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Autore: _eco    02/12/2013    5 recensioni
[SPOILER Catching Fire] [Morfaminomane centric]
Non sapevano, loro, che noi non avevamo smesso di cercarlo. Il giusto equilibrio. Il perfetto punto d’incontro tra l’arancione del sole, le sottili striature rosate delle nuvole al tramonto, l’esatta tonalità dei raggi luminosi.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giusto equilibrio
[Morfaminomane1/Morfaminomane2/Peeta Mellark]

“Una volta ho passato tre giorni per trovare la giusta tonalità per dipingere la luce del sole su una pelliccia bianca. Continuavo a pensare che la luce fosse gialla, e invece era molto di più. Era fatta di strati di colore tutti diversi. Uno sull’altro.”

Peeta alla morfaminomane.
[Catching Fire, p.304]
 
Ci avevano iscritti a un qualche corso di riabilitazione per combattere la tossicodipendenza. Non per molto, però. Il tempo di rendersi conto che eravamo ormai piombati in un vortice senza ritorno, e ci avevano già buttati fuori, con tanto di braccialetto in plastica dura legato al polso.
“Stadio avanzato.” c’era scritto.
Ma stadio avanzato di cosa?
Cosa c’è di sbagliato nell’abbandonarsi in quello stato di aerea evanescenza, di colori indefiniti, forme senza confini, odori ora distanti ora vicini, voci lontane e prive di nome?
Tanto erano sempre urla, sempre urla e grida e pianti e gemiti di gente morta. Morta perché io l’avevo uccisa. Morta perché io sopravvivessi.
E, ancora, cosa c’era di sbagliato in Ceel – nel suo sguardo spento, nelle guance incavate, nei denti dallo smalto rovinato? Lo sapevano, loro, che si preoccupava di non farmi mai male? Lo sapevano, loro, che dopo ogni iniezione, sebbene il mio corpo si fosse ormai abituato alla puntura di due, tre aghi contemporaneamente, Ceel mi dava un colpetto sulla spalla e mimava, con le sue labbra sottili e secche, se andasse tutto bene?
Lo sapevano  che cercavamo soltanto un modo per aiutarci a vicenda, Ceel e io, visto che loro non si erano mai premurati di tenderci una mano?
Se per “aiuto” intendono intrappolarci in uno stanzino insieme ad altri dieci o quindici schizzati, farci sedere in cerchio e parlare, parlare, parlare… hanno seri problemi.
L’unico momento gradevole di quei giorni di riabilitazione era un determinato frangente del pomeriggio. Ricordo ancora gli orari stampati a caratteri maiuscoli in bacheca.
15,30 – 17,30. Attività ricreativa: pittura.
Ci piaceva dipingere, a Ceel e a me. Non avevamo mai smesso. Mai.
Ricordo che per due o tre giorni avevamo imbrattato innumerevoli tele di colori caldi, di distese azzurre e ondose, di sfere luminose e radiose sospese sul pelo dell’acqua.
Dovevamo trovare la tonalità perfetta. Il giusto equilibrio fra una sfumatura d’arancione e l’altra, fra un giallo pallido e uno più carico. Dovevamo catturare l’essenza del tramonto.
Ricordo di averglielo promesso. Che l’avrei trovato, il giusto equilibrio fra quei colori caldi. Per lui.
Avrebbero dovuto avvisarmi, loro. Avrebbero dovuto dirmelo che, il giorno dopo, ci avrebbero buttati fuori con tanto di braccialetto al polso.
Però abbiamo continuato, abbiamo perseverato, determinati. La gente ci prendeva per pazzi, a Ceel e a me.
Guarda come camminano tutti impasticciati di vernice!
I morfaminomani, ci chiamavano.
Chissà se Claudius Templesmith starà ricordando i nostri buffi nomignoli proprio in questo istante. Chissà se starà ridendo di gusto, chissà se staranno mandando in onda vecchie foto di me e Ceel. Chissà se il grassoccio dito di un qualche ben nutrito stratega non sarà già puntato sul pulsante che azionerà il cannone. Il mio.
Non sapevano, loro, che noi non avevamo smesso di cercarlo. Il giusto equilibrio. Il perfetto punto d’incontro tra l’arancione del sole, le sottili striature rosate delle nuvole al tramonto, l’esatta tonalità dei raggi luminosi.
E ora c’è questo ragazzino. C’è questo ragazzino che mi tiene stretta la mano, che m’invita a guardare in alto, in cielo, dove infinite sfumature che oscillano dal rosso al rosa chiaro tremolano impercettibilmente. C’è questo ragazzino che mi dice di averlo trovato.
La luce del sole, dice, è fatta di strati di colori tutti diversi tra loro. Uno sull’altro. Uno sull’altro.
Vorrei chiedergli quali siano, in quale ordine si debbano miscelare.
L’ho promesso a Ceel. L’avrei trovato per lui. Avrei dipinto il tramonto più reale di tutti, per lui.
Però avrebbe dovuto dirmelo, Ceel, che se ne sarebbe andato. Voi non credete?

Angolo autrice.
Okay, qualcuno realizzi una statua a Francis Lawrence, e ovviamente a Jen, Josh, Woody, Liam, Elizabeth, Jena, Lenny. TUTTI.
Sono stati eccezionali. Il film è una meraviglia, è tipo una bomba a orologeria. BAM. BAM. BAM.
Ti uccide. Ti rigenera. Okay, non sono pazza. Non sono pazza.
Ma chi voglio prendere in giro?

Comunque, chiusa questa parentesi, posso dire di amare Francis, perché ha gestito il tutto con una tale maestria e una tale attinenza al libro, che mi ha ispirato troppo, troppo, troppo. Mi ha sbloccata.
Ed è venuto fuori sto papocchio, ma vabbé, accontentatevi. 
La scena della morfaminomane è stata devastante. Lo sguardo di Josh. Il modo in cui Jen riesce perfettamente, voglio dire, PERFETTAMENTE, a esprimere la meraviglia, lo stupore di Katniss. 
Basta. Li amo. 
Okay, per chi non c'avesse capito una mazza, Ceel è il nome che ho inventato per il caro morfaminomane maschio. 
Oh, non ci sono tra i personaggi del fandom! Cacchiolina, bisogna provvedere. u.u
Fatemi sapere, bellezze e bellezzi (?)
S.
  
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