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Autore: malpensandoti    01/12/2013    9 recensioni
Quindi, tutto sommato, Louis neanche le manca. Su Facebook condivide sempre delle canzoni di merda e ha la stessa identica foto del profilo da almeno sei mesi – quella che lei gli aveva confessato essere la sua preferita, ma dettagli – e ogni tanto abbrevia le parole come se fosse un dodicenne su MySpace.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alcune sere
 
 
ci sono alcune volte che non so chi sei
 
 
 



Doncaster non è una piccola cittadina. C’è uno stadio, tre scuole elementari, tre medie e tre licei sparsi per il centro e la periferia. Ci sono tre fiorai, ma solo quello dopo la piazza della chiesa offre fiori sempre freschi. Ci sono due panetterie francesi, un ristorante cinese e perfino un messicano. C’è Burger King, un teatro e due parchi, due cinema e una piccola stazione. Il centro è sempre ben tenuto e le macchine possono circolare solo dopo le diciotto, c’è il mercatino dell’usato alla domenica e gli scout che il giovedì fanno la caccia al tesoro.

L’unica cosa che manca a Doncaster, secondo Ali, è una discoteca degna di questo nome.
I liceali a Doncaster hanno due modi, fondamentalmente, per divertirsi: le feste nelle case private e il Joy.
Il Joy è un locale piccolo, collocato in una piccola piazza del centro isolata grazie al fatto che sia in dislivello con il resto. Per accedervi ci sono delle scalinate immense sulle quali ogni tanto qualcuno inciampa.
È uno spazio grande, semi-coperto da una vetrata moderna per evitare che la pioggia colpisca il mercato del giovedì mattina, il pavimento è in pietra, c’è qualche gazebo, un paio di negozi in cui non entra mai nessuno e diversi blocchi di marmo usati come panchine.
Tutto sommato, comunque, escludendo il gelo invernale, al Joy si sta bene.
Ogni tanto mettono anche della musica decente, ci sono degli ottimi drink e il vodka lemon è il migliore della contea, sono le persone la vera pecca.
Ad Ali piace andare al Joy perché è sabato e ci sono le sue amiche, incontra sempre le sue compagne di fotografia e ogni tanto qualche ragazzo le offre anche da bere, è un ritrovo per i giovani di Doncaster, ci sono tutti e proprio tutti e quindi anche - e soprattutto -  Louis Tomlinson.
Cathy sbuffa una boccata di fumo, si stringe nella giacca nera che indossa e batte un anfibio basso per terra: “Ma chi cazzo è che mette in commercio le Pall Mall? Seriamente, se fumassi della plastica sarebbe più buona”
Stanno tutte e quattro sedute nei blocchi di marmo, sono le dieci e venti di sera e nessuna ha ancora toccato dell’erba.
“Sei stata tu a prenderle, imbecille” la rimbecca Ali davanti a lei, in piedi. Si guarda intorno, osserva le altre compagnie di ragazzi e la gente che ride e scherza  quindi lei sbuffa.
“Sì, lo so – ribatte intanto Cathy, continuando a fumare – ma non sapevo quanto fossero cattive, altrimenti non le avrei mai prese”
“Devi fare come me – Anne è seduta davanti a lei con la borsa rossa sulle ginocchia e i capelli neri legati – Solo Camel
Cathy fa un verso disgustato ma non ribatte. Julie, accanto a lei, si sistema la gonna scura e osserva Ali con un cipiglio di disapprovazione: “Smettila, Ali” l’ammonisce.
La ragazza ha ancora lo sguardo assorto, attende qualche secondo in più e poi guarda l’amica, aggrottando le sopracciglia folte: “Di fare cosa?” domanda, spegnendo la sigaretta ormai consumata sotto la suola delle sue Vans.
“Di cercarlo – spiega Julie – Lo hai già visto, lo sai che è qui”

Ali non chiede altro perché non c’è bisogno di specificare, “Non lo sto cercando” ribatte, ma non è vero.
“Non capisco perché ti ostini tanto a volerlo vedere a tutti i costi – mormora intanto Cathy, coi capelli biondi lungo la schiena e i jeans chiari arrotolati alle caviglie – Voglio dire, è passato quanto?, un anno?, ecco, un anno e tu sei pure fidanzata. Lascialo stare, no? Goditi la tua serata senza Nick e basta”
Ali serra le labbra come quando è arrabbiata e non risponde.
Un anno, due mesi e tredici giorni, veramente.
E comunque a lei non gliene frega niente di Louis. È così.
Il fatto è che ogni tanto un po’ le manca. E allora da brava masochista rilegge le conversazioni su Facebook e guarda le foto che ha tolto da Instagram ma non dal computer e si dice che cazzo, davvero? È finito tutto così in fretta?
Loro non sono stati insieme, Louis non ha mai voluto dare alcun nome alla loro relazione e comunque Ali non ha mai fatto domande. Si limitava ad aprirgli la porta di casa e farlo entrare e baciarlo finché non sentiva le sue mani sui fianchi e solo allora lo salutava con un “ciao” soffocato, comunque, dalle sue labbra.
E ogni tanto fa ancora male perché Louis abita ancora davanti a casa sua e ogni mattina prendono l’autobus insieme e Ali si domanda sempre che canzoni stia ascoltando e con chi stia messaggiando, se ha ancora lo stesso numero – numero che lei ha cancellato ma che sa a memoria – e se magari ogni tanto anche lui, prima di dormire, sente la nostalgia nello stomaco e il le ossa un po’ più fredde.
Con Nick, Ali non sta male, anzi. È un ragazzo spigliato, simpatico, solare, che le porta sempre il caffè la domenica e che ha sempre i capelli in ordine. Ma , come ogni romanzo di merda che si rispetti, Nick non è Louis e va bene lo stesso perché loro fanno sesso regolarmente e si fanno le foto su Instagram e Nick le dà l’erba a prezzi stracciati ma no, cazzo!, non è Louis.
E Louis invece è quel tipo di ragazzo che ti osserva per tutto l’anno alla fermata dell’autobus e ti chiede l’amicizia l’ultimo giorno di scuola. È quel ragazzo che ti scrive quanto sei bella e quanto tu sia particolare, che il giorno dopo ti chiede di uscire e ti parla di come gli piacerebbe che tu fossi la sua ragazza per smetterla di fissarti e baciarti e basta ed è quello che poi, davanti a casa tua, lo fa davvero.
E Ali vorrebbe solamente capire perché sia finito tutto dopo neanche due mesi, perché Louis abbia chiuso tutti i ponti senza neanche risponderle ai messaggi e soprattutto perché lei gliel’abbia lasciato fare.
Quindi, tutto sommato, Louis neanche le manca. Su Facebook condivide sempre delle canzoni di merda e ha la stessa identica foto del profilo da almeno sei mesi – quella che lei gli aveva confessato essere la sua preferita, ma dettagli – e ogni tanto abbrevia le parole come se fosse un dodicenne su MySpace.
No, Louis Tomlinson non le manca. Però…
“Lo stai facendo ancora – dice Anne, guardandola male – Lo stai continuando a cercare! Smettila, Ali!”
“Oh oh – sussurra grave Julie, spalancando gli occhi – sta venendo qui”
“Venendo chi?”
Ali punta lo sguardo dietro di sé e si volta di scatto un’altra volta, imprecando.
Louis Tomlinson e la sua compagnia di amici drogati si sono appena seduti nei blocchi accanto a loro. Stanno ridendo ad alta voce, Ali digrigna i denti e sbuffa.
“Che sfigato – mormora Cathy, scuotendo la testa – Ti sta mangiando con gli occhi, comunque”
“Andiamo via” dichiara Julie, alzandosi in piedi e afferrando la borsa finora lasciata accanto alle sue Converse.
Anne sbuffa una boccata di fumo e spegne la sigaretta sul marmo del blocco, poi si alza in piedi e si sistema i jeans. Cathy fa lo stesso mentre Ali ha la gola secca.
“Andiamo a bere!” esclama Cathy, euforica, iniziando a camminare accanto ad Anne. Julie sospira mentre guarda il volto impassibile di Ali.
Non le manca, no. Ma perché cazzo ogni volta fa così male?
“Ali”
Tutte quattro si bloccano di scatto.
Ali sente il freddo di inizio ottobre batterle contro le guance. Chiude gli occhi, serra i pugni e prende un respiro profondo.
Ecco, forse la voce di Louis un po’ le è mancata. Loro parlavano tanto quando non si baciavano, lui ha sempre buttato la pietra e nascosto la mano, lei invece le sue mani se le posava sui fianchi nudi e poi sul seno e poi lo baciava ancora.
Louis ha la voce delicata, squillante per i suoi commenti sempre troppo sarcastici, per quegli occhi così azzurri ai quali Ali ha tirato tante bestemmie e per quel ciuffo sempre troppo in disordine.
Si volta e lui è in piedi davanti a lei, le mani dentro il giaccone e i jeans chiari, le Converse nere ai piedi e il sorriso tirato e sbronzo.
“Ali – ripete, facendo un passo avanti – hai una sigaretta per me?”
“Avrei ben altro per te – ribatte lei, fredda – comunque no, non ce l’ho”
Louis sorride di più: “Sei arrabbiata con me?” domanda, e si avvicina ancora.
Ali sente il commento di Cathy, - No, stronzo, figurati se è arrabbiata con te! - e sospira stanca, alzando gli occhi al cielo mentre gli amici di lui ridono piano.
“Certo che sono arrabbiata con te, Louis” risponde.
Il ragazzo annuisce, guardandosi intorno e scrollando appena le spalle, poi guarda oltre la schiena di lei e “Avete una sigaretta?” chiede alle altre ragazze.
“Ti staccherei le palle, Louis” ringhia Cathy, poi si passa una mano tra i capelli biondi in un gesto nervoso e sbuffa.
Il ragazzo spalanca gli occhi sorpreso, “Una sigaretta e basta” chiede ancora.
Ali gli volta le spalle e sospira.
 
 
 
 
 
 
 
 
L’alcool fa i suoi effetti, Ali lo sa.
Peccato che, stasera, sia del tutto inutile e che la vodka lemon nel suo bicchiere di plastica si stia ormai scaldando.
Respira più velocemente mentre Julie e Anne stanno parlando di quanto Harry Styles dell’ultimo anno stia male coi jeans strappati, Cathy interviene con un “Non capite un cazzo” e Ali si alza di scatto dal blocco di marmo: “Vado in bagno”
Il piazzale si sta riempiendo e dalle pareti interne del Joy proviene l’ultima di Skrillex, lei si fa largo tra qualche ragazzo e saluta Natalie e Jennifer del corso di scienze.
Quando sta per entrare dentro le porte scorrevoli del locale, si sente afferrare per un polso.
Si volta, stringe i pugni e vorrebbe davvero scoppiare a ridere e poi a piangere e poi imprecare contro Nick e sul perché abbia preferito andare alla festa di Austin O’Maley piuttosto che stare con lei.
Louis le sorride apertamente: “Ciao, Ali” mormora.
La ragazza si libera dalla sua presa e sbuffa: “Ci siamo già salutati, Louis – ribatte, e chiamarlo per nome è un’altra cosa – E no, non ho una sigaretta”
“Non sono qui per questo” dice lui, infilando le mani in tasca.
“E per cosa?”
Scrolla le spalle: “Per te – risponde, tranquillo – Per parlare, come stai?”
Ali lo spinge indietro stringendo la sua giacca tra i pugni finché non pescano il posto più appartato che riescono a trovare: “Come vuoi che stia, eh? – esclama, arrabbiata – Tu non puoi fare così, non puoi”
Non può, ma Louis lo fa lo stesso. È quello che ha sempre fatto, in fondo.
Non doveva chiederle l’amicizia, chiederle d’uscire, baciarla, esserci così tanto, farle ascoltare ‘No bravery’ di James Blunt e portarle la pizza e poi andare via. Ma è quello che ha fatto e che comunque sta facendo ancora.
Le si avvicina piano inclinando la testa per guardarla negli occhi, le tocca i fianchi e “Così?” sussurra, col respiro che sa di tanta erba e tanto alcool.
Ali non si muove – non può e anzi, non vuole – e gli osserva il volto bellissimo anche se è sera e dovrebbe odiarlo.
“Così – dice a sua volta, abbassando il tono della voce per non rovinare il momento – vattene, Louis. Ti prego”
E invece nella sua mente è solo un rimani, rimani, rimani.
Le mani di Louis si staccano dai suoi fianchi e fa di nuovo freddo. Si allontana di un passo, Ali riprende a respirare.
“Sono fidanzata” gli dice, ma lo sa che lui ne è già a conoscenza.
Tuttavia il ragazzo spalanca gli occhi, “Davvero?” domanda, aggrottando le sopracciglia.
Ali sospira, annuisce: “Sì, e con lui sto bene”
Louis corruccia le labbra e si guarda intorno, senza sorridere. Poi la osserva di nuovo e “Dammi ventiquattro ore – mormora – Stai ventiquattro ore o anche dieci minuti con me. Facciamo finta di non essere così lontani…Dammi un bacio”
Le si avvicina velocemente, ma Ali volta il viso prima di sentire le sue labbra contro le proprie. La sua barba chiara le pizzica la guancia, e lì lei ne sente il respiro quasi sconfitto.
Ha in testa il suo profumo.
Rimangono ancorati senza neanche toccarsi davvero, poi Ali deglutisce e “Cosa vuoi, Lou?”
Lo sente sorridere contro la propria pelle per quel nomignolo delicato, “Non lo so – ammette – è solo che mi mancavi”
Lei fa uno sforzo disumano per fare un passo indietro e già sembra tutto diverso e in qualche modo sbagliato: “Te ne andrai di nuovo – non è una domanda – E io rimarrò sola. Farai così e io non posso accettarlo perché sono stanca di stare male per te”
“Anche io ho sofferto” dice Louis, confuso.
Ali accenna un sorriso perché tanto non gli crede e Dio!, vorrebbe davvero farlo ma non può. Perché anche se fa male, le cicatrici prima o poi smettono di bruciare, vero?
“Non metterti nei guai, d’accordo?” si raccomanda poi, sincera. Si volta con il petto pesante e gli occhi stanchi, Louis la blocca di nuovo e sembra più insicuro che mai.
“Io non so cosa voglio – le mormora – Non sono nelle condizioni adatte per queste cose, però tu guarda Facebook domani, okay?”
“Cosa?”
“Tu fallo”
Ali sospira: “D’accordo – le viene da piangere – Buona serata”
Non lo dirà mai a nessuno, ma voleva che di nuovo Louis la fermasse, ma Louis, ovviamente, non lo fa.
 
 
 
 
Ali passa tutta la sua domenica davanti al computer, sul profilo di Louis Tomlinson.
Louis non scrive niente per tre giorni.
Il quarto, però, condivide una canzone a cui lei e altre nove persone metteranno mi piace.
E lei sorriderà con gli occhi lucidi e un messaggio non letto di Nick nel cellulare.
James Blunt, No Bravery.
Rimani, rimani, rimani.
 
  
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