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Autore: Flaviuz    04/12/2013    4 recensioni
Detesto scrivere le introduzioni, anche perché ogni accenno alla trama è uno spoiler e devo essere estremamente vago.
Qualcuno si risveglia tutto intorpidito dopo un'anestesia, e nota che...
Genere: Comico, Commedia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Appena sveglio, dopo il lungo sonno forzato, la prima cosa che saltò all'attenzione di Leopoldo fu il formicolio alle dita. Si sentiva stonato e con il basso ventre intorpidito. I sensi erano poco reattivi, ma guardandosi intorno riuscì comunque a rendersi conto di essere in una sorta di stanza d'ospedale.
I suoi sottoposti, Arianna e Giobbe erano in piedi di fianco a lui. Lei sorrideva, con l'espressione di chi ha appena fatto un'opera di bene, mentre lui, Giobbe, aveva uno sguardo che esprimeva un senso di colpa immenso, come se avesse dato il suo consenso a un atto disumano.
<Dove sono?> chiese Leopoldo appena riuscì a riprendere il controllo della sua voce.
<Finalmente sei sveglio, amore. Sei proprio un dormiglione> disse Arianna, con quella sua stupida e insopportabile voce.
L'ultima cosa che Leopoldo era in grado di ricordare era l'immagine di Giobbe che lo prendeva di forza per rinchiuderlo in una gabbia, e poi solo flash confusi.
<Cosa mi avete fatto?> continuò lui, ma nessuno in quella stanza gli prestava attenzione.
Il dottore era entrato, e così i due sottoposti si erano fermati a parlare con lui, ignorando Leopoldo.
<Ehi, schiavi, prestatemi attenzione... Schiavi, rispondetemi> urlava lui, nell'indifferenza collettiva.
Fortunatamente per lui, i suoi sensi iniziavano a tornare quelli di sempre, così fu in grado di mettersi a sedere. Si grattò dietro l'orecchio, proprio dove piaceva a lui, poi si piegò in due per dare un'occhiata all'inguine, che sentiva ancora indolenzito. Al tatto la sensazione era strana, e ci vollero solo pochi secondi per notare la mancanza di qualcosa. Leopoldo guardò Giobbe con uno sguardo pieno d'odio e terrore, e lui ricambiò per un secondo quell'occhiata per poi abbassare gli occhi. Arianna sorrideva felice del successo dell'operazione.
<Ragazzi, non facciamo scherzi... Dove le avete messe?> disse lui, allungando il collo per scrutare meglio la stanza. <Tutta questa storia non è affatto divertente. Ora chiudo gli occhi per tre secondi, e quando li apro di nuovo, dovete rimettere tutto lì sotto, proprio come l'avete trovato, ci siamo intesi?> continuava a urlare, ma quando riaprì gli occhi non cambiò niente.
<Lo scherzo è bello quando dura poco... ragazzi, ok, ammetto che non sono stato il migliore dei padroni, ma questa reazione direi che è un po' troppo esagerata. Non sarà mica per quella volta che vi ho distrutto il divano? Quello era uno scherzo, non pensavo che ve la sareste presa tanto a cuore. O forse per le tende? Non ditemi che è per via delle tende color salmone, che a distruggerle penso solo di avervi fatto un favore. Non è mica per quella storia del  pesce rosso? Ve l'ho già detto mille volte che è stato un incidente. Lo stesso vale per il criceto e il canarino... cazzo, non è mica colpa mia se gli spuntini che portate a casa sono tutti ancora vivi>.
Leopoldo allungò la sua zampa verso i due sottoposti, estraendo le unghie, ma ancora una volta fu totalmente ignorato. Il sorriso di Arianna lo innervosì ancora di più, e l'unica cosa che riuscì a risollevargli un po' il morale fu il pensiero di una casa piena di cose preziose da fare a pezzi.
Poi il dottore uscì dalla stanza ed entrambi si girarono verso di lui.
<Grazie a noi, la tua lettiera avrà un odore meno sgradevole, sei contento?>, disse Arianna.
<Da questo momento il tuo armadio è diventato la mia lettiera >, pensò Leopoldo.
<E inoltre avrai una vita più lunga> continuò Giobbe.
<Fantastico, vediamo se questa teoria si applica anche su di te>, rispose lui, e non prima di dare un'ultima occhiata alla stanza, Leopoldo chiuse gli occhi per dedicarsi all'attività che meglio gli riusciva: dormire.

   
 
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