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Autore: KeyMorf    05/12/2013    1 recensioni
Zayn non ha la stoffa del soldato e parla a malapena l'inglese.
I suoi incubi lo divorerebbero, se non fosse per Harry.
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ZARRY per il Wanki!Fic. / prima classificata.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: Ich passe gut zu dir (letteralmente 'io mi abbino bene con te') è una one-shot scritta per il Zayn!Fest del Wanki!Fic.

Contiene Army!AU e German!Zayn; ovviamente è una zarry.

Perché non potete darmi uno Zayn tedesco e uno sfondo di guerra. Io impazzisco.
È stata scritta molto velocemente, spero comunque che l'apprezziate. @_@





Ich passe gut zu dir.
di KeyMorf.




Zayn aprì gli occhi di scatto, nel buio del dormitorio, e urlò.
Aveva il respiro accelerato, il cuore batteva all'impazzata nel petto. Un altro incubo.
Riuscì a sentire i mugugni degli altri soldati che si rigiravano nei propri letti, capendo che era solo Malik, come ogni notte.
Una figura saltò giu dal letto sopra alla sua testa e si acquattò sul pavimento, davanti a lui.
Zayn si mise a sedere e, appena i suoi occhi si abituarono al buio, riconobbe Harry.
Con la mano gli fece segno di seguirlo, poi si alzò, dirigendosi verso la porta.
Zayn saltò giù dal materasso e gli corse dietro, cercando di non fare troppo rumore.
Appena furono nel corridoio, Harry si girò un attimo a guardarlo e sorrise sghembo. Indossava una maglia blu ,bruciacchiata e sgualcita, e una tuta troppo corta per le sue gambe lunghe, ma era comunque bellissimo.
"Mi metterai nei casini" gli sussurrò Zayn in un inglese un po' troppo marcato, dato l'inevitabile accento tedesco, mentre salivano le scale.
Harry si portò un dito sulle labbra rosee e piene, intimandogli di stare zitto.
Arrivarono all'ultimo piano, dove vi era solo un grande portone di ferro. Harry lo aprì, cercando di fare meno rumore possibile, poi spinse Zayn fuori, seguendolo subito dopo.
Si ritrovarono sul terrazzo della caserma. Da come aveva armeggiato sicuro con il portone, Zayn dedusse che non era la prima volta che Harry andava lì.
Osservò il cielo buio, costellato da tante piccole luci chiamate stelle, pensando che dovevano essere le tre di notte circa. Quanto tempo era che non si faceva una dormita decente? Troppo. Da quando aveva lasciato la Germania, due anni o giù di lì. Era convinto che sarebbe morto in quella terra sconosciuta, per mano di un suo stesso fratello e che non avrebbe più potuto sentire l'aria di casa sua.
Harry si sedette sul cemento, le gambe incrociate, per poi invitare Zayn con gli occhi.
Zayn sbuffò, facendo sorridere il soldato, e lo imitò.
Zayn parlava poco l'inglese e forse era anche per quello che si teneva alla larga dalle altre reclute il più possibile, ma Harry lo capiva. Se ogni tanto se ne usciva con qualche parola in tedesco, lui era l'unico a sapergli rispondere.
"Vieni spesso qui, Harry?" gli chiese. Il ragazzo annuì.
"Anche tu fai gli incubi?".
Harry si passò una mano tra i ricci disordinati, poi annuì di nuovo.
Zayn si portò le ginocchia al petto. "Sai, io sogno sempre di morire" confessò, scrutando ancora le stelle.
Harry picchiettò con le dita lunghe sulla sua spalla, richiamando la sua attenzione. Quando gli occhi di Zayn, scuri come la notte stessa, si posarono di nuovo su di lui, fece scattare velocemente la mano.
Zayn automaticamente tradusse 'nei miei, sogno sempre di perdere te'.
Harry era muto. 
L'avevano reclutato da una famiglia di nobili andata in rovina. Da piccolo, quindi, gli avevano insegnato il linguaggio dei segni. E Zayn era l'unico ,in quel plotone, abbastanza istruito da conoscerlo.
Zayn parlava il tedesco ed Harry con le mani. Si capivano a vicenda, ma nessun altro poteva farlo.
"Non mi perderai" rispose Zayn, sicuro. Poi si rese conto che gli occhi verdi di Harry erano diventati lucidi. Prese un grosso respiro e guardò in alto, per non lasciar scendere le lacrime, e la mano scattò di nuovo. 'Non mi sembra il caso di fare promesse'.
"Prima o poi tutto questo sarà finito".
'In un modo o nell'altro'.
Zayn sospirò, poi rivolse il suo sguardo al cielo.
Lui, con un fucile in mano, ad uccidere persone che neanche conosceva? No, non ci si vedeva proprio. Non aveva la stoffa per fare il soldato.
"Hilf mir*" sussurrò, sperando che qualcuno lassù potesse sentirlo.
Harry lo osservò, chiedendosi se sarebbero davvero tornati a casa insieme. Chiedendosi se alimentare un legame così forte come il loro, con il rischio di morire ormai prossimo, fosse una buona idea.
Harry non poteva parlare, e anche se avesse potuto farlo non avrebbe mai trovato le parole adatte per quel momento.
Prese Zayn per il mento e lo fece girare verso di lui, unendo quasi subito le loro labbra.
Forse era sbagliato, insano e inutile.
Ma in quel momento, mentre aspettavano l'alba con le bocche che si cercavano affamate, per un tedesco malinconico ed un soldato muto non c'era niente di più giusto.

-

Zayn correva.
Il fucile imbracciato e gli anfibi che affondavano nel terriccio, l'elmetto troppo grande per la sua testa da sedicenne.
Da quanto tempo andava avanti? Settimane? Mesi? Aveva perso il conto.
Il cielo era grigio e non sapeva se era per il fumo o per le nuvole cariche di pioggia. L'unico rumore che riusciva a percepire distintamente era quello degli spari.
Forse doveva farlo anche lui, forse doveva premere quel maledetto grilletto per sopravvivere, ma non ci riusciva. Le mani erano congelate, voleva piangere ma poteva solo correre incontro alla morte.
Vedeva i suoi compagni combattere, cadere nel fango e non alzarsi più.
Con gli occhi cercò un riparo mentre l'esercito continuava ad avanzare.
Zayn riusciva a scorgere Harry, qualche metro più avanti.
Anche lui correva, le gambe lunghe fasciate dalla divisa scura, l'elmetto che nascondeva tutti i ricci.
Era così deciso, sembrava nato per quello. Lui lo premeva, il grilletto.
Senza paura, senza ripensamenti.
Zayn non sapeva se ammirarlo o avere paura di lui.
Ad un certo punto si arrestarono tutti e si voltarono, gli occhi sgranati. Un rumore lontano aveva attirato la loro attenzione: un attacco a sorpresa.
I soldati nemici avanzarono veloci, cominciando a sparare contro quelli che erano rimasti impietriti.
Zayn vide Harry guardarlo, gli occhi spalancati, poi aprì la bocca. Ovviamente non uscì nessun suono, ma Zayn capì. Non fece neanche in tempo a girarsi.
Dei proiettili arrivarono dritti nella sua spalla e nelle gambe, poi anche lui si accasciò nel fango umido e denso, come tutti gli altri.
Un altro corpo, un altro soldato perso. Uno come gli altri, niente di importante.
"Sto morendo" pensò Zayn. "Hilf mir".


-

Bu-bum. Bu-bum.
"Every night you cry yourself to sleep.." quelle parole arrivarono alle orecchie di Zayn come se fossero lontane, ovattate. "Thinking 'why does this happen to me?" la voce era leggermente roca, ma bellissima. "Why does every moment have to be so hard?" poi il silenzio, come conclusione di quella malinconica canzone.
"Wach auf, Zayn" sussurrò la voce. "Öffne die Augen".
Zayn aprì gli occhi.

La luce investì le sue pupille.
Sbatté le palpebre un paio di volte, mettendo a fuoco il soffitto bianco.
Sentì freddo. Freddo in tutto il corpo, tranne un punto indefinito sopra la sua spalla e nella sua mano destra.
Girò la testa sul cuscino, incontrando gli occhi di qualcuno. Non li mise a fuoco subito, ma erano verdi, verdissimi. Gli ricordarono i boschi di casa sua. Ah, la sua casa, la Germania. Dov'era? Era lì? Era tornato, finalmente?
Intorno alle iridi, le vene degli occhi erano rossissime. Chissà quanto aveva pianto, il proprietario di quei bellissimi colori.
Sentì un basso mugolio, un suono smorzato e strizzò gli occhi. Era Harry.
Come aveva fatto a non riconoscerlo subito? Harry!
La sua mente si riempì tutto d'un tratto. Il fango, Josh con un proiettile nella fronte, il bacio di Harry all'alba.
"Harry" mormorò allora. "Gott, Harry".
La sua voce era lieve, addormentata. Il soldato sorrise. 
Zayn notò che aveva una brutta cicatrice sulla guancia.
"Harry io.." continuò. "Ti ho sentito. Hai cantato, Harry. Mi hai parlato, in tedesco! Ti ho sentito!" e senza rendersene conto cominciò a piangere.
Harry non disse, si portò la sua mano alle labbra e la baciò delicatamente, come se l'avesse fatto milioni di volte.
"Dove sono?" chiese.
La mano di Harry scattò, veloce, componendo dei segni. 'In ospedale'.
"Siamo vivi?".
Harry sorrise. Annuì, poi abbassò il capo.
"Torneremo a casa, Harry?".
Lui annuì di nuovo. Solo dopo si rese conto che aveva cominciato a singhiozzare silenziosamente, senza fare rumore.
Zayn si alzò, puntellandosi con le mani sul materasso. Si rese conto che aveva la spalla fasciata, dove l'aveva colpito uno dei proiettili.
Voleva scendere da quel letto. Provò a muovere le gambe, ma non ci riuscì.
Era come se avesse due pezzi di legno pesantissimi.
Ci provò di nuovo, ma niente.
"Harry" mormorò. "Harry, non riesco a muovere le gambe".
Il soldato rimase con lo sguardo basso, fermo.
"Che sta succedendo? Harry aiutami".
Harry finalmente lo guardò, il viso contratto in una smorfia di tristezza assoluta. 'Perdonami. Non sono riuscito a proteggerti'.
Zayn sgranò gli occhi. No, non stava succedendo davvero.
Non ora che poteva tornare a casa. 
Cominciò a respirare più affannosamente, preso dal panico.
"No" sussurrò, "no."
Harry gli prese una mano, ma lui la scansò bruscamente. "Nein!" urlò. "Perché sta succedendo a me? Perché deve essere sempre così difficile?!".
Harry gli prese i polsi di forza, bloccandolo, e mentre si dimenava lo baciò.
Harry aveva aspettato per tre settimane che Zayn si svegliasse, tre settimane in cui aveva avuto già la consapevolezza che il ragazzo che amava aveva perso l'uso delle gambe.
Tre settimane in cui aveva dormito accasciato sul bordo del suo letto, sognando di avere la voce e di poter cantare per lui. Ma questo non glielo dirà mai.
Semplicemente lo baciò, sperando che capisse. Che capisse quanto era stato preoccupato, quanto si sentiva in colpa per non esser riuscito a proteggerlo, quanto fosse anche felice che la guerra fosse finita mentre loro erano già lontani.
Separò le loro labbra e "I love you" soffiò, in un mugolio roco e smorzato, ma Zayn lo sentì. Sgranò gli occhi, aprì la bocca e cominciò a ridere, ridere di cuore. Era tutto così strano, ma Harry aveva parlato. Più o meno, ma aveva parlato e gli aveva anche detto che lo amava.
"Me too" rispose, nel suo inglese rovinato dall'accento tedesco.
Ma andava bene, andava benissimo. Con il tempo avrebbe imparato.
E magari sarebbe stato Harry ad insegnargli.

-


Zayn si sveglia ancora la notte.
Urla, si sveglia e la prima cosa che fa è chiamare Harry.
Lui ormai è abituato, lo è sempre stato, e apre gli occhi.
"Va tutto bene" sussurra, accarezzandogli una guancia e riaccompagnandolo nel sonno.
Lo fa quasi ogni notte, da quattordici anni.
Ci è voluto un bel po' di tempo, ma Harry è tornato a parlare. Ha anche imparato il tedesco, infondo abitano in Germania da quattordici anni.
Zayn ha una sedia a rotelle, ma a portarlo in braccio in giro per casa è Harry.
"Lo farò finché la mia schiena potrà permettermelo" dice sempre.


Zayn aveva chiesto aiuto, una volta, prima di andare a combattere.
Un "hilf mir" rivolto al cielo.
Il cielo gli ha tolto le gambe e gli ha donato gli incubi, ma gli ha anche fatto trovare Harry.
E, davvero, quello è stato l'aiuto migliore che potessero dargli.

~.
Hilf mir= aiutami.
Wach auf, Zayn. Öffne die Augen= svegliati, Zayn. Apri gli occhi.
Gott= Dio.



Grazie a Vaneßa, che mi ha aiutato con le frasi in tedesco, dato che rimarrò per sempre una frana in quella maledetta lingua. <3
Ti dedico questa one shot perché "sarà la mia preferita" hai detto. E perché so quanto ami il tedesco.
Grazie!


 
  
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