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Autore: Sakura___    04/12/2013    2 recensioni
Questa mia prima fanficion è un continuo della storia diverso da quello che tutti si aspettavano, spero vivamente possa piacervi!
Il vento quel giorno soffiava forte, tanto che attraversando i fioriti rami degli alberi, di quello che un tempo veniva chiamato il bosco di Inuyasha, ne spostava le punte meno robuste.
Il mezzo-demone carezzo per un'ultima volta il Boshingoku, beandosi del profumo che i suoi fiori rosati liberavano nell'aria. «Avanti Kaede». La donna, che in quei minuti era rimasta in silenzio, lasciò che la piccola Rin si andasse a rifugiare dietro alla sua sacrale veste, prima di tender ancor una volta l'arco e scoccare quella freccia che era sicura le sarebbe costata la vita.
Così quella freccia imprigionante andò a colpire la spalla del mezzo-demone, che un tempo la sorella della sacerdotessa, e la sua reincarnazione avevano amato, costringendolo all'albero sacro, proprio come cinquantatré anni or sono, questa volta per l'eternità.
«Kagome». Sussurrò esalando l'ultimo respiro.

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«Ka-Kagome...». Sussurrò il mezzo-demone.
«Sbagliato! -Esclamò la ragazza, ad un palmo dal suo naso- Mi chiamo Kaori!».
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo



Il vento quel giorno soffiava forte, tanto che attraversando i fioriti rami degli alberi, di quello che un tempo veniva chiamato il bosco di Inuyasha, ne spostava le punte meno robuste.
Il mezzo-demone carezzo per un'ultima volta il Boshingoku, beandosi del profumo che i suoi fiori rosati liberavano nell'aria. «­Sei pronta vecchia Kaede?». Domandò Inuyasha, che con la determinazione negli occhi, fissava l'ormai anziana e stanca donna a pochi metri da lui. «Sei sicuro della tua scelta?». Chiese la donna, decisa a far le volontà del ragazzo. «Quando mai non lo sono stato?». Rispose retorico, corrugando le folte e scure sopracciglia lasciando che sul suo viso apparisse uno dei suoi ghigni migliori, di quelli che Kagome aveva amato.
L'anziana Kaede prese una freccia alle sue spalle, le mani le tremavano, contrariate dal gesto che stavano per compiere e sul suo viso, ormai segnato dal passare degli anni, si dipinse uno struggente dolore, mentre tirava l'arco prendendo la mira con l'unico occhio rimastole.
«Dunque è questa la fine che spetta ad Inuyasha, il mezzo-demone». Sussurrò il potente demone cane, poco distante dalla vecchia. «Fratello del signor Sesshomaru, non fatelo!». Urlò la piccola Rin, nascosta dietro la lunga veste del suo protettore.
Il ragazzo dai capelli argentei non poté trattenere un sorriso di sfida, alla vista del fratello maggiore, accorso alla sua morte, ben poco decorosa per un erede del rispettato padre che aveva donato la vita ad entrambi.
«Sesshomaru, sapevo saresti accorso a goderti questo momento». Ghignò il giovane mezzo-demone, porgendo così i suoi ultimi saluti al fratello che un tempo aveva rinnegato. Il demone prese il volo, con al seguito il fastidioso servitore Jaken, aggrappato alla sua veste.
Inuyasha scrutò il cielo, fino a quando l'immagine del fratello scomparve dalla sua vista.
«Avanti Kaede». La donna, che in quei minuti era rimasta in silenzio, lasciò che la piccola Rin si andasse a rifugiare dietro alla sua sacrale veste, prima di tender ancor una volta l'arco e scoccare quella freccia che era sicura le sarebbe costata la vita.
Così quella freccia imprigionante andò a colpire la spalla del mezzo-demone, che un tempo la sorella della sacerdotessa, e la sua reincarnazione avevano amato, costringendolo all'albero sacro, proprio come cinquantatré anni or sono, questa volta per l'eternità.
«Kagome». Sussurrò esalando l'ultimo respiro.

«Kaori, è pronto il tè!». La giovane ragazza quasi non si accorse delle grida della madre, troppo presa a guardare il cielo, ammirandone la bellezza che le rondini gli donavano solcandone le vie infinite. «Kaori, che fai, non scendi?». Domandò la donna che era salita fin camera della figlia, fermandosi sulla soglia della porta. «Arrivo subito, mamma». Esclamò la ragazza soffermandosi ancora sulla vista della finestra di camera sua.
Kaori, che ancora stava scendendo le scale, venne subito accolta dalla sorellina minore, la quale, una volta aspettato che la sorella avesse sceso la rampa di gradini, le si getto addosso abbracciandola. «Buona giornata anche a te, Reiko». Sorrise, spettinando affettuosa i biondi capelli della sorella, che, di rimando le sorrise una linguaccia.
La giovane ricambiò il gesto, andandosi a sedere a terra, di fronte alla televisione per gustarsi la sua fumante tazza di tè caldo, in compagnia della madre.
Nel silenzio creatosi dalla particolare attenzione che prestava la mora al programma comico che stavano trasmettendo quella mattina, la madre di ella si ricordò al volo di una cosa telefonata ricevuta poco prima. «Oh, tesoro -Esclamò la donna, richiamando così l'attenzione della figlia - Midori ha chiamato poco fa, chiedeva se le potevi portare la bicicletta che ha lasciato qui ieri, diceva fosse urgente...». Concluse la donna pensierosa, scettica su come l'amica della figlia avesse terminato quella frase, che a ripeterla quasi le puzzava di qualcosa che non andava. «Vado subito, grazie mamma!» Esclamò la ragazza, correndo fuori casa, verso il tempio del pozzo sacro.
Nonostante vivesse in quella casa, custode di un luogo dalla sacrale importanza, poche volte aveva messo piede in quel tempio che tutto le ispirava tranne che pace e tranquillità. Nella penombra di quel angusto spazio fu un impresa riuscir a togliere il cavalletto che bloccava la bicicletta dell'amica e proprio quando vi riuscì, Kaori sentì un cinguettio poco distante.  Pensando si trattasse del cigolare di quell’arrugginito ammasso di ferraglia con la quale Midori si ostinava a girare per la città, riinserì il cavalletto, cercando di capire cosa si fosse rutto. Ma il suono ottavato si fece sempre più forte fino a quando la ragazza non si accorse provenisse dal pozzo. Era il canto di una rondine, e convinta si trattasse di un povero uccellino rintanatovisi in qualche modo nei giorni di freddo, la ragazza non ci pensò due volte e accorse in suo soccorso, andando a spostare le lunghe assi di legno che sigillavano il pozzo.
Quasi non credette ai suoi occhi quando, riflesso dentro al pozzo sacro, vide un cielo blu come il mare, che mai aveva visto in vita sua e stormi di uccelli primaverili che lo vagavano senza paure. Fu come una sensazione strana, per lei, era come se il suo cuore le dicesse di andare, come se quel cielo le appartenesse, era il richiamo del pozzo che aveva preso a chiamarla a sé dentro di lei, così, con un balzo vi ci sprofondo dentro correndo da quel cielo splendente.
Doleva dappertutto, ed un senso di dispiacere e delusione la pervase, quando si accorse che di certo non era finita a volare in quella distesa azzurra, ma si era ritrovata col didietro all'aria nel fondo di quell'umido e putrido pozzo. Certa che nessuno le sarebbe venuto in soccorso, si arrampico ovunque trovasse un appiglio fino ad arrivare all'uscita, ancora quasi rischiò un colpo al cuore quando attorno a sé vide una distesa verde, e sulla sua testa il cielo bramato pochi attimi prima, dove gli uccelli giocavano sereni.
In quel momento non le importava di non essere a casa, o di non sapere dove si trovasse, Kaori desiderava solo scoprire tutte le meraviglie di quel posto, così paradisiaco ai suoi occhi. Giro in lungo e in largo, correndo fra gli innumerevoli alberi verdi in fiore e ridendo di cuore ogni qual volta un passerotto la seguiva in quella sua spensierata trottata.
Ancora correva, correva come una matta, quando lo vide. Era di certo l'albero più bello di tutto bosco, eppure aveva un'aria familiare per lei, ed in una frazione di secondo le passo davanti agli occhi la visione del Boshingoku, l'albero che proteggeva la sua casa, un tempo abitata da monaci e sacerdotesse shintoisti. Per la ragazza non vi era alcun dubbio, quell'albero era proprio Boshingoku ed avvicinandovisi si accorse finalmente del ragazzo che sul suo tronco trovava riposo.
La rossa veste dell'Hinezumi, sventolava al vento, proprio come i suoi lunghi capelli argentati che, leggiadri, venivano portati via da dei soffi leggeri di quella fresca brezza. Kaori non si accorse della freccia, era troppo occupata a chiedersi chi fosse quel ragazzo e cosa facesse lì, in quel luogo così solo. Gli si avvicinò, e solo allora vide la freccia incastonata nella sua spalla. Senza pensarci due volte la ragazza la prese fra le mani e con tutta la forza che aveva la estrasse dall'albero e dall'arto del giovane mezzo-demone.
<Ka-Kagome...> Sussurrò lui, una volta aperto gli occhi dalle iridi giallo miele.


 

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Qui l'immagine che ho voluto dare alla piccola Kaori.


 

Salve a tutti! :3
Spero vivamente che questo inizio vi abbia preso almeno un po' di quanto ha preso me scrivendolo e nel caso voi siate perplessi, ma altrettanto curiosi, nel prossimo capitolo verranno sveltati un po' i "misteri" che posson esser saltati fuori leggendo questo prologo. 
Beh, cosa dire? Basata su storie della Takahashi non è la prima fiction che scrivo (solo la seconda! lol), ma nella sezione "InuYasha" è la prima volta che mi cimento e spero vivamente di non aver deluso le vostre aspettative... :/
Grazie mille anche solo per aver letto!
Un bacio, Sakura.

  
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