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Autore: thelightonmyeyes    04/12/2013    1 recensioni
"Mi venne voglia di morire, e forse era quello l’intento della voce malefica. "
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mi avviai a piedi verso quella casa, il borsone da fotografa sotto spalla e i capelli raccolti in una lunga treccia.
Calpestai la ghiaia e all’improvviso sentii un cigolio lento e basso, appena percettibile. Pensai che forse era la mia immaginazione che vagava in quel posto senza tempo.
La casa mi apparì davanti in tutta la sua tetra bellezza. Amavo posti del genere per fare fotografie, avevano un nonsoché di magico.
 
Aprii la porta e risentii il cigolio, che ora sembrava quasi un canto profondo e tetro, più forte di prima. Cercai di avvicinarmi al rumore, un po’ paurosamente. Si sa, in ogni film dell’orrore che si rispetti la protagonista era una scema che andava incontro alla morte. E forse anche io ero così stupida.
Girai per i corridoi vuoti, alcuni sbarrati da delle porte marcite, alcuni sbarrati da bambole dagli occhi vuoti, alcuni con dei carillon rotti.
Dopo minuti, forse ore, mi ritrovai vicinissima al rumore, che ora si distingueva chiaramente in un canto tetro e basso, quasi venisse da sottoterra, dagli inferi.
 
Girai l’angolo, l’ennesimo nel giro di pochi metri, e mi trovai davanti una scena raccapricciante: una giostra enorme, più grande di quanto non fosse immaginabile sormontava sopra una collinetta. Si sentivano delle voci di bambini che gridavano e ridevano e i genitori che erano tranquilli e sereni, ma lì intorno non c’era nessuno. La voce continuava a cantare, e questo canto era come il motore di questa giostra. Tirai un grido e cominciai ad indietreggiare, ma la voce mi chiamava suadente. Mi avvicinai contro la mia volontà alla giostra e mi accorsi che proprio al centro c’era un buco profondo chilometri e chilometri, da cui usciva un fumo rosso caldissimo.
Cominciai a sudare e la voce era una voce maschile, suadente e molle, che mi invitava a lasciarmi cadere in quel buco. Mi tirai qualche pizzicotto e per miracolo riuscii a scappare da quel posto.
Corsi a perdifiato per le salite e i tornanti di quel paese che ora sembrava così vuoto e desolato.
 
All’improvviso mi ritrovai di nuovo di fronte alla casa. Corsi verso il garage e cercai di forzare la serratura, che sembrava chiusa a chiave.
Mi girai e vidi un enorme masso. Lo presi e lo lanciai contro quella serranda. Si aprì e una decina di crani mi rotolarono vicino al piede. Non riuscivo a vedere cosa c’era dentro quel garage, eppure sapevo che non sarebbe stato nulla di buono.
All’improvviso la luce si accese da sola e mi ritrovai davanti ad un mucchietto di ossa sparse per terra e un rumore di unghie che graffiano una lavagna mi fece inginocchiare davanti a quello scenario da incubo.
 
Gridai, ma sembrava che in quel momento ogni macchina che passava sulla strada non mi vedesse. Mi venne voglia di morire, e forse era quello l’intento della voce malefica.
 
Ricominciai a correre, ora fuori dal paese, giù per la montagna, fino a che non mi sentii il cuore in fiamme e il sangue pompare ad una velocità assurda.
Cercai di riprendere fiato, ma quando alzai lo sguardo mi ritrovai di nuovo di fronte a quella casa, che ora aveva quasi uno sguardo malvagio addosso. Ma che sto dicendo, le case non hanno uno sguardo!
 
Entrai di nuovo in quel garage maledetto, e cercando di non far caso ai teschi e alle ossa, arrivai vicino ad un telefono appeso alla parete. Quando cercai di chiamare, però, nelle orecchie mi si infilò ancora quella voce.
“Vieni da me, qua avrai tutto quello che vorrai”. La voce era melliflua e suadente e per un attimo e anche di più pensai che la mia vita non valeva niente, non valeva di essere vissuta. Poi però pensai che a casa avevo mio marito e i miei figli. E non avevo ragione per andarmene.
Allora, attraverso quel telefono, affrontai il demonio.
“Ho già tutto quello che voglio, diavolo”
“Allora devi volere molto poco”
“Ti ho già detto che ho già quello che voglio”.
 
A quel punto il telefono si staccò dal muro e il muro cominciò a perdere grossi pezzi di intonaco e mattoni. Cercai di scappare da quella che sarebbe stata la mia morte di sicuro.
 
Ad un certo punto mi sentii soffocare, come se qualcuno mi stringesse le sue mani intorno al collo e stringesse. Ma con me, lì, non c’era proprio nessuno. Non riuscivo più a respirare, la vista mi si appannò piano piano e cominciai a perdere i sensi.
Mi sentii tirare giù, sempre più giù, verso il caldo, verso l’inferno.
 
Mi svegliai imperlata di sudore. Mi tastai il corpo, la faccia, il pigiama il letto. Girai lo sguardo e intravidi mio marito nel letto che dormiva beato. Mi alzai silenziosamente e andai verso il bagno. Mi sciacquai la faccia e poi andai in camera dei miei figli. Gli diedi un bacio sulla fronte e loro si mossero lievemente.
 
Era tutto un sogno.

Ciao a tutti!
Questa è la mia prima OneShot quindi spero che vi piaccia!
I fatti sono tratt da alcuni frequenti incubi di mia mamma in questo periodo!
Ciao.
E xx
   
 
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