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Autore: Lucrezia_Uchiha    05/12/2013    2 recensioni
Un'altra fanfic letteraria, basata su Petrarca, scritta in classe visto che non avevo niente da fare. I versi della poesia sono una sorta di pensiero di Itachi, oppure la versione letteraria di quello che succede. Mi ero immaginata la poesia scritta da Itachi e dedicata a Deidara.
Dal testo:
{Deidara era morto.
Lui stesso era morto.
Ma l’Edo Tensei li aveva riportati indietro entrambi.
Itachi lo guardò. Anche così non poteva fare a meno di amarlo e successe di nuovo.
Deidara spalancò appena gli occhi tremanti, correndo verso di lui per abbracciarlo, per affondare il volto nella sua tunica, mentre le braccia del moro si serravano attorno al suo corpo esile.}
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Deidara, Itachi | Coppie: Itachi/Deidara
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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Erano i capei d'oro a l'aura sparsi



Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
Che ‘n mille dolci nodi li avvolgea,
 

Grazie ai suoi occhi poteva vederli anche da laggiù, quei fili di luce che si muovevano al vento, sottili come seta, luminosi come ragnatele coperte di rugiada.
Ne ricordava ancora il profumo.
E i brividi di quando li lasciava scorrere fra le dita.
 
E il vago lume d’oltra misura ardea
Di quei begli occhi ch’or ne son si scarsi;

 
Poteva ancora vedersi riflesso nei suoi occhi, quelle iridi di un celeste quasi ghiaccio, ma calde come il vlu del cielo di agosto. Erano occhi sfrontati, irrispettosi, ma sapevano ridere, e lo guardavano con uno sguardo carico d’amore che non poteva evitare di riempirsi di fremiti al solo pensiero. Erano così pieni che sembravano emanare energia. Energia che i suoi occhi, neri quanto la notte, assorbivano volentieri. La sua mente indugiò ancora sul suo ricordo.
 
E ‘l viso di pietosi color farsi,
non so se vero o falso, mi parea:

 
Nel ricordi del suo sorriso, nel rossore delle sue guance. Tornò ai primi tempi, quando, se il loro sguardo si incrociava, i suoi occhi fuggivano imbarazzati e le sue gote si imporporavano.
All’inizio era stato dubbioso, incerto sul fare un passo così azzardato. Infondo i suoi occhi potevano essersi illusi.
 
Io che l’esca amorosa al petto avea,
Qual meraviglia se di subito arsi?

 
Era stato quasi comico, proprio lui che dominava il fuoco, aveva lasciato che il suo cuore fosse avvolto dalle fiamme, che la sua pelle fosse marchiata dalle invisibili bruciature di quelle dita delicate che lo sfioravano con dolcezza e con rispetto, quasi avessero paura di ferirlo. E quelle labbra, delle quali il solo sorriso lo faceva impazzire.
 
Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma, e le parole
sonavan altro che pur voce umana;

 
già, quelle labbra maliziose e seducenti, tanto brave nelle tecniche ninja quanto nel donargli piacere. E altrettanto brave nell’urlare il suo nome quanto il piacere verteva all’apice.
Urlare con quella voce angelica, cristallina, stravolta dalla lussuria e dalla dolcezza.
Quella voce che sicuramente non era umana così come il suo modo di camminare: spigliato, leggero, quasi fossero passi di una danza, che lo costringeva a ondeggiare un poco i fianchi. Camminava come se non stesse veramente toccando il terreno, più spesso saltellava.
Anche in mezzo a quell’insensata guerra, anche soggiogato ad una volontà che non era la sua, anche se era morto tempo addietro…
Ancora lo ricordava correre per il corridoio di Akatsuki .
Solo per abbracciarlo.
Un movimento così angelico per un gesto tanto semplice.
Si concentrò di nuovo sulla battaglia in corso, distogliendo l’attenzione dalla figura bionda che volteggiava nel cielo.
Uccise l’ultimo dei nemici guardandolo con disprezzo.
Gli sembrava strano che Deidara fosse lì, ricordava perfettamente quando Tobi gli aveva detto che il giovane bombarolo era morto per mano di Sasuke.
Si era sentito morire, distrutto. Era in quel momento che aveva deciso per l’ultima volta che le stesse mani che avevano spento il suo amore avrebbero spento anche lui.
Eppure mai come in quel momento gli sembrava vivo, con i capelli al vento e il viso incorniciato dal fuoco delle sue esplosioni.
Lo guardò planare a terra poco lontano da lui e in quel momento la verità gli si palesò, in tutta la sua crudezza, nei gesti
 
Uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’vidi, e anche se non fosse or tale, …

 
Lenti, nei capelli meno lucenti, nella pelle livida, negli occhi completamente neri, tranne un piccolo cerchio azzurro.
Deidara era morto.
Lui stesso era morto.
Ma l’Edo Tensei li aveva riportati indietro entrambi.
Itachi lo guardò. Anche così non poteva fare a meno di amarlo e successe di nuovo.
Deidara spalancò appena gli occhi tremanti, correndo verso di lui per abbracciarlo, per affondare il volto nella sua tunica, mentre le braccia del moro si serravano attorno al suo corpo esile.
Il moro lo strinse a se posandogli il viso fra i capelli, respirando il suo profumo.
-Chissà se…?
Deidara alzò il viso e gli prese dolcemente una guancia prima di baciarlo alzandosi sulle punte.
Itachi sorrise ricambiando.
-No, non è cambiato di una virgola…
Neanche la Morte aveva spento la sua inesauribile energia, come non aveva spento il loro amore.
Itachi si staccò appena guardandolo negli occhi.
“Deidara…”
Gli occhi azzurri attesero pazienti le loro parole preferite.
“Ti amo”
Il biondo sorrise.
L’Uchiha fissò il suo piccolo sole.
“Itachi…”
Mormorò come se stesse per dire un segreto.
“Ti amo anche io”
Disse prima che le loro labbra si incontrassero di nuovo nel primo di una lunga serie di baci eterni, forti di un amore che nemmeno la morte aveva spento.
 
Piaga per allentar d’arco non sana.

 
§Fine§




Autrice: bhe... non ho molto da dire, anche se quella su Dante mi era venuta meglio :3 spero vi sia piaciuta anche questa... spero in molte relazioni positive... non picchiatemi per la mia "sechcionaggine", ma amo la letteratura.
  
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