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Autore: Mellark_    04/12/2013    4 recensioni
Piccola Klaine natalizia senza pretese. Spero vi piaccia c:
"Era passato il giorno del Ringraziamento e si era rilassato, ma da due settimane era entrato in modalità ‘ansia pre-festività’. L' apice era il giorno della Vigilia di Natale. Kurt Hummel, il dolce Kurt, veniva posseduto dalla parte ansiosa di sé stesso. Più che una ‘parte’ era una personalità che viveva per conto proprio, ben nascosta, e saltava fuori durante gli eventi importanti. Dopo sei anni con Kurt, Blaine si limitava a sorridere di queste sue manifestazione d’ansia ed a supportare il fidanzato. Infondo Anderson amava profondamente anche quell’aspetto di Hummel."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà! 
Ecco a voi una piccola Klaine natalizia senza pretese, spero la gradiate! c: 


 
Baby, it's cold outside. 

“Blaine! Dov’è la farina? Oddio! Le uova, Anderson! Dove hai messo le uova!?  Giuro che chiedo il divorzio anche se non siamo ancora sposati!” Erano le otto del mattino e Kurt già urlava in preda al nervosismo pre-cena di Natale. Blaine alzò gli occhi al cielo, lasciandosi scappare un sorrisetto. Le minacce di Kurt erano dettate dalla sua ansia, ci era abituato.
“Buongiorno anche a te, amore” gli disse volendolo provocare, una volta arrivato in cucina. Lì trovò un Kurt coperto di farina che si girava da una parte all’altra come se fosse mentalmente confuso… e forse lo era.  
Era passato il giorno del Ringraziamento e si era rilassato, ma da  due settimane era entrato in modalità ‘ansia pre-festività’. L' apice era il giorno della Vigilia di Natale. Kurt Hummel, il dolce Kurt, veniva posseduto dalla parte ansiosa  di sé stesso. Più che una ‘parte’ era una personalità che viveva per conto proprio, ben nascosta, e saltava fuori durante gli eventi importanti.  Dopo sei anni con Kurt, Blaine si limitava a sorridere di queste sue manifestazione d’ansia ed a supportare il fidanzato. Infondo Anderson amava profondamente anche quell’aspetto di Hummel.
“Buongiorno un corno, Anderson! Ti diverti a nascondere le cose per farmi impazzire? Non siamo pronti per stasera! Annulla tutto” gridò, quasi isterico. Blaine inarcò le sopracciglia e sorrise ancora. “Che hai da sorridere?” gli chiese il fidanzato, guardandolo torvo mentre il moro gli si avvicinava.
Blaine gli cinse il collo con le braccia e lo baciò teneramente, o almeno ci provò, visto che sentì solo farina sulle proprie labbra. “Se non ti basta la farina che hai sul tuo bel visino, l’altro pacco è nel mobile in alto, sopra i fornelli” gli rispose dolcemente, lasciandolo andare. Hummel si lasciò sfuggire un sorrisetto mentre sbuffava e andava a prendere la farina. “E per quanto riguarda le uova…. sono in un posto segreto” Continuò, muovendosi verso il frigo. “Le ho nascoste in quel luogo remoto proprio per far impazzire il mio adorabile fidanzato, o lo spirito che ora lo possiede” a questo punto simulò un espressione maligna che risultò solamente adorabile agli occhi di Kurt.  Aprì il frigo, spostò il cartone del latte ed estrasse una confezione da dodici di uova. “Sono proprio un cattivo ragazzo” concluse, beccandosi uno sguardo di  rimprovero da Kurt. “Se trovo anche lo zucchero prometti di non trasformarmi in pietra?” chiese scherzosamente volteggiando verso lo sportello. Prese il contenitore dello zucchero, lo mise in mano a Kurt e gli posò un bacio leggero su una guancia arrossata. Il più grande fece un respiro profondo, cercando di riprendere la calma.
“Grazie” sussurro Hummel.
“Sono qui per te, amore. Ora mi faresti un sorriso? Così posso dimenticare che hai minacciato di divorziare?” rispose Blaine, mettendo un finto broncio. Kurt rise spontaneamente e abbracciò forte il fidanzato.  
I visi vicini, i nasi che si sfioravano, gli sguardi incatenati, Kurt e Blaine finirono per baciarsi in meno di trenta secondi. Blaine era decisamente l’anti stress preferito di Kurt.
“Dobbiamo cucinare” sussurrò il riccio, allontanando un po’ da sé il fidanzato. L’altro sospirò e cercò di ricomporsi. “Stasera avremo tutto il tempo, si sa che la notte di Natale è magica” bisbigliò prima di allontanarsi definitivamente per andare a mescolare gli ingredienti dei biscotti.
“Oh mamma, sono un disastro, Blaine! Perché non mi hai detto che ero messo così male?” esclamò Kurt fissandosi allo specchio. I capelli chiari e spettinati ricoperti di farina, così come la maglietta bianca tutta stropicciata, Hummel fissò esasperato l’immagine riflessa di sé stesso nello specchio all’entrata, ripetendosi che non era possibile che il suo fidanzato lo trovasse guardabile così conciato.
“Io ti trovo adorabile” rispose Blaine dalla cucina, facendo spallucce.  “Sei sempre bellissimo per me, e così anche di più se è possibile” Anderson faceva di continuo complimenti a Kurt perché amava vederlo arrossire e sorridere come un bambino.  Per lui Kurt era il ragazzo più bello, meraviglioso e speciale di tutto il mondo, ma lui non sembrava crederci veramente, così il moro glielo ripeteva ad ogni occasione, ed amava farlo perché sapeva di renderlo felice, in quel modo, e sentiva che lo scopo della sua vita era farlo sorridere.

Blaine, in un modo o nell’altro, era riuscito a calmare, almeno per il momento, Kurt. Il giovane infatti si aggirava tranquillo per la casetta di Lima che avevano preso per quando venivano a trovare i loro parenti.
Verso le quattro del pomeriggio la cena era già avviata, Kurt stava dando gli ultimi tocchi alle decorazioni già perfette e Blaine si concesse un po’ di riposo sul divano.
Quando riaprì gli occhi circa un ora dopo, la casa era esageratamente tranquilla. Il moro si alzò, ancora un po’ assonnato, ed andò alla ricerca del fidanzato. Arrivò nella loro camera e vide Kurt seduto sul bordo del letto che singhiozzava silenziosamente con una foto sua e di Finn stretta al petto.
Blaine si portò una mano alla bocca per soffocare il pianto, si sentì stringere il cuore quando Kurt emise un forte singhiozzo che tentò subito di reprimere. Solo allora il più grande si accorse del fidanzato, che lo guardava dalla porta con gli occhi colmi lacrime. Si affrettò ad asciugare le proprie, ma prima che potesse fingere un sorriso, Blaine gli si sedette accanto e lo abbracciò tanto forte da fargli quasi male, ma non gli importava, si strinse al riccio come se fosse uno scoglio in mezzo al mare in  burrasca, e in realtà era proprio così. I singhiozzi di uno scuotevano il petto dell’altro, le lacrime di uno bagnavano le spalle dell’altro e viceversa.
“Mi manca da morire”  bisbigliò Kurt a mezza voce, tra un singhiozzo e l’altro.
“Lo so, piccolo, lo so” lo consolò Blaine, offrendogli un appiglio.
Rimasero stretti così per molti secondi, forse minuti, forse ore…. Sciolsero l’abbraccio e si ritrovarono a guardarsi tristemente negli occhi, cercando di confortarsi a vicenda anche senza una  parola. Blaine prese ad asciugare con il pollice le lacrime che bagnavano il viso pallido di Kurt e questa volta fu proprio quest’ultimo a sporgersi un po’ per posare un bacio sulle labbra del più piccolo, era il suo ringraziamento muto per essergli stato sempre accanto, in ogni momento.
“Sai che lui non vorrebbe vederti piangere la Vigilia di Natale, vero?” disse dolcemente Blaine, accarezzandogli una guancia. L’altro annuì e accennò un sorriso, strofinandosi gli occhi.
“Ti amo” bisbigliò il riccio, rischiando di ricominciare a piangere.
“Ti amo anche io” rispose Kurt, stringendogli le mani.
 Il ricordo di Finn era vivo ancora nei cuori di tutti, così come il dolore, che a volte sorprendeva soprattutto Kurt nei momenti più inaspettati. Bastava un momento di debolezza. Ma c’era Blaine a prendersi cura di lui, c’era Blaine a soffrire con lui per poi rimetterlo in piedi.
Kurt sapeva di poter sempre contare su di lui in qualsiasi momento e questo era quello che gli permetteva di andare avanti anche nei momenti più bui. Anche quel pomeriggio riuscì a rialzarsi, come tutte le altre volte, grazie a lui. Quel  giorno doveva essere pieno di gioia, voleva ricordare Finn, si, ma voleva rivivere i bei momenti che aveva vissuto con lui, non voleva piangerlo ancora. Kurt decise che quel Natale avrebbe celebrato la vita del suo fratellone e, come aveva detto Blaine, di certo lui non l’avrebbe voluto vedere piangere il giorno della Vigilia.
Si alzò quindi e, trascinandosi dietro Blaine, tornò in cucina a rincontrollare tutto ancora una volta.
E Blaine fu felice di vederlo ritornare a trotterellare nervoso per tutta casa aggiungendo sempre nuovi dettagli alle decorazioni o alla cena. Un fiore in più di qua, un pizzico di pepe in più di là, un’altra stellina qui, un altro po’ di zucchero a velo lì, un'altra pallina sull’albero di Natale, un altro ceppo di legna nel caminetto. Accolse con gioia anche un altro: “Blaine Anderson! Dove sono finite le mie ghirlande!?”

Verso le sette la casa cominciò a riempirsi e ogni volta che la porta suonava si presentavano ad aprire Kurt e Blaine nei loro vestiti Natalizi più belli.
La prima volta che il campanello suonò Kurt ebbe un brivido e i suoi occhi chiari si dilatarono come piatti.
“Hai messo la stella sull’albero?” quasi strillò.
“Si, Kurt, l’abbiamo messa due settimane fa quando siamo arrivati da New York” lo rassicurò Blaine.
Allora Hummel si limitò a sistemargli ancora una volta il farfallino rosso con gli abeti che gli aveva comprato per l’occasione, ed aprì la porta. Arrivarono Burt, Carole, Rachel e persino Santana che portò con sé anche Dani, che ormai passava abitualmente il Natale con loro. Mercedes fece la sua entrata insieme a Tina e Puck, che portò con sé anche Jake e le loro mamme. Arrivò infine Sam che, ovviamente, salutò tutti con una sua personale imitazione di Tim Allen in “The Santa Clause”, al suo seguito entrarono i genitori con i due fratellini.  
Con l’arrivo dei loro amici e parenti la casa s’illuminò di una nuova luce. I fratellini di Sam che correvano da una parte all’altra, Carole e Burt che parlavano con  la madre di Puck e quella di Jake. Mercedes parlava del suo nuovo album con Tina e Rachel le parlava a sua volta del nuovo musical per cui l’avevano presa. Santana e Dani se ne stavano sedute a tavola a ridere mentre i Puckerman e Sam stavano facendo due tiri a canestro nel cortile.
“Sei sicuro di non voler andare?” chiese Kurt al fidanzato, ben sapendo quanto gli piacesse giocare. Ma il moro scosse la testa e si strinse nella giacca rossa.
“No, sto bene qui” gli rispose, attirandolo a sé. Kurt si morse un labbro per smorzare un sorriso. Tutto il nervosismo era sparito. Certo, sarebbe tornato per Capodanno e gli ultimi preparativi del matrimonio, ma per il momento si sarebbe goduto la pausa.
A mezzanotte in punto fece la sua entrata Babbo Natale, O meglio Blaine con una barba fina e l’imbottitura del divano infilata sotto la casacca scarlatta. Tutto questo era stato fatto per rendere felice la sorellina di Sam, che ora aveva nove anni, e aveva portato il fratello all’esasperazione a forza di chiedergli quando avrebbe visto babbo Natale. E neanche quella barba pungente e la notevole difficoltà nel muoversi fece desistere Blaine.  Aveva insistito per vestirsi lui, nonostante tutti avessero detto che era un po’ troppo basso. Amava vedere il sorriso sul volto dei bambini, la loro gioia innocente e pura, per questo non si sentì stupido a fare il vocione tipico di babbo Natale , che Sam gli aveva fatto provare per ore ed ore, borbottando “OH, OH, OH! Buona Natale Stacy!”  ed a distribuire regali a tutti, anzi.
Kurt lo guardò con dolcezza quando, dopo aver lasciato la stanza, tornò facendo finta di niente.
“Blaine, Blaine!” esclamò con entusiasmo Stacy quando il moro rientrò nella stanza. “È arrivato, era proprio qui! Te lo sei perso, c’era Babbo Natale! Era qui e mi ha parlato!”
“Stacy guarda che era…” cominciò Stevie, il fratello più grande, ma Sam gli tappò prontamente la bocca.
Blaine prese in braccio la bambina e si finse stupefatto e geloso. “Non posso credere di essermelo perso! E ha salutato proprio te? Oh mamma, sei proprio la bambina più fortunata del mondo!” le disse.
“L’ha visto anche Kurt, vero? Vero?” esclamò come se fosse sempre più felice ad ogni secondo che passava.
“Proprio così, tesoro. Te lo sei perso, Blaine” rispose Kurt, avvicinandosi ai due per poi accarezzare i capelli biondi della bimba e rivolgere un sorriso complice al moro.
Alla fine, quando era già quasi l’una, i bambini dormivano beati sul divano e tutti stavano per andare via, Blaine si alzò in piedi e, offrendo champagne a tutti, propose un bridisi.
“A Finn” disse. E tutti ripeterono: “A Finn.”

“Grazie per quello che hai fatto, Blaine, ne avevo bisogno” gli disse Kurt, mentre l’altro cercava di mettere un po’ d’ordine.
Sorrise, si avvicinò al fidanzato, che era stranamente seduto sul divano, e gli strinse forte le mani tra le sue. “E di cosa?”
“Di tutto. Per essermi stato accanto oggi anche se ho sclerato e ti ho minacciato” rise. “Per oggi pomeriggio, per esserti vestito da Babbo Natale e per Finn…” continuò, guardandolo negli occhi. L’altro sorrise leggermente e gli strinse ancora di più le mani.
Non ricordavano neanche più chi fosse stato a dare il primo bacio, ma bastò poco prima che si ritrovassero a fare l’amore nel loro letto. Anche se erano stanchi, ed era stata un giornata impegnativa, sentirono il bisogno di amarsi senza riserve, di abbandonarsi l’uno all’altro come facevano ormai da sei anni. 
“Ti amo tanto, tantissimo”
“Ti amo anch’io”

“ Tra cinque mesi saremo sposati e un giorno metterai quel costume per i nostri bambini, riesci a crederci?” disse Kurt, accarezzando i capelli del futuro marito.
“Mi sembra impossibile che tutto questo stia accadendo proprio a me, ma si, e non vedo l’ora” rispose. Ed entrambi sorrisero teneramente. “Kurt, credi sia normale che io ti ami più della mia stessa vita?” chiese Blaine dopo un po’, accoccolato sul petto del ragazzo.
“Non lo so” rispose, facendo spallucce. “Ma se non lo è, allora saremo anormali in due” entrambi sorrisero sinceramente e si strinsero ancora di più l’uno all’altro.
“Buon Natale, Blaine”
“Buon Natale, Kurt”
“I really can't stay” – “Baby it's cold outside” 
“I've got to go away” – “Baby it's cold outside” 
“This evening has been” – “Been hoping that you'd drop in”
 “So very nice” – “I'll hold your hands, they're just like ice”
“My mother will start to worry” – “Beautiful, what's your hurry”
“My father will be pacing the floor” – “Listen to the fireplace roar” 
“So really I'd better scurry” – “Beautiful, please don't hurry” 
“Well Maybe just a half a drink more” – “Put some music on while I pour”


 “Per la cronaca… canti decisamente meglio di come ha cantato quella lì” disse Blaine, riadattando la frase che aveva detto alla Dalton, quella prima volta in cui avevano cantato quella canzone. Entrambi risero mentre le luci delle decorazioni in strada cominciavano a spegnersi. 




Spero davvero che questa mia piccola OS vi sia piaciuta e vi abbia fatto sorridere anche se è così smielata e a tratti triste. Se vi va lasciate una recensione, per farmi sapere che ne pensate.  
Tenevo davvero molto ad inserire la parte su Finn, volevo che fosse presente anche come mio piccolo tributo a lui ed al meraviglioso ragazzo che ha fatto si che ci innamorassimo di lui, facendoci sognare ed insegnandoci tante cose attraverso la sua meravigliosa voce, il suo splendido sorriso ed anche il semplice fatto di essere stato il ragazzo meraviglioso che era e che sarà per sempre. Ci manchi tanto, Cory. 


Alla prossima e Buon Natale a tutti, anche se un po' in anticipo :) 

 
  
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