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Autore: Rosewood    05/12/2013    0 recensioni
Rosewood, un'altra città pronta ad accogliere il disastro che ero. L'odore della pioggia che cadde a piccole gocce sul finestrino riuscì a distrarmi dalle urla di mia madre che non sembrava essere di buon umore. Alzai il volume dell'ipod e chiusi gli occhi, attendendo la fine di quel momento, non la sopportavo quando faceva così. Il tempo non era dei migliori, e si poteva ben sentire la pioggia che cadeva, feci un leggero sorriso e riaprii gli occhi, sbuffai quando vidi che eravamo arrivati. Scesi dall'auto senza togliermi le cuffie, presi la valigia e mi sistemai davanti alla porta. Quando mio padre aprì la porta mi venne un nodo allo stomaco, era tutto completamente nuovo, ed io non ero pronta per una nuova vita. Varcai la soglia della porta e senza guardarmi intorno entrai in quella che doveva essere la mia nuova camera. Sistemai la valigia sul letto, ed aprendola, mi persi nel rumore della cerniera che scorreva lentamente. Tirai fuori quell'insicurezza che mi ero portata dietro, e mi sedetti sul letto, sfilandomi le cuffie e sbuffando di nuovo. Ero un nuovo disastro in una città suicida.
Genere: Poesia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Aria Montgomery, Emily Fields, Hanna Marin, Nuovo personaggio, Spencer Hastings
Note: Cross-over | Avvertimenti: Bondage
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Il primo giorno di scuola.

Sei solo un disastro. La sveglia suonò ed aprii gli occhi, sbuffai e mi rigirai nel letto, finché mia madre non venì a svegliarmi, entrò in camera ed aprì le finestre, lasciando entrare tutto il freddo di dicembre.  
Che cazzo fai? Le urlai contro alzandomi dal letto.
Buongiorno tesoro, alzati o farai tardi per il primo giorno. Disse lei.
Rimasi in piedi per qualche secondo, era il mio primo giorno di scuola, e me ne ero completamente dimenticata. Mi lasciai sprofondare sul letto, il primo giorno di scuola per me era sempre stato un giorno terribile, ed ora dovevo affrontarlo di nuovo. Mi alzai ed andai davanti all'armadio cercando qualcosa da mettermi, presi un paio di jeans ed un maglione abbastanza largo, presi le converse ed andai in bagno. Il peggior momento della mattina era trovarmi faccia a faccia con il mio viso sconvolto, cupo e spento. Soltanto il rumore dell'acqua riuscì a calmarmi, ci misi 5 minuti per prepararmi, ed il risultato era abbastanza soddisfacente. Scesi di corsa le scale ed entrai in cucina, sorridendo a mio padre e non considerando mia madre. 
Chi mi accompagna tra voi due? Chiesi, prendendo una tazza di the caldo.
Ti accompagna tuo padre, io devo andare a lavoro. Disse mia madre.
Guardai mio padre sorridendogli di nuovo, e prendendolo per una mano, lo portai alla porta, pronta per un nuovo giorno. Amavo mio padre, molto più di mia madre, ogni volta che non mi sentivo abbastanza, o non ero particolarmente felice, lui era lì, vicino a me, sempre. Il viaggio in macchina sembrò infinito. Nessuno dei due si preoccupò di dire qualcosa.
Pronta per il primo giorno, El?
Te lo dirò solo quando sarà finito. Non so se ce la faccio papà.
E' soltanto il primo giorno! Non ti mangia nessuno, fidati di me.
Fidati di me. Quelle parole sapevano mettermi sempre una sicurezza incredibile. Guardai fuori dal finestrino, e socchiusi gli occhi, cercando di non pensare a nulla per un po.
Siamo arrivati, chiamami se hai bisogno, d'accordo El?
D'accordo. Ciao Papà.
Scesi dalla macchina e per un momento mi sembrò come se fossi un piccolo pesce in un enorme oceano. Ero come il giocattolo nuovo di tutti. Avanzai verso l'entrata cercando di non posare lo sguardo su qualcuno che già mi stava fissando.
Tu devi essere Elèna, giusto?
Non feci in tempo a voltarmi che mi ritrovai due occhioni blu oltremare che mi fissavano
Oh scusami, il mio nome è Hannah, sei nuova qui giusto? Ti troverai benissimo.
Hannah, carnagione chiara, occhi blu oltremare e dei capelli di un biondo spettacolare. Era bellissima.
Si sono nuova, e ti credo sulla parola, anche se sarà difficile ambientarmi. Non conosco nessuno.
Ora conosci me, ti starò sempre accanto, tranquilla.
Anche tutta la vita. Pensai. Stare con lei mi metteva a disagio, eravamo due cose completamente diverse. Gli sorrisi e varcammo insieme l'entrata, in quel momento non avevo paura, con lei, riuscivo a sentirmi protetta.
  
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