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Autore: berenis    03/12/2013    4 recensioni
E al rintocco della mezzanotte la situazione degenerò.
Divenne tutto confuso, disordinato, sfocato.
Un bicchiere di troppo, una donna, baci rubati, qualche vestito in meno.
Le luci intermittenti che si alternavano al buio.
Un viso dolce che però non riconobbi. Rosso, poi buio. Verde, poi buio. Blu, poi buio.
Non riuscivo nemmeno a capire quale fosse il colore dei suoi grandi occhi.
Ma io cosa ci facevo lì?
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Midnight memories.


E al rintocco della mezzanotte la situazione degenerò.
Divenne tutto confuso, disordinato, sfocato.
Un bicchiere di troppo, una donna, baci rubati, qualche vestito in meno.
Le luci intermittenti che si alternavano al buio.
Un viso dolce che però non riconobbi. Rosso, poi buio. Verde, poi buio. Blu, poi buio. Non riuscivo nemmeno a capire quale fosse il colore dei suoi grandi occhi.
Ma io cosa ci facevo lì? Tentai di ricordare cercando di dissolvere la nebbia che mi offuscava la mente.
 
 
Straight off the plane to a new hotel
just touched down, you could never tell
big house party with a crowded kitchen
people talk shh but we don't listen
 
 
Ero su un aereo. Al mio fianco Louis era in ginocchio sul sedile voltato verso i posti alle nostre spalle.
Mi girai anch’io: Niall e Liam canticchiavano mentre Zayn era in piedi che ci stava portando qualche birra. Afferrai al volo la mia bottiglia, tolsi il tappo con facilità e cominciai a sorseggiare.
Dopo un po’ l’aereo atterrò nell’immenso aeroporto di Los Angeles, fuori dal quale ci aspettava la limousine che ci avrebbe portato fino al nostro albergo.
Le fan erano lì ad aspettarci, ma noi non avevamo voglia di fermarci. Corremmo fuori veloci, spingendoci a vicenda e ridendo rumorosamente.
Poi la macchina nera con i finestrini oscurati. Un grande spazio all’interno che faceva venire voglia di festa.
Una corsa per arrivare alle nostre stanze, le valige buttate sui letti, un’altra corsa per tornare fuori.
Una casa enorme. Josh. A quel punto ricordai: eravamo lì perché un caro amico di Josh l’aveva invitato alla festa più grandiosa dell’anno e lui aveva chiesto a noi di accompagnarlo.
E noi non diciamo mai di no a feste e alcool.
Ci dirigemmo in cucina: una grande folla era accalcata dove un ragazzo che non conoscevo preparava i drink, così ci aggiungemmo anche noi e ne ordinammo uno a testa.
La gente ci parlava, ma noi non ascoltavamo. La musica era troppo alta e i nostri corpi avevano solo voglia di scatenarsi.
 
 
Tell me that I'm wrong but I do what I please 
way too many people in the Addison Lee 
now I'm in the age when I know what I need.


«Harry, che diavolo fai?» sentii urlare alle mie spalle.
Mi voltai e vidi Zayn venirmi incontro e strapparmi dalle mani il bicchiere dell’ennesimo drink che avevo appena finito di bere.
«Che cazzo vuoi?» risposi brusco.
«Sarà il decimo drink che mandi giù! Okay che hai voglia di divertirti, ma così stai esagerando!» urlò per sovrastare la musica.
Mi arrabbiai. L’alcool mi stava mandando in tilt e non avevo più controllo delle mie azioni.
Lo spintonai. «Ho diciannove anni, Zayn, e tu non sei mia madre! Vaffanculo!» e per ripicca presi un altro drink che bevvi velocemente proprio davanti ai suoi occhi.
Lui scosse la testa e si allontanò. Sapeva di dovermi lasciar stare in quelle occasioni.
Non m’importava di un bel niente. Potevano dirmi che stavo sbagliando, ma io avrei fatto comunque quello che volevo. Ero abbastanza grande per sapere ciò di cui avevo bisogno, per prendermi le mie responsabilità, per capire quando fermarmi.
E quello non era il momento.
 
 
Midnight memories,
baby you and me 
stumbling in the street 
singing, singing, singing, singing 
midnight memories,
anywhere we go never say no 
just do it, do it, do it, do it.
 
 
Mi accorsi che una ragazza mi stava fissando.
Il suo vestito corto e i miei sensi alterati contribuirono a mandarmi totalmente fuori di testa.
Poggiai il bicchiere vuoto sul tavolo senza toglierle gli occhi di dosso, e a passo veloce mi avvicinai.
La guardai meglio: aveva lunghi boccoli dorati che coprivano leggermente la scollatura, un sorriso ammaliante e grandi occhi nocciola.
Le scostai i capelli dalla spalla sinistra e le diedi un bacio sul collo.
La sentii fremere sotto il mio tocco, così la avvicinai di più a me. Lasciai stare il suo collo e puntai alle labbra. La baciai.
Non capii perché lo stessi facendo ma non m’importava. Lei ci stava. Sapeva d’alcool, segno che aveva bevuto almeno quanto me.
Venni spintonato parecchie volte e mi sentii soffocare.
La presi per mano e la trascinai fuori da quel trambusto.
Era poco prima di mezzanotte e per strada non c’era nessuno. Probabilmente tutta la gente era o alla festa o in casa propria.
Alla luce dei lampioni riuscii ad osservare meglio il suo viso delicato, apparentemente innocente.
Cominciammo a camminare un po’ barcollando, sostenendoci a vicenda, finché non trovammo una panchina e ci sedemmo.
Per un po’, nessuno disse niente, e lei nemmeno chiese spiegazioni del mio gesto, del bacio.
«Abbiamo un po’ esagerato, eh?» mi chiese poi, guardandomi negli occhi.
Subito non risposi. Non capivo per quale motivo mi avesse seguito. In fondo io ero un perfetto sconosciuto. O forse aveva idea di chi fossi?
Ancora meno mi rendevo conto del perché mi parlasse in quel modo così affettuoso e amichevole.
«Credo di sì» risposi, ancora dubbioso.
«Ho voglia di cantare.»
Mi voltai di scatto verso di lei, sbalordito. Lei si mise a ridere, probabilmente per via della mia espressione.
Si alzò in piedi e mi tese le mani.
«La musica lì dentro fa schifo, e c’è troppo poco posto per ballare – si giustificò – Ti va?»
Mi guardò e sorrise. Ricambiai, afferrai le sue mani e mi alzai.
Cominciammo a cantare e ballare le prime canzoni che ci venivano in mente ridendo rumorosamente in mezzo alla strada silenziosa.
Quando trovammo un bar ci fiondammo dentro esso e ordinammo da bere. Ancora.
«Perché lo fai? – le chiesi sorseggiando la mia birra seduto al bancone accanto a lei – Non sembri una persona così disperata.»
«Oh, lo sono in realtà. Ma non starò a rovinarti la serata con le mie inutili lamentele. – svuotò il bicchiere e lo poggiò sul piano di marmo con poca delicatezza – Solo, ne avevo voglia e un gran bisogno. E tu invece?»
«Stesso motivo» risposi. Riflettei su quello che stavo facendo e se avessi veramente bisogno di bere così tanto. Per quale motivo, poi? Lei sicuramente aveva ragioni più valide delle mie.
Di punto in bianco la ragazza si girò verso di me e mi baciò. Per un attimo rimasi rigido, incredulo, poi cedetti.
Continuammo così per un po’, poi, in un momento di lucidità, le sussurrai all’orecchio: «Andiamo via da qui.»
Annuì e uscimmo di corsa.
 
 
I don't know where I'm going but I'm finding my way 
same old story but a different day.
 
 
Non sapevo esattamente dove stessimo andando, ma non mi interessava. Sicuramente lei capiva più di me e, chissà per quale motivo, decisi di fidarmi e di seguirla.
Un giorno avrei trovato il modo per smettere di ubriacarmi a ogni minima difficoltà o solo per puro divertimento. Un giorno avrei smesso di rincorrere le ragazze e avrei trovato la mia strada.
Immaginavo come sarebbe andata a finire quella serata e non avevo le forze per impedire che accadesse. Era sempre la stessa storia, ma in un giorno diverso.
 
 
…I know nothing's making sense 
for tonight let's just pretend 
I don't wanna stop so give me more.


Mi stava riportando alla festa. Me ne resi conto perché riconobbi la strada e la grande casa. E poi la musica si cominciava a sentire molto prima che si scorgesse il luogo da cui proveniva.
All’entrata vidi Niall con Louis e Liam che quando si accorsero di me mi urlarono qualcosa a cui non prestai attenzione.
Seguii la ragazza su per le scale, fino al terzo piano, dove c’era più tranquillità.
Sapevo che nulla aveva senso, ma decisi comunque di far finta che ne avesse, perché certamente non volevo fermarmi e andarmene via.
Sentii i rintocchi della mezzanotte e poi più niente. Buio.
 
 
Quando aprii gli occhi la stanza era illuminata, segno che doveva essere mattina o pomeriggio.
Mi guardai attorno cercando di capire dove fossi. Mi trovavo in un letto che non era il mio avvolto soltanto da un lenzuolo, e l’unica cosa che indossavo erano i boxer.
Mi voltai dall’altro lato e sobbalzai quando vidi una ragazza al mio fianco.
“Merda”, pensai.
Lei era già sveglia e mi guardava sorridendo dolcemente.
«Dove… dove sono?» domandai confuso.
«Sei a casa mia.»
«Come… cos’è successo?»
«Non ti ricordi proprio niente?» chiese con un filo di delusione nella voce.
«No. Puoi aiutarmi?»
«Posso provarci. - si mise una mano sotto la testa per tenerla sollevata – Ci siamo visti ieri alla festa. Avevamo bevuto entrambi un bel po’. Mi hai baciata, siamo usciti dalla casa, ci siamo messi a cantare e ballare per strada. Siamo andati un altro locale, ci siamo baciati ancora, siamo tornati a casa e…»
«Oh Dio, la festa, è vero. L’ultima cosa che ricordo è che ti stavo togliendo il vestito e… oh. Ti prego dimmi che noi non…»
«No! – mi interruppe facendo poi una risatina imbarazzata – No, non abbiamo fatto niente. Ti ho chiesto io di aiutarmi a toglierlo e sono stata io a metterti a letto. Eri ridotto veramente male» rise di nuovo.
Feci un sospiro di sollievo, ma mi sentii uno stupido.
«Perdonami… certamente non volevo che la serata si concludesse così. Ma giurami che non ti ho toccata, non dirlo solo perché sembro un povero imbecille.»
«Te lo giuro! Mentre ti stavo togliendo la maglietta hai detto che avresti fatto volentieri l’amore con me ma che ti piacevo troppo per approfittarti di me in quelle condizioni. E non sembri un povero imbecille» disse arrossendo appena.
Si mise a sedere e fui sollevato dal vedere che indossava una maglietta e un paio di pantaloncini.
«Ah, ho detto così?»
«Sì, Harry, hai detto così.»
«Come sai il mio nome?» chiesi stupito.
«Chi non sa il tuo nome?! E poi ieri sera me l’hai ripetuto una decina di volte» rise ancora, ed era terribilmente tenera.
«Oh… quindi tu sai chi sono.»
«Sì, ma voglio che tu sappia che non ti ho baciato perché sei Harry Styles e per potermi vantare di averlo fatto quando tu eri quasi del tutto incosciente. Ti ho baciato perché mi piaci» disse sincera.
«Credo… credo che mi piaccia anche tu, ehm…» mi bloccai. Non ricordavo il suo nome.
“Stupido, stupido, stupido!”
«Evelin.»
«Giusto, Evelin. Ti prego scusami. Non lo scorderò mai, Evelin. È molto bello come nome Evelin. Evelin. – feci una pausa e la osservai sorridere – Credo che ci rivedremo presto, Evelin. Mi lasci il tuo numero, Evelin?»
«Ti perdono solo se mi prometti di non dimenticarmi.»
«Te lo prometto» dissi consapevole di quello che facevo, e lei scrisse il suo numero sul mio cellulare.
«Ti assicuro che non rimarrai solo parte dei ricordi di mezzanotte di una folle serata, Evelin» le dissi sincero. Che quella sbandata fosse stata l’occasione giusta per mettere la testa a posto?
«Nemmeno tu, Harry.»
«Che ne dici, beviamo qualcosa?» scherzai.
«Ancora!?»
Ci guardammo per un attimo negli occhi e poi scoppiammo a ridere.

 

Ecco la mia ultima idea nata ieri a scuola durante l'ora di psicologia che nel giro di una giornata è diventata questa cosa qui. È la prima volta che scrivo sia una one-shot sia una song-fic.
Spero di non essere stata così terribile.
Mi dite cosa ne pensate? Così che io capisca se, magari, posso pensare di scriverne ancora o se è meglio che vada a zappare la terra.
Ringrazio in anticipo chi lo farà e chi semplicemente leggerà - se qualcuno leggerà.
Alla prossima,
v.
 
   
 
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