Angolo
Autrice:
Credo
che questa sia la storia più triste che io abbia scritto
finora e ho deciso di
pubblicarla perché è, in qualche modo,
direttamente collegata alla mia prima
long “10 mosse per innamorarsi” che è
nata proprio come alternativa al finale
di questa song-fic che mi ha lasciato l’amaro in bocca.
Ho
preso moltissimi spunti per questa idea.
Anzitutto
la canzone “Basta così”, cantata dai
Negramaro e da Elisa. Il testo di questa
vera e propria poesia mi ha sempre colpita moltissimo e riascoltarla
dopo tanto
tempo mi ha dato l’impulso per scrivere.
La
struttura della song-fic in qualche modo ricorda, credo, le
meravigliose
song-fic di Vis,
che mi sono penetrate dentro così tanto che sono certa mi
abbiano comunque
influenzato e trovo che sia mio dovere e piacere ringraziarla di averle
pubblicate e di avermi ispirata, e invitarvi a leggere la sua raccolta Queen,
Queen
everywhere.
La
torre di cui parlo alla fine della storia esiste davvero. Si trova qui,
in
Puglia, e si chiama “Torre della Dannata”
perché, secondo le leggende popolari,
una ragazza si è gettata in mare da lì per amore.
Il
suicidio è una tematica davvero molto seria ed è
stato veramente complesso
trattarla qui. Con questa storia non esprimo alcuna opinione sul tema,
di certo
non invito a risolvere i vostri problemi di cuore con soluzioni
così estreme
(né qualsiasi altro problema, in effetti) e non ho nessuna
intenzione di giudicare
chi compie decisioni del genere. Ho semplicemente cercato di mettermi
nei panni
di una Fine e di un Bright che sono stanchi di lottare con il dolore.
Spero di
non ferire la sensibilità di nessuno e, conscia di non aver
trattato in modo
adeguato un argomento tanto grave, spero vorrete perdonare la
leggerezza che ho
cercato di infondere alla storia.
Il
POV della storia è duplice. Nella prima parte è
Fine a narrare in prima
persona, nella seconda parte Bright e alla fine nuovamente Fine. Non ho
inserito il cambiamento di POV all’interno del testo
perché ho pensato che
spezzasse troppo la continuità narrativa, già
frazionata dalle strofe della
canzone, ma credo che troverete abbastanza semplice scoprire leggendo
quale sia
il personaggio “parlante”.
Grazie
mille anche solo per la lettura e se avete critiche, consigli o vorrete
lasciare anche solo un commento sarò felicissima di leggerli
e rispondervi.
Un
bacio,
Giulia
Liberi
† Che senza di
noi c’è la libertà †
Liberi.
Ci
sembrerà di
essere più liberi,
se dalle
nostre mani
non cadranno più
parole per
noi due.
Li
avevo intravisti. Lui trascinava lei per mano fuori dalla Sala, nel
giardino.
Si
erano cercati con gli occhi tutta la mattina, evitando di parlarsi o di
toccarsi. Per me, per non ferirmi. Lo sapevo.
Ma
poi, forse, il desiderio di scambiare anche solo poche parole, anche
solo per
pochi minuti, era diventato troppo forte.
-Fine?-
-Ciao
Bright- sorrisi malinconica.
-Come…
come và?-
-Lo
sai già-
Anche
lui soffriva. Per Rein.
L’avevo
notato con la coda dell’occhio fissarla da lontano con
un’espressione di
malcelata disperazione.
Mi
prese la mano con la sua, soffice e calda, e la strinse.
-Magari
se ci concentrassimo su qualcos’altro… se la
smettessimo di pensare a loro, se
ci sforzassimo, potremmo soffrire di meno e liberarci da tutto questo
dolore. È
inutile ormai continuare a sperare-
-Forse
sì. Se ci riuscissi.-
Strinsi
i pugni. Faceva male. E le lacrime cominciarono a premere di nuovo per
uscire.
Lui
mi guardò per qualche momento e poi mi trascinò
in giardino.
-Andiamo,
camminiamo un po’. C’è un bel sole oggi-
Era
così
gentile con me. Mi teneva stretta, mi faceva sentire amata anche solo
per poco.
Ci
sedemmo su una panchina, di fronte a una piccola fontana
all’ombra.
Respirai
profondamente e mi calmai. Il vento soffiava lieve, portando profumi di
fiori e
di vita. Chiusi gli occhi.
-La
tua torta preferita è quella con le fragole, vero?-
Lo
guardai stranita.
-Come?-
-Parliamo
d’altro, Fine. Di qualcosa che ci piace. A te piacciono le
torte, no? Io amo
volare invece. Le gare di mongolfiera con il Regno del Mulino a Vento
sono i
momenti in cui mi diverto di più, ma anche la scherma non
è male.-
Ridevo
fino a star male. E le lacrime diventarono pian piano un ricordo
lontano.
E
sarà più semplice
sorridere
alla gente senza chiederle
se sia per
sempre o duri un solo istante, e poi
che ce ne
importa a noi?
-Sai,
quando avevo un problema chiedevo sempre aiuto a Rein o alla mamma. Ora
però…
Come potrei chiedere a Rein di ascoltare il mio dolore, quando lei ne
è in
parte la causa, senza farla sentire in colpa? O come potrei piangere
tra le
braccia di mia madre, sapendo che si sentirebbe divisa in due?
È molto più
semplice sopportare in silenzio. Meno dolore per gli altri.-
-Ci
sono io, se vuoi, Fine.-
Mi
voltai verso Bright che mi teneva ancora la mano in una presa ben salda.
-Ma
tu stai soffrendo come me e quanto me! Non posso riversare tutto
ciò che sento
sulle tue spalle.-
-Sono
più forte di quanto credi. Posso reggere un po’
del tuo dolore. Fidati.-
Lo
guardai negli occhi e mi parve di scorgere un delicato affetto, fresco
e dolce
per le mie ferite. Sembrava un miraggio.
-Quanto
dura?-
-Cosa?-
-Quanto
ancora dovrò bagnare il cuscino? Quanto ancora
dovrò fingere di essere felice?-
-Non
lo so- guardava in alto, oltre lo stesso cielo.
-Fino
alla morte ci sarà sempre una spina che punge, immagino.-
-Già.
Non ce ne libereremo mai, vero?-
-No,
non proprio. Ma alla fine che importa?-
-Che
vuoi dire?-
Si
alzò in piedi e vidi un fuoco acceso nei suoi occhi vermigli.
-Che
ce ne importa di quella spina? Divertiamoci-
Tanto basta
così, così,
scendiamo
qui, qui,
che senza di
noi c’è la libertà.
Sì,
ma basta così, così,
fermiamoci
qui.
Ci
mettemmo a correre.
Io e
Bright -proprio Bright il principe perfetto e composto!- attraversammo
il
giardino di corsa, come fuggendo dalle prigioni di amarezza e pena che
avevamo
costruito intorno a noi.
E poi
li vedemmo, seduti l’uno accanto all’altra.
-Perché
no?- diceva lui –Abbiamo aspettato così tanto!-
-Non
posso farle questo, Shade. Non ora. È ancora così
distrutta. Mi parla a
malapena!- rispondeva lei.
-Rein,
non sarà mai semplice. Ma non puoi far dipendere la tua vita
da ciò che prova o
meno tua sorella. Deve solo mettersi l’animo in pace e lo
farebbe se noi…-
-Ti
ho detto di no!-
E
rimasero in silenzio, fissandosi per qualche attimo.
-Anche
Bright sta male. Ed è il mio migliore amico.-
-Lo so.
L’ho capito anch’io, ed è anche per lui
che…-
-Se
non ci fossero…-
-Cosa?-
-Se
Fine e Bright non ci fossero, tu mi sposeresti? Se loro non ci fossero,
ti
sentiresti libera di diventare per sempre mia?-
Li
fissammo. Le nostre mani si erano già sciolte.
-Sì-
Distolsi
lo sguardo mordendomi le labbra. Quindi era così. Un peso.
Ero solo un ostacolo
per loro.
-Andiamo
via- sussurrò Bright e lo seguii docilmente nel
più profondo silenzio.
Pensavo
fosse il vento improvvisamente freddo a farmi tremare e invece erano
solo i
miei singhiozzi. E le lacrime scendevano, vuote e sorde.
-Non
voglio…-
-Lo
so-
-Non
voglio essere un intralcio per loro-
-Lo
so, Fine-
Caddi
in ginocchio tra l’erba, lasciandogli la mano.
-Non
è giusto. Basta! Non voglio più…-
-Neanche
io-
Mi
abbracciò
stretta. Il vento ululava e le sue lacrime si confondevano con le mie.
Ridere,
sarò
sorpreso poi a vederti ridere
senza il
bisogno di dover decidere per chi,
se non per me.
Mi
asciugai le guance e con un fazzoletto pulii anche il suo viso.
-Meglio?-
-Sì,
meglio. Grazie, Bright-
Sorrise.
Un sorriso che quasi avevo dimenticato.
-Come
fai?-
-A
fare cosa?-
-A
sorridere così-
Rise,
di una risata allegra e aperta.
-Quando
ne ho più bisogno, mi nasce da dentro. Sono stufa di
piangere sempre-
Ero
attonito, era così fragile e candida. Così facile
era stato spezzarla. Eppure
si era rimessa in piedi.
Un
moto di invidia mi stringeva lo stomaco.
-Bright?-
-Sì?-
-Non
ci dovevamo divertire?-
Si
tolse la polvere dal vestito un po’ stropicciato e mi tese
una mano.
-Andiamo?-
-Non
c’era nemmeno bisogno di chiederlo-
La
mongolfiera del Regno dei Gioielli era pronta a partire.
La
portai nel Regno del Mulino a Vento, ignorando l’etichetta e
la voce di mia
madre che mi risuonava nelle orecchie e ripeteva che il codice di
comportamento
doveva sempre essere seguito.
Atterrammo
al confine con il Regno di Tana-Tana, nella zona a nord-ovest del Regno
dove
montagne e colline si affacciavano sul mare.
Il
vento turbinava furioso.
-È
bellissimo qui.-
-Ho
scoperto questo posto con Auler mentre ci allenavamo-
Si
stese sulla terra fredda punteggiata d’erba.
-È
così fresco e il cielo è così limpido-
-Le
correnti scacciano subito le nuvole del Regno della Goccia e le inviano
nel
Regno di Tana-Tana. Il cielo è sempre terso qui-
-Ci
resterei per sempre-
E allora
sarà facile
tagliare
l’aria se non lo si farà in due,
e ti vedranno
correre su cieli di
ciniglia e di
pop-corn.
-Vuoi
provare?-
-Cosa?-
-A
guidare una mongolfiera da corsa-
Mi
guardò sbalordita.
-Ma
Bright, ti senti bene?-
Corrugai
la fronte, pensandoci su.
-Sì,
credo di sì. Perché?-
-Non
mi dici che sarebbe sconveniente e pericoloso? Chi sei tu e che ne hai
fatto
del Principe Bright?- mi chiese con finto orrore.
Risi
e sentii volar via un po’ della tensione.
-No,
sarebbe bello insegnarti. E non ti lascerei precipitare-
-Va
bene, allora-
E
corremmo alla mongolfiera sorridendo.
Fu
quasi un disastro e finimmo quasi contro un albero, ma fu divertente.
-Forse
sarebbe più semplice se mi lasciassi tenere il timone da
sola!-
-No,
ho promesso che non ti avrei lasciata precipitare e sei ancora troppo
inesperta
per guidare senza aiuto-
-Uffa!
Va bene, allora tienilo tu. Io tenderò la vela-
E
pestando i piedi si mise in posizione. Sorrisi. Era così
buffa.
-Pronta?-
-Prontissima!-
Solcammo
il cielo per una mezz’ora e atterrammo. Un tempo
così breve, ma durante il
quale mi sentii in pace.
-Si
chiederanno dove siamo finiti?- mi chiese, riferendosi alla fuga dal
suo Regno.
-Credo
di sì-
Si
ristese sulla coperta che avevo tirato fuori dalla stiva e io le fui
accanto,
il cuore inaspettatamente un po’ più leggero.
-Hai
mai pensato a com’è il Paradiso?-
-No,
mai-
-Secondo
me è pieno di torte, dolci al cioccolato e fiori.-
-Con
le nuvole di zucchero filato e la luna di formaggio?-
-No,
non di zucchero filato. Di pop-corn.-
-Perché
di pop-corn?- chiesi stranito.
-Perché
i pop-corn sono leggeri e non ti stanchi mai di mangiarli. Se non ci
metti né sale,
né zucchero, né burro sopra, non si distingue
bene nemmeno il sapore. Invece lo
zucchero filato nella sua dolcezza dopo un po’ stanca. -
-Pensavo
ti piacessero le cose dolci-
-Sì,
ma anche i pop-corn sono buoni-
Mi
misi a ridere e lei con me.
-Rein…
lei… dice che invece deve essere tutto in
ciniglia-riferì, sussurrando a occhi
chiusi, quasi ricordando un bel momento passato e volendo tenerlo
stretto.
-In
ciniglia?-
-Sì.
Sai quel tessuto che si usa per gli asciugamani? Così se
dormi su una nuvola
sei come avvolto in una soffice carezza-
-Sarebbe
bello anche così-
-Già-
-Vivere
tra pop-corn e ciniglia-
Sì,
ma basta così, così,
scendiamo
qui, qui,
che senza di
noi c’è la libertà.
Sì,
ma basta così, così,
e tu baciami
qui, qui,
che
l’ultimo sia e poi
che senso
avrà?
Tanto basta
così, così,
fermiamoci
qui.
-Sarebbe
stato tutto più semplice se mi fossi innamorata di te-
Mi
girai verso di lei e mi ritrovai ad affondare nei suoi occhi amaranto.
-Già,
immagino di sì-
-Rein
e Shade si sarebbero sposati e io e te…-
-Anche-
-Sì-
La
baciai lievemente. Non avevo mai baciato nessuna ragazza prima.
Ci
staccammo subito però.
-È
stato come…-
-…come
baciare tua sorella?-
-Più
o meno-
E
ridemmo, imbarazzati.
-Che
stupidaggine. Non avrei nemmeno dovuto provare, perdonami.-
-No,
tranquillo Bright. Adesso sappiamo che comunque non avrebbe funzionato-
Mi
prese la mano, la strinsi forte.
Era
inutile. Basta.
Non
aveva senso fuggire al dolore, trovare altre scorciatoie. Dovevamo
affrontarlo.
Liberi.
Ci
sembrerà di essere più liberi.
E intanto
farò a pugni contro il muro per
averti ancora qui.
-Cos’hai
alla mano?-
Mi
guardai le nocche per riflesso. Avevo dimenticato quei lividi.
-Ho
preso a pugni il muro dopo aver capito che la spada non era sufficiente
per
sfogarmi-
Le
prese entrambe e le fissò.
-È
servito a qualcosa?-
-No.
Mi sono solo distratto per un po’-
Il
dolore fisico aveva offuscato solo per un po’ quella che era
più di una spina.
Quella voragine aperta e scura nel petto. Era impossibile ignorarla,
era
impossibile richiuderla e dimenticare tutto.
-Io
ho fatto cinque ore di esercizi alla sbarra. Quando ho smesso ero
distrutta.-
La
osservai sorridere amaramente.
-Sai,
Etoile mi aveva chiesto di aiutarla e ho preparato una coreografia in
due ore-
-È
servito a qualcosa?-
-No.
Mi sono solo illusa-
Si
rialzò e si diresse verso il belvedere dove si
affacciò al parapetto. La
raggiunsi e osservammo il mare nero e tempestoso in silenzio.
Poi
lei rialzò lo sguardo sul panorama e con una giravolta
osservò i confini, in
tutte le direzioni, fin dove riusciva a vedere.
-Che
ne dici di finirla qui?-
-Direi
che hai ragione-
-Seguimi
allora-
Portami
altrove,
portami dove
non c’è nessuno che
sappia di noi.
Fammi vedere
come si muore
senza nessuno che
viva di noi.
Tagliammo
gli attracchi della mongolfiera che si librò in cielo per
poi sparire e ci
lanciammo in una corsa sfrenata.
Avevo
visto un torrione, uno di quelli antichi, da avvistamento.
Nascosti
dagli alberi trovammo diversi scalini che salimmo fino in cima,
accompagnati
dal suono delle foglie sotto i piedi e avvolti dall’ombra
umida del sottobosco.
Era
meraviglioso, il vento era ancora più forte e il mare
sembrava anche più
agitato.
Era
come un incubo, terribile e bellissimo allo stesso tempo.
Ci
tenevamo per mano, forte.
Lo
sentivo tremare e tremavo anch’io.
Non
volevo più dolore. Non volevo più intralciare mia
sorella. Non volevo più fare
finta.
Mi
voltai verso Bright, mi tuffai nei suoi occhi, nella sua paura.
Mi
abbracciò forte e poi mi scostò i capelli dal
viso, dolcemente.
-Insieme-
-Insieme-
Ci
arrampicammo sul bordo.
Volsi
lo sguardo al Sole, al mio Sole, senza più paura di
bruciarmi gli occhi.
Nessuno
avrebbe saputo che fine avevamo fatto, nessuno avrebbe saputo.
Dopotutto,
non c’era davvero qualcuno che dipendesse da noi, qualcuno
che senza di noi si
sarebbe sentito perso.
Eravamo
io e Bright quelli persi. Quelli soli.
Ero
stanca di lottare a vuoto. Volevo chiudere gli occhi e sognare il bello
della
vita. Volevo chiudere gli occhi e sognare di essere felice e amata. Di
dolci e
carezze, non di spine e vuoti incolmabili.
-Possano
essere felici. Possano vivere altri cento anni-
-Possano
amarsi fino all’ultimo giorno. Possano chiudere gli occhi in
pace-
-Ti
voglio bene Bright-
-Anch’io
Fine-
Ci
sorridemmo.
-Saremo
liberi finalmente-
-E
tua sorella? Ti è così attaccata.- chiesi.
-Ha
Auler. E i nostri genitori sopravvivranno-
-Già-
Guardai
uno stormo volare lontano. Volevo anch’io volare lontano.
Senza pesi o catene.
In un posto più caldo.
-Al
mio tre?-
-Sì-
Mano
nella mano.
-Uno-
Le
onde infrante sugli scogli.
-Due-
La
luce calda e accogliente.
-Tre-
Il mare,
tenebroso e oscuro
come gli occhi di lui.
Il cielo,
aperto e cristallino
come gli occhi di lei.