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Autore: Poseidon999    04/12/2013    1 recensioni
"Due saranno gli eroi, tre all'inizio uno in meno poi.
L'ultimo la guerra deciderà, per volontà sua l'Olimpo viver potrà.
La via di Efesto seguire dovranno e, tra i ghiacci la Gelida otteranno"
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cari giovani semidei,
se state leggendo questa storia è sicuramente perché non avete nulla di meglio da fare oppure perché lo studio non vi sta particolarmente attraendo(quando mai!).La nostra è una storia basata sui racconti con autore Rick Riordan riguardanti “Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo” da cui abbiamo preso spunto per un paio di cosette. La storia si ambienta in una sorta di mitologia greca, adattata al mondo contemporaneo. Come vedremo nel corso della storia gli dei dell’Olimpo esistono e su questo artificio(sempre che lo sia)  si costruisce tutta la nostra storia. Se state studiando il periodo e le leggende  del dominio greco, lasciate i libri di scuola  e abbandonatevi alle avventure di Percy Jackson e, se volete, anche le nostre!  Fidatevi, imparerete molto di più. Bene ragazzi e ragazze non possiamo dirvi altro: vi lasciamo  alla nostra storia che chiarirà ogni vostro dubbio sulla vostra natura.
P.S. Non siate speranzosi di essere semidei come noi, anzi pregate per il contrario: molti di noi non hanno una vita molto fiabesca e questa  quasi mai si conclude con il “…e vissero tutti felici e contenti”.
Buona lettura da:                                                                                                                                Christian
                                                                                                                                     Edoardo e
                                                                                                                                      Alessia.



                                                                                                










Se volete un consiglio per una vacanza, vi consiglio vivamente il Campo Mezzosangue: è un posto pieno di ragazzi non umani, sicuramente orfani di un genitore e scontenti di vivere, vi divertirete un mondo! Okay, il Campo potrà non essere il massimo, ma io mi ci trovo bene, è la mia casa ed è l’unico posto sicuro per noi mezzosangue. Ormai è già un anno che ho scoperto questo luogo e ogni estate aspetto con ansia di venire qui, a trovare i miei amici.
Era un giorno come gli altri... o almeno così speravo. Con tutto il trambusto nell’arena di scherma facevo fatica ad aiutare Delphyne e Nicky con il loro allenamento. “Sono davvero brave” pensavo tra me e me mentre mi concentravo sulla posizione di Delphyne.
-Avvicina il piede destro!- le dissi -Altrimenti ti sbilancerai facilmente!- Cercava di migliorare nel combattimento ravvicinato, ma finiva sempre col cadere a causa di una eccesiva distanza fra i due piedi, tipica dell’arciere (e lei lo era).
–Tieni alta la guardia!- urlai a Nicky per farmi sentire in mezzo a tutto quel rumore. Subito dopo Nicky fece cadere Delphyne che le assestò un colpo con il piatto della spada sul braccio. –Il combattimento ravvicinato non fa per me- borbottò mentre si rialzava -Preferisco di gran lunga il mio arco.-
-Hai ragione- acconsentì Nicky -Non fa per te.-
Nicky è sempre un po’ dura con Delphyne, e non ho idea del perché, posso garantirvi però che sono molto unite, soprattutto quando devono complottare qualcosa contro di me...
-Non è andata male, ragazze- annunciai -Ancora qualche allenamento e sarete delle ottime guerriere da prima linea.-
Si scambiarono uno sguardo e partirono impettite verso le capanne.-Ehi, che ho detto?-
-Niente- risposero all’unisono e con tono un po’ arrabbiato, tant’è che pensai mi avrebbero tirato un pugno in faccia, ma Delphyne si girò e disse: - Soltanto… dai Ector, lo sappiamo tutti e tre che sono negata con la spada!-
-Di una cosa sono sicura- continuò Nicky -Credo che la mia lancia sia più letale di qualsiasi spada ti ritrovi per le mani.-Probabilmente era vero: Delphyne era un ottima arciera, ma non credo avesse molte speranze di sopravvivere a un combattimento sulla corta distanza. Al contrario Nicky, anche se ne usciva sempre con qualche graffio, aveva un certo talento e riusciva a mettere a segno colpi devastanti che pochi sarebbero capaci di parare, me compreso.
Vi starete chiedendo come faccia a sapere così tante cose sul combattimento, vero? Be’, semplice: sono Ector Churchill, un figlio di Ares, dio della guerra. Diciamo che mi viene naturale, ecco. Mio padre ultimamente non sta passando un bel momento: negli ultimi tre millenni ha preso qualche batosta (compresa l’ultima a causa di un certo semidio figlio di Poseidone), nonostante il suo titolo, e io sono qui per tenere alto il suo nome.
Arrivammo davanti al giardino che collegava le dodici capanne per noi semidei, ognuna per ciascun dio dell’Olimpo, posizionate in modo da formare una U.
-Bene, io credo che andrò a farmi una doccia: - Ho bisogno di rinfrescarmi.- disse Nicky, e partì per la casa di Atena. Lei in realtà non è una mezzosangue: è una semplice mortale discendente di Ulisse, con la capacità di vedere oltre la Foschia (la “nebbia magica” che fa apparire agli umani normale ciò che non lo è), ed ha la benedizione di Atena. Ah, sottolineo: una “semplice” mortale.
-Credo che andrò anche io.- continuò Delphyne, un po’ amareggiata. Si avviò verso una casa rosea con petali di rose rosse all’entrata: non ci sarebbe voluto un genio per capire che quella era la casa di Afrodite. Ebbene sì, Delphyne fa parte di quella casa. Chi l’avrebbe mai detto, eh? Ci potete giurare, l’anno scorso rimasi colpito anch’io quando, nel bel mezzo del nostro primo falò serale, di punto in bianco si ritrovò uno splendido vestito rosa addosso, completato da un paio di scarpe di cristallo, stile Cenerentola (ammetto però che la scollatura era meno principesca...).
A quel punto concordai anch’io che fosse meglio andarsi a rinfrescare.
Fu una cena tranquilla: come al solito ognuno di noi era seduto al tavolo della propria casa. All’inizio della cena, come sempre del resto, ci alzammo e andammo a buttare nel falò una porzione del piatto, in onore degli dei. Subito dopo lasciammo i tavoli per dirigerci nell’arena e raccoglierci attorno al falò. Da quel momento in poi cominciarono i guai: il falò rifletteva l’umore di noi ragazzi, e adesso era di un allegro giallo acceso, con fiamme alte un metro. Come da tradizione si mangiavano i marshmellows, e la serata era animata dalla casa di Apollo che ci dilettava con dei nuovissimi canti. Ma le voci si spensero non appena vedemmo la faccia di Chirone, il direttore delle attività del campo: un cupo viola colorò il falò.
A guardarlo Chirone sembrava un normale professore sulla cinquantina, capelli brizzolati e barba incolta. Ma come si dice: “le apparenze ingannano”! Rimasi a dir poco di stucco quando la prima volta mi accorsi che il suo busto si congiungeva con il corpo di uno stallone bianco! Si, era quel Chirone, il centauro che addestrò Achille (e qualche altro eroe con un mito o due scritto apposta per lui). A quanto pare le creature millenarie non hanno problemi a restare al passo coi tempi...sono i semidei che devono abituarsi al pensiero di avere accanto un tizio a dir poco vecchiotto. A pensarci, non l’avevo visto per tutto il giorno, cosa mooolto strana, conoscendolo.
L’espressione sulla sua faccia faceva capire chiaramente che qualcosa non andava.
-Cari ragazzi- esordì -devo comunicarvi una cosa molto importante: una nuova minaccia si sta risvegliando nel nostro mondo.- Dei bisbigli si agitarono nell’arena. Chirone  colpì il terreno con lo zoccolo per richiamare il silenzio, e tutti ammutolirono.-Io e il signor D abbiamo avuto un...colloquio.- Il signor D, il direttore del campo, era Dioniso, dio del vino. Rassicurante essere sotto la responsabilità della creatura più ubriaca dell’universo, vero? Per fortuna il caro Zeus lo aveva punito trasformando ogni goccia di vino a lui vicino in acqua. Che padre esemplare.
-Insieme siamo giunti ad una conclusione: ad uno di voi sarà assegnata un impresa! Chi è disposta ad accettarla?-
Trasalii. Era da tanto che aspettavo un’impresa, un modo per riscattare mio padre, per tenere alto il suo nome; e poi quel Percy Jackson aveva già attirato troppo l’attenzione partendo per “l’impresa del millennio”, così senza pensarci e, soprattutto, senza sapere ciò che mi aspettava, mi alzai e dissi: - Io! Vado io!- cercando di farmi più coraggioso di quanto non fossi. Mi sentii gli sguardi di tutti puntati addosso e, se non era il calore del fuoco quello che sentivo in faccia, diventai rosso come un pomodoro.
-Perfetto- annunciò Chirone, non certo con la felicità nella voce -Ora devi scegliere i compagni che ti affiancheranno in questa avventura.-
Tutti i ragazzi della casa di Ares mi guardarono come per dire “Scegli me, scegli me, non te ne pentirai!”, ma nessuno di loro avrebbe potuto darmi il sostegno di…-Delphyne Monroe e Nicky Watson...vorreste accompagnarmi?- si alzarono in piedi incitate dai loro compagni, e anche un po’ imbarazzate. Si scambiarono uno sguardo e dissero: -Si, certo!-Nell’arena scoppiò un tumulto di applausi e grida (affiancate dalla delusione dei figli di Ares), ma Chirone con un altro colpo di zoccolo zittì tutti.
-Bene, Ector, raggiungi l’oracolo e vediamoci nella casa grande.- Poi si rivolse agli altri –Voi tornate nelle vostre capanne, la serata è finita.- Il tono di Chirone era freddo e distante, ma decisi di non preoccuparmi, e mi avviai verso la Casa Grande.
Era la prima volta che salivo le scale del primo piano e dopo l’esperienza seguente sperai che non succedesse mai più. Mi trovai difronte ad una botola, l’aprii e cadde una scala. Esitai un po’, ma alla fine mi feci coraggio e mi decisi a salire. La stanza era fredda e buia, ma al chiarore della luna riuscivo a scorgere alcuni oggetti, tra cui spade, elmi, scudi...e trofei di guerra non proprio felici, come teste mozzate di creature varie. Ma la cosa più inquietante era sicuramente la mummia seduta sulla sedia in fondo alla stanza. All’inizio pensai fosse anche quella un souvenir, ma naturalmente mi sbagliavo.
Quella “rara bellezza” iniziò a emanare un fumo verdognolo molto poco rassicurante, e una voce mi s’insinuò in un orecchio, iniziando a parlare: “Io sono lo spirito di Delfi, portavoce delle profezie di Febo Apollo, uccisore del possente Pitone. Avvicinati, cercatore, e chiedi”.Ancora una volta mi feci coraggio, e riuscii a balbettare: - Qual’ è il mio destino?-Il vapore verdastro mi attraversò, e l’oracolo parlò:

“Due saranno gli eroi: tre all’inizio, uno in meno poi,
l’ultimo la guerra deciderà, per volontà sua l’Olimpo viver potrà.
La via di Efesto seguire dovranno, e tra i ghiacci la Gelida otterranno.”

La scia verde torno dentro la bocca della mummia. Così mi espressi con i termini che più si addicono all’oracolo di un dio: un bel -Ehi aspetta un attimo! Amico spiegati meglio, e vedi di farlo senza alitarmi addosso stavolta!- fu tutto quello che mi venne in mente.La soffitta rimase muta, allora capii che la mia udienza con l’Oracolo era finita.
 Tornai giù, dove mi aspettavano Delphyne, Nicky e Chirone, e raccontai loro la mia traumatica esperienza con la mummia fumatrice. –Proprio quello che temevo, abbiamo per gli zoccoli un bel problema- disse Chirone – venite, vi spiegherò tutto.- Questo di sicuro non mi fece sentire meglio, ma lo seguii comunque verso un’altra sala.
  
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