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Autore: xUnbroken    02/12/2013    0 recensioni
Non sapevo cosa avrei fatto. Lei lo vedeva, lo sapeva. E io guardavo un'altra, la sua migliore amica con cui lei aveva condiviso tutta una vita. Aveva un bel corpo ma probabilmente niente di più, non parlava nemmeno la mia lingua. Alex era il suo nome. Era bella, magrissima, lunghi capelli biondi e guardata da tutti. Anche da me.
Lei non me lo avrebbe perdonato, lo sapevo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non sapevo cosa avrei fatto. Lei lo vedeva, lo sapeva. E io guardavo un'altra, la sua migliore amica con cui lei aveva condiviso tutta una vita. Aveva un bel corpo ma probabilmente niente di più, non parlava nemmeno la mia lingua. Alex era il suo nome. Era bella, magrissima, lunghi capelli biondi e guardata da tutti. Anche da me.
Lei non me lo avrebbe perdonato, lo sapevo. Avrebbe sopportato di tutto, ma non la sua migliore amica con me. E Alex ci stava, lo vedevo. Ed era anche peggio visto che lei era lì di fronte a me e la vedeva agitarsi sui suoi stessi piedi, ma non riuscivo a capire se era semplicemente furiosa o volesse ucciderci, o entrambe le cose. Non mi rivolgeva la parola, nemmeno mi guardava. Si limitava a messaggiare con qualcuno, probabilmente la sua vera migliore amica, quella che non l'aveva mai tradita. Le raccontava di quanto fosse nervosa, irritata, ferita. Di quanto volesse soltanto urlarci contro per farci sapere che ci detestava profondamente, con tutte le sue viscere. E io non potevo far altro che guardare la sua amica nonostante fossi innamorato di lei. Lei mi faceva sentire le 'farfalle', lei mi faceva riscaldare il sangue, mi faceva battere il cuore. E le sue labbra erano... erano la fine del mondo. 
Lei è la mia lei. La mia Kat con il nome che differisce dal mio solo per una vocale. Quell'abisso di occhi marrone chiaro che non potevi fare a meno di guardarla quando la luce la colpiva. Non la sua amica bella. 
Ma io continuavo a guardarla. 
Mi aveva avvertito la mia Kat. Mi aveva detto "so come andrà a finire, ma continuo comunque a sperare che non succeda". Io non sapevo cosa volesse dire con quella frase. 
E invece adesso lo so. So cosa volevano dire quelle parole, lo sguardo che mi ha negato.  So a cosa si riferiva e capisco che probabilmente non è nemmeno la prima volta che succede, che è già successo altre volte e lei non ha potuto far niente per evitarlo.
Quando mi hanno riaccompagnato in albergo lei non mi guardava, non mi parlava. Si è fatta stampare un inerte bacio sulle labbra come se si vergonasse di fronte alla sua amica e alle sue sorelle. E io la capivo, mi sarei vergognato anche io dopo aver visto uno dei miei migliori amici che ci provava con lei per tutta la sera e lei nemmeno si curava di me.
Quando le mandai un messaggio della buonanotte nemmeno mi rispose e sapevo che era arrabbiata.
La situazione peggiorò quando trovò la sua migliore amica nella mia stanza in albergo. Non che stessimo facendo qualcosa, lei si era semplicemente presentata lì e non potevo mandarla via. Indossava un leggins strettissimo che le evidenziava le forme, stivali beige e il giubotto nero. Il rossetto rosso faceva contrasto con i capelli biondi e il troppo mascara sulle ciglia. Poco dopo arrivò la mia Kat sempre bellissima nella sua semplicità. I capelli castani lisci, il burrocacao leggermente rosato che cercava di coprire le labbra rosse per via dei morsi che si dava, l'eyeliner che disegnava una linea perfetta sulle palpebre e la matita che faceva sembrare i suoi abissi marroni più grandi. indossava stivali neri con delle borchie d'oro, una felpa pesantissima di un blu chiaro e una maglia rosa antico con un grande rosone nero davanti. La differenza tra le due era netta, e anche la loro continua lotta. Il suo viso rimase impassibile quando vide l'amica seduta sul letto come se niente fosse, quando vide che l'avevo lasciata entrare come se niente fosse. 
Era furiosa, lo percepivo. Parlava di rado e quando lo faceva era solo per rispondere sarcasticamente all'amica che diceva qualche stronzata.
Quando uscimmo Alex ebbe un diverbio con uno dei suoi tanti ragazzi e scoppiò a piangere sul lungomare. Non c'era niente che si potesse fare perché smettesse e Kat era accanto a lei, seppur impassibile e silenziosa. Non capivo perché visto quello che le stavamo facendo. La stavamo tradendo entrambi e lei era lì, non solo per consolarla, ma anche per ricordare silenziosamente a me che ero un bastardo. 
Il giorno dopo successe la stessa cosa e Alex si presentò di nuovo nella mia stanza. Non riuscì a cacciarla e nonostante la difficoltà a comunicare avevo capito cosa voleva.
Iniziò a togliersi il giubotto e la sciarpa e si sedette sul letto con fare molto più libero del giorno prima. Avevo addosso soltanto una maglietta leggera e misi una felpa. Lei mi si avvicinò dicendomi che mi stava bene e mi accarezzò le spalle con le mani. Quando mi voltai verso di lei la baciai e lei non mi fermò. Non sapevo se lo facevo perché lo volevo o per dimostrare che era una traditrice, ma sapevo di esserlo anche io.
La sua amica si faceva togliere i vestiti quasi facilmente quanto la mia Kat, ma con lei ormai avevamo un altro tipo di rapporto. Lei era mia e potevo toglierglieli quando volevo a meno che non fosse lei stessa a dirmi di no, mentre la sua amica no. Facemmo sesso, ma non fu nulla di che. 
Invece l'amore con lei era diverso. La mia Kat mi inondava di fuoco e mi faceva ribollire il sangue nelle vene. Mi piaceva sentire le sue mani fra i miei capelli che poi scendevano sulla mia schiena. Mi piaceva sentirla aggrappata al mio collo, sentire la sua presa salda su di me.
Mi piaceva sentire le sue labbra che mi cullavano anche dopo. Mi baciava la schiena con dolcezza e si sdraiava su di me, e io sentivo il suo cuore palpitare forte contro la mia schiena.
La mia Kat lo scoprì e mi mandò un sms. 'Sei un bastardo, non azzardarti a cercarmi. Non ho bisogno di te che vieni fin qui per tradirmi con la mia migliore amica, di falsi e traditori ce ne sono a sufficienza. Stammi bene.'
Io non risposi, e quello fu forse lo sbaglio più grande. Le lasciai trarre la conclusione che non mi interessava più nulla di lei, quando in realtà non era così. Mi stavo spremendo per trovare una soluzione, per farla tornare da me e farmi perdonare.
Mandai un messaggio ad Alex dicendole chiaramente che non avevo alcun interesse verso di lei, che quello che era successo non aveva nessun significato, che la mia Kat era la mia unica e sola e che era anche la sua migliore amica. Le dissi che mi sarei fatto perdonare a qualsiasi costo, perché la mia Kat è una donna non una ragazzina, che lei non avrebbe mai fatto a noi due una cosa del genere.
Lei mi rispose che "la mia Kat" è una stronza e che non aspettava altro che vendicarsi.
E io lo sapevo, la conoscevo bene ormai. Sapevo che si sarebbe vendicata e la cosa mi spaventava non poco. 
In realtà, scoprii dopo, non stava progettando di vendicarsi. Era distrutta, ferita, non aveva nemmeno la forza di guardarmi negli occhi. Tutto per colpa mia.
Avevo detto al tipo nella hall che se si fosse presentata poteva farla salire nella mia stanza, e così fece. Ero sdraiato a ripensare ai miei sbagli e a guardare le nostre foto sul cellulare. Lei sorrideva e mi baciava, aveva gli occhi luminosi. Avevo indosso soltanto i boxer,  i calzini e la mia vergogna. Si tolse le scarpe e la felpa sotto i miei occhi e si infilò a letto con me senza dire nulla. Ci guardammo per un attimo che mi sembrò infinito. I suoi occhi mi punirono tanto quanto le sue labbra.
"Hai le labbra rosse e spaccate." dissi "Te le sei morse?"
Lei annuì senza parlare lasciando che le mie dita si soffermassero su quei tagli. Erano calde e c'era il segno del sangue fresco. La sua vicinanza e il suo profumo mi invasero le narici e la gola. Volevo baciarla e curare e quelle ferite. "Mi dispiace, per tutto quanto." dissi ancora con le dita sulle sue labbra. 
"Sei un bastardo." mi rispose lei con un filo di voce. "Non hai nemmeno risposto al mio messaggio."
"Mi dispiace." ripetei.
"Perché?"
"Perché non sapevo quello che facevo."
"E adesso lo sai?"
"No. Vorrei solo tornare indietro per sistemare le cose." dissi distogliendo lo sguardo da quei suoi abissi accusatori. Adesso che li guardavo mi sembrava di caderci dentro e sprofondare nel nulla.
"Non puoi." mi rispose subito lei. Dalla sua voce non traspariva nulla, a parte forse un filo di sarcasmo che si prendeva liberamente gioco di me. Sapevo che non avevo via di scampo.
"Non ti fidi di me e non mi ami più, lo capisco." le dissi. Stavo quasi per crollare, me lo sentivo dentro. 
"No, non lo capisci. Tu non lo sai. Te l'avevo detto l'altra sera prima di uscire che sapevo come sarebbe andata a finire." mi disse abbassando gli occhi. "Voglio solo sapere se hai trovato ciò che cercavi."
"E che cosa cercavo?"
"Non lo so, un bel corpo forse?" azzardò lei riportando gli occhi su di me.
"Non so cosa farmene di un bel corpo, però adesso fai parlare me." insistei. "So quello che ho fatto e capisco che sei arrabbiata. Ma posso dirti che non ha significato niente, che non voglio assolutamente niente da lei. E sono ben consapevole di quante volte tu abbia già vissuto una scena del genere, e mi dispiace. Non volevo dimostrare di essere esattamente come gli altri, ma ho fallito. Per me ci sei solo tu, e darei qualsiasi cosa per trovare parole migliori di queste per dirti che mi dispiace e che sei la mia Kat. Che sei la mia unica e sola, il mio posto sicuro, la mia vita." dissi soppesando il mio sguardo su di lei. Le parole spuntarono dal nulla e sentii la sua mano accarezzarmi la guancia. Sapevo che quel tocco era del tutto involontario, non era la sua mente che voleva farlo.  Aveva le mani fredde ma il suo tocco era dolce. Desideravo baciarla, premere le mie labbra su ogni parte del suo corpo. In quel momento la paura che mi lasciasse mi invase per intero e mi sentii quasi cedere sotto la sua mano. "Ti amo da morire mia piccola Kat. Non te ne andare."
"Cosa fai se me ne vado? Torni da lei?" mi chiese ancora con una nota di sarcasmo.
"Se te ne vai ti ho perso per sempre, vero?"
Lei non rispose alla mia domanda. "Allora torni da lei?" continuò a chiedermi.
"No, non torno da lei. Se ti perdo non c'è nessun altro posto per me."
"Se me ne vado non torno." mi rispose poi. "E lo sai. Non ci sarà verso di farmi cambiare idea. Se vuoi farti perdonare trova il modo di farlo adesso o considerami già fuori da quella porta."
Lei e il suo orgoglio. Ma quelle parole mi aprirono un piccolo spiraglio in quel muro che solo io ero riuscito a scalfire. Più la guardavo e più la sentivo cedere. Aveva ancora la mano sulla mia  guancia e lasciava che la mia fosse sul suo fianco. Mi avvicinai e la baciai con delicatezza sulle labbra lasciando che la sua mano ricadesse tra i miei capelli. Lei non si oppose a quel gesto e ricambiò. Lasciai che avvolgesse le sue gambe attorno alla mia vita e la strinsi forte a me sentendo i battiti del suo cuore accelerare. Lasciai che sprofondasse con il viso sulla mia spalla e mi accarezzò la schiena con le unghie. Sentivo il suo respiro sulla mia pelle nuda che mi solleticava facendomi venire i brividi. Lei lo percepì e prese ad accarezzarmi con più delicatezza le braccia e mi baciò la clavicola. La delicatezza delle sue labbra fece affiorare in me un nuovo brivido.
"Devo considerarti fuori dalla porta?" le chiesi quando alzò lo sguardo verso di me.
"Solo se non sai rispondere a questa domanda." mi rispose. Quello mi spaventò. Tutto avrebbe dipeso dalla mia risposta. Attesi senza distogliere lo sguardo dalle sue labbra e dai suoi occhi. "Com'è stato il sesso con lei?"
Il mio sguardo era stupito e lei lo percepì. Era una domanda trabocchetto e dovevo rispondere bene se volevo tenerla lì accanto a me. Pensai ad una risposta ad effetto. "Stai esitando." mi rimproverò lei. 
Sul mio volto si aprì un mezzo sorriso quasi malinconico e sperai in cuor mio di non sbagliare su quello che stavo per fare e per dire. "Posso dirti come non è stato." risposi mentre mi preparavo a mostrarle come avremmo fatto l'amore.
Lei non aspettò e si alzò di scatto dal letto e io appresso a lei. Ci guardammo per un secondo e nonostante avessi i boxer mi sentii completamente denudato sotto il suo sguardo. Pensai di aver sbagliato risposta. Pensai che l'avrei vista uscire da quella porta e non tornare più. 
"Kat..." azzardai "Non andartene. Ti amo e muoio senza di te." la mia lingua ormai andava da sola. La mia Kat mi guardò per un secondo come se volesse uccidermi con lo sguardo e poi sorrise in piedi di fronte a me. Quel sorriso bastardo che si apriva sul suo volto quando sapeva di non sbagliarsi. Sotto il mio sguardo quasi spaventato la vidi togliersi la maglia e accendersi di un fuoco che prima non c'era. Sorrisi divertito e felice realizzando che forse ero in grado di tradirla, ma lei era in grado di farmi stare male più di chiunque altro soltanto con i suoi occhi. La presi di peso buttandola sul letto mentre lei rideva insieme a me. Fece forza su di me e mi scaraventò sul letto sedendosi sulle mie gambe. Io la lasciai fare e avvicinai il volto al suo nel tentativo di baciarla, ma lei si ritrasse.
"Eri spaventato."
"Lo sono ancora. Ho sbagliato risposta?"
"No." mi disse lei portando le mani sulla mia nuca. Mi lasciò intrecciare le braccia attorno ai suoi fianchi e stringerla a me. Sentivo il suo corpo contro il mio e il cuore che voleva esplodermi nel petto. 
"Pensavo davvero che te ne saresti andata. Non c'è niente senza di te."
Lei mi baciò con dolcezza la fronte e poi le labbra. "Quando ti ho visto la prima volta ho pensato che mi sarei persa volentieri in quegli occhi" mi disse "e in quelle labbra bellissime." Sorrisi senza riuscire a trattenermi. "Quelle labbra grandi e morbide che mi hanno riscaldato un sacco di volte. E tutte le volte che mi hai abbracciato e mi hai stretto così forte da farmi sentire al sicuro... non potevi farlo con nessun'altra, specialmente con la mia migliore amica."
La baciai senza darle il tempo di finire. "Non l'ho fatto con nessun'altra. Le mie labbra sono tutte per te, così come tutto me stesso. Se pensi che tra me e lei ci sia stato qualcosa come quello che ho con te ti sbagli. Nessun abbraccio. Ci siamo baciati ma non era la stessa cosa. Sei la mia unica e sola, e lo sai." La guardai sorridere timidamente e arrossire tra le mie braccia e fece sorridere anche me. 
"Se pensi che qualcun'altra a parte me toccherà le tue labbra e il tuo corpo ti stai sbagliando." 
"Non voglio che lo faccia nessun'altra." 
Lei mi strinse a sé e mi baciò con passione. La sua lingua cercava la mia quasi con disperazione. Volevo spogliarla, volevo sentire il suo corpo su di me. La tenni tra le braccia e ci sdraiammo sotto le lenzuola fredde.
"Fammi vedere come non è stato." mi disse mordendosi il labbro inferiore con un sorriso.
Io sorrisi e presi a baciarla dalle labbra in giù fino all'apertura dei pantaloni. La toccavo, la stringevo, la accarezzavo, la baciavo e la mordevo. Volevo che sapesse che era solo mia, e io ero solo suo. Facemmo l'amore, ci scambiammo l'anima, il respiro e i cuori. Non volevo nessun'altra che lei. Lei mi baciò una spalla mentre ero sdraiato a pancia in giù e la guardavo. Era così dannatamente bella con le labbra rosse, gli occhi luminosi, il corpo caldo.
"Ti amo da morire." le dissi senza trattenermi. Lei si avvicinò alle mie labbra e mi baciò ancora. Era sempre un sollievo per me sentire le sue labbra. 
"Ti amo anch'io, e sei solamente mio."







_______Lo so, sono monotematica e smielata da far salire il diabete, non compatitemi. 
            Avevo solo bisogno di sfogarmi dopo una serie di notti tormentate e ho pensato che non ci fosse 
            modo migliore se non quello di mettere tutto per iscritto. Che tra l'altro sono pessima sia con le introduzioni che con i titoli, ma spero di recuperare almeno un paio di punti con la storia.

 
  
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