Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club
Ricorda la storia  |      
Autore: Ottachan    03/12/2013    2 recensioni
Nitorin oppure MikoshibaxNitori-che-ama-Rin oppure 'na cosa a piacere vostro tassativamente con Nitori: "Le persone che hanno un neo lungo la via delle lacrime sono destinate a una vita segnata per sempre dal pianto."
(Prompt by Ilaria)
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nitori Aiichirou, Seijuro Mikoshiba
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
- Questa storia fa parte della serie 'Le prime Notti Bianche'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fic scritta per la prima Notte Bianca (29-09-2013) (anche se postata in ritardo il 18-10-2013 ma son dettagli ù.u) organizzata dalla pagina No ma Free lo guardo per la trama, eh. Prompt di Ilaria: 'Nitorin oppure MikoshibaxNitori-che-ama-Rin oppure 'na cosa a piacere vostro tassativamente con Nitori: "Le persone che hanno un neo lungo la via delle lacrime sono destinate a una vita segnata per sempre dal pianto"'.
Che già il titolo lascia presagire quanto sarà piena di gioia questa fic :°DDD Ma dettagli, spero piaccia comunque e grazie se arriverete fino alla fine :3
Tutto quello che state per leggere è ambientato dopo l'episodio 8.
Se ho sbagliato qualcosa con il rating e gli avvertimenti ditemelo subito per favore D: !!!

La via delle lacrime

Aiichiro decise finalmente di aprire gli occhi, si sciolse con delicatezza da quel caldo abbraccio e si infilò velocemente i pantaloni che la sera prima aveva abbandonato con noncuranza sul pavimento. Dopo aver emesso un sonoro sbadiglio si avvicinò, ancora intontito dal sonno, alla finestra della stanza: le tende non erano state tirate e la luce mattutina batteva sul cuscino proprio sulle loro teste. Il ragazzo si voltò solo per un secondo per accertarsi che Mikoshiba-senpai non si fosse ancora svegliato e richiuse tutto.
L’aveva fatto di nuovo. Per la terza volta.
Era tutto iniziato la sera della seconda giornata delle gare provinciali; l’umore di Rin era totalmente cambiato dopo aver visto i suoi vecchi compagni dell’Iwatobi gareggiare nella staffetta per poi vincerla. Il giorno prima si era sentito il padrone del mondo, la mattina seguente aveva iniziato a provare come una sensazione di vuoto nel petto e, infine, dopo la staffetta, era sopraggiunta la rabbia, tanta rabbia. Aichiiro non sapeva come comportarsi. Aveva sempre osservato il suo compagno di stanza dall’alto del suo letto a castello, appuntando nel suo diario discorsi, reazioni e gusti dell’amato sempai. Eppure non era mai riuscito a capirlo del tutto, c’era sempre un qualcosa che gli sfuggiva.
E da questo punto di vista si sentiva molto simile al capitano. Anche lui andava dietro ad una persona che doveva fare pace con il proprio cervello. Cioè, prima lei, come se si fosse trovata al cospetto di un’apparizione divina, se lo era mangiato con gli occhi… e poi aveva iniziato a fare finta di non capire le estremamente palesi intenzioni di Mikoshiba-senpai! Ma più che mollare i kohai ad allenarsi da soli per passare più tempo possibile con lei, quando la ragazza si intrufolava nei locali della piscina della Samezuka per organizzare allenamenti congiunti, cos’altro doveva fare quel povero uomo?
Ironia della sorte, Rin e Gou erano fratelli.
A quanto pare Ai e Seijuro erano accomunati anche dalla non proprio sana tendenza all’autolesionismo.
E forse, proprio a causa di questa futile motivazione, di questa sorta di legame invisibile e sottile come un filo di nilon, Nitori era corso a rifugiarsi nella stanza del capitano. La prima sera Rin aveva avuto uno scatto d’ira improvviso e aveva rotto il lume della scrivania lanciandolo contro un muro e Aiichiro era scappato via impaurito. La seconda sera aveva semplicemente ordinato al proprio compagno di stanza di sparire e lui non se l’era fatto ripetere. La terza sera aveva trascorso la nottata fuori chissà dove senza avvertire, lasciando Nitori da solo in stanza. E a Nitori la solitudine non piaceva proprio. Aveva provato ad aspettare il senpai guardando un vecchio anime al computer ma arrivato ad un certo punto della trama non ce l’aveva più fatta ed era corso a cercare Mikoshiba anche solo per un abbraccio.
L’orologio segnava le 8.30, le lezioni sarebbero iniziate a momenti. Ai scacciò via i propri pensieri negativi colpendosi le guance senza farsi troppo male e, dopo una doccia veloce, si diresse di corsa fuori dal dormitorio, senza svegliare il capitano.
Giornata sprecata. Come poteva seguire le lezioni se Rin aveva deciso di monopolizzare, senza chiedere il permesso, la sua mente? E non lo aveva abbandonato nemmeno il pomeriggio durante gli allenamenti di nuoto nonostante il senpai non si fosse presentato in piscina.
Trovò poi l’oggetto dei propri pensieri nella loro stanza del dormitorio, sdraiato sul suo letto con il corpo rivolto verso il muro. Stavolta, però, era diverso. Rin non ringhiava, non urlava, non imprecava; il suo era un silenzio pesante come una cortina di ferro che nemmeno le parole di conforto, le suppliche e i tentativi di Nitori volti a fargli dire qualcosa andarono a buon fine. Lo sguardo del senpai era spento, privo di una qualsiasi scintilla vitale e sembrava fosse sul punto di piangere. Fu Aiichiro a piangere per lui. Perché faceva male, anzi, malissimo vederlo in quello stato. Perché Rin non voleva reagire. Perché oramai aveva eretto una barriera che aveva escluso tutti dal suo mondo, compagno di stanza incluso. E Nitori scappò via singhiozzando chiudendosi la porta alle spalle come se cercasse di distruggerla. E per la quarta volta si ritrovò a bussare a Seijuro. Non appena si ritrovò davanti alla sua robusta figura, il kohai gli si gettò addosso bisognoso di essere stretto tra braccia forti che avrebbero sicuramente asciugato le proprie lacrime. E così fu: il capitano gli baciò prima un occhio e poi l’altro, gli accarezzò la testa e gli prese le mani in una stretta salda ma rassicurante. Aiichiro si alzò in punta di piedi alla ricerca di un bacio che non tardò ad arrivare mentre il compagno più grande lo spingeva gentilmente verso il letto. Il capitano Mikoshiba, nonostante il fisico statuario, possedeva un tocco delicato come il velluto capace di tranquillizzare anche il più impaurito degli animali. Ma questo non bastava. Nitori desiderava essere schiacciato, annientato, voleva che il peso che provava nel cuore si trasformasse in qualcosa di fisico e decisamente più piacevole, che gli facesse dimenticare dove si trovava, perché si trovava lì, cosa aveva lasciato alle proprie spalle. Seijuro gli cinse i fianchi con le sue mani calde e lo spinse a voltarsi prono; gli abbassò pantaloni e slip e, dopo essersi leccato le dita, lo penetrò con esse.
Una sola lacrima scese rapidamente lungo la sua guancia destra del ragazzo più piccolo e andò a sparire assorbita dalla stoffa della manica della maglietta. In quel momento ad Ai venne in mente l’ultima scena dell’anime che aveva visto la sera precedente. Un personaggio dall’aria poco raccomandabile si era avvicinato alla sua vecchia amica e, dopo aver fatto commenti sul suo fisico, aveva detto: ‘Le persone che hanno un neo lungo la via delle lacrime sono destinate a una vita segnata per sempre dal pianto’. Tutto ciò stava a significare che la sua vita sarebbe stata caratterizzata solo da tristezza e sofferenza? Che esagerazione. Non voleva nella maniera più assoluta tutto ciò. Oppure era suo il compito di piangere al posto di chi non riusciva a farlo?
Rin ritornò prepotentemente nei suoi pensieri. Perché non lo voleva lasciare in pace nemmeno in quel momento? Perché, nonostante il capitano si fosse tolto la cintura facendola tintinnare lievemente, si fosse sbottonato e poi tolto i pantaloni e avesse iniziato a farsi strada dentro di lui con movimenti lenti ma profondi, Ai non riusciva a concentrarsi su di lui e sul piacere che stava ricevendo? Era rimasto immobile così come era stato sistemato, rigido, non si era nemmeno toccato e non accennava a farlo. Percepiva le mani di Mikoshiba accarezzargli gli avanbracci e si immaginava quelle di Rin che, invece, avrebbero stretto i suoi polsi fino a fargli male; sentiva la lingua umida del capitano lambirgli il collo quando invece il compagno di stanza lo avrebbe morso senza indugi… e il riguardo che aveva Seijuro nel muoversi sopra di lui con delicatezza non l’avrebbe mai ritrovato nel suo amato senpai, anzi. Nella sua mente scorrevano immagini di come Rin l’avrebbe preso con la forza, facendo pressione col peso del proprio corpo, di come si sarebbe sfogato fino a sentirsi sazio e poi il nulla. Ma questo Nitori non gliel’avrebbe permesso. Oppure avrebbe assecondato il tutto nella speranza di sbloccare qualcosa nell’animo del ragazzo che credeva di amare?
Mikoshiba abbassò il braccio e prese a masturbare il kohai e Nitori si chiese se anche Rin avesse avuto l’accortezza di concedergli più piacere. Alla fine vennero entrambi, il capitano un paio di minuti prima ed emettendo un verso gutturale e profondo, l’altro poco dopo inarcando la schiena e soffocando tra i denti un gemito dal suono simile alla parola ‘Senpai’. Seijuro si spostò leggermente su un lato per non schiacciare il compagno con il proprio corpo esausto e iniziò a baciargli il collo con piccoli e piacevoli schiocchi. I suoi capelli dritti pungevano delicatamente la guancia di Ai. Quelli del senpai Rin, più morbidi, gli avrebbero procurato solo un po’ di solletico.
Il neo di Nitori fu di nuovo bagnato da una lacrima che, oramai, seguitava la via che era stata già segnata e tracciata dalle precedenti.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club / Vai alla pagina dell'autore: Ottachan