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Autore: regista_drammatica    04/12/2013    0 recensioni
Violet Evans vive in un piccolo paesino del nord-est, insieme a sua madre Terry e suo fratello William. Fin da quando era piccola Violet amava restare sola e vivere in un modo tutto suo,scuro e triste.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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‘buongiorno professore,mi scusi per il ritardo dissi con tono imbarazzato fissando gli occhi grigi e tetri del professore di biochimica. Poteva avere all’incirca trenta anni,era alto e bruno,abbastanza carino da far innamorare il 99 per cento delle sue alunne adolescenti,tra cui quell’uno per cento ero io. ‘non si preoccupi signorina…em..’ non si ricordava il mio nome,ovvio,molto probabilmente questa fu la prima volta che udì la mia voce dall’inizio dell’anno scolastico,preferivo ascoltare e non intervenire mai per non perdere la concentrazione e per non sfuggire dalla mia piccola oscurità. ‘Evans…' 'ecco sì’ sorrise ‘si accomodi signorina Evans’. Abbassai lo sguardo e seguii i soliti quadratini neri che mi portavano al mio solito posto,ultimo banco a destra,accanto alla finestra. ‘ora possiamo cominciare,allora prendete il libro a pagina novanta’ disse rivolgendosi all’intera classe mandano dei piccoli sguardi su di me ‘vuole leggere lei signorina Evans?’ ‘non riesco a leggere…ho dimenticato i miei occhiali..’ mentii. ‘oh..’ rimase deluso e propose di leggere a Tamara che non si rifiutò di leggere,soprattutto poiché era stato il professore Lombardi a chiedercelo. Iniziai a seguire la lettura,strizzando con una mano l’occhio sinistro ogni volta che il professore mi osservava ma in realtà dopo la prima pagina cominciai ad osservare fuori la finestra,l’acqua cadeva dolce sopra gli alti abeti della foresta in cui ci recavamo ogni venerdì pomeriggio per lezione di sopravvivenza. Odiavo quella materia,il professore eleggeva sette coppie composte da un maschio ed una femmina e poiché il numero era dispari mi ritrovavo sempre con lui e puntualmente perdevo ogni gara atletica;molto probabilmente perché era basso,robusto e portava con se sempre qualche barretta di cioccolato fondente da sgranocchiare nei momenti di tensione o stress, molti secondo il mio punto di vista. La giornata passò molto velocemente,dopo il professore di biologia mi toccarono tre ore di compito di ‘letteratura inglese’. Il giorno precedente non aprii libri,avevo troppa confusione,non riuscivo nemmeno a rivolgere la parola ad un bambino,ero in grado solamente di restare sdraiata sul mio letto con due cuffie collegate al mio nuovo telefono e semplicemente non pensare a nessuno,a niente ma al vuoto,all’oscuro. Al suono dell’ultima campanella mia madre mi mandò un messaggio con su scritto che non riusciva a venirmi a prendere perché Dason,si era infortunato alla caviglia giocando ad una sua solita partita di calcio durante l’ora di pausa. Fantastico mi toccano due ore a piedi se non riesco a prendere l’autobus pensai, cosa molto probabile poiché era già partito. Cominciai a correre,anche se sapevo che non si sarebbe mai fermato. Più acceleravo e più la distanza aumentava,com’è era possibile? Non avevo più fiato,mi fermai inciampando per terra poggiando un braccio sopra la pancia che si alzava e abbassava a ritmo con le palpebre dei miei occhi. ‘hai bisogno di aiuto?’ mi chiese una voce maschile cupa. Non riuscivo a vedere il viso di chi mi avesse proposto il suo aiuto,era dal lato opposto,vedevo solo le sue mani,grandi di un rosa molto chiaro e pallido. ‘si..’ dissi. ‘oh allora? ahah’ perché rideva? Cosa ci aveva da ridere? Ero caduta,mi ero fatta male, respiravo a stento ed avevo chiesto aiuto ad un essere umano, per lo più a me sconosciuto. Mi alzai di scatto dopo aver recuperato il fiato perso, la mia scarsa ‘’sportività’’ era in evidenza,avevo corso per meno di tre minuti ed avevo un fiatone paragonabile agli atroci urli di un parto.’grazie per l’aiuto’ dissi pulendo con la mano il jeans sporco di polvere ‘non mi hai fatto fare niente..’ ‘lo so’ alzai lo sguardo e lo vidi. Era alto e muscoloso, aveva due occhi color verde ed una bocca carnosa. Mi sentivo di morire,non avevo mai visto un essere più affascinante e attraente prima d’ora. ‘vuoi un passaggio allora?’ strizzò gli occhi ‘no,posso andare a piedi’ ‘fino a Teason Street? Saranno due ore..’ spalancai gli occhi. Come faceva a sapere che abitavo a Teason Street? Era una specie di stalker-maniaco-assassino? ‘so dove abiti perché sono il tuo nuovo vicino,ti ho vista oggi’ aggiunse portando la mano tra i suoi capelli. ‘ah..okay allora...’ fui costretta ad accettare o avrei fatto la parte della solita 'sociale maleducata’ come dice ogni volta mia madre. Aveva una c6 nera perfettamente pulita,molto probabilmente era ricco o semplicemente aveva fatto una mutua con l’agenzia automobilistica. Mi aprì lo sportello e lo chiuse,poi corse verso il suo lato, entro in macchina e accese il motore senza indossare la cintura. Sul suo viso spuntò un piccolo sorrisino accompagnato da due fossette ‘ti ho fatto paura prima?’ ‘no..’ rimasi impassibile,non ero in vena di ridere,avrei voluto prendermela con me,per non aver mantenuto la distanza da questo ragazzo così bello e gentile. ‘mai sei sempre così?…non ridi mai’ ecco. ‘non mi viene da ridere..’ alzai gli occhi verso l’alto portando una mano tra i miei capelli disordinati ‘oh…’ rimase deluso,molto probabilmente nella città in cui viveva prima era pieno di ragazzine che ridevano a qualsia sua battuta squallida e non degna di una risata. Arrivammo a casa, feci un piccolo sorriso di sollievo e scesi velocemente dalla macchina,dimenticandomi di salutarlo o per lo meno ringraziarlo. Ero scossa ma eccitata, ero nervosa ma felice, ero entusiasta ma nostalgica. Cosa mi stava succedendo? Nella mia testa appariva solo il suo volto,riuscivo a ascoltare la sua voce,e sentivo il suo profumo. Non mi riconoscevo più.
  
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