tutto a Veronica, che rimase senza fiato.
-L’hai, anzi, ti ha baciato appassionatamente ben tre volte!- Fece un sospiro.-Che dolce! Vorrei che Harold facesse lo stesso stasera.- Abbassò la testa.
-Non preoccuparti. Sarai stupenda, grazie alla sottoscritta!- Mi sedetti vicino a lei, sul letto.-Anzi, tu sei già stupenda così, senza trucco! Dovrebbe capirlo quel defi…- Poi ripensai a quello che stavo per dire.-Quel dolcissimo ragazzo!- Sorrise.”Lo odio!” Pensai.
-Bene, è ora di prepararsi! Sono le sette meno un quarto e tu devi essere a casa sua per le otto. Quindi siediti qui.- Presi una sedia, poi aggiunsi:-E lasciami lavorare.- Lei era eccitatissima e io la truccai come meglio potevo.
 -Sei stupenda!- Lei si guardò allo specchio.
-Bravissima Zoe!- Mi strinse a sé.
-Grazie.- Dissi, soddisfatta. Guardai l’orologio.-Sono le sette e mezza.- Proclamai. Iniziai a rovistare nel mio armadio e tirai fuori un piccolo vestito nero, stile impero, con delle pieghe sulla gonna, che arrivava fino al ginocchio.
-Mettilo.- Dissi e glielo porsi.
-Non posso accettare.- Lo respinse.
-Certo che puoi, mettilo!- Insistetti.
-Okay, lo faccio per te.- Sorrisi. Quando lo indossò rimasi a bocca aperta.
-Ti sta benissimo! Harold impazzirà.- Esclamai, squadrandola. Lei arrossì.
-Grazie.- Mormorò.
-Ora vai, sono le otto meno dieci. Meglio che ti avvii!-
-Casa sua è a dieci minuti da qui, sarò giusto in tempo.- Mi abbracciò.-Grazie di tutto, sei proprio una vera amica.- Le sorrisi.
 
Capitolo 16.

Stavo camminando per strada e mi stavo dirigendo verso la casa di Harold. Non mi sembrava vero che mi avesse invitata a una delle sue famosissime feste. Io lo amavo tanto, ma lui non sapeva niente. Amavo i suoi ricci, il suo sorriso splendido, le sue fossette e, soprattutto, i suoi occhi. Quando, il giorno del mio compleanno, il mese scorso, trovai una rosa rossa nel mio armadietto, all’inizio ero confusa, ma poi, quando lessi il biglietto, divenni la ragazza più felice della scuola:”Alla ragazza più romantica e carina della scuola. –Harold-“
Finalmente, dopo qualche minuto, raggiunsi casa sua:grande, con un giardino molto curato, in cui si trovava una piscina molto larga. Un tavolo con delle bibite e schifezze varie, si trovava nel prato, vicino alla casa.
-Ecco la prima invitata!- Vidi Harold che mi veniva incontro. Smisi di guardarmi intorno e avvampai. Portava una camicia bianca, leggermente sbottonata, che lasciava intravedere il tatuaggio che aveva sul petto, un paio di pantaloni neri e le sue Converse bianche. Sorrideva e, come al solito, era perfetto.
-Dai, entra!- Disse, allegro. Io lo seguii e mi fece entrare.
-Che bella casa.-
-Grazie.- Mi squadrò.-Wow! Sei, bellissima Vè!- Io divenni ancora più rossa.
-Grazie.- Dissi, timidamente.
-Ti mostro casa mia!- Mi prese la mano. Io la strinsi delicatamente. Al piano di sopra c’erano moltissime porte. Quando finimmo di visitare tutte le stanze, tornammo al piano di sotto. Lui mi stringeva ancora la mano, ma ora ero molto meno tesa di prima. Ci sedemmo sul divano e iniziammo a chiacchierare. Dopo un po’ arrivarono tutti gli altri invitati, fino a quando la casa non fu piena di gente che ballava, discuteva o beveva. Le luci erano spente e una palla luccicante era appesa al soffitto. Sembrava proprio una discoteca. Decisi che uno spuntino non mi avrebbe fatto male e mi diressi in giardino. Arrivata al tavolo, divorai qualche schifezza e mi trovai di fronte Harold.
-Devo dirti una cosa.- Mi sussurrò all’orecchio.
-Okay, dimmi.- Dissi, tranquilla. Mi prese per mano e mi portò in un posto nascosto del giardino.
-So che posso sembrare un coglione pervertito.- Iniziò.-Che non sa far altro che portarsi a letto quelle che gli sbavano dietro, o…- Non lo lasciai finire.
-Per me non lo sei e non lo sei mai stato.- Mi bloccai per qualche istante, poi continuai.-A me piaci così come sei. Ecco, è da tempo che volevo dirtelo. So che ci sono ragazze più belle di me, ma…- non so dove trovai tutto quel coraggio, ma lo dissi.-Io ti amo e ti ho sempre amato.- Lui mi accarezzò il viso e mi sorrise con tenerezza. Si avvicinò lentamente e le nostre labbra si toccarono, prima dolcemente, poi con foga. Quel bacio in una parola? Indimenticabile. Quando si staccò da me, mi guardò dritta negli occhi e si morse il labbro.
-Puoi restare anche dopo la festa?- Chiese.
-Sì.- risposi timidamente.
-Okay, allora a dopo bellissima.- Mi diede un piccolo bacio a stampo e si allontanò da me. Ero euforica. La prima cosa che feci, fu mandare un messaggio a Zoe. Le scrissi:”H mi ha baciata, un bacio stupendo!” Mi rispose quasi subito:”Wow, che bello! Ma fa’ attenzione a lui. Lo conosco bene, può sembrare dolce, ma resta sempre uno stronzo.”. “Okay, farò attenzione.”. “Scusa ma ora ho da fare, ci sentiamo domani!”. “A domani.”.
Verso mezzanotte e mezza la casa iniziò a svuotarsi e all’una anche gli ultimi invitati se ne andarono. Io rimasi lì e dopo qualche istante mi alzai dal divano, dirigendomi verso la piscina; mi inginocchiai sull’erba umida e immersi una mano nell’acqua tiepida. Iniziai a muoverla, formando delle piccole onde. Harold si sedette a fianco a me, a gambe incrociate.
-Che bello il silenzio.- Esordii fissando l’acqua.
-Già, quasi quanto te.- Io sorrisi, imbarazzata. Lui mi fissava con un sorriso dolce stampato sulle labbra. Gli passai la mano bagnata tra i ricci.
-Ora sei ancora più stupendo di prima.- Dissi mettendomi seduta con le ginocchia al petto. Lui guardò il suo riflesso.
-Sì, hai ragione.-
-Modesto il ragazzo.- Scoppiammo a ridere. Dopo qualche secondo smise e si avvicinò lentamente a me. Ci baciammo di nuovo, ma questa volta il bacio fu più intenso. Appoggiai la schiena a terra. Lui era sopra di me. Mi resi conto che forse stavamo esagerando e mi staccai di colpo. Lo guardai: era ancora più sexy con i capelli bagnati.
-Che c’è?- Chiese.
-Non sono pronta.- Ammisi, senza giri di parole.
-Non ne avevo nessuna intenzione.-
-Ah, okay.- Sorrise dolcemente e io ricambiai.
-So che in questa posizione potresti intendere il contrario, quindi se vuoi possiamo andare sul divano.- Propose.
-Va bene.- Mi strinse la mano e mi condusse in casa. Si sedette sul divano e mi fece segno di sedermi a fianco a lui. chiacchierammo un po'. Ad un tratto disse:-Devo farti sentire una cosa.- Mi alzai e lui fece lo stesso.
-Cosa?- Chiesi incuriosita. Non rispose e continuò a salire le scale. Aprì la porta della sua camera da letto. Feci un passo indietro. Mi fece segno di entrare, notando la mia indecisione. Entrai lentamente, quasi senza fare rumore, a ogni passo mi guardavo intorno.
-Siediti.- Disse, facendomi posto sul letto.
-O-okay.- Mi sedetti e lui prese la chitarra. Io rimasi in attesa. Iniziò a cantare. Aveva una voce meravigliosa:dolce, profonda, indimenticabile. Non avevo mai sentito quella canzone, poi capii il perché quando smise di suonare.
-L’ho scritta io. Solo la persona a cui l'ho dedicata l'ha scoltata.-
-È stupenda, meravigliosa, dolce, romantica. La canzone più bella che abbia mai sentito. Hai una voce incredibilmente stupenda.- Dissi tutto d’un fiato, fissandolo. Alzò la testa e mi sorrise. Era tutto rosso e le sue fossette erano ancora più carine del solito. Sorrisi anch’io e rimanemmo in silenzio. Mi avvicinai lentamente a lui e lo baciai delicatamente sulle labbra. Poi mi ritrassi. Lui appoggiò la chitarra e mi abbracciò. 
 
 
-A chi l'hai dedicata?- Chiesi, mentre camminavamo. Harold aveva insistito ad accompagnarmi a casa.
-Non posso dirtelo...- Rispose, a testa bassa.
-Ah...un piccolo indizio?-
-è una ragazza che mi fa sentire speciale...e anch'io facevo sentire spaciale lei...-
Non mi venne in mente niente.-La conosco?-
-Ehm...non credo.- Quando arrivammo a casa mi salutò e se ne andò. Sembrava molto turbato.
 
Capitolo 17.
 

Veronica era alla festa e mia madre non c’era. Lo chiamai senza esitazione.
-Ciao principessa!- Mi salutò Lou, allegro come al solito.
-Ciao Lou! Senti: io non ho niente da fare, sono a casa da sola e mi sto annoiando a morte. Mi faresti un po’ di compagnia?-
-Certo. Sono a casa tua tra cinque minuti.-
-Okay, ti amo.-
-Anch’io amore.-
Mi vestii in fretta, mi truccai leggermente e quando fui pronta suonò il campanello. Aprii e lo vidi.”Si può essere più perfetti di così?” pensai.
-Ciao amore.- Dissi e lo baciai sulle labbra. Aveva le mani dietro la schiena.-Cos’hai lì dietro?- Chiesi curiosa.
-Questo.- Rispose e mi porse una scatolina rettangolare. La aprii e rimasi senza fiato.
-È stupenda!- Lo abbracciai.
-Così non ti scorderai mai di me.- Era una collana con la sua iniziale, con dei piccoli diamanti del colore dei suoi occhi.
-Nessuno mi ha mai fatto un regalo del genere!- Esclamai, mentre mi metteva la collana.-Sei la persona più dolce del pianeta!- Sorrise e mi baciò. Alla luce della luna sembrava un angelo; un angelo che mi salverà dalla mia solitudine.
-Sei un angelo.- Dissi, guardandolo.-Molto infantile.- Aggiunsi, ridacchiando. Lui mi prese in braccio: mi ritrovai con la testa sulla sua schiena e le braccia penzoloni.
-Mettimi giù ti prego!- Lo supplicai.
-Sono infantile?-
-No no! Non lo sei!- Mi mise a terra.-Sei il ventunenne più infantile che abbia mai conosciuto!-
-Inizia a correre!- Iniziai a correre, con Louis alle calcagna. Ridevamo come dei matti. Corsi fin quando non fui stanca morta, a quel punto mi fermai. Louis mi strinse da dietro.
-Presa!- Urlò. Avevamo il fiatone e non riuscivamo a calmarlo. Avevo il cuore in gola.-Uh, che corsa. Sei veloce.- Mi voltai e ci guardammo negli occhi. Ci avvicinammo e ci baciammo di nuovo.
Mi spinse delicatamente verso un palo e ci appoggiai la schiena.
-Hey ragazzi!- Era Liam, seguito da Zayn. Proprio in quel momento dovevano arrivare! Louis si staccò dolcemente e li salutò con uno di quei saluti strani che si scambiano di solito i ragazzi. Zayn disse:-Vi abbiamo interrotto?-
-Non preoccuparti, facciamo un giro?- Disse Lou.
-Okay!- Esclamò Liam. Camminammo qualche minuto, mentre i ragazzi scherzavano tra loro, e io non spiccicavo una parola; ero un po’ imbarazzata per prima. Insomma, ci avevano visti mentre ci baciavamo, con la lingua, attaccati a un palo! Louis, invece, era tranquillo. Arrivammo davanti a un bar. Zayn e Liam entrarono, stavo per entrare anch’io, ma Louis mi trattenne fuori.
-Perché non hai detto una parola?- Chiese.
-Mi sentivo un po’ in imbarazzo.-
-Per il bacio?-
-Beh, sì.-
-Dai, non preoccuparti, è tutto a posto.- Mi rassicurò.
-Okay.- Sorrisi e gli passai un mano tra i capelli. I ragazzi uscirono dal locale poco dopo con due gelati.
-Posso?- Chiesi a Zayn, guardando il gelato.
-Certo.- Rispose. Assaggiai un gusto a caso.
-Wow, buono!- Esclamai.
-Sei tutta sporca!- Disse Liam.
-Puoi darmi un fazzoletto?- Chiesi a Louis.
-Ho qualcosa di meglio.- Mi baciò.-Mmh, vaniglia.- Scoppiammo a ridere. A mezzanotte mi accompagnarono a casa tutti e tre. Quando arrivammo Zayn e Liam se ne andarono.
-Finalmente soli.- Disse Lou, con un sospiro.
-Già.- Si avvicinò e mi prese le mani.-Per evitare brutte figure potremmo andare vicino alla porta?-
-Okay.- Dopo qualche passo all’indietro, la mia schiena raggiunse la porta.-Vuoi entrare?-
-Va bene.- Entrammo e Louis iniziò a guardarsi intorno.
-Bella casa.-
-Grazie, è un po’ in disordine.- Dissi, iniziando a salire le scale.-Vuoi salire?-
-Certo.- Arrivata al piano di sopra, mi diressi verso il bagno.
-Fa come se fossi a casa tua.- Chiusi la porta. Uscii poco dopo e lo trovai in camera mia.
-Guarda cosa ho trovato.- Disse mostrandomi un mio reggiseno. Divenni tutta rossa.
-Ehm…sono molto disordinata e…mi sono dimenticata di rimetterlo a posto.- Dissi, più imbarazzata che mai e glielo presi dalle mani.
-Non preoccuparti, siamo fidanzati.-
-Vorrei mettere un po’ di musica, se non ti da fastidio.- Mi avvicinai allo stereo.
-Fai pure.- Le note di she’s the one  rimbombarono nella stanza.-Amo questa canzone.- Commentò.
-È la mia preferita.- Dissi. Gli misi le mani dietro al collo e lui mi strinse a sé, avvolgendomi le braccia intorno alla vita. Iniziò a cantare. Non aveva la voce profonda che hanno di solito gli uomini, anzi, era piuttosto delicata, ma era stupenda. La adoravo. Mentre cantava lo guardavo negli occhi e sorridevo. La sua voce e quella di Robbie si amalgamavano perfettamente, formando una melodia bellissima. Per un attimo mi tornò in mente Harold, mentre cantavamo don’t let me go, ma subito scacciai il pensiero.
 Quando la canzone finì, lo abbracciai.
-Canti benissimo!- Esclamai.
-Grazie. Anche tu non sei male.- Lo baciai, per la quarta volta quella sera, intensamente.
 
Capitolo 18.
 
Arrivò mercoledì e andammo alla palestra in cui ci sarebbe stato l’incontro di Liam. Era molto affollata e, facendoci strada tra la gente che incitava chi l’uno, chi l’altro, raggiungemmo la prima fila. Lo vidi e urlai:-Dai Liam!-. lui si voltò e mi sorrise. Veronica gli fece un gesto con la mano e lui ricambiò. L’incontro durò qualche minuto e, alla fine, Liam vinse.
 
-Grazie per essere venute!- Disse quando uscì dallo spogliatoio. Aveva un cerotto sul sopracciglio.
-Figurati! È stato un piacere.- Disse Veronica, sorridendo.
-Tu sei Veronica, giusto?- Le chiese, squadrandola.
-In persona!- Rispose, stringendogli la mano.
-Sei stupenda.-
-Grazie.- Era arrossita parecchio.
-Facciamo una passeggiata?- Chiesi.
-Okay.- Risposero.
Camminammo per un po’, ridendo e chiacchierando. Era chiaro come l’acqua che Liam ci stava provando con Veronica, e io avevo dimenticato di avvertirlo che era impegnata. Ora quando lo saprà gli si spezzerà il cuore. È talmente dolce che non ci riuscirei a vederlo soffrire. Certo, secondo me Liam è un miliardo di volte meglio di Harold, ma se lei è (perdutamente) innamorata di quello stronzo non posso separarla da lui.
-Hey, ragazzi!- La voce che amavo di più al mondo mi riportò alla realtà.
-Ciao Lou!- Mi si illuminò il viso con un sorriso. Mi avvicinai e lo baciai a stampo sulle labbra. Stavo per allontanarmi, quando mi strinse delicatamente a sé e mi baciò intensamente. Volevo respingerlo, ma ci ripensai, che importava se ci avessero visto.
-Ciao amore.- Mi sussurrò, quando si staccò. Quando mi girai verso Veronica e Liam, vidi l’espressione a dir poco sorpresa di Veronica e capii che forse avevamo un po’ esagerato.
-Vi mancava solo il vecchio palo!- Ridacchiò Liam.
-Aha, divertente!- Dissi, leggermente irritata. Louis, che aveva sentito la battuta, gli diede un pugno sulla spalla.
-Wow…- Commentò Veronica, ancora sconcertata.
-Dai, stiamo insieme, è normale che ci, anzi, che lui mi baci così!-
-Mi hai provocato!- Disse Lou, cingendomi i fianchi con il braccio.
-Scommetto che anche lo Stronzo ti bacia così!- Dissi scherzando.
-Perché lo chiami così?- Disse facendo l’offesa.
-Perché lo è!- Risposi semplicemente.
-Chi è “lo Stronzo”?- Si intromise Liam.
-Harold…e non è uno stronzo!-
-Oh, sì che lo è!-
-Lo conosco.- Disse Liam.
-Mai sentito.- Disse Lou.
-Tesoro, ti sei appena trasferito.- Gli ricordai, sorridendo.
-Perché lo odi tanto? Che ti ha fatto?- Chiese la mia carotina.
-Quando ti lascerò te lo dirò!- Poi aggiunsi.-E siccome non ti lascerò mai, non te lo dirò mai!- Gli feci l’occhiolino. Mi diede un bacio sulla guancia.-Lei è la mia migliore amica, si chiama Veronica. Scusa, avevo dimenticato di presentartela!-
-Piacere.- Disse stringendole la mano.
-Piacere mio.- Disse Veronica, ricambiando la stretta.-Da dove vieni?-
-Doncaster.- Rispose Lou.
-Dicono che è una bella città.- Commentò lei.
-Sì, è un bel posto. Certo, non è Londra, ma si sta bene.- Sorrise.
-Mi piacerebbe visitarla.- Dissi.
-Un giorno ti ci porterò.-
-Che fate stasera?- Si intromise Liam, che fino ad ora non aveva detto una parola.
-Non ho programmi particolari…- Dissi.
-Neanche io.- Disse Louis.
-Io nemmeno.- Disse infine Veronica.
-Che ne dite se prima mangiamo una pizza, poi facciamo un giro sul London Eye?-
-Ottima idea, non ci siamo mai state!- Dissi eccitata. Erano anni che sognavo di andarci.
-Okay, allora ci incontriamo davanti casa tua Zoe alle otto meno venti?- Chiese Liam.
-Va bene.-
-Cercherò di portare anche Zayn.-
-Chi è Zayn?- Chiese Veronica.
-Lo conoscerai.-
-Okay. Posso…-
-Neanche per sogno!- Esclamai, senza lasciarla finire.
-E dai, ti prego!- Fece la faccia da cucciola. Io alzai gli occhi al cielo.
-E va bene.- Dissi sbuffando.
-Ti voglio bene!- Mi abbracciò. Vidi l’espressione interrogativa   sul viso dei ragazzi e spiegai:-Voleva chiedermi se poteva invitare lo stro… Harold.-
-Vi leggete nel pensiero?- Scherzò Louis.
-No, intuito femminile. E poi la conosco troppo bene!-
-Okay.- Guardò l’ora sul cellulare e aggiunse:-Rgazzi, sono le sei e devo fare una cosa importante.- Mi baciò.-A dopo amore.-
-A dopo.-
-Anch’io ho da fare. A dopo ragazze!- Mi abbracciò e diede un piccolo bacio sulla guancia a Veronica.
-A dopo.- Dicemmo.
-Mi accompagni a casa?- Chiesi.
-Certo.- Rispose con un sorriso.
 
-Comunque Liam è cotto marcio di te.- Dissi, dopo qualche minuto di silenzio.
-L’ho notato. Mi dispiace deluderlo, ma sono fidanzata.-
-È molto dolce e sensibile…state bene insieme ed è molto meglio di Harold…purtroppo se ti sei scelta uno stronzo come fidanzato, non posso farti cambiare idea.- Dissi sconsolata.
-Già. Tu e Louis state bene insieme.-
-È il ragazzo più dolce, carino, affettuoso e divertente della Terra!- Sospirai.-Lo amo.-
-Si vede! Sono felice per te.- Sorrise e io ricambiai.
 
Capitolo 19.
 
Alle otto meno venti, non un minuto in più né un minuto in meno, suonò il campanello. Andai ad aprire e mi trovai davanti le persone più speciali che avessi mai conosciuto, ad eccezione di una. Era inconfondibile: ricci castani, messi di lato, occhi verdi, sorriso beffardo stampato in faccia. Mi sforzai di sorridere, concentrandomi sugli altri. Mi chiusi la porta alle spalle e abbracciai prima Veronica, poi Louis. Lo baciai e iniziammo a camminare. Trovammo un pub e occupammo un tavolo. Dopo qualche minuto mi diressi in bagno. Harold mi seguì.
-E così hai il fidanzato.- Esordì bloccandomi con le spalle al muro.
-Sì, qualche problema?- Risposi, acida, cercando di liberarmi.
-Sì. Eravamo fidanzati.- Rispose, cercando il mio sguardo.
-Giusto, eravamo.- Dissi.-E a qualcuno qui piace andare a puttane!-
-Io ti amavo.- Mi costrinse a guardarlo.-Ti amo, pensi che mi sia messo con Veronica perché la amo? Io volevo solo cercare di riavvicinarmi a te!-
-Bastardo! Credi che le ragazze siano degli oggetti con cui divertirsi? Credi che non sappia quanto hanno sofferto Jenny, Meg, Hanna o…- Abbassai la testa e mi scese una lacrima, che asciugai subito. Non volevo mostrarmi debole, soprattutto con lui.-Io. Tu non sai nemmeno cosa significhi soffrire, hai sempre tutto quello che vuoi…fino a due mesi fa ti credevo la persona più speciale che avessi mai conosciuto…ora ti considero il più grande stronzo, idiota, coglione sulla faccia della Terra!- Mi ero sfogata. Ma non mi sentivo meglio, volevo solo cadere tra le braccia di Louis.
Eravamo lì, immobili, io avevo trovato il coraggio di guardarlo negli occhi. I miei erano pieni di lacrime che minacciavano di uscire da un momento all’altro. Si avvicinò lentamente, mi fece una carezza e in un attimo le nostre labbra si toccarono, io respinsi quel maledetto bacio dopo qualche secondo. Lo spinsi contro il muro e gli urlai:-Non provarci mai più!...ah, un’ultima cosa: Veronica è la mia migliore amica. Spezzale il cuore e io ti spacco la faccia!- Con questa frase uscii dal bagno e mi diressi al nostro tavolo, cercando di essere più disinvolta possibile.
Dopo aver mangiato ci dirigemmo verso uno dei miei più grandi sogni:il London Eye. La ammirai, in tutta la sua grandezza: era illuminata e le cabine erano piene. Quando arrivò il nostro turno, entrammo in una cabina ovale trasparente. La ruota iniziò a girare più lentamente di quanto immaginassi.
-Londra di notte è stupenda!- Esclamai.
-Già.- Disse Lou, che ora mi stringeva dolcemente a sé, da dietro. Mi guardai intorno e vidi che Harold mi fissava, mentre abbracciava Veronica. Incrociai il suo sguardo, ma lo distolsi subito, e tornai a guardare la città illuminata. Quando arrivammo in cima, mi voltai verso Louis e lo baciai.
-Sognavo di farlo da quando avevo sette anni.- Sussurrai.
-Fare cosa?-
-Baciare l’amore della mia vita sul London Eye.- Sorridemmo insieme. Era tutto così perfetto che quasi stentavo a crederci.
Lo abbracciai. Sia perché avevo proprio bisogno di un abbraccio, sia perché volevo sentire tutto l’amore e l’affetto di cui avevo bisogno. 
 
 
Capitolo 20.
 

Eravamo appena scesi dal London Eye. Harold non aveva detto una parola durante tutto il giro. Sembrava triste, in qualche modo deluso.
-Hey, tesoro, che c’è?- Gli chiesi dolcemente.
-No, niente, non preoccuparti. È tutto okay.- Mi rassicurò, non molto convinto.
-Sicuro?- Chiesi. Mi diede un bacio sulla guancia.
-Sicurissimo.- Fece un sorriso tirato. Non ero per niente convinta, avevo intuito che c’era qualcosa che non andava.
Non risposi e continuammo a camminare con gli altri, che scherzavano tra di loro. Avevo conosciuto Zayn: carino, molto carino, simpatico e gentile, col suo ciuffo di qualche centimetro.
Liam parlava con tutti tranne che con Harold, e avevo intuito il motivo: Harold era il mio ragazzo.
Io parlavo soprattutto con Zoe, che sorrideva sempre. I suoi sorrisi sembravano leggermente tirati, ma io sapevo che lei era felice davvero, perché accanto a lei aveva la persona più speciale che avesse mai conosciuto. A lei non era mai piaciuto nessuno, a quanto sapevo. Non capivo la sua antipatia così profonda nei confronti di Harold. Sembrava che lui cercasse di parlarle e lei lo rifiutasse. Sapevo solo che l’antipatia non era reciproca.
Continuammo a camminare sul lungo Tamigi fino alle undici, poi decidemmo di tornare a casa.

Dovevo aprire gli occhi: Zoe non mi amava. Io la amavo. Non riuscivo a capire come avesse potuto dimenticare quanto ci eravamo amati o quanto mi aveva amato.
D’altronde aveva ragione ad essere arrabbiata con me; l’avevo tradita e mi sentivo in colpa, tanto in colpa. Lei non mi aveva dato tempo di spiegare, era troppo ferita. Dovevo farmi perdonare, ma certo non potevo riconquistarla, ora che quel Louis si era messo in mezzo. Che ci trovava di bello in lui? Proprio non riuscivo a capirlo. Poi quella collana che portava al collo e che probabilmente lui le aveva regalato, con la sua iniziale, volevo scioglierla con lo sguardo. Ogni volta che si baciavano era un colpo al cuore ed era come se tra loro ci fosse una calamita che non li separava mai. Erano sempre abbracciati, ogni volta che li guardavo, sembrava che l’uno non potesse fare a meno dell’altra e viceversa. E io non potevo fare a meno di lei. Dovevo almeno tentare di essere come eravamo prima di metterci insieme: amici, solo e unicamente amici. Non potevo fare altro per ora.
-hey amore!- Mi chiamò Veronica.-Sembri completamente assente! Ti ho chiesto se vuoi accompagnare Zoe a casa.- Ero talmente assorto nei miei pensieri che avevo dimenticato che c’era qualcun altro con me.
-Okay.- Risposi. Era una buona occasione per parlarle.
-Vengo anch’io.- Disse Louis.”Ma perché deve rovinare tutto?!”Pensai.
Ci avviammo verso casa di Zoe a passo spedito. Loro due sempre abbracciati. Dopo qualche istante parlai.
-Ma non vi stancate mai di stare abbracciati?-
-Beh, se ami qualcuno è ovvio che vuoi sempre stargli vicino o abbracciarlo o baciarlo.- Disse Louis, sorridendo a Zoe.
-Già.- Concordò lei.
-Anch’io la penso così, era così con la mia ragazza…- Dissi guardando Zoe.
-Quale delle tante?- Chiese lei.”Te!” Pensai.
-Una che mi ha lasciato qualche mese fa, che mi faceva sentire speciale. La amavo e la amo ancora, ma lei non vuole essere nemmeno mia amica.-
-Perché ti ha lasciato?- Si intromise Louis.
-L’ho tradita, e credo di meritarmi tutto quello che mi sta facendo passare. Ora è fidanzata.- Risposi malinconico. Vidi che Zoe aveva gli occhi lucidi, tratteneva a stento le lacrime.
-Com’ era?- Era curioso.
-Bellissima, molto intelligente, castana, occhi scuri e amava cantare.- Adesso fissavo solo Zoe.
-Beh, siamo arrivati.- Esclamò lei ad un tratto.
-Ciao amore.- La salutò Louis baciandola. Lei ricambiò. Lui se ne andò e io rimasi lì. Quando raggiunse la porta di casa mi decisi a dirle:-Dobbiamo parlare.-
-E di cosa?- Chiese girandosi di scatto.
-Di noi.-
-Ah…cosa dovresti dirmi ancora?- Disse, incrociando le braccia sul petto. Mi avvicinai di qualche passo. “Ora!” Pensai. Intonai le prime parole di please forgive me di Bryan Adams. Ricordavo benissimo quanto amasse la mia voce. E forse, cantando proprio “ti prego perdonami”, forse mi avrebbe perdonato. Facevo piccoli passi verso di lei di tanto in tanto. E, alla fine della canzone, eravamo a pochi centimetri di distanza.
La guardai profondamente negli occhi. Dopo qualche secondo scoppiò a piangere e si accasciò a terra con le ginocchia al petto e la schiena contro la porta. Mi sedetti vicino a lei, la abbracciai e le diedi un bacio sulla guancia.
-Dai, non piangere.-
-Scusa, non ti ho parlato per mesi e ti ho fatto soffrire. Mi dispiace.-
-Sono io l’idiota. Ti chiedo scusa anche per prima, non dovevo baciarti, ma mi manchi troppo. Poi dovevo parlarti subito del bacio con Cristine. Non sai cos’è successo dopo.- Alzò la testa.
-Entriamo, sto sentendo freddo.- Chiese, alzandosi.
-Anch’io.- Mi alzai. Aprì la porta e entrammo.
-Siediti sul divano, se vuoi, torno subito!- Disse, andando in cucina. Io mi sedetti, accesi la tv e la aspettai. Tornò qualche istante dopo, con due tazze di cioccolata calda. Me ne porse una e si sedette.
-Stavi dicendo?-
-Parto dall’inizio: Cristine mi ha chiesto gli appunti di storia, credo. Siamo andati al mio armadietto e le ho dato le spalle per tirarli fuori, quando mi sono girato mi ha baciato. Io la respingevo, ma lei non si staccava. Proprio in quel momento è arrivata Charlotte e ci ha visti. Non immaginavo che, in tutta la scuola, andasse a dirlo proprio a te. Alla fine sono scappato, diciamo.- Bevvi della cioccolata.
-Capisco. La odio quella perfettina del cavolo, non si fa mai i fatti suoi.- Commentò.
-Sono d’accordo.- Quando finimmo di bere era mezzanotte. Lei sbadigliò.-Ehi, ho un’idea…-
-Spara!-
-Facciamo come ai vecchi tempi…dormiamo abbracciati, ricordi?- Proposi.
-Mmh…non lo so…dopo questa proposta potrei cacciarti a calci da casa mia…o accettare e chiederti di fare un patto…scelgo la seconda!-
-Che patto sarebbe?- Chiesi.
-Io dormirò con te, ma tu non devi dimenticare che sono fidanzata e devi tenere le mani a posto! Ecco…proprio come due amici che si conoscono da una vita!- Sorrise.
-Va bene…- Dissi, alzando le mani. Salimmo al piano di sopra. Lei si mise in pigiama e io rimasi in pantaloni e canottiera. Ci stendemmo e, quando si girò, la abbracciai.
-Buonanotte cuccioletta!-
-Ti ricordi ancora quel soprannome?!- Chiese, sorpresa.
-Certo! Sottovaluti la mia memoria!- Rise.
-Buonanotte scemo.- Sussurrò, e ci addormentammo.
 
  
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