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Autore: momystella    04/12/2013    1 recensioni
Nella cittadella universitaria cominciano ad avvenire strani complotti contro una ragazza dal passato immacolato. Cosa si nasconderà dietro tutte le aggressioni che la colpiranno e quali segreti porteranno alla luce
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata, chiedo scusa per il ritardo e spero che mi perdonerete. Ci rivediamo giù con il mio solito angolino, ora vi lascio alla lettura. Tengo a ringraziare tutte le persone che leggono ma soprattutto che recensiscono, se la storia va avanti è perchè sono molto soddisfatta dei vostri commenti, grazie anche a chi mi ha inserito tra i preferiti ed i seguiti, vi voglio bene.

Stava sognando di essere nuovamente all’ orfanotrofio, cosa che non accadeva da quando aveva otto anni ed era stata adottata dalla famiglia Marchesi. In particolare era tornata al giorno in cui una bellissima donna dai capelli rossi le aveva fatto visita, uno dei giorni più belli del tempo trascorso all’ orfanotrofio. Sorella Reina l’aveva mandata a chiamare appena dopo la fine delle lezioni del sabato, quando iniziavano i colloqui per i frequentanti del collegio, e gli altri dovevano rimanere in camera, assistendo alla contentezza di chi ritornava nella camerata con un grande sorriso per aver ricevuto una carezza dai suoi genitori oppure l’ espressione triste di chi era stato rimproverato per un comportamento scorretto. A Monica facevano malissimo quelle visite perché, sebbene fosse trattata come una principessa e non le mancasse mai nulla, desiderava anche lei avere qualcuno di esterno con cui parlare, di essere persino rimproverata da una persona che le avrebbe comunque voluto bene per sempre, invece non le era concesso. Quella volta aveva sperato che i suoi veri genitori avessero deciso di assumersi le loro responsabilità e fossero venuti a prenderla, così si era messa il vestito dell’uniforme più nuovo che aveva, senza rammendi, di un grigio tendente all’ azzurro, si era sistemata bene le lunghe trecce ed era scesa nel salone di ricevimento, venendo però indirizzata verso il parlatorio, luogo in cui di solito avvenivano gli incontri con delle famiglie interessate ad adottare gli esposti. Quando era entrata era rimasta molto delusa perché non erano i suoi genitori che la stavano aspettando, bensì una bellissima donna dai capelli rossi che batteva impaziente la mano sul grande tavolo di legno intagliato. Doveva essere sicuramente una donna nobile ed importante, di buona fama, altrimenti le sorelle non l’avrebbero mai fatta avvicinare ai bambini per paura che li potesse condurre sulla strada del demonio, cosa che prevenivano con lunghe sedute di preghiera che lei non riusciva a sopportare perché l’inginocchiatoio di legno era troppo duro ed ogni volta che si alzava le facevano male le ginocchia.
Si avvicinò con un po’ di timore a quella figura sconosciuta, torturando la manica del suo vestito, allentandola leggermente, facendo attenzione a tenere gli occhi bassi in segno di rispetto, proprio come le veniva insegnato nelle lezioni di buone maniere, e si sedette sulla punta della sedia per riuscire a toccare il pavimento con le punte dei piedi.
-Buongiorno mia signora, in cosa posso esservi utile?- fu la prima cosa che chiese, proprio come le avevano insegnato, sempre tenendo gli occhi bassi per non avere la tentazione di fissare i suoi. La donna mosse un braccio, foderato di velluto rosso sangue, verso di lei, producendo un debole fruscio, e le sfiorò la guancia con una tenera carezza.
-Non chiamarmi signora, Monica, non sono ancora sposata- le rispose dolcemente la donna, continuando ad accarezzarla per prendere bene contatto con la sua mente e poterla sentire meglio.
-Puoi alzare lo sguardo se vuoi, non mi dà fastidio essere guardata negli occhi, anzi, lo preferisco perché di solito so leggere molto bene lo sguardo delle persone- commentò, e solo allora la ragazzina si decise a sollevare i grandi occhi castani, perdendosi in quelle bellissime pozze color smeraldo della donna che nel frattempo stava analizzando i suoi pensieri.
-Come fate a sapere il mio nome e perché avete voluto vedermi?- domandò la bimba, un po’ intimorita da quell’ insolito affetto.
-Nulla mia cara, solo chiederti se volessi venire a vivere con me- rispose la donna, tranquilla come se stesse parlando del tempo e non di uno dei più grandi desideri della persona che aveva davanti. –Riguardo al tuo nome non preoccuparti, mi è stato riferito dalle suore che mi hanno consigliato te come dama di compagnia in quanto sei molto educata-
Monica non si sentiva rassicurata, anzi, sentiva nella sua mente una voce che le ordinava di non fidarsi delle parole pronunciate durante quel colloquio, così non si sbilanciò più di tanto:
-Sarebbe un piacere per me mia signora, voi mi vorreste bene, vero?- mormorò, nel frattempo la donna aveva avuto accesso a ciò che desiderava e lasciò andare il suo sguardo, facendola cadere in una sorta di torpore e facendole dimenticare ciò che era accaduto dall’ inizio dell’incontro, sparendo poi nel nulla e lasciandola molto confusa, priva del ricordo di quel giorno fino a pochi attimi prima.
-Monica, tesoro, svegliati- mormorò Cristiane, del tutto ignara del fiume di ricordi che stava investendo la sua amica. –Daniel, non si sveglia, che   facciamo?- chiese la ragazza allarmata, cercando di guardare suo fratello negli occhi per ricevere un consiglio. Era da quando era tornato a casa con Monica svenuta in braccio che si era appostato vicino alla finestra della sua stanza, dove avevano messo la ragazza, rinchiuso in un silenzio tombale come se tutto quello che era accaduto fosse colpa sua.
Daniel si decise ad alzare lo sguardo, puntandolo verso la sagoma immobile nel letto che ogni tanto emetteva mormorii senza senso, come in preda ad un grande dolore. Kristen gli aveva chiesto di tenerla d’ occhio affinché controllasse se i suoi sospetti, risvegliati da una piccola voglia sotto le costole destre, fossero fondati, e lui ne era stato incapace, non era ancora in grado di avere sulle spalle la responsabilità di un popolo, non se non riusciva a proteggere una sola persona quando avrebbe dovuto proteggerne migliaia.
“Monica ti prego, apri gli occhi” si ritrovò ad implorare silenziosamente, ignaro del fatto che la ragazza volesse tornare cosciente ma non vi riuscisse a causa di un piccolo frammento di buio che la tratteneva nel mondo dei sogni. La porta si spalancò con un fastidiosissimo cigolio ed una moltitudine di gonne color zaffiro si avvicinò al letto dove in quel momento riposava la bella addormentata.
-Dimmi che non sto per perderla di nuovo, ti prego- singhiozzò Kristen, e lui, mai come in quel momento, seppe che se fosse successo qualcosa alla ragazza, il suo cervello non sarebbe stata l’unica cosa pronta a distruggersi a causa dei sensi di colpa.
-Non posso dirtelo Kristen, ma mi auguro anche io di tutto cuore che si riprenda- le disse, mettendole un braccio attorno alle spalle, proprio come se fosse stata sua sorella, perché era solamente questo che legava i due ragazzi, una solida amicizia che con il passare del tempo si era trasformata in fratellanza, ma niente di più: lei non avrebbe mai avuto il suo cuore come lui non avrebbe mai avuto il suo, al contrario delle voci che si erano diffuse a causa della loro grande familiarità. Il cuore di lui era già occupato dalla persona che giaceva nel suo letto e che lottava contro la morte.
-Il fuoco no, vi prego il fuoco no- urlò la ragazza addormentata, facendo gelare ad entrambi il sangue nelle ossa per l’implicazione che portava con se quella frase, e lasciando piuttosto stupita Cristiane, che non aveva mai assistito ad uno degli incubi della sua migliore amica, più volte descritti da Lilion. Fu un solo momento di attesa, poi Daniel chiamò Maria e le ordinò di tenere lontana dalla stanza Cristiane anche a costo di rinchiuderla in uno degli armadi, poi sbatté la porta in faccia alla donna e la chiuse a doppia mandata. Allungò una mano davanti a sé, estraendo dal nulla un lungo fioretto d’ argento con la lama in ardesia e muovendo a mala pena una mano per far comparire un fuoco bluastro di medie dimensioni. Kristen estrasse dalla sua valigetta degli attrezzi un mozzicone di gesso blu e si affrettò a disegnare sulla fronte della ragazza un piccolo pentacolo che divenne di un brillante verde smeraldo, provocando la fuoriuscita di una nuvola di fumo grigio che si diresse immediatamente verso il ragazza, lasciando fuoriuscire un risolino da lui ben conosciuto che lo fece irrigidire poco prima di trafiggerlo con la spada, facendo urlare e dissolvere nel nulla la sagoma deforme.
La ragazza smise di urlare contro un inesistente incendio, continuando a dormire mentre si girava su un fianco, segno che il pericolo era passato. Kristen volse lo sguardo pieno di terrore verso il suo migliore amico: ormai non aveva più dubbi, quella voglia non era apparsa sulla pelle di Monica solo per caso, anche lei come tutti i suoi antenati sarebbe stata costretta a rischiare il rogo ogni giorno a causa di tutta quell’ energia che all’ interno del suo corpo si trasformava in qualcosa che poteva far avverare i desideri più bui dell’animo umano e addomesticarli come se fossero docili cani, qualcosa che aveva la stessa forma della magia ma che poteva arrivare ancora più a fondo di essa, il controllo della notte e di tutte le sue creature.
-Cosa succederà adesso se persino i suoi poteri si sono risvegliati?- chiese Kristen, guardando sua nipote riposare tranquilla, ignara del terrore che stava attanagliando la ragazza più grande.
-Dovremmo aspettarci attacchi su tutti i fronti, sia da quelli politici che da quelli magici, dopotutto se non l’avessi vista padroneggiare il pugnale della tua famiglia con i miei occhi penserei anche io che lei non sia chi pensiamo: un’ erede al trono non compare dopo quattordici anni dalla scomparsa-rispose Daniel, zittendosi immediatamente quando vide Monica sbattere le palpebre e sbadigliare, mettendosi subito seduta, ignorando un capogiro.
-Dove sono? Dov’ è Cristiane? Dobbiamo andare a prenderla, questa notte non è sicuro uscire-urlò a pieni polmoni, prima di accorgersi di essere sdraiata in un letto a lei sconosciuto e di avere davanti un medico e di avere urlato contro uno studente anziano.
-Stai calma Monica, sei a casa di Cristiane e lei è qui con noi, al piano di sotto con Maria- spiegò Kristen, fingendo una tranquillità che non provava solamente per non spaventarla.
-Posso vederla?-chiese un po’ titubante, ma allo stesso tempo decisa ad accertarsi della verità della risposta che le era stata fornita.
-Meglio di no, adesso devi riposare, poi ti dovremo spiegare alcune cose abbastanza importanti- rispose lei, mettendole una mano sulla fronte per addormentarla di nuovo e facendole posare la schiena sul materasso.
-Abbastanza importanti? Sai che quando si saprà la tua famiglia precipiterà in uno scandalo di immani dimensioni e che la sua vita non sarà più la stessa, vero?- domandò Daniel sputando sarcasmo, facendo alzare gli occhi al cielo all’ amica:
-Colgo per caso una nota di preoccupazione nella tua voce?-ribatté lei con un sorriso furbesco.
Daniel sorrise a sua volta: -Sei migliorata molto nello sviare i discorsi incresciosi, ora se non ti dispiace vado a dormire, sono due notti che non chiudo occhio, ti faccio accompagnare all’ ingresso da Paul-disse, uscendo poi dalla stanza con una camminata simile alla corsa, chiamando a gran voce il maggiordomo
“Non sarò mai brava come te, fratello” pensò Kristen.
***
Monica aveva sempre amato guardare il cielo, fin da piccolissima aveva trovato all’ orfanotrofio un piccolo rifugio nel tronco scavato di una delle querce millenarie e di notte, dopo il giro di controllo delle sorelle, quando tutte le candele venivano spente, lei si alzava piano piano dal suo letto per non fare rumore e si calava dal finestrone della camerata attraverso il tronco di un albero di ciliegie, fino a toccare terra e raggiungere così il suo piccolo posticino. Anche nella casa dei suoi genitori adottivi aveva trovato un nascondiglio nella legnaia, fredda e umida, insospettabile proprio perché lei odiava l’ odore di legno bagnato, anche se crescendo aveva dovuto accontentarsi di sdraiarsi sull’erba in un punto isolato del cortile e sperare che nessuno si accorgesse di lei. Da quando era arrivata in città aveva scoperto che poteva osservare tranquillamente le stelle sdraiandosi sulla riva del fiume che attraversava la campagna poco al di fuori della cittadella, nel borgo degli allevatori, ed era proprio lì che si trovava quel giorno, con i piedi, liberi dalle calze e dagli stivaletti, immersi nell’ acqua gorgogliante, tiepida nonostante Novembre fosse entrato da ormai dieci giorni. Aveva l’ orlo dell’ abito della divisa bagnato ed i capelli, lasciati liberi dal nastro con cui erano solitamente legati, erano sparsi sull’ erba ancora verde del prato, gli occhi chiusi, in quella che appariva come l’ immagine della tranquillità e della spensieratezza.
-Sei sicura che non ci dicano niente se mai dovessero vederci?- Le chiese Cristiane, guardandosi continuamente alle spalle e rimanendo in piedi per paura di sporcare di verde il suo abito da passeggio preferito.
-Non lo so, ma da quando ti importa delle regole?-rispose Monica che aveva bisogno degli ultimi attimi di normalità prima dell’ annuncio ufficiale di una promessa che le avrebbe negato per sempre la normalità. Da quando aveva saputo la verità-di essere l’erede al trono di uno dei regni più importanti dell’intero continente-aveva deciso di godersi gli ultimi attimi di tranquillità e libertà, proprio come le avevano suggerito Daniel e Kristen. Ancora non riusciva a credere che Kristen fosse sua zia e che avesse sempre avuto una famiglia piuttosto numerosa, soprattutto se ripensava ai giorni solitari trascorsi all’ orfanotrofio prima che i suoi genitori adottivi l’accogliessero in casa. Sarebbe dovuta ritornare a casa entro due o tre giorni, accompagnata da Kristen che avrebbe provveduto a spiegare tutto con quei particolari che lei aveva omesso via lettera. Sperava che i suoi genitori si opponessero e che continuassero a farla vivere come aveva sempre fatto, senza obblighi né costrizioni, che le dicessero che era tutta una bugia e che non avrebbe dovuto avere la responsabilità di tante, troppe persone sulle spalle non appena avesse compiuto la maggiore età.
-Non mi importa delle regole, ma ho freddo e Kristen angoscerà mio fratello che poi se la prenderà con me, se non rientri a casa prima delle sei del pomeriggio- commentò Cristiane, porgendo la mano alla sua amica per aiutarla a rialzarsi.
-Hai ragione, sono troppo suscettibile in questo periodo, dovrei calmarmi e non sfogarmi su di te- e Monica si mise in marcia, subito seguita dalla fedele compagna che stette in silenzio per tutto il viaggio di ritorno. Arrivarono alle porte della città quando l’ orologio della piazza iniziò a battere il primo dei sette rintocchi che annunciavano l’ arrivo della sera, e la ragazza si batté una mano sulla fronte, ricordandosi del suo turno all’ ospedale, dove l’attendeva sua zia, le riusciva ancora difficile pensare a Kristen come tale.
Iniziò a correre, seguita dalle urla di Cristiane che ignorò per evitare uno spaventoso ritardo, rischiando più volte di cadere a causa delle crepe nei sanpietrini ed evitando per molto poco di travolgere due dei ragazzi che meno sopportava in tutto il ginnasio, dimenticandosi accidentalmente di scusarsi.
Arrivò davanti all’ ospedale che aveva il respiro mozzo a causa della fatica e grondava di sudore, e pensò che una strigliata a dovere non gliel’ avrebbe risparmiata nemmeno sua madre, soprattutto lei!
-Monica, si può sapere per quale motivo ti ostini ad ignorare l’ orologio, come se non facesse già abbastanza rumore?- domandò Kristen, spuntandole alle spalle e facendola trasalire dallo spavento, perché, sebbene fosse di diversi centimetri più bassa di lei, la ragazza li recuperava con l’ autorità.
-Mi dispiace, non succederà più- borbottò lei, notando che un’ occhiata assassina si era diretta verso una macchia di fango fresco sulla gonna provocata da una pozzanghera che aveva attraversato durante la sua folle corsa.
-Lo spero, adesso seguimi, questa sera farò da assistente al tuo insegnante e mi augurò che non passerai tutto il tempo a lamentarti come hai fatto la volta scorsa-continuò, e Monica desiderò sprofondare sotto il pavimento mentre mezzo ospedale, richiamato dal soave tono di sua zia, la guardava compassionevolmente: nessuno poteva interferire con Kristen Davensburg se non voleva avere guai, in quanto diretta sottoposta della direttrice del pronto soccorso.
-Monica, gradirei che fino all’ annuncio ufficiale tu venga a vivere a casa mia, avrai tutta la tranquillità che vorrai ed io starò più tranquilla avendoti sott’ occhio- disse Kristen, abbassando la voce fino a farla diventare un sussurro, appena udibile da Monica che le camminava vicino.
-Sconvolgereste ancora di più la mia vita, vi prego di non lasciarmi abbandonare tutto quello che conosco a favore di una nuova vita-controbatté la ragazzina, che non voleva assolutamente ritrovarsi in una casa a lei estranea durante un periodo in cui la sua identità era in crisi.
-Devi capire che la tua vita non ti appartiene, appartiene solamente alla corona, è così per tutti gli eredi di un regno- cercò di spiegarle la studentessa più grande, alternando un tono aspro ad uno più morbido e trasmettendole ciò che le era stato insegnato fin dalla nascita.
-La mia vita rimarrà solo e solamente mia, non perderò mai la mia libertà, altrimenti appena entrata in possesso della corona abdicherò in favore di qualcuno propenso a lasciare la sua vita in mano ad altri-
-Potresti conoscere la tua famiglia, senza contare che sono veramente spaventata da quello che sta succedendo, tre aggressioni in due settimane, non so se ti rendi conto che non è un risultato di cui andare fiera-pronunciò Kristen, continuando il suo monologo dopo uno sbuffo della nipote:- e ancora non si è venuto a sapere che sei la futura sovrana di Briesel. Dovrai imparare a farti accettare dal popolo che all’inizio ti considererà un’estranea, capisci che dovrai fare tutto da sola, senza aiuto, e che per di più dovrai proteggerti? Permettimi almeno di toglierti il peso della sicurezza, te ne prego- la implorò, e Monica, seppure restia ad accettarlo, capì che lady Kristen teneva veramente a lei, e decise di compiacerla, anche se a malincuore.
-Se accettassi, mi promettereste che non vivremmo all’ ambasciata insieme a tutti i parenti bensì nella vostra casa privata?- sussurrò la ragazzina e le labbra di Kristen si distesero in un grande sorriso, pronunciando poi delle parole che la tranquillizzarono un po’:
-Certamente, però dovrai sorbirti mio fratello, se fossi in te preferirei una moltitudine di cugini a lui- ridacchio e nel  frattempo iniziarono a scendere le scale dirette ai sotterranei, stringendosi di più nei mantelli per evitare di rabbrividire a causa dell’ aria gelida proveniente dalle camere di conservazione alimentate continuamente con il ghiaccio per impedire il deterioramento dei cadaveri da studio, immerse ognuna nei propri pensieri.
Continuarono il tragitto in silenzio, con Monica che si malediva in tutte i dialetti che conosceva per aver ceduto alla richiesta della ragazza più grande, convinta che sotto il suo suggerimento vi fosse il brillante cervello di Daniel Dennis che la considerava fragile come la porcellana più fine, o pericolosa come un proiettile pronto a scoppiare da un momento all’ altro. Arrivò per prima davanti alla sala autopsie, dove i cadaveri in migliori condizioni venivano analizzati  dagli studenti del ginnasio che dovevano apprendere i primi rudimenti del corpo umano per poter essere ammessi allo studio della medicina avanzata dopo i due anni di preparazione generali, e aprì la pesante porta di legno intarsiato e leggermente tarlato, ringraziando qualsiasi entità superiore esistesse per averla fatta arrivare prima del magister e per averle fatto evitare un lungo rimprovero, quando, dopo aver respirato l’ odore dolciastro che producono i liquidi corporei in deterioramento, aveva perlustrato la stanza rendendosi conto che la cattedra era vuota, Non aveva però fatto i conti con la sua sfortuna, infatti pochi secondi dopo sentì tossicchiare alle sue spalle e girandosi si ritrovò davanti il vecchio insegnante, leggermente sordo e rimbambito, secondo quello che si diceva nella scuola, a causa dell’ età avanzata.
-Signorina Marchesi, per quale importante motivo è in ritardo per l’appuntamento con queste povere anime?- chiese il magister con la sua solita acidità che avrebbe fatto invidia a quella di un limone.
-Sono spiacente signore, ho avuto un contrattempo- mentì lei, sperando che la cecità dell’insegnante le confermasse la versione.
-Mi auguro che si decida a prendere più sul serio la mia materia o non l’ ammetterò mai ai miei corsi avanzati- commentò il magister andando verso la cattedra e facendole segno di prepararsi per la lezione. Monica andò svelta verso il catino dell’ acqua gelata ed estratto di ortica con cui erano soliti disinfettarsi le mani e si infilò il grembiule bianco ed i guanti in sottilissima e morbidissima pelle marrone, e avvicinandosi all’ unica salma che aveva intorno tre studenti piuttosto che quattro, composto da Lilion, Chris e Elisa, una timidissima ragazza appassionata come lei allo studio della medicina.
-Dov’ eri finita?- le soffiò Lilion, che aveva iniziato ad agitarsi pensando ad un altro attacco.
-Scusa, mi ero dimenticata della lezione e lady Kristen mi tormenta affinché vada a vivere con lei per sedare i suoi rimorsi di coscienza-spiegò Monica, iniziando ad incidere un profondo taglio sull’ addome dell’ uomo che aveva di fronte con un affilato bisturi ed iniziando ad analizzare la gabbia toracica.
-Monica, mi passeresti il secchio per i liquami?- le chiese Elisa con la sua voce flebile, a tal punto che l’ interpellata quasi non la sentì.
-Certo, Elisa- rispose Monica, passandole un secchio di ferro di medie dimensioni che serviva per raccogliere i liquidi che gocciolavano dal carrello traforato dove venivano posti i cadaveri. –Mi passeresti la lente di ingrandimento, per favore?- chiese a sua volta dopo aver notato qualcosa che le sembrava sospetto, tendendo la mano verso la ragazza che le mise in mano l’ oggetto richiesto. –Ti ringrazio- disse ancora Monica, precipitandosi ad analizzare i solchi sul polmone provocati da un appiattimento della gabbia toracica.
“Proprio come credevo” pensò, quando si accorse che i fori erano più grandi delle costole, segno che l’assassino aveva provveduto prima a bucare i polmoni e poi ad incrinare le costole così da rendere meno sospetta la situazione.
-Chris, controlleresti i succhi gastrici, per favore?-chiese, sperando di trovare conferma alla sua ipotesi.
-Nulla di strano, infatti nemmeno lo stomaco presenta altri problemi a parte l’appiattimento- confermò il ragazzo con aria schifata, facendo borbottare uno –schifiltoso- a Monica che decise di esporre la sua teoria mentre Lilion riportava il tutto con inchiostro nero sulla pergamena che serviva per la relazione delle deduzioni effettuate.
-Potrebbe trattarsi di morte per aggressione- Ipotizzò la stessa Lilion, pensando che lei dopo l’anno seguente non avrebbe mai più messo le mani nel corpo di una persona nemmeno per tutte le ricchezze dei sette regni.
-Io credo che si tratti di altro- sussurrò Elisa, arrossendo quando si trovò puntati addosso sei paia di occhi curiosi.
Insomma, sul fegato sembrano esserci segni di morsi, non credo che un normale aggressore sia in grado di fare una cosa del genere-spiegò, poi si sentì solo il grattare della piuma di Lilion sulla pergamena.
-La lezione termina qui, vi aspetto tra due giorni qui alla stessa ora e ricordo a chi deve cambiare il turno al pronto soccorso di sbrigarsi, non accetto assenze- disse il vecchio magister, facendo poi segno a Kristen di raccogliere le relazioni e trascriverle su un grande libro nero che conteneva le valutazioni degli studenti.
Monica si affrettò a levarsi sia il grembiule che i guanti e li gettò nella cesta del bucato, che quella sera stessa sarebbe stata ritirata per disinfettarne il contenuto così da renderlo utilizzabile per le lezioni dell’ indomani, e si unì al gruppo di studenti che cercava di uscire dalla stanza per respirare aria pulita, solamente per sfuggire a lady Kristen, e proprio per tale motivo accettò di unirsi a Lilion e Chris per la cena in una taverna visto che a causa delle tre ore di corso avevano saltato il pasto al dormitorio.
-Allora, come ci si sente ad essere parte di una delle famiglie regnanti di maggiore importanza?-chiese Chris sghignazzando, sperando di vendicarsi di tutte le volte in cui l’ amica aveva commentato di essere fortunata per non doversi recare a casa una settimana al mese per imparare ad essere un buon sovrano e di non dover sopportare tutti i pettegolezzi presenti solitamente a corte, ma quando la vide rabbuiarsi desiderò solamente picchiarsi molto forte, salvo poi dover essere medicato dalla stessa amica che, oltre a fargli molto molto male con il disinfettante, lo avrebbe anche strangolato con le garze. Non che non si fidasse di Monica, ma era risaputo in tutto il ginnasio che la ragazza preferiva di gran lunga i morti ai vivi e che era incredibilmente distratta, tanto da poter essere lei per prima a ferire il suo paziente più di quanto già non fosse. A Lilion non avrebbe mai chiesto aiuto: lo avrebbe picchiato lei stessa se avesse potuto, lasciandolo poi agonizzante sul bordo della strada pur di non vederlo vicino alla sua cara amica.
-Non molto bene, purtroppo, non credevo che avrei dovuto rinunciare alla mia personalità scavezzacollo- rispose lei con voce tremula, meravigliandosi per prima perché conscia di non essere mai stata un tipo particolarmente sensibile. –Soprattutto non pensavo di dover essere controllata persino durante il sonno, come vuole fare lady Kristen portandomi a vivere con sé-spiegò, non accorgendosi che delle lacrime le stavano bagnando le guance fino a quando Chris non le raccolse con due dita.
-È così, purtroppo, ma dopo un po’ ci si fa l’abitudine e non si nota nemmeno più-la consolò il ragazzo che si ripromise di non aprire più la bocca per non combinare altri guai.
-Lo spero, perché altrimenti sarà dura vivere come regina di quel luogo a me estraneo- sorrise la ragazza, non smettendo di piangere fino a quando Lilion e Chris iniziarono a battibeccare, come al solito del resto.
-È sempre colpa tua se lei piange, vuoi imparare a chiudere la bocca una volta tanto?- stava dicendo Lilion mentre Chris le dava ragione, e Monica pensò di avere davanti agli occhi il primo segno dell’ Apocalisse perché Chris non aveva mai dato ragione a Lilion prima di quel momento.
Monica scoppiò a ridere e quel suono cristallino sembrò riscuotere gli amici, che si unirono a lei quando videro Cristiane costretta a fare da segretaria al fratello per chissà quale punizione.
“Per fortuna che ci siete voi ragazzi con me!” pensò, prima di prendere Chris sottobraccio ed avvicinarsi alla sua migliore amica che sbuffava imbufalita, mentre, sopra un albero spoglio dalle foglie, un corvo con un occhio rosso ed uno nero li spiava, per riportare alla sua padrona tutti gli spostamenti della ragazza dai capelli di fuoco. Il suo cervello era collegato tramite un antico sortilegio con quello della sua padrona e lei poteva vedere tutto ciò che stava succedendo come se fosse a pochi metri di distanza, quando invece si riposava nel suo laboratorio, seduta su un ricco scranno dove soleva rigenerare le membra appesantite dal tempo, che dopo duemila anni iniziava a farsi sentire, non sull’ aspetto quanto sulla sua resistenza fisica.
Osservò ancora per un po’ quella strana compagnia ridere e scherzare, fino a quando decise di concentrarsi sulla sperimentazione di un nuovo sortilegio e bloccò il suo inconscio così da non avere distrazioni che le impedissero di trovare un modo con cui far uscire da un corpo l’anima di una persona per rinchiuderla in un altro, o solo per indebolirla e distruggerla più facilmente.
***
-Non sono brilla Chris, stai tranquillo- singhiozzò Monica che faceva fatica anche solo a tenersi in piedi, prontamente sorretta dal suo amico che storse la bocca a causa dell’ olezzo di alcool che gli arrivò sotto il naso.
-No, non sei brilla, solo ubriaca fradicia, quante volte ti ho detto che non reggi l’alcool e che non mi devi imitare, testona?- la rimproverò, riflettendo che in fondo era anche colpa sua per non averle tolto il bicchiere dalle mani quando si era accorto che stava esagerando con il liquore all’arancia. Ripensandoci gli parve che avesse bevuto solamente pochi sorsi e che non avesse ritenuto di doversi preoccupare per un goccio di alcool. Se l’avesse raccontato in giro probabilmente l’avrebbero presa in giro fino alla morte, ma ovviamente lui non lo avrebbe mai fatto, teneva troppo alla sua pelle per compiere una sciocchezza di quel tipo.
-Vedo le stelle vicine-ridacchiò la ragazza mentre la testa le girava come se fosse una trottola impazzita ed i suoi occhi si annebbiavano.
“Se Lilion o Cristiane la vedono in queste condizioni vorranno la mia pelle, ed ora che faccio?” si chiese, sperando che per una volta il suo cervello matematico lo assistesse e gli facesse prendere la giusta decisione, poiché se l’ avesse riportata nella sua stanza in quelle condizioni e li avessero scoperti come minimo avrebbero ricevuto un bando dai corsi, e lui avrebbe potuto mettere definitivamente una croce sopra alla schola di legge a cui tanto teneva.
La risposta gli apparve improvvisamente come una luce davanti ad un cieco: l’ avrebbe portata a casa di lady Kristen così che la servitù avrebbe rimessa in sesto a dovere, sperando che la zia non la rimproverasse troppo duramente per il suo comportamento poco consono. Affrettò il passo quando sentì qualcuno camminare dietro di lui, probabilmente una donna dato il rumore di tacchi, e sobbalzò quando una voce molto familiare gli si rivolse:
-Chris, mi spieghi perché Monica giace tra le tue braccia in uno stato di semi incoscienza?- Lady Kristen aveva un tono di voce piuttosto arrabbiato perché il comportamento di sua nipote avrebbe potuto mettere in imbarazzo l’ intera famiglia se si fosse scoperto.
-Nulla lady Kristen. Quando siamo usciti dalla lezione e siamo andati a cenare Monica a scoperto i piaceri dell’alcool, sebbene ne abbia bevuto solamente un sorso-spiegò lui, sperando che gli risparmiasse una punizione in nome della lunga amicizia che legava le loro famiglie.
Inaspettatamente Kristen sorrise e si perse per un attimo nei ricordi, quelli in cui sua madre le raccontava che la sorella non era mai stata un’ assidua bevitrice  perché mal sopportava l’ alcool e che una volta era stata trovata in uno stato poco lucido da quello che sarebbe diventato suo marito, che a lei non andava a genio, e gli aveva lanciato contro così tanti improperi che si era temuto un incidente diplomatico, mai avvenuto perché la giovane era stata costretta a presentare delle scuse ufficiali che non le erano mai andate oltre la gola.
-Può capitare, ora aiutami a portarla a casa mia, non vorrei che qualcuno la vedesse così conciata- esclamò tornando al presente e rimettendo al suo pasto la facciata severa, per cui era nota all’ interno dell’università, con un colpetto di tosse.
Arrivarono nella casa di città dei Davensburg e Monica iniziò a ridere sguaiatamente, costringendo la zia a tapparle la bocca con una mano per evitare di disturbare lo studio del fratello, e si fece aiutare da una cameriera a portarla nel suo bagno privato, dove le buttò sul viso una brocca di acqua gelata, facendole riprendere conoscenza in un modo piuttosto brusco.
-Mio Dio, dove sono, che è successo? -furono le sue prime parole e Kristen rise, vedendola disorientata e bagnata fradicia dalla testa ai piedi.
-Hai preso la tua prima sbronza, di cui discuteremo domani mattina, ora ti asciugo e ti metto a letto, e non un fiato- disse, cercando di risultare arrabbiata quando avrebbe solo voluto ridere come una pazza per l’espressione spaurita della sua protetta. Le tamponò i capelli con un asciugamano asciutto e le fece indossare una sua vecchia camicia da notte, poi la fece sdraiare sul letto, dove la ragazzina si addormentò immediatamente.
***
-Si può sapere per quale motivo mio fratello questa mattina era più nervoso del solito dopo aver pronunciato il tuo nome?-la interrogò Cristiane mentre cercava di seguire il passo dell’amica, stranamente in ritardo per una lezione.
-Forse perché lady Kristen gli avrà raccontato che ieri sera ho dormito da lei poiché mi ha trovata ubriaca fradicia in braccio a Chris- rispose distrattamente l’ interpellata mentre cercava di mandare a memoria due sonetti sull’amor cortese.
-E sei ancora viva!-esclamò scherzosamente la prima, ricevendo in cambio uno sguardo poco gentile.
-Lady Kristen è una brava persona, forse un po’ troppo invadente nei miei confronti, ma solo perché tiene a me- spiegò la seconda, sperando che il discorso venisse interrotto così da potersi concentrare sul compito.
-Io non ho mai affermato il contrario, solamente non capisco perché tu debba trasferirti e abbandonare le tue abitudini-commentò Cristiane, trattenendo l’amica per il braccio destro così da evitare di riaprire una discussione con Aleksey Levin che l’aveva volontariamente urtata per darle fastidio.
-Non lo sopporto, chi si crede di essere per trattare gli altri come feccia?-borbottò Monica, che per disattenzione non si era accorta di un gradino delle vecchie scale marmoree del ginnasio e cadendo in ginocchio.
-Le principesse dovrebbero imparare a camminare prima di parlare male dei loro superiori- ghignò il ragazzo, facendo arrossire Monica dalla rabbia. Strinse forte tra le dita la gonna dell’ uniforme e si rialzò, riprendendo a camminare con l’ espressione neutra ed il passo ancora più veloce di prima, unico segno che denotava il suo nervosismo, superando le grandi porte di legno della sede studentesca.
-Fermati per l’ amor del cielo, non ho le gambe lunghe come le tue-  urlò la ragazza bionda nel bel mezzo del corridoio, facendo voltare molte teste per il chiasso.
Monica continuò a camminare, bloccandosi solamente quando arrivò di fronte alla porta della sua classe, su cui era intagliato il simbolo del ginnasio, un libro scritto da una piuma e circondato da una corona di alloro.
-Non preoccuparti, sa di essere bello e di avere potere, ma tra qualche giorno dovrà smettere il suo comportamento e trattarti da sua pari- la rassicurò l’ amica sottovoce, facendole pensare al viaggio del pomeriggio e riprendendo così il buonumore per l’ imminente rientro in quella che considerava casa.
-Quando ritornerai in città?- Cristiane aveva già nostalgia di lei, nonostante non fosse ancora partita.
-Tra due giorni, ma prima devo fare firmare i permessi, altrimenti non mi muoverò da qui- sussurrò entrando in classe –poi prenderò possesso del mio ruolo e mi verrà assegnato un tutore dall’ assemblea delle nazioni-
Quando terminò la frase si sentì tutti gli occhi della classe puntati contro e si accorse dei mormorii soffocati al suo passaggio. Con un brutto presentimento ripercorse la sua conversazione con il principe Levin, la sua frase spregiativa, soffermandosi sull’ appellativo con cui l’aveva chiamata, e seppe che qualcuno l’ aveva tradita, diffondendo nel momento sbagliato la notizia sbagliata.

Angolino della serpe:
Allora, che ne pensate? Vi è piaciuto? A me no, è stato un supplizio scriverlo perchè mi ero bloccata, ho avuto l' illuminazione la mattina di martedì ed ecco quì il capitolo. Dunque, come avrete visto ho approfondito un pò la figura di Chris, che avevo trascurato, perchè diverrà molto importante nella storia, inoltre ho inserito un nuovo personaggio che provoca scompiglio fin da subito. Cosa succederà non so dirvelo nemmeno io, perchè la storia ha preso un corso un pò diverso dal progettato. Dal prossimo chap. cercherò di rendere la storia più chiara, questi capitoli sono stati volutamente scritti in modo confusionario, so di essere cattiva, ma che volete farci? Anche io mi devo divertire u.u
Spero che resterete soddisfatti, la vostra Momy vi manda un bacione e non si dilunga oltre.
P.S: Nel prossimo capitolo potrebbe comparire un ballo, o forse no!
  
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