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Autore: _WhatsernameMN_    01/12/2013    1 recensioni
Io non ho un nome. Io sono nessuno. Ho 20anni. E sono morta.
Cammino, respiro, parlo, scrivo, canto. Ma non vivo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 1. Io non ho un nome. Io sono nessuno. Ho 20anni. E sono morta. Cammino, respiro, parlo, scrivo, canto. Ma non vivo. Non ricordo l’ultima volta che son stata felice. Non ricordo di esserlo mai stata. Credo. La mia infanzia non è stata particolarmente bella. Da che posso ricordare le elementari sono state un incubo. Mi sfottevano perché ero grassa, non avevo una compagna di banco, e così ogni giorno a scuola inventavo un malessere per farmi prelevare da scuola e tornare a casa. Tornata a casa avevo mia madre che mi urlava contro perché fingevo dei dolori. Lei non sapeva ciò che succedeva a scuola. Lei non sapeva e basta. Litigavamo e finivo per trovarmi graffi sul viso che io stessa mi provocavo e la gola strappata per le urla. Avevo bisogno fin da allora di un aiuto. Quell’aiuto che non arrivò mai. Credevo che la scuola media fosse migliore, ma non potete immaginare quanto cattivi possano essere i ragazzini delle scuole medie. Ero sola ed emarginata. L’unica cosa che mi dava la forza di alzarmi e fingere di star bene era la musica. Il rock. Proprio perché ascoltassi rock all’età di 11/12anni, faceva di me una “drogata” una “satanista”. A me non importava. Il rock mi dava l energia di cui avevo bisogno per andare avanti. Ero presa di mira dai bulletti della scuola. Durante il terzo anno di scuole medie iniziai a essere più aggressiva verso la gente, verso i professori, verso i miei genitori, verso me stessa. L’estate che venne dopo la terza media non la ricordo per nulla. Non ricordo neanche uno stupidissimo episodio. Venne settembre. Pensai “che bello, finalmente le scuole superiori!”. Il giorno prima che iniziasse la scuola ebbi un piccolo “incidente”. Andai a dormire nel mio letto e mi risvegliai in uno d’ospedale. Che cosa fosse successo non lo so, non ricordavo nulla. Piangevo e basta. Non riuscivo a parlare. I lati della lingua erano tranciati. Mi dissero che ebbi una crisi epilettica. Non volevo essere un’epilettica! Iniziai a prendermela con i miei genitori, con me stessa, con dio. Il primo anno di superiori mi assentai molto per via di ricoveri vari, accertamenti, tac, risonanze, EEG, ma quando frequentavo, ero presa in giro da una compagna di scuola. Più volte mi picchiò ed io rimasi sempre zitta. Avevo abbandonato il rock. Non ascoltavo più musica. Era il mio primo anno di superiori ma già era iniziato male.
  
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