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Autore: monipotty    06/05/2008    15 recensioni
Ciao a tutti voi! Questa è la prima fic che scrivo e spero che vi piaccia!! Il personaggio principale è la migliore amica di Elizabeth, Josephine: cosa succederebbe se Jo fosse innamorata del serio ma affascinante James Norrington (il mio personaggio preferito in assoluto e, naturalmente, secondo protagonista della fic)? Riuscirà a conquistarne il cuore già legato alla bella Elizabeth? Se volete scoprirlo, vi basta leggere!!! Recensite numerosi e... siate clementi!!!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elizabeth Swann, James Norrington, Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 Ciao a tutti!!! Questa fanfic è nata dopo aver visto il terzo film dei Pirati dei Caraibi, ma li comprende praticamente tutti. Se non avete ancora visto l'ultimo film, beh... per ora non c'è problema; in caso, vi avviserò per tempo.
Questa fic è dedicata a Elettra, che l'ha apprezzata fin dal primo momento e che ringrazio infinitamente sia per l'ispirazione che mi sta dando in questi giorni, sia per il suo apprezzamento.
Beh... buona lettura a tutti!!!!      by Monipotty


“Josephine!” chiamò una voce femminile “E’ ora di andare! Sbrigati  a prepararti e poi scendi!”

“Si, madre!” urlò di rimando la ragazza. Finì di prepararsi con l’aiuto della sua cameriera Tess, afferrò il ventaglio di seta e pizzo e corse giù per le scale. Già. Corse. Una cosa che non si addiceva per niente ad una ragazza inglese della seconda metà del settecento, ma lei era fatta così e non ci badava. A dirla tutta, la leggiadria e la sensibilità che una ragazza normale avrebbe dovuto avere, erano le cose che le mancavano; forse era anche per quello che non era ancora riuscita a trovare un uomo che l’amasse, anche se suo padre, Theodore Allen, faceva di tutto pur di trovargliene uno, ma purtroppo Josephine riusciva a rovinare sempre tutto a causa del suo comportamento poco femminile. Nonostante tutto, era una bella ragazza: gli occhi erano grigio-azzurri, i capelli neri come l’ebano e la pelle più bianca della neve e quel giorno era più bella che mai, con quell’abito color panna, i capelli raccolti in un elegante chignon e un cappellino bianco legato dietro la nuca con un nastro rosa. Quel giorno, sapeva, era un grande giorno ma suo padre non le aveva ancora detto il motivo a causa della sua poca memoria; l’unico fatto di cui era a conoscenza era che avrebbero passato l’intera giornata ospiti del governatore di Port Royal, Weatherby Swann, e sua figlia Elizabeth, la migliore amica di Josephine. Elizabeth era una ragazza dolcissima e bellissima, più bella di Josephine pur avendo la stessa età: i capelli castani dai riflessi d’oro le scendevano sulle spalle in morbidi boccoli, le labbra rosa e gli occhi castani davano al suo viso un che di angelico.

Era talmente felice di passare la sua giornata in compagnia della sua migliore amica, che si inciampò nel lungo vestito e per poco non rotolava giù dalle scale. Sfortunatamente, suo padre vide questa sbadataggine e, naturalmente, si arrabbiò.

“Josephine Mary-Jane Allen!” urlò con la sua possente voce. “E’ mai possibile che una ragazza come te debba essere così sbadata e avere sempre la testa fra le nuvole?!” Josephine ammutolì e abbassò lo sguardo con vergogna.

“Certe volte mi chiedo come fai ad essere mia…”

“Theodore!” lo interruppe sua moglie. “Non ti permetto di parlarle in questa maniera! Ti ricordo che anche tu eri così quando ti ho conosciuto per la prima volta.” Theodore Allen guardò sua moglie, poi con un gesto della mano si voltò e si avviò al di fuori dell’edificio dove li attendeva la carrozza. Danielle Allen guardò la figlia.

“Vieni Josephine, il governatore ci aspetta.” Le disse gentilmente sorridendo. Ma la figlia non si muoveva e una lacrima rigava la sua guancia. Sua madre le si avvicinò.

“Non badare a ciò che dice tuo padre.” Le disse asciugandole la lacrima. “Non lo pensa realmente. E’ stata la rabbia. Ora andiamo.” La prese a braccetto e la portò con sé sulla carrozza.

Durante il breve viaggio, nessuno parlò. Padre e figlia erano seduti vicini, ma nessuno dei due sembrava volesse parlare; così Josephine ripensò al giorno in cui conobbe l’amica Elizabeth. Si ricordò le grosse nuvole cariche di pioggia che ricoprivano il cielo e la stretta di mano che si scambiarono il governatore Swann e suo padre; vicino al governatore stava la figlia di otto anni. Erano passati sedici anni da quell’incontro e ancora ricordava ogni minimo particolare, come quella ferita che Liz aveva sul braccio bianco: si era ferita il giorno prima sugli scogli, scivolando, mentre passeggiava lungo la costa. Suo padre, che dopo aver perso la moglie era rimasto l’unico che si potesse occupare di lei, si era all’inizio arrabbiato poi, raddolcito, l’aveva presa in braccio e portata a medicare. Dopo averla conosciuta, le due bambine erano inseparabili: non passava giorno in cui una delle due andava a casa dell’altra a giocare alle bambole o nel cortile; avevano anche preso l’abitudine di scambiarsi i propri diari personali per sapere ciascuna cosa faceva l’altra, e quest’abitudine non era ancora passata.

Arrivarono davanti ad una enorme caserma e vi entrarono, dirigendosi direttamente sul piazzale principale dove si sarebbe svolta la cerimonia.

“Madre,” disse ad un tratto Josephine “che tipo di cerimonia sarà quella di oggi?”

“Una cerimonia molto importante. Ti ricordi James Norrington? Ebbene, quest’oggi viene eletto Commodoro.” Disse sorridendo radiosa. Dal canto suo, Josephine, dopo aver sentito quel nome, arrossì del tutto e dovette girarsi da un’altra parte per non darlo a vedere. Sua madre non sembrava essersene accorta.

“Ah…bene…” disse. Appena si voltò vide Elizabeth poco distante da lei. Le si avvicinò.

“Buongiorno Elizabeth.” Disse cordiale.

“Josephine! Non ti ho sentita arrivare!”

“Ho notato. Come stai?”

“Non c’è male; solo stamattina ho litigato con Will…”

Will Turner, l’apprendista fabbro di città, un ragazzo molto educato e di bell’aspetto di cui Elizabeth era innamorata.

“Che cosa hai combinato?” le domandò.

“E’ stato lui. Sa che odio essere chiamata miss Swann da lui, ma lui continua a chiamarmi in quel modo. Perché?”

Le sorrise. “Se lo ha fatto ci sarà stato un motivo valido. Gli uomini sono impossibili da capire.”

“Già…a proposito di uomini…” disse e la guardò. Jo la guardò interrogativa. “Sei felice?”

“Perché dovrei essere felice, secondo te?” domandò lei.

“Ma per James, naturalmente.”

“Certo che sono felice per la sua carriera e…”

“Non dico questo. Se sei felice di rivederlo. L’ultima volta è stata…” cominciò a contare.

“…ieri.” Concluse Josephine. “Ma tu non devi farti strane idee, Elizabeth.” Lei la guardò.

“Andiamo! Lo sanno tutti che ti pia…” Jo non la lasciò finire e le mise una mano sulla bocca.

“Potresti evitare di dirlo a voce alta, per favore?” domandò.

“E che male c’è? In fondo è un brav’uomo, ligio alle regole, serio, galante e anche piuttosto di bell’asp…” di nuovo la bloccò a metà tappandole la bocca.

“Fin troppo serio…” mormorò tra sé e sé. Poi guardò Elizabeth. “Ti ricordo” le disse “che è il tuo promesso marito, Elizabeth.” Lei la guardò e si tolse la mano dalla bocca.

“Io non lo sposerò mai, e tu lo sai Jo. Io non l’amo; amo Will.” Jo la guardò tristemente.

“Lo so,  Liz, lo so. Ma James è innamorato di te e per te non ci sarebbe miglior partito secondo tuo padre; anzi, non vede l’ora che ti domandi di sposarlo e io…” ammutolì. Aveva gli occhi lucidi e le braccia le ricadevano molli lungo i fianchi. “Il cuore di James non sarà mai per me, lo sappiamo entrambe. Ma se lui ti sposerà o sposerà comunque qualcun altro, beh…se lui è felice, io sarò felice, qualunque cosa dovesse accadere.” Una tromba suonò per indicare l’inizio della cerimonia.

“Sta cominciando la cerimonia.” Disse Jo voltandosi in direzione del suono. Elizabeth la guardò un’ultima volta prima di voltarsi ad osservare l’arrivo dei soldati inglesi attraverso un portone. Le dispiaceva vedere la sua amica così triste e abbattuta ma non sapeva cosa fare per ravvivarla un poco.
  
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