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Autore: Dokichan    04/12/2013    2 recensioni
..“So bene non sia una bella stanza.. In principio doveva essere usata per una persona speciale, ma non ne ho mai avuto l’occasione.. Se deciderai di fermarti per un po’, posso renderla un po’ più accogliente.” spiegò la rossiccia un po’ impacciata.
“Una persona speciale?” pensò curioso Sherlock. Era la prima volta che sentiva parlare di una persona speciale, che non fosse lui.
E se Sherlock non fosse l'unica persona davvero speciale per Molly? Se vi fosse qualcun'altro? O meglio, qualcun'altra? Magari una bambina piccina e timida dai folti ricci rossi. Ad un mese dalla finta morte di Sherlock, la vita vuota di Molly si riempirà tutto d'un tratto, lasciandola senza fiato.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le mie due persone speciali..

Capitolo 1
 
“Ancora qualche passo e finalmente toccherò il letto..”
Un campanile in lontananza batté le due. Domenica era arrivata e con essa, il suo giorno di riposo.
Molly aprì velocemente la porta di casa e si catapultò in camera sua senza nemmeno passare dalla cucina. Aveva cenato con un panino al bar del Bart’s.
Si buttò sul letto a pancia in giù e non si mosse per un po’. Dray, il suo gatto, le si avvicinò piano e saltò sul letto con una leggerezza inaudita. Iniziò a farle le fusa contento e lei gli fece un po’ di coccole.
Per fortuna un altro turno notturno l’aveva sfiancata a tal punto da non farla pensare a niente, se non al suo amato letto. Da una parte adorava lavorare fino a tarda notte. Non le faceva pensare a Sherlock. Ormai era passato un mese dalla sua finta morte e dalla sua reclusione in uno degli appartamenti di Mycroft.
Ancora si chiedeva che coraggio avesse avuto ad aiutarlo in quell’esperienza al limite del possibile. Lei dovette trovargli un corpo, decretarlo morto e fingere con i suoi amici. Dovette fingere con John, con Greg e con Mrs. Hudson. Quella situazione la struggeva ogni giorno di più. Si sentiva sempre più male nel vedere i suoi amici così sconvolti, soprattutto John. Avrebbe voluto spiegargli tutto, fino a non avere più fiato. Chissà se, quando l’avesse scoperto, l’avrebbe perdonata.
Questa domanda l’attanagliava sempre prima di addormentarsi. Lei sapeva ma non poteva dire niente a nessuno. Ogni tanto avrebbe voluto essere fredda come i fratelli Holmes.
Sherlock non aveva esitato un secondo a rischiare il tutto per tutto per i suoi amici, ma non aveva contato dei loro sentimenti. Non aveva minimamente tenuto conto di come si fosse sentito John. Questa cosa la mandava in crisi e la faceva arrabbiare non poco.
“Ah Molly, piantala di pensare! Dove la trovi tutta questa forza?!” pensò la ragazza, alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno. Il suo micino la seguì, rischiando di farla rovinare a terra un paio di volte. “Dray, vuoi così male alla tua padrona da volerla far cadere?” domandò la rossiccia, prendendo delicatamente il suo gatto in braccio e poggiandolo piano sulla poltrona vicino.
 
-Toc toc-
 
Un leggero colpo alla porta la fece sobbalzare. Chi bussava alla sua porta a notte fonda?! Un ladro non è così scemo da bussare prima di entrare a derubare una casa..
Incuriosita, si avvicinò alla porta e tentò di captare qualche movimento al di fuori. Ogni tanto lo spioncino sarebbe servito!
“Molly Hooper, apri la porta.. Lo so che sei lì dietro, l’ho sentito dai tuoi passi.”
Una voce profonda ed inconfondibile arrivò alle orecchie della ragazza. Molly sgranò gli occhi e aprì velocemente la porta, non ricordandosi di essere in pigiama.
“Oh, finalmente!” esclamò il riccioluto, entrando in casa e posando a terra due valige enormi. La ragazza si richiuse la porta alle spalle e l’osservò leggermente interdetta. Cosa diamine ci faceva Sherlock in casa sua nel bel mezzo della notte?! “Sher.. Sherlock.. Cosa ci fai qui?!” domandò la rossiccia, avvicinandosi leggermente. L’uomo si voltò verso di lei, facendole un sorriso veloce.
“Tornare a Baker Street è impossibile e Mycroft stava seriamente minacciando la mia pazienza. Così, prima di ucciderlo fra atroci sofferenze, ho deciso di venire qui.. Ti ho seguito dal San Bart’s. Sapevo perfettamente tu fossi in casa..” spiegò in fretta il detective, posando le valigie per terra. “Posso fermarmi da te per un po’, Molly?” domandò in fine Sherlock, mostrando uno dei suoi sguardi più dolci.. Finto come pochi. Sapeva bene di avere Molly quasi a completa disposizione. Si chiedeva spesso come mai quella donna lo sopportasse ancora e come facesse sempre a dirgli di sì.. Per lui i sentimenti erano un sentiero ancora oscuro e inesplorato. Soprattutto sentimenti forti come quelli della ragazza di fronte a lui.
Molly, par contro, non seppe come controbattere. Convivere con Sherlock non l’aveva mai messo nei suoi piani.. Nemmeno nei pensieri più remoti!
“Va bene.. Non fare così l’abbattuto.. Lo sai che non serve con me.. Avrei detto sì lo stesso.” rispose la ragazza, evitando quello sguardo e dirigendosi verso la camera degli ospiti.
“Grazie Molly.. Mi accontenterò di questo sofà sfatto e vecchio..” disse l’uomo non curante. La donna si voltò di scatto con uno sguardo severo. “Non dormirai su quel sofà sfatto. Dormirai nella camera degli ospiti.. Prego, Sherlock.” rimbeccò la ragazza, adirata leggermente da uno dei soliti commenti poco piacevoli del riccioluto. La stanchezza la rendeva più sincera e più nervosa. “Domani mattina mi pentirò di questa risposta.. E anche di questa situazione..” pensò la ragazza, aprendo poi la porta e facendogli segno di entrare. Sherlock, corrucciando la fronte, riprese in modo meccanico le valigie e le portò in quella stanza piccola e insipida.. Davvero una stanza degli ospiti poco accogliente! Non avrebbe detto nulla però. Non aveva voglia di sentirsi rispondere di nuovo così da Molly.. Non gli era piaciuto per niente!
“So bene non sia una bella stanza.. In principio doveva essere usata per una persona speciale, ma non ne ho mai avuto l’occasione.. Se deciderai di fermarti per un po’, posso renderla un po’ più accogliente.” spiegò la rossiccia un po’ impacciata.
“Una persona speciale?” pensò curioso Sherlock. Era la prima volta che sentiva parlare di una persona speciale, che non fosse lui. La sua non era gelosia. Era solo sincera curiosità. Alla fin fine non conosceva molto sulla famiglia di Molly.. Sapeva solo dei suoi defunti genitori, ma nulla più.
“Vuoi che ti prepari qualcosa di caldo?” disse poi la ragazza, uscendo dalla stanza e dirigendosi nell’angolo cottura. Ormai la stanchezza si era completamente dissolta.
“Certo che se è resistito un mese con Mycroft.. Con me quanto terrà? Una settimana?? Gli manca John..” pensò la ragazza, mettendo su l’acqua calda per la camomilla.. Aveva bisogno di distendere i nervi. Non avendo cloroformio a casa, dovette arrangiarsi con quella brodaglia.
“E’ solo un sogno Molly.. Un sogno.. Un INCUBO!” pensò la ragazza, prendendo le tazze e posandole sul tavolo. Non ricevette alcuna risposta dall’uomo, così prese quel silenzio come un cenno d’assenso.
Si voltò poi verso di lui e lo notò in vestaglia.. Si era già ambientato al massimo! Molly decise di non chiedersi nulla, ma lo lasciò fare. Si voltò di nuovo a controllare l’acqua.
Lui si sedette al tavolo, non staccando gli occhi di dosso a Molly.. Pensava ancora alla persona speciale. “Se fosse così speciale, ci sarebbero foto ovunque.. Invece non c’è niente in giro!” pensò poi.  “Perché mi guardi così?” domandò la ragazza, una volta voltatasi e notato quello sguardo. Da quanto non si sentiva così letta nel profondo? Troppo tempo.. Quelle iridi le erano mancate così tanto. “Non posso guardarti, Molly?” rispose l’altro, mentre Molly versava da bere ad entrambi. Aveva davvero bisogno di qualcosa di caldo.. La notte londinese non perdonava nessuno, nemmeno i suoi cittadini.
Prese la sua tazza e la portò alle labbra. Assaporò per un momento quella fragranza e quel calore. Aveva decisamente un aspetto e un gusto diversi da quello preparato dalla cameriera di Mycroft.. Era più caldo e più buono. “Non essere stupido. E’ la marca che è differente!” pensò poi Sherlock, ridestandosi dai suoi pensieri. “Puoi fare quello che vuoi ma, a meno che non sia macchiata in faccia, non credo ci sia molto da osservare..” rispose la rossiccia. “Oh, non è assolutamente vero, cara Molly..” rispose lui, abbozzando un sorriso soddisfatto. “Dalle marcate borse sotto gli occhi noto la stanchezza costante, dal colorito pallido deduco tu non abbia mangiato granché bene in questo periodo, dai capelli esageratamente lunghi deduco tu non abbia avuto tempo per te e poi tremi.. Ansia? Stanchezza? Direi entrambe dato il mio arrivo e l’ora.” constatò lui, assottigliando gli occhi e scrutandola ancora un po’.
“Mi fa piacere sentire le tue solite ed esatte deduzioni..” balbettò la ragazza, nascondendosi un po’ dietro alla tazza. Era davvero conciata così male? Era sul serio così visibile il suo stato d’animo?
“Ora scusa Molly, ma vado a coricarmi e a pensare..” disse l’uomo, alzandosi in fretta e avvicinandosi al lavandino. Molly lo guardò stranita. “Che cosa stai facendo, si può sapere?” domandò poi. “Non comprendi più le cose ovvie? Lavo la mia tazza..” rispose l’altro, tentando di alleviare un po’ la tensione e mostrandosi un po’ più umano del solito.
“La segregazione in casa con Mycroft deve avergli fatto molto male..” pensò la ragazza, ridendo leggermente e andando a togliere dalle mani del detective quella povera tazza.
“Lascia stare questa povera tazza e va’ a riposare.. Non ti preoccupare mi arrangio!” esclamò poi la ragazza, riserbandogli un dolce sorriso. “Volevo aiutare..” disse poi lui a bassa voce. “Lo so e per questo ti ringrazio.. Ora però vai!” rispose lei un po’ più seriamente, senza però perdere quel sorriso. Sherlock lasciò allora la tazza e si rintanò in camera ‘sua’. Molly lavò velocemente le due tazze e si avviò verso la sua stanza. Buttò un occhio alla porta chiusa e sentì dei passi. Ovviamente Sherlock non dormiva ancora. Chissà cosa stesse pensando.
Chissà se lei sarebbe mai riuscita ad aiutarlo a sgrovigliare un po’ quella matassa di pensieri.
Ciabattando leggermente si addentrò nella sua stanza buia ed accese la luce sul comò. Aveva l’abitudine di non chiudere la porta a causa di Dray e dei suoi giri notturni.
Non appena sotto le coperte sentì la porta della stanza accanto aprirsi di scatto.
“Ah Molly, buona notte e grazie!” disse l’uomo, spuntando poi sull’uscio della ragazza. Lei arrossì di botto, come non mai. Non capì bene ma trovarsi lei sotto le coperte e lui dalla porta le portò una grande agitazione nel cuore. “Buona notte a te.. E figurati!” rispose poi impacciata, chiudendo la abat-jour.
Ovviamente la ragazza non chiuse occhio fino al mattino presto. Pensare di avere Sherlock ad un palmo dal naso le faceva battere talmente forte il cuore da farle quasi male. In sua presenza non pensava molto, ma una volta fuori dalla sua visuale il suo cervello si metteva in moto. Sembrava quasi volesse mettersi in competizione con quello dell’uomo. “AH! Ma cosa vai a pensare?! Potrò essere pratica in caso di cadaveri e provette, ma per il resto..” pensò la ragazza, rigirandosi un po’.
Dopo molta fatica e molti respiri profondi riuscì a calmarsi e ad addormentarsi.
 
La mattina giunse lentamente ai sensi di Molly. Una domenica uggiosa scuriva ancora di più la stanza, facendole perdere il senso del tempo. Ciò che la svegliò dolcemente fu il profumo di caffè fumante.
“Sto ancora sognando.. Chi mi sta preparando il caffè?” si domandò la ragazza, alzandosi e stiracchiandosi un po’. Quando vide dalla porta di camera sua la figura di Sherlock, rimase di sale. Si chiuse in fretta dentro la propria stanza, sbattendo la porta. Sherlock si girò di scatto, sorpreso da quella reazione. “Molly.. Stai male?” domandò poi il riccioluto, sistemando le solite tazze sul tavolo. “S-sì, cioè no! Sto bene.. Mi sistemo e arrivo!” rispose l’altra, facendosi sentire attraverso la porta. Le guance fumavano da quanto erano calde! “Sul serio ieri l’ho fatto entrare con questo coso addosso?! Ma che mi è preso??” si domandò la ragazza, dandosi un colpo sulla fronte e maledicendosi un po’.
Prese in fretta qualche vestito e si fiondò in bagno, sotto lo sguardo indagatore e curioso di Sherlock. A lui non faceva nessuna differenza bere quel caffè con lei in pigiama o già vestita. A Molly invece sembrò fare molta differenza. Uscì dal bagno un po’ più tranquilla e un po’ più femminea. Cosa che Sherlock notò subito ma evitò accuratamente di esternare.
Lei prese i biscotti al cioccolato dall’armadietto e li posò sul tavolo, prima di sedersi di fronte a lui.
“Sai Molly..” iniziò il detective, fra un sorso e l’altro di caffè.
“Sì?” rispose lei, non guardando assolutamente nella sua direzione.
“Forse sei un po’ confusa a causa degli avvenimenti di questa notte, ma mi hai parlato di una persona speciale.. Ho provato a pensare a tutte le possibili congetture e sono arrivato fino a trovarne 10.. Solo che non so quale sia la vera. Chi è questa persona speciale?” continuò poi lui, facendole quella domanda con tutta calma. “Tu hai pensato a tutto questo questa notte?” domandò Molly, spalancando gli occhi esterrefatta. Aveva pensato a lei per una notte intera? “Pensavo avessi pensieri più importanti, riguardanti al ‘Consulente Criminale’.” continuò poi la rossiccia, tentando di sviare un po’. “Già, distruggere tutto l’Impero di Moriarty è un pensiero costante ed importante. Per una volta però anche io mi devo pur distrarre..” rispose l’altro, finendo il caffè. Una distrazione.. Ecco cos’era Molly per lui.. Una distrazione, un gioco, un pensiero per staccare. Voleva solamente cambiare un po’ argomento perché ormai le macerie lasciate alle spalle da Jim stavano diventando noiose. “Un ripiego, insomma..” rispose un po’ tagliente Molly.
Stava per alzarsi e lasciarlo lì a cuocere nel proprio brodo quando sentirono bussare alla porta.
“Beh tu sei qui.. Chi altri potrà essere?!” disse Molly, alzandosi ed avvicinandosi all’entrata.
“Chi è?!” domandò poi, prima di aprire.
“Zia, sono io!! Alice!”
Una voce di bambina invase le orecchie della felicissima patologa, la quale si voltò verso Sherlock con le lacrime agli occhi. Sherlock la guardò interdetto, senza capire. Quella voce aveva appena detto zia?
Molly aprì di scatto la porta e le si fiondò al collo un esserino magro e con dei ricci rossicci da far invidia a Merida. “Amore mio!! Ma cosa ci fai qui?!” esclamò poi Molly, staccandosi a malincuore da quell’abbraccio per poter guardare negli occhi sua nipote. Erano esattamente passati 3 anni da quando le due non si erano più viste. Prese le valigie fuori e chiuse la porta alle loro spalle.
“Papà ha voluto portarmi qui.. E’ tutto scritto qui.” rispose la bambina, dando una busta bianca alla zia. “Dopo la leggerò.. Sherlock, ti presento la mia persona speciale!” spiegò poi Molly all’uomo, rimasto esterrefatto da quella situazione al limite dell’esilarante. Una chioma rossa e due occhi blu come il cielo lo scrutavano da dietro la schiena di Molly. Erano molto simili ma anche molto diverse.. Sicuramente la bambina era un bel mix dei genitori. La timidezza era però tutta della zia, su quello non c’era alcun dubbio. “Ciao Alice..” rispose cauto. Con i bambini non sapeva mai come comportarsi.
“No, alt.. Papà ti ha portato qui.. Per quanto?” domandò poi Molly, realizzando una piccola questione. “Ha detto che starò qui per tre settimane.. Poi il resto è tutto là!” rispose la bambina, guardando la zia.
“Okay.. Questo potrebbe essere un problema.. Prima Sherlock, ora Alice?!” pensò la donna, sull’orlo di una crisi di nervi.
Doveva sopravvivere tre settimane con Sherlock e nel mentre far andare avanti la vita di sua nipote.. Ma come?!




Angolo autrice:
Questa è la mia prima fanfiction su Sherlock.. Mi sono avvicinata da poco a questo incredibile mondo e sono una Sherlolly shipper accanita.. Spero vi possa piacere questa storia e spero di non andare OOC troppo spesso!! Ah, abbiate pietà per il titolo.. Non sono in grado di trovare titoli decenti alle mie storie!
  
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