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Autore: Paradichlorobenzene_    02/12/2013    1 recensioni
Basata sul finale "Sacrifice" di Ib 1.05
Continuò ad interrogarsi scendendo in cucina, dove trovò sua sorella Mary intenta a disegnare una rosa su un foglio preso probabilmente dalle sue carte da lettere. Era talmente concentrata nel dar vita a quel suo scarabocchio giallo e verde che Garry non volle distrarla chiedendole cosa volesse per colazione: dopotutto era domenica ed avevano tutto il tempo che occorreva loro per fare le cose con calma.
La calma però era proprio ciò che a lui mancava, cos’è che stava dimenticando?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Garry, Ib, Mary
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sacrifice
E la rosa che non hai saputo disegnare.
 


Quando riuscì a riprendere possesso dei suoi sensi, la prima cosa che notò fu la totale assenza di luce intorno a se.
Anche se i suoi piedi erano saldi su qualcosa, era tutto completamente nero.
La seconda cosa che notò fu che, nonostante credesse di stare sognando, sembrava riuscire a sentire il dolore.
Infatti, la testa pareva galleggiare leggera in un’area indefinita sopra il resto del corpo che, al contrario, sembrava che stesse prendendo fuoco.
Non ricordava come fosse finito in quel luogo, e l’idea di saperlo lo spaventava ancor di più di ciò che poteva attenderlo, della consapevolezza che difficilmente sarebbe riuscito ad uscire da quel limbo.
Quando finalmente riaprì gli occhi, rendendosi conto che fino a quel momento erano rimasti chiusi, mise a fuoco l’immagine di una bambina inginocchiata di fronte a lui con aria interrogativa, come a chiedersi se stesse bene. Si trovavano in una stanza scura e per terra non c’erano che disegni infantili, molti dei quali ritraenti rose e bambine bionde, pastelli rotti e consumati, e diversi libri di fiabe.
Poi notò che la bambina aveva in mano la rosa blu che lui aveva perduto e, straordinariamente, essa aveva ancora tutti i petali.
 
“In this nightmare draws a girl, all alone, and she shall stay in the dark on her own…”
 
Qualcosa gli sfuggiva, se lo ripeteva fin da quando aveva aperto gli occhi. Smettendo di fissare il soffito della sua stanza, Garry faceva passare il suo sguardo prima alla rosa blu sul davanzale della finestra, poi alla cartolina che aveva comprato qualche tempo prima al museo, dopo aver visto l’esposizione di Guertena.
Continuò ad interrogarsi scendendo in cucina, dove trovò sua sorella Mary intenta a disegnare una rosa su un foglio preso probabilmente dalle sue carte da lettere. Era talmente concentrata nel dar vita a quel suo scarabocchio giallo e verde che Garry non volle distrarla chiedendole cosa volesse per colazione: dopotutto era domenica ed avevano tutto il tempo che occorreva loro per fare le cose con calma.
La calma però era proprio ciò che a lui mancava, cos’è che stava dimenticando?   
Guardò il coltellino che solitamente usava per spalmare la marmellata di fragole sulle fette biscottate. Le rose rosse sbocciare nel giardino di un suo vicino, proprio di fronte alla finestra. Icapelli biondi di Mary, così diversi dai suoi. I pastelli rotti di lei. Quando la bambina si voltò per chiedergli cosa le avrebbe preparato, Garry potè giurare di aver visto i suoi occhi farsi scuri, ma poi appurò che erano del solito azzurro.
Un flash fece capolino nella sua mente, come un pezzo mancante in un puzzle.
Una bambina dai lunghi capelli castani teneva in mano una rosa rossa, con cui stava giocando a “m’ama, non m’ama”.
 
“Run from this memory, I’ll follow, con’t you see .. Ah, your rose!
So you left me free?”

 
La cartolina, come Garry andò a vedere in seguito, ritraeva uno dei numerosi quadri che erano presenti quel giorno alla mostra.
Era intitolato “Goodbye” e ritraeva una bambina avvolta dai rovi, seduta per terra nella stessa posa delle bambole di pezza, apparentemente senza vita. Sulla gonna rossa, tra le dita sottili, c’era uno stelo senza petali, che giacevano abbandonati per terra di fianco a lei. Anche se aveva ancora delle lacrime agli angoli degli occhi, sul suo volto sembrava esserci un piccolo sottiso appena accennato.
Ma cos’era successo quel giorno, alla mostra? Cos’era che Garry non ricordava?
Guardò fuori dalla finestra, in cerca di qualcosa. La sua attenzione venne arrirata dalla rosa blu.
La osservò a lungo, senza mai distogliere gli occhi dai petali, fin quasi a ricordarne a memoria tutte le venature qualora avesse deciso di guardare altrove.
La rosa blu che aveva perduto. La bambina con i capelli castani, la stessa del quadro, che l’aveva ritrovata. La corsa folle alla ricerca delle chiavi colorate. Mary, una bambina uscita da quadro di Guertena, che aveva cercato di ucciderli con una paletta da pittore usata allo stesso modo di un coltello. La galleria distoria dalla mente dell’artista, come un mondo parallelo. Un fazzoletto sporco di sangue. Mary che voleva uscire da quell’inferno, che chiede a Ib di scegliere tra lui e lei. Ib che spinge sia Garry che Mary fuori dal quadro e che, uno a uno, stacca i petali dallo stelo della sua rosa, uccidendosi. “Loves me, loves me not … Loves me, loves me not …”.
Un fruscio di vestiti appena dietro di lui, una scia di profumo alla vaniglia. “Ib? ...”

 
“Ib, where are you? You left me alive! Ah, your rose! Ah, this petals!
So …
You never survived?”
   
 
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