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Autore: giallo1412    03/12/2013    5 recensioni
Il giovane Davide frequenta il quinto anno del liceo scientifico Einstein. la sua vita è sempre stata monotona, ma ben presto questa monotonia verrà interrotta da un fatto agghiacciante.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’amico
Nella caotica Milano ognuno trascorre la sua solita vita, pure un giovane ragazzo frequentante il quinto anno del liceo scientifico Einstein, uno dei più qualificati istituti non solo della città ma addirittura del nord d’Italia.
Quella mattina si alzò come suo solito, verso le sei gli suonava la sveglia, si lavava e si preparava la colazione. Davide abitava da solo in quanto i suoi genitori erano dei famosi attori che erano spesso fuori casa per lavoro, ma a lui questo non dispiaceva, anzi ne era felice, voleva dire fare quello che gli pareva senza dover rendere conto a nessuno e questo lo faceva sentire autonomo pur abitando ancora nella casa di famiglia.
Una volta uscito il freddo gelido di inizio dicembre lo avvolse completamente, si infilò di fretta i guanti in modo tale da non congelarsi le dita e con qualche brivido ogni tanto si avviò verso il “grande manicomio” come lo chiamava lui, ovvero la scuola. Sull’autobus incontrò la sua cara amica di vecchia data Giulia, si conoscevano dalla terza elementare, dopo che lui si trasferì a Milano definitivamente. Si sedette e tirò fuori dallo zaino un libro e si mise a leggerlo. Giulia lo osservò per qualche secondo poi esclamò: - Uffa, sempre dietro a questi libri, possibile che tutte le mattine ti metti a leggere e non mi degni di una parola?
- E di cosa dovremmo parlare? Di quanto faccia freddo oggi? Oppure di che materie ci aspettano? No, grazie. Preferisco starmene qui seduto a leggere. – Rispose Davide senza neanche staccare lo sguardo dal libro.
– Uffa sei impossibile! Sempre attaccato a questi libri gialli. – Sbuffò la ragazza.
Davide chiuse il libro e lo rimise a posto, poi nervosamente disse: - Ecco fatto, l’ho messo via contenta? Allora, di cosa vuoi parlare?
Giulia stette in silenzio, poi rispose sorridendo: - Non lo so, ma almeno mi hai ascoltato! – Dopo questa frase il ragazzo alzò gli occhi al cielo e per tutto il tragitto i due parlarono di varie cose tutte abbastanza stupide fino a quando non arrivarono al liceo.
Davide stava per varcare la soglia dell’aula quando un ragazzo gli sbucò all’improvviso davanti e gli urlò: - Buh! – Davide lo guardò male e poi si mise a ridere. Si trattava del suo migliore amico Lorenzo Brambilla, si conoscevano da quando erano piccoli, perché suo padre era un famoso scrittore di romanzi storici e si erano incontrati su un set.
Davide e Lorenzo si sedettero nei due banchi nella seconda fila a lato e Giulia si mise dietro di loro vicino alla secchiona della classe, Maria Di Rienzo. La professoressa arrivò appena suonò la campanella e iniziò a fare l’appello, ad ogni nome si sentiva il solito “Presente!”, quando però pronunciò il nome Mario Lotto nessuno rispose.
– Hai visto? Mario è assente pure oggi. – Borbottò Lorenzo al compagno di banco.
– Sì, ieri mi ha chiamato per chiedermi i compiti e mi sono offerto di andare da lui, dopo le lezione, a spiegarli un po’ gli ultimi argomenti. Se continua così rischia di arrivare all’esame di maturità senza sapere un fico secco.
– Dopo la morte del padre non è più lo stesso. – Si intromise da dietro Giulia. – Vi ricordate? Prima non faceva mai un’assenza ed era il primo della classe, però dopo che suo padre è stato trovato impiccato nel suo negozio tutto è cambiato.
– Già, mi dispiace per lui, anche se…
- Voi tre, piantatela di bisbigliare! – Urlò la professoressa istericamente.
Le lezioni passarono molto lentamente, un ora sembrava che ne durasse sei e all’inizio dell’ultima ora tutti speravano che la campanella suonasse in fretta in modo tale da uscire.
Lorenzo si addormentò verso la fine e fu la campanella, insieme a qualche gomitata di Davide a svegliarlo e, una volta usciti, si incamminarono verso la fermata degli autobus.
– Allora, adesso vai da Mario giusto? – Chiese Lorenzo tra uno sbadiglio e l’altro.
– Sì, vedo di fargli recuperare qualche cosa, anche se credo che sia impossibile superare l’esame solo con le mie spiegazioni.
– Certamente, tu sei una capra a spiegare! – Ribatté scherzoso l’amico.
– Ah ah, come sei divertente! Io vado a piedi, tanto casa sua non è molto lontana. Ci vediamo domani!
Dopo aver salutate i due amici si incamminò verso la casa del compagno. Le nuvole diventavano sempre più scure e sembrava che dovesse nevicare da un momento all’altro, così affrettò il passo e in un quarto d’ora si trovava all’ingresso del palazzo. Provò a chiamarlo col cellulare, ma si attivò la segreteria telefonica, così provò a citofonare, ma dopo averci riprovato più volte non riceveva nessuna risposta.
In quel momento uscì dal palazzo un signora anziano che, con sguardo allegro gli chiese: -  Giovanotto vuoi entrare?
- Sì grazie, è molto gentile! – Esclamò sorridendo.
Fece le scale fino al quinto piano, aveva sempre provato odio per gli ascensori, una volta, da piccolo, era rimasto chiuso dentro per due ore, così non volle più prenderlo nemmeno ora che era cresciuto. Non gli ispirava sicurezza.
Si mise davanti alla porta e suonò il campanello, ma da dentro l’appartamento sembrava non esserci nessun segno di vita. Riprovò, questa volta bussando, ma ancora non sentì nessuna risposta. Allora pensò che magari l’amico avesse avuto qualche impegno improvviso e che non avesse fatto in tempo ad avvisarlo, così fece per andarsene, quando, per pura curiosità, non provò a girare la maniglia della porta. Non immaginate che stupore ebbe quando si accorse che la porta d’ingresso era aperta. Si sentiva come in uno dei libri gialli che leggeva, sperando che non avesse la stessa fine che hanno tutti quelli a cui succedeva una cosa del genere.
La casa era completamente al buio, lui fece qualche passo per entrare, dicendo: -  Permesso? C’è qualcuno in casa? – Purtroppo anche queste domande furono vane dato che non rispose nessuno.
Alla fine si decise ad entrare, aveva il cuore in gola, dopotutto era appena entrato in una casa senza permesso, si trattava di una violazione piuttosto seria, ma per qualche strano motivo non tornò sui suoi passi, anzi, andò avanti. Entrò nel corridoio e con molto calma arrivò alla camera da letto dall’amico, chissà per quale motivo si diresse immediatamente verso quella stanza senza prendere in considerazione le altre. La porta era chiusa, lui fece un grosso sospiro e mandò giù la saliva. Il cuore gli batteva a mille, non sapeva cosa aspettarsi, poi si decise ad aprirla, chiuse gli occhi e lo fece.
Quando gli riaprì davanti a lui c’era uno spettacolo agghiacciante, il corpo di Mario era appeso al lampadario con una lunga corda che gli stringeva il collo. Occhi e bocca aperti formavano un’espressione sul suo volto che avrebbero fatto accapponare la pelle a qualsiasi uomo sulla faccia della Terra, persino al meno pauroso di tutti. Davide rimase per qualche secondo ad osservare quel corpo senza vita pendere dal soffitto, poi estrasse velocemente il cellulare e chiamò la polizia, a malapena riusciva a parlare ma per fortuna l’agente che rispose capì al volo cosa fosse successo e gli disse di rimanere calmo a di aspettare gli agenti fuori dall’appartamento. Ma come faceva ad andarsene, era completamente pietrificato, certo, aveva assistito mille volte ad una scena del genere, ma nei film o nei suoi amati libri, in quel momento invece si trovava davanti con un vero cadavere, il corpo senza vita di un suo amico per giunta.
Davide lo osservò ancora per qualche secondo, poi uscì dall’appartamento sperando che la polizia arrivasse presto.
Per il giovane Davide questa era l’opportunità di mettere alla prova il suo intuito di cui si era vantato più volte di avere grazie ai libri letti.
  
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