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Autore: Delirious Rose    03/12/2013    2 recensioni
«Ne vale la pena? Se la ragazza vi risponde di no, almeno vi metterete l’animo in pace, anche se da quello che i miei vecchi occhi hanno potuto vedere, penso che vi spetterebbe un’ora di felicità.» Ferio fu tentato di risponderle che, se Cephiro era sull’orlo del disastro, era proprio a causa di un’ora di felicità, ma la lasciò continuare. «E poi chi lo dice che poi decida di restare a Cephiro per amor vostro?»
«Già…» mormorò lui con un piccolo sorriso, portando la mano a uno dei suoi orecchini: Fuu ricambiava i suoi sentimenti, ne era certo, ma questi sarebbero stati più forti del suo desiderio di casa?
{Questa storia partecipa al contest "Musica e Fantasy" di Aranil}
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ferio, Fuu Hooji
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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À ta santé, Lisette, à ta santé, je bois! 
Si tu n'étais pas si jeunette, je te parl'rais d'amourette.
Attends encore un an; je serai ton amant...



«Chi va là?»
«Siamo solo tre viaggiatrici che cercano una locanda per trascorrere la notte al riparo di questa pioggia.»
«Andate via, nessuno può entrare senza il permesso del Borgomastro!»
«Ma ci sei o ci fai? Non vedi che siamo bagnate fradice?!»
«Che cosa sta succedendo?»
La guardia indietreggiò, indicando un punto oltre le mura del borgo. L'altro si sporse e fece un'esclamazione di sorpresa.
«Lasciale entrare, garantisco io per loro.
«E un'altra cosa: per quelle ragazze io sono solo Ferio, uno spadaccino girovago, chiaro?»


 
- Un’ora di felicità - 
 
«Grazie tante, Ferio: se non ci fossi stato tu…» disse Fuu, mentre con Hikaru e Umi seguivano il giovane attraverso i viottoli del borgo.
Ferio agitò una mano e si volse di nuovo verso i Cavalieri Magici.
«Beh, se quella guardia avesse saputo chi siete in realtà e perché siete state convocate a Cephiro, non avrebbe fatto tutte queste storie: Austina, in fondo, è la città natale della Principessa Emeraude. E anche la mia.» 
Hikaru sgranò gli occhi, stringendo Mokona d'impulso. 
«Davvero? Non lo sapevo…»
«Tanto meglio!» Rise Umi saltando oltre una pozzanghera. «Ci potrai indicare un posto decente dove mangiare e dormire.»
«È fuori questione farvi alloggiare in una locanda: c'è una mia... prozia che abita vicino al castello e non vi negherà la sua ospitalità, quando saprà chi siete,» rispose lui, senza voltarsi.
Ferio non aggiunse altro, continuando a guidare le tre ragazze lungo le strade che portavano al castello: sperava che gli ordini circa la sua identità fossero stati diffusi a tutti gli abitanti, perché non riteneva opportuno rivelare la sua vera identità ai Cavalieri Magici, e a Fuu in particolare, ritenendo che questa informazione sarebbe servita solo a complicar loro le cose quando avrebbero compreso quale fosse la loro vera missione, il vero desiderio di Emeraude. Quello era un momento che attendeva e temeva allo stesso tempo, soprattutto adesso che si era reso conto di quanto Fuu fosse importante per lui: avrebbe voluto toglierle quel fardello di dosso ma, per quanto lo desiderasse, sapeva che non avrebbe mai potuto farlo. E poi lei era il Cavaliere Magico del Vento, a priori sarebbe tornata nel suo mondo una volta compiuta la missione.
Fu distolto da quei pensieri quando, senza aver neanche bussato, la porta della Fachwerkhaus davanti alla quale si erano fermati si spalancò, e una bimbetta di quattro o cinque anni gli si attaccò alle ginocchia. Ridendo, Ferio la sollevò da sotto le braccia e le disse qualcosa in cephiriano: la bimba fece un'espressione stupita, puntando due occhi grandi e tondi sulle tre ragazze, quindi annuì con vigore e, dopo esser stata posata per terra, corse in casa annunciando il loro arrivo.
«Megane, una delle nipoti della mia prozia,» spiegò lui mentre faceva accomodare i tre Cavalieri Magici.


La tempesta imperversava ancora e il vento scuoteva le imposte della casa, eppure le tre ragazze si erano addormentate non appena avevano posato la testa sui loro cuscini, tanto erano stanche. Con un grosso sospiro, Ferio si staccò dalla porta della loro stanza: aveva sperato che Fuu fosse sveglia, ma non gli restava che tornare nelle sue stanze, al castello, inoltre non sapeva che scusa inventarsi per passare la notte in casa della vecchia cameriera personale di sua sorella Emeraude, prontamente spacciata per parente acquisita. Scese le scale cercando di fare meno rumore possibile e, giunto nella stanza principale del pian terreno, quella che faceva da vestibolo, salone e sala da pranzo, si fermò davanti al camino in cui un ceppo scoppiettava allegramente. 
«Che cosa ci fa la Vostra Altezza ancora qui?» La voce della padrona di casa era ruvida come il cigolio di cardini arrugginiti, eppure il tempo non le aveva rubato il calore che l’aveva sempre contraddistinta. «Temete forse che una delle mie bambine si lasci sfuggire il Vostro piccolo segreto?»
Ferio non rispose, le mani allacciate dietro la schiena e lo sguardo fisso sulle fiamme, perso nei propri pensieri: un tempo avrebbe potuto confidarsi con sua sorella, ma non questa volta, non dopo tutto quello che era accaduto. Quando parlò, la sua voce era poco più di un sussurro.
«Secondo te vale la pena farsi avanti, sapendo che la persona che si ama era persa fin dal primo giorno?»
L’anziana donna caracollò verso il camino e, ottenuto un tacito permesso dal Principe, affondò lentamente in una poltrona.
«Perché dite questo? Se si tratta di una di quelle tre ragazze…»
«Quelle tre ragazze sono i Cavalieri Magici della Leggenda: una volta che avranno esaudito il desiderio di mia sorella, dovranno far ritorno nel loro mondo,» ringhiò con rabbia. Rabbia verso Emeraude che aveva scelto tre giovani donne, invece di tre esperti guerrieri. Rabbia verso se stesso per aver lasciato crescere quel sentimento nel suo cuore – ma Fuu era così carina e inconsapevolmente seducente che, ne era certo, non avrebbe potuto fare nulla per sconfiggere la malia del suo sorriso.
«Ne vale la pena? Se la ragazza vi risponde di no, almeno vi metterete l’animo in pace, anche se da quello che i miei vecchi occhi hanno potuto vedere, penso che vi spetterebbe un’ora di felicità.» Ferio fu tentato di risponderle che, se Cephiro era sull’orlo del disastro, era proprio a causa di un’ora di felicità, ma la lasciò continuare. «E poi chi lo dice che poi decida di restare a Cephiro per amor vostro?»
«Già…» mormorò lui con un piccolo sorriso, portando la mano a uno dei suoi orecchini: Fuu ricambiava i suoi sentimenti, ne era certo, ma questi sarebbero stati più forti del suo desiderio di casa?


Ferio fu particolarmente fiero del comportamento del Borgomastro quando, il giorno dopo, convocò al palazzo Hikaru, Umi e Fuu per indagare sul loro conto. Aveva rimproverato con ben simulata asprezza il Principe, aggiungendo alle sue parole una buona tirata d’orecchi, e solo quando gli era stata confidata la vera identità di quelle strane ragazze in armatura – perché la gente di Austina sarà sempre fedele alla Principessa Emeraude – che si era sciolto in riverenze e lusinghe, proponendo ai tre Cavalieri Magici di risiedere nelle stanze solitamente riservate al Pilastro, nelle rare occasioni in cui tornava nella sua terra natia. Aveva esagerato, senza dubbio, ma fortunatamente le tre ragazze ebbero il buon senso di rifiutare, protestando ragioni di segretezza: Austina non sembrava ancora essere toccata dalle calamità che imperversavano su Cephiro, sarebbe stato un peccato che la sua gente attirasse su di sé l’attenzione di Zagato a quel modo.
«Se dovete partire oggi stesso, concedetemi almeno l’onore di condividere la mia tavola,» aveva insistito il Borgomastro, «e poiché manca poco più di un’ora, Ferio potrebbe farvi visitare il castello per ammazzare il tempo.»
Mentre Hikaru saltellava dappertutto, con Umi alle calcagna che cercava di farla calmare, Fuu e Ferio camminavano lungo la galleria, osservando ora gli arazzi, ora il paesaggio marino che si apriva oltre le alte finestre. E lui non poteva fare a meno di chiedersi se valeva o meno la pena di parlarle: istintivamente, si portò le dita all’orecchio e a quel tocco il sottile cerchietto d’oro cadde sul pavimento, rotolando verso i piedi della ragazza.
Un segno fausto.
«Hai perso un orecchino, Ferio,» esclamò Fuu, chinandosi per raccoglierlo.
«Aspetta!» Le afferrò la mano prima che le sue dita potessero sfiorare il monile: si sentì improvvisamente la bocca asciutta e lo stomaco tutto uno sfarfallio. Con lo sguardo pieno di speranza e la voce venata di disperazione, mormorò: «Quell’anello… significa tanto per me: se lo raccogli… se lo accetti…»
E Fuu avvampò in quel suo modo delizioso, incapace di reggere oltre l’intensità del suo sguardo, a malapena capace di annuire, quasi impercettibilmente. Non c’era bisogno di aggiungere altro, forse solo una risposta più chiara.
«Fuu-chan, indovina che cosa abbiamo trovato? Un calendario! E sai che cosa abbiamo scoperto? Che l’altro giorno era il compleanno di Umi-chan! E non lo abbiamo festeggiato!»
Come un uragano, Hikaru era piombata su di loro rompendo l’incantesimo.
«Insomma, Hikaru, non c’era mica tutta questa fretta!» Umi scosse la testa, lanciando uno sguardo rammaricato al Cavaliere del Vento. «Voglio dire, lo abbiamo scoperto con due giorni di ritardo e aspettare un’altra mezz’ora non avrebbe cambiato nulla.»
«Ma forse tu sarai l’unica a poter festeggiare il suo compleanno a Cephiro! E poi non capita tutti i giorni di compiere quindici anni!»
Mentre Hikaru continuava a cinguettare di compleanni, torte e festeggiamenti, Ferio si sentiva come se qualcuno gli avesse rovesciato un secchio di acqua ghiacciata addosso.

Emeraude guardava l’enorme squalo impagliato che troneggiava nella sala dei trofei del loro padre, il suo viso insolitamente duro: era la prima volta che s’incontravano da quando lei era diventata il nuovo Pilastro. La prima volta da quando lui era stato mandato presso la corte di Fahren per imparare a essere un buon sovrano.
«Capisci, fratello, perché desidero che la pena del Generale Alfgang sia così esemplare? Perché ho preteso che
anche a Cephiro ci fosse una legge simile?»
Sì, adesso che lui aveva quindici anni, poteva capire quello che il loro zio aveva fatto, quale fosse la sua colpa più grave. Era normale che Emeraude fosse desiderosa di fare il possibile per evitare che la storia si ripetesse, anche se Ferio dovette ammettere che farne una legge forse era un’esagerazione, quando al Pilastro bastava
volere.

Quindici anni, Fuu non li aveva ancora. 
 
«Ricordate, Altezza: se un sovrano desidera che il suo popolo rispetti le leggi, deve essere il primo a onorarle.»

La voce di de Chabannes riaffiorò dai suoi ricordi di bambino, ma allora non era stato capace di comprendere appieno le parole del Cavaliere dell’Acqua.
«Ferio, stai bene?»
Il principe si riscosse, guardando per un attimo la ragazza: la loro missione si sarebbe protratta abbastanza a lungo? Anche Emeraude avrebbe desiderato in punto di morte che i Cavalieri Magici restassero a Cephiro per vegliare sulla sua gente, fino alla nascita di un nuovo Pilastro? Gli sarebbe stato concesso sufficiente tempo per aspettare quell’ora di felicità?
«Certo… certo. Pensavo solo che Hikaru ha ragione: è un peccato non festeggiare il compleanno di Umi. E poi, a Cephiro si ha la maggiore età proprio a quindici anni,» rispose raccogliendo l’anello e riponendolo in una tasca.
Avrebbe aspettato, perché non poteva fare quel torto a sua sorella, perché era il Principe ed era suo dovere essere l’esempio, perché era quello che la Legge gli imponeva.
Avrebbe aspettato, anche se avrebbe significato rimpianto e anelito.
 

S'il faut que j'me retire, je me retirerai,
Dans un couvent d'ermites pour l'amour d'une jolie fille,
J'irai finir mes jours, adieu donc mes amours.

 


Note

Come preannunciato nella presentazione, questa fanfiction partecipa al contest "Musica & Fantasy" di Aranil 
La canzone che ho scelto è "J'ai fait une maitresse", una mazurka tradizionale del Québec, da non confondersi con l'omonima tradizionale francese. La versione che troverete su Youtube è de Le Reve du Diable, ma personalmente preferisco quella de Les Fins’Amoureuses.
Ci sono alcuni riferimenti a una mia long su MKR, “Correndo incontro al Destino”, al momento sospesa (ma conto di riprenderla, prima o poi), e in particolare a una scena del primo capitolo, la cui conseguenza più diretta è la decisione di Emeraude di stabilire la maggiore età legale: la scelta dei quindici anni è dovuta al fatto che fu a quell’età che lei divenne il Pilastro. Inoltre sono partita dal presupposto che sia Ferio sia Emeraude sono molto più anziani di quello che sembra – non quanto Clef, comunque – e che abbiano conosciuto i precedenti Cavalieri Magici: dato che il personaggio sarebbe lo stesso Conte de Chabannes de “La Princesse de Montpensier”, ho supposto che avesse potuto fare da precettore a Ferio per una parte del suo soggiorno a Cephiro (sì, sono una pazza a incrociare un film storico di Tavernier con un manga fantasy delle CLAMP), da questo potremmo dedurre le loro età, 433 per Emeraude e 426 per Ferio. 
Per la cronaca, mi baso su un incrocio fra il manga e l’anime: la storia ha luogo subito prima del decimo episodio, ma Ferio è soprattutto quello cartaceo.
Fachwerkhaus: http://it.wikipedia.org/wiki/Casa_con_intelaiatura_a_traliccio

 

   
 
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