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Autore: Loreena McKenzie    03/12/2013    1 recensioni
Il Capitano Spencer, dopo aver bombardato Kilmore Cove, leva l'ancora e lascia il paese. Il piano di Jason di utilizzare le Sirene di Peter e dei suoi vecchi amici fallisce e Julia rimane prigioniera nella Mary Grey.
Le scimmie, richiamate dal loro capo, si gettano in mare.
JohnDoo rimane imbavagliato nel paese.
I corpi di Oblivia e Black vengono gettati in mare.
Ma Julia no, lei rimane lì sulla nave, prigioniera di un malvagio pirata dalla vita interminabile e con un amaro desiderio di vendetta.
Passano due anni, la vita dell'ormai quindicenne cambia, ma non il contesto in cui si muovono i personaggi.
Riusciranno Ulysses More, Jason, Anita, Tommaso e il povero Rick a ritrovarla? E lei, riuscirà a far breccia nel cuore del capitano Spencer portandolo a provare emozioni che un duro pirata come lui non aveva mai provato? La ragazza non solo si troverà ad affrontare un migliaio di nuove avventure, ma si troverà presto a dover prendere delle scelte che mai avrebbe pensato di trovarsi di fronte.
(Ciò che succede dopo un "finale alternativo" del dodicesimo capitolo, Il Club dei Viaggiatori Immaginari)
Buona lettura.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 1
 
La fuga
 
Alzo la testa e vengo presa da un altro conato di vomito, causa di un’ennesima onda che aveva preso in pieno la Mary Grey. Devo uscire di qui, e subito. Cerco a tentoni il carnet di Morice Moreu tra le cose del capitano Spencer sparse per la stanza. Dove diavolo è finito?
“Muoviti Julia! Muoviti!”
Il mio sesto senso mi preme di andar via, ma non posso lasciare il prezioso oggetto qui.
-DANNATE SCIMMIE! TORNATE INDIETRO!- la ira del pirata si sente fino a qui sotto. Mi affaccio alla piccola finestra dalla quale ho intenzione di scappare e lo spettacolo mi provoca una lancinante fitta di terrore nel petto. Il mare impazzito, le acque che si ritirano, la spiaggetta di Kilmore Cove dimezzata, le scimmie che si gettano in acqua.
Devo uscire ora, e subito. Al diavolo il carnet, meglio salvare la pelle.
Infilo la testa nella finestra e, poggiando i piedi su un tavolino, mi do una spinta. Fuori una spalla, fuori anche l’altra. All’altezza della vita, però, mi blocco. La finestra è troppo stretta.
Sento Spencer che urla delle imprecazioni, dopodiché degli strani rumori provenienti dai fondali. Sta levando l’ancora.
Una furia improvvisa mi investe. Devo uscire da qui, immediatamente.
Spingo, spingo con tutte le mie forze. Nulla, non ci passo. Non credo di essere grassa ma se mai tornerò a casa devo ricordarmi di mettermi a dieta.
La Mary Grey comincia a oscillare pericolosamente, mi sembra di sputare tutti gli organi da un momento all’altro. Presa da un altro conato di vomito, torno dentro, provando a fare il contrario.
Reggendomi allo stesso tavolino, infilo prima una gamba, poi l’altra.
La Mary Grey si muove. Le vele nere vengono alzate in aria e una potente folata di vento le investe, dirigendola lontano da Kilmore Cove.
Presa dalla disperazione, spingo con tutte le mie forze. La mia pelle sanguina, dagli occhi escono calde lacrime di smarrimento, il mio volto è rosso e umido.
-Dai! Dai!- esclamo.
Torno dentro e provo di nuovo a uscire dall’altra parte. La nave si allontana sempre di più da Kilmore Cove. Ormai svariati chilometri ci separano.
Ma nulla da fare, la mia vita non ne vuole sapere di uscire fuori.
Ritorno dentro e mi affaccio alla finestra, guardando Kilmore Cove diventare un lontano puntino sull’orizzonte e piangendo dalla disperazione come non avevo mai pianto in vita mia.
Penso a Villa Argo, a Jason, a mamma e papà, a Nestor, a Rick...
-Oh, Rick…-
Penso alla mia vita, alla libertà che non avrei mai più avuto, ai Viaggi nel tempo che non avrei mai più fatto con i miei amici, a tutto ciò che avevo perso. E infine alla prigionia che mi aspettava.
Il mio corpo è scosso da tremiti infrenabili. Voglio solo tornare a casa, la mia casa, con tutti i suoi segreti e i suoi misteri. Voglio svegliarmi e rendermi conto che è solo un brutto sogno. Non voglio essere qui, no…
Per il corridoio risuonano dei passi. Quei passi. I passi dell’unica persona che era con me in quella dannata nave. Il mostro, il pirata che mi stava portando via dalla mia vita. Il capitano Spencer sta venendo a prendermi. Ora ha inizio il mio incubo.
 
 
Una settimana dopo
 
Non ho voglia di mangiare, non ho voglia di dormire, non ho voglia di bere e non ho nemmeno voglia di guardare la luce del sole. Chiusa in questa dannata cella, non faccio altro che pensare, e pensare, e pensare ancora.
Chissà dove sono i miei amici, chissà come sta Jason, chissà come sono preoccupati mamma e papà. E chissà cosa sarà successo a Kilmore Cove. Si sarà ripreso dall’attacco? Nestor avrà trovato la sua amata Penelope? La pasticceria Chubber sarà tornata a sfornare squisitezze?
Il mio stomaco brontola rumorosamente dalla fame. Ma non ho voglia di mangiare. Voglio solo tornare a casa. Non voglio più stare qui.
Le scimmie sono scappate tutte, JohnDoo è rimasto prigioniero a Kilmore Cove, i corpi di Black Vulcano e sua figlia Oblivia sono stati gettati in mare. Me lo aveva detto lei di scappare. Ma no, io volevo recuperare quel dannato carnet, che ora chissà che fine ha fatto. Se solo me ne fossi fregata, ora forse non sarei qui, ma al caldo sotto le coperte di casa mia.
Oltre a me e al pirata, nella nave ci sono solo due vecchie sguattere che mi danno il voltastomaco. Spencer ha ordinato loro di prendersi cura di me, dopodiché mi ha lasciata chiusa a marcire qui dentro e non è più venuto a cercarmi. Non so dove questa nave si stia dirigendo, non so dove diavolo stiamo andando, non so cosa mi succederà ora. So solo di avere una dannata paura del mio futuro e di quello che mi succederà.
 
 
Un mese dopo
 
Spencer mi minaccia. Se non mangio, se non mi muovo, se non gli rispondo, mi legherà ad un palo sotto il sole e mi lascerà per delle lunghe ore lì, o mi farà assalire dagli insetti, o mi infilerà in una vasca di acqua gelata, o peggio ancora mi getterà in mare e mi sparerà una volta per tutte. Ma alla fine non fa nulla. Guarda la mia silenziosa malinconia e continua a minacciarmi. Dice che non ha senso sperare di poter tornare a casa, che resterò con lui per sempre e che presto capirò di essere molto fortunata. Ma io non lo ascolto nemmeno. Penso a Rick e spero che un giorno torni a prendermi.
Mi ha portata sulla sua isola, mi ha dato tutto ciò che un tempo apparteneva alla sua Sophie, compresa la sua camera in quella sottospecie di abitacolo. Mi ha donato oro, diamanti, gioielli, ma a me non importa. E poi si innervosisce. A volte fa di tutto per ricevere una mia sola parola o un mio solo sguardo, il secondo dopo di arrabbia come un mare in tempesta e comincia a urlare e a prendere a pugni ogni cosa. E poi mi chiude nella stanza di Sophie e non vuole vedermi per giorni interi.
Ti odio, Spencer, e mi vendicherò, lo giuro.
 
 
Un anno dopo
 
Abbiamo attraccato in un altro Porto Oscuro. Spencer ha saputo che in circolazione c’è un’altra nave dalle vele nere… L’imbarcazione di una certa Pandora. Ha radunato una ventina di scagnozzi  e ora vogliono farla fuori.
Mi porta sempre con se e io non ho altra scelta se non ubbidire ai suoi ordini. Dal giorno del rapimento, non ho più rivisto Kilmore Cove, la mia famiglia e tutti i miei amici. Non so se siano venuti a cercarmi, ma io evito di pensare al mio futuro in questa nave e con questo mostro altrimenti mi viene impossibile andare avanti.
Spencer non ha un cuore. Il suo unico interesse è il proprio potere personale. Chiunque cerchi di essere alla sua altezza o addirittura di superarlo, viene ucciso. È un uomo che non prova sentimenti, è un essere crudele. Non so cosa voglia da me, non so perché mi obblighi a seguirlo… vorrei solo che mi lasciasse.
 
 
Due anni dopo
 
Il giorno del mio quindicesimo compleanno.
-Julia…- mormora Spencer esasperato.
-Cosa vuoi?!- esclamo infuriata.
-Non puoi continuare così!- borbotta al centro della mia stanza.
Guardo l’enorme collana di diamanti che mi ha appena regalato poggiata sul tavolo. Immagino a quanto sia pesante.
-“Così” come?!-
-Così! Così indifferente, sprezzante, schifata dal mondo intero! Ormai sono passati due anni, dovresti aver capito che la tua vecchia vita a Kilmore Cove è cosa passata! Dimentica, dimentica tutto! Ormai il tuo posto è qui e ci resterai per il resto della vita.-
Io mi alzo sofferente e avanzo verso di lui. A meno di un metro di distanza dal suo corpo, crollo inginocchiata a terra accompagnata da lacrime amare che mi solcano il viso.
-Ti prego, Spencer! Ti prego! Lasciami libera!- esclamo, disperata, tra i singhiozzi.
-Ah… Smettila, Julia! Ormai sei grande, dovresti capire che queste sceneggiate non mi fanno più alcun effetto.- borbotta, voltando lo sguardo dall’altra parte.
-Spencer! Io voglio tornare a casa! Ti scongiuro, lasciami andare una volta per tutte! La mia è una prigionia senza senso! Non ti cambierà nulla liberarmi! Ti prego fallo, lasciami andare!-
Spencer si volta verso di me lentamente e si avvicina ancor più piano. Si china e quando il suo volto è a pochi centimetri dal mio, mi prende per le spalle e fa:- Il tuo amico Ulysses lo sapeva che volevo lui, ma non ha avuto il coraggio di farsi sotto… Così ho deciso di prendermi te. Fine della storia, accettalo Julia.
Si alza e si dirige verso la porta. Il suo respiro e il suo buon profumo mi abbandonano lentamente.
-Basta! – esclamo, alzandomi di scatto in piedi – Tu mi hai rapita solo perché sei arrabbiato con i Moore per averti portato via la tua Sophie! E ora vuoi vendicarti pensando di portarti via me! Ma non capisci che tutto ciò che fai non ti porterà a nessun risultato!
Le lacrime sul mio volto sono incontrollabili.
Spencer si ferma un instante. Nella mia stanza cala il silenzio, l’unico rumore che si sente è il lento ondeggiare del mare.
Subito dopo, Spencer si rianima e continua a camminare verso la porta. Poco prima di uscire, si volta verso di me e mormora:- Quanto vorrei che tu capissi che ciò che faccio non è per il tuo male…
 
 
   
 
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