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Autore: fanky    07/05/2008    5 recensioni
Farmakòs, ovvero veleno.
Farmakòs, ovvero rimedio.
Farmakòs, il sacrificio di uno per il benessere di molti.

SasuSaku, regalo per la mia 'more, Giorgia.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimenti: in questa fanfiction si fanno continui riferimenti alla civiltà greca
I nomi delle divinità greche sono le traslittazioni più fedeli alla lingua greca: quindi Hera è Era o Giunone latina, la moglie di Zeus (Giove alla latina), mentre Demeter è Demetra (essenzialmente la Cerere latina), Hades è Ade (corrispondente al latino Pluto) dio degli inferi.
Altresì, non me ne vogliano i non amanti del genere, ci sono chiari riferimenti all'omossesualità che in Grecia non solo era tollerata ma anche ben vista.
Grazie dell'ascolto e buona lettuta, specie a Giorgia (fire91), a cui la storia è dedicata.




Farmakòs



Farmakòs, ovvero veleno.
Farmakòs, ovvero rimedio.
Farmakòs, il sacrificio di uno per il benessere di molti.

















Rosso




Konoha era una ridente isola dell'arcipelago del Fuoco, un florido staterello formato da intraprendenti commercianti, valorosi guerrieri e, soprattutto, da una grande e potente casta sacerdotale.
I templi sparsi sull'isola di Konoha erano svariati, tuttavia il più famoso era certamente il tempio dedicato a Hera, la dea della fecondità e del matrimonio moglie di Zeus, e protettrice dell'isola. Costruito in marmo bianco e situato su uno strapiombo sul mare, il tempio era, secondo la storia che si tramandava ormai da secoli, la prima costruzione in pietra dell'isola voluta dalla stessa Hera.
Si narrava infatti che a inizio primavera la dea fosse apparsa ai pochi cittadini di Konoha e gli avesse chiesto di costruirle un tempio con del marmo bianco, che lei stessa gli avrebbe procurato direttamente dall'Olimpo, e di divenire la divinità protettrice dell'isola. Naturalmente anche le divinità non fanno nulla per nulla e perciò la dea aveva chiesto ai pastori e ai pescatori di Konoha di renderla oggetto di un culto assoluto, perfino maggiore di quello dovuto a Zeus.
I cittadini di Konoha avevano acconsentito e, sotto la protezione della dea, il piccolo staterello si era trasformato fino a diventare la potenza egemone dell'arcipelago del Fuoco, l'unica a essere in grado di confrontarsi ad armi pari con la cittadella di Suna del paese del Vento.
Ed ecco come il tempio di Hera e la religione si fondevano assieme alla storia della nascita di Konoha, in un unione assoluta e indissolubile.
Ed ecco perchè ogni hanno, agli inizi della primavera, si svolgevano le feste in onore di Hera che richiamavano nell'isola fedeli, o anche solo curiosi, da ogni dove per visitare il tempio dedicato alla dea, offrire sacrifici, pregare, oppure, più semplicemente, godersi i sette giorni di processioni, balli, giochi, bancarelle e molto altro.
A Sasuke Uchiha non piaceva per niente la festa in onore della dea e non tanto per la festa in sè, quanto per l'immensa folla che richiamava sull'isola. E lui non era il tipo che amava le folle, anzi che amava avere a che fare con le persone in generale.
Di solito infatti era sua consuetudine passare quei sette giorni di festa ad allenarsi in casa o al gymnasion, doveva esserci stato davvero un buon motivo perchè lui si trovasse fra la folla.
E il motivo c'era stato, non certamente un buon motivo, ma c'era stato.
Itachi, suo fratello, e Shisui, suo cugino: quei due cretini gli avevano mandato un messo pregandolo di raggiungerli velocemente. Sembra fosse successo chissà cosa, e invece?
Invece era uno scherzo, solo e soltanto uno stupido scherzo.
"Non sai stare agli scherzi fratellino! Insomma, sei giovane, aitante e bello! Dovresti goderti questo tempo prima di ritrovarti vecchio! Esci un po' e goditi la vita! Magari trovi qualche bella fanciulla oppure qualche bel maestro!"
Era proprio questo che voleva evitare Sasuke, che avrebbe fatto se si fosse ritrovato di nuovo appiccicato quel viscido di Orochimaru? L'ultima volta gli era sfuggito davvero per un soffio! Oppure quella ninfomane di Karin? Anche lei stava diventando sempre più pressante!
Ma che ci poteva fare se piaceva? Se era bello? Bello in modo assoluto e perfetto, bello come un dio? Era colpa sua se aveva i capelli e gli occhi neri come la pece, se aveva un fisico scolpito, se aveva dei tratti del viso fini e sensuali, se aveva la pelle candida come una fanciulla? Non che disprezzasse la sua bellezza (gli aveva aperto molto porte, portato il favore di molti) ma fin troppo spesso si rivelava fastidiosa e ingombrante sopra ogni dire.
Pensandoci accelerò il passo alterato.
La giovinezza non aveva niente di piacevole se non la furia e la potenza che il proprio corpo poteva avere in battaglia.
"Fratellino sei un imbecille! L'amore! L'eros che ci hanno donato gli dei dove lo metti? Guarda me e Shisui! E prendi esempio! Questa è la giovinezza! Amore, sentimento, passione!"
"Fottiti" ringhiò nella sua mente Sasuke scacciando le parole di suo fratello.
Lui amore? Non era in grado di provarne e non ci teneva nemmeno.
Era meglio se tornava a casa, non era proprio dell'umore per partecipare alle feste di Hera nè per stare in mezzo alla folla.
Fu forse vagando con lo sguardo che la vide oppure perchè non era possibile non vederla con quei capelli di un rosa assurdo pieni di ninnoli, con quella tunica rossa che le intralciava evidentemente i movimenti, con quel espressione indecifrabile, un misto fra sorpresa e malinconia.
"Un'altra delle numerose fedeli di Hera" pensò spostando lo sguardo al cielo, nonostante, non se lo sapeva spiegare, con la coda dell'occhio continuava a guardare la fanciulla.
Non l'avrebbe di certo mai rivista, nè tanto meno conosciuta quindi era inutile ostinarsi a non guardarla si disse: aveva gli occhi verdi, verdi smeraldo, non l'aveva notato subito eppure avrebbe dovuto, erano due occhi stupendi. Erravano fra la folla curiosi e irrequieti, fino ad arrivare a posarsi su di lui.
Sasuke non distolse lo sguardo mantenendo un atteggiamento composto e indecifrabile, la ragazza invece lo guardò: dapprima il suo volto assunse un espressione interrogativa per poi regalargli un sorriso, infantile e per niente malizioso.
Da quand'era che qualcuno non gli rivolgeva un sorriso così? Anche Naruto glieli rivolgeva, ma i suoi erano più ingenui sorrisi di sfida. No, quel sorriso era diverso, genuino ma in un modo che non riusciva a catalogare pensò spostando con un gesto rude la testa.
Continuò a camminare, fra non molto l'avrebbe sorpassata e... addio giovane fanciulla dai sorrisi genuini!
Le moire però non erano dello stesso parere e piegarono i fili delle loro vite in modo da farli scontrare e così unire indissolubilmente.
Un gruppo di bambini correndo spintonò la ragazza che, già in equilibrio precario, cadde su Sasuke che prontamente la resse.
«Grazie» sussurrò lei fra le sue braccia mentre alzava piano il volto.
«Fai attenzione» le disse senza lasciarla e, tuttavia, senza guardarla, c'era qualcosa nei suoi occhi di strano, qualcosa che non riusciva a spiegare.
Lei annuì e i ninnoli fra i suoi capelli fecero un gran rumore.
«Grazie, io sono solo di passaggio... e non so, non so orientarmi qui» mormorò triste e quasi inudibile.
Sasuke si voltò a guardarla, dal suo accento non si sarebbe mai detto che lei non fosse di Konoha, tuttavia poteva esser certo di non averla mai vista prima.
«Devi continuare per la tua strada, questa è la direzione giusta per il tempio di Hera».
Gli occhi della ragazza si incupirono:«ci sono già stata, vorrei vedere altro».
«Il tempio di Atena è poco lontano da qui-»
«No, no voglio vedere templi» lo interruppe la ragazza:«altro, vorrei vedere altro».
«C'è la sorgente, è un bel posto: devi tornare indietro e svoltare dove c'è una strada in pendenza, la riconosci perchè c'è un fabbro. Scendi la strada e c'è una spiaggia, percorrila fino alla grotta» le disse d'un fiato staccandosi da lei.
La ragazza però si appigliò con forza alle sue braccia:«portami lì, tu» disse risoluta:«per favore» aggiunse infine in tono più morbido.
Che c'era di male se accompagnava una ragazza? Era una persona interessante, Sasuke era sicuro che dietro di lei si celasse qualcosa, anche se, ancora una volta, non sapeva cosa.
«Attenta a non perderti e stammi dietro».
La ragazza lo guardò un attimo interdetta, non capendo se quello fosse o meno un sì, per poi, senza esitazioni, ingenuamente, attaccarsi saldamente alla sua mano.
«Grazie ancora, mi chiamo Sakura» gli disse mentre camminavano tra la folla.
«Solo Sakura?» chiese, non gli pareva fosse una ragazza senza una famiglia.
«Haruno, è il nome della mia famiglia... credo» mormorò di nuovo la ragazza stringendo involontariamente la sua mano.
«Io sono Sasuke degli Uchiha».
«Uchiha i guerrieri?»
«Si, quelli» rispose laconico Sasuke.
«Anche a me sarebbe piaciuto nascere in una famiglia di guerrieri!» disse la ragazza alzando l'orlo della tunica per stare al passo con Sasuke:«perchè voi guerrieri proteggete Konoha e siete davvero utili... però anche così va bene, anche così sono utile».
L'ultima affermazione aveva un intonazione leggermente diversa, meno entusiasta e più malinconica.
«Le donne Uchiha non diventano guerriere».
Sakura guardò la schiena ampia del ragazzo non potendolo vedere in viso: era un tentativo di consolarla?
«Grazie Sasuke» disse senza ricevere risposta.




Una volta in quella grotta doveva esserci già stata, o forse era solo una sensazione? Una sensazione dettata dalla voglia di trovare un posto a cui appartenere? Per cui vivere?
«Conviene se ti togli i calzari e la sopraveste» le disse Sasuke.
Sakura annuì facendo come le veniva consigliato.
Non sapeva perchè ma sentiva che di Sasuke poteva fidarsi.
O forse voleva fidarsi?
Aveva solo sette giorni, avrebbe visitato Konoha, avrebbe vissuto come in quindici anni di vita non aveva mai fatto.
«Quanti anni hai, Sasuke?» chiese mentre si addentrava nella grotta, verso di lui, con le braccia aperte alla ricerca di un equilibrio tra i sassi.
«Diciannove» le rispose lui:«dato il tuo equilibrio è meglio se mi dai il braccio».
«Quattro anni più di me? Credevo di meno» disse aggrappandosi al braccio del giovane.
«Lo dicono in molti» mormorò contrito pensando a quanto quel dimostrare un età inferiore alla propria si dimostrasse sempre più sconveniente:«tu ne dimostri di più».
«Davvero? Non me l'hanno mai detto prima» disse Sakura saltando tra due massi al seguito del ragazzo:«ma infondo io non ho nemmeno mai avuto termini di paragone. Tu hai visto tante quindicenni?»
Che significava quella domanda? Era strana, in che mondo aveva vissuto lei per non vedere mai una coetanea o anche una ragazza più grande a quindici anni quando lei era più piccola?
«Abbastanza» rispose mantenendosi sul vago.
«Capisco».
Sakura faceva molta attenzione a dove metteva i piedi, stringeva il suo braccio con le sue mani morbide che non avevano di certo mai conosciuto fatica alla ricerca di un appiglio sicuro per non cadere. Non guardava avanti ma a terra.
Non guardava al futuro ma solo al presente.
«Ecco qui la sorgente».
Un piccolo laghetto in cui si gettava una piccola sorgente, che scorreva placidamente. Un piccolo spettacolo della natura donato da Demeter all'isola di Konoha.
La luce filtrava attraverso un apertura nel soffitto illuminando la parte semi circolare della grotta dove si trovava la sorgente.
«Ma è bellissima!» disse Sakura lasciando il braccio di Sasuke per fiondarsi nel laghetto, affondando le gambe e la sua tunica fino al ginocchio nell'acqua fredda del laghetto.
«Ma-ma è fredda!» mormorò poi come una bambina che si era accorta troppo tardi di un torto.
Sasuke si lasciò sfuggire un sorriso all'espressione buffa credendo di non essere visto.
Quanto si sbagliava, Sakura lo vide e rimase imbambolata a fissarlo:«Rifallo, sorridi di nuovo» gli disse.
«Eh? No, cosa?» chiese sconvolto, non si aspettava una reazione del genere da parte della ragazza, anzi non si aspettava proprio che lo vedesse sorridere.
«Eddai che ti costa! Sorridi di nuovo!» lo supplicò Sakura uscendo dall'acqua.
«Io. Non. Ho. Sorriso» disse scandendo le parole per convincere sia lei che se stesso.
«Invece sì! E ora rifallo, dai! Per piacere!» lo pregò Sakura raggiungendolo:«Fai un torto agli dei non sorridendo! Se tu sorridessi saresti più bello! Sorridi!»
«Torto agli dei? Questa si che è bella!» bofonchiò mentre la ragazza lo scrollava ripetendo infantilmente "sorridi!", facendo ad ogni movimento tintinnare tutti i gioielli posti sul suo capo.
«Sasuke sorridi! Per favooore! Eddai! Eddai!»
Non stava mai zitta? Era davvero rumorosa, fastidiosa! La prese in braccio, era proprio leggera e piccola come sembrava, e, senza tanti complimenti, la gettò in acqua. Per un attimo nella grotta ci fu il silenzio, la fanciulla proprio non se l'aspettava un gesto del genere.
«Ok, sto zitta» gli disse poi:«mi aiuti ad alzarmi però? Il vestito pesa al quanto».
Sasuke le porse la mano, Sakura l'afferrò con forza e con il chiaro intento di farlo cadere in acqua con sè, ma il ragazzo non cedeva.
«E Hades maledetto! Non cadi?» soffiò mentre nelle iridi smeraldine passava un lampo di nervosismo.
«Ci vuole di più per far cadere un Uchiha ben allenato».
Sakura sbuffò lasciando la mano del ragazzo per alzarsi da sola:«sarà meglio uscire non posso permettermi un malanno proprio ora».
La tunica rossa era zuppa d'acqua e la ragazza provò a strizzarla alla ben e meglio, lanciando, ogni quanto potesse, sguardi stizziti all'impassibile Uchiha.
Dalla sua Sasuke era impassibile per un solo e unico motivo: quella tunica rossa aveva aderito a ogni singolo centimetro della pelle della ragazza rivelando le curve appena accennate e ma proporzionate da adolescente.
«Usciamo?» le chiese tendendole la mano che la ragazza rifiutò sdegnosamente, perchè ancora orgogliosamente arrabbiata:«Come vuoi tu» le disse precedendola.
Sakura però non mollava e continuava a camminare (arrancare) tra i massi, con la ferma intenzione di non darla vinta a quel ragazzaccio che non voleva sorridere. La strada era molto più difficile senza il braccio di Sasuke, bisognava aggrapparsi ai ruvidi massi delle pareti e fare attenzione alla strada che si sceglieva per non incontrare sassi acuminati.
Da soli è sempre più difficile.
«Non sarebbe stato più semplice aggrapparti a me come avevi fatto all'inizio?» la sbeffeggiò Sasuke mentre si infilava i calzari, lui era arrivato agevolmente e velocemente fuori dalla grotta e l'aveva guardata per tutto il tempo con un odiosa espressione di sfida.
«Si, forse hai ragione» ammise lei controvoglia ma stanca di tenere il broncio al ragazzo:«adesso mi riaccompagneresti indietro?»
«Sicura di poter tornare indietro con i vestiti zuppi?»
«Di certo non posso stare qui con i vestiti zuppi, e poi è il tramonto di certo saranno tutti al promontorio a nord, nel teatro» gli rispose sistemandosi il vestito:«allora mi accompagneresti? Non vorrai mica lasciare tutta sola una ragazza bagnata e infreddolita? Che razza di guerriero saresti?»
«Tsè, se la mettiamo su questo piano...» borbottò stizzito.
«Bene incamminiamoci!» disse Sakura iniziando a camminare per poi fermarsi di botto:«Sasuke, questa è la direzione giusta?»
Ma che orientamento aveva? Nemmeno il minimo!
«Si, è quella giusta, ma non andare avanti da sola, ti perderesti» le disse in tono stanco e strascicato, come se avesse davanti una bambina molto problematica.
«D'accordo!» rispose lei correndo indietro per attaccarsi al suo braccio, nonostante il vestito bagnato le intralciasse i movimenti.



«Va bene qui, grazie» esordì Sakura fermandosi nel bel mezzo della strada semideserta, sembrava che non avesse intenzione di rivelargli dove abitasse, meglio così, tutte complicazioni in meno.
«Allora ciao» disse Sasuke girandosi.
La mano di Sakura si aggrappò alla sua tunica, si voltò, la ragazza era rossa in viso e teneva gli occhi bassi imbarazzata:«ti dispiacerebbe farmi da guida anche domani? Se-se per te non è un problema naturalmente».
«D'accordo» disse senza pensare.
Il viso di Sakura si alzò di scatto rivelando un espressione felice:«ci vediamo nell'agorà dopo la seconda processione?»
«Va bene».
In un impeto d'entusiasmo Sakura lo abbracciò, facendolo vacillare e bagnandolo a causa della tunica che non si era ancora decisa ad asciugarsi.
«Grazie! Grazie! Grazie!» mormorava sul suo petto con voce sempre più fievole:«non sai quanto sia importante per me, grazie».
Sasuke tese le braccia indeciso se ricambiare l'abbraccio o meno: non gli era mai capitata prima una situazione del genere, un abbraccio che non includesse malizia.
Almeno da parte di chi lo abbracciava, che non si accorgeva dell'effetto che poteva avere.
Si sarebbe lasciato andare, in quella strada semideserta con quella ragazza semisconosciuta, Sasuke decise che si sarebbe lasciato andare, che poteva farlo, poteva abbracciarla senza paura.
«Scusa, sono proprio una sciocca» disse lei staccandosi d'improvviso e asciugando qualche lacrima che premeva per uscire dalle iridi smeraldine.
Sasuke ritirò le braccia:«Ci vediamo domani» disse andandosene di tutta fretta, senza voltarsi mai.




«Fratellino che diamine hai fatto fino a quest'ora?» gli chiese Itachi aprendogli la porta alla vista della sua tunica bagnata.
Sasuke provò a fulminarlo con il miglior sguardo cattivo del suo repertorio ma suo fratello maggiore sembrava non farci per niente caso.
«Ehi Shisui! Il ragazzaccio ci ha preso in parola!» urlò Itachi in direzione del cugino che si precipitò subito dalla stanza adiacente.
«Ma hai la tunica bagnata!» continuò Shisui allo stesso modo di suo fratello tastandolo qua e là come se fosse stato un giocattolo:«dillo a tuo cugino, dai dillo dove ti sei rotolato e con chi!»
Sasuke provò a fulminare anche il cugino ma sembrava che niente potesse distoglierli dall'indagare ciò che aveva fatto quel pomeriggio.
«Per favore...» tentò di dire per sfuggire ai due, cercando inutilmente di sorpassarli.
«Parla! Te lo ordinò come fratello maggiore!» gli intimò suo fratello mettendogli un braccio interno alle spalle:«dì la verità... hai ceduto alle lusinghe di Orochimaru!»
«Ma che cazzo! Ti vengo a chiedere quante volte e dove tu e Shisui vi sbattete?» si infervorò liberandosi dalla stretta del fratello.
«Io te lo direi» rispose ingenuamente Itachi mentre Shisui annuiva.
«Ma che ci sto a fare con due come voi? Tempo perso parlarvi!» sbraitò allontanandosi in malo modo.
«Allora è Orochimaru!» gli urlò dietro suo fratello maggiore.
La camminata infuriata di Sasuke fu più di un eloquente risposta.
«Itachi, mi sa che non è Orochimaru» gli disse Shisui con fare pragmatico.
«E allora... chi diamine è?»






«Sei tutta bagnata» una constatazione laconica, priva di reale interesse.
«Lo so, mi dispiace» rispose Sakura chinando il capo:«sono caduta visitando la sorgente».
Tsunade la guardava con fare interrogativo, gli occhi nocciola della sacerdotessa del tempio di Hera la scrutavano alla ricerca di qualche indizio di menzogna. Sakura continuava a tenere il capo chino, ubbidiente, sopportando l'esame.
«Aspetta qui, non vorrei bagnassi il tempio. Mando Shizune» le disse infine.
Sakura annuì accucciandosi sulle gradinate in marmo bianco dello splendido tempio, mentre la sacerdotessa era già scomparsa.
Chissà che avrebbe detto Shizune vedendo la tunica ridotta in quel modo? Si sarebbe arrabbiata? Probabilmente sì, ma non se ne pentiva, quel pomeriggio con Sasuke era stato meglio di molti altri pomeriggi in completa solitudine.
Tanto presto sarebbe finito tutto, rimanevano solo sei giorni.
Anche il giorno dopo si sarebbe vista con Sasuke: avrebbero scherzato, parlato del più di meno, camminato, magari corso e fatto tutte quelle cose che fin'ora lei non aveva mai potuto fare. E poi, alla fine, si sarebbero salutati come due buoni amici, perchè qualcosa di più non se lo poteva permettere.
"Ci saluteremmo e io rimarrò per lui un bel ricordo" pensò Sakura stringendo le mani al petto mentre reprimeva la malinconia e le lacrime che premevano per uscire.
«Ma che hai combinato?» chiese Shizune arrivandole alle spalle.
Sakura scattò in piedi:«è stato un incidente! Mi spiace, non volevo!»
Shizune la squadrò con le mani hai fianchi per poi lasciarsi andare a un sospiro sconsolato:«andiamo, ti porto al dormitorio» le disse lanciandole addosso una coperta.
Sakura si coprì e seguì la sacerdotessa a passo svelto:«Tsunade è tanto arrabbiata?» chiese con voce piccola piccola.
«La santa sacerdotessa» la corresse Shizune:«è solo preoccupata per te, vuole che arrivi serena al settimo giorno».
«Indosserò quel abito viola con tranquillità, come tutte coloro che mi hanno preceduta» ribadì Sakura.
Shizune si lasciò andare all'ennesimo sospiro mentre apriva la porta degli alloggi delle sacerdotesse del tempio di Hera.
«Sai qual è il tuo destino, non farti sconvolgere da altro» le disse mentre l'aiutava a entrare.
«Shizune, lo so» rispose Sakura iniziando a spogliarsi con l'aiuto della sacerdotessa:«ho visto come si sono ridotte coloro che non sono andate incontro ad Hera serene, rassegnate alla loro sorte».
Shizune le porse una veste leggera per coprire le sue nudità.
«Io.. io ce la farò, non c'è niente che mi trattiene» affermò Sakura risoluta, dopo aver indossato la veste:«e niente ci sarà».
La sacerdotessa chinò il capo sperando che fosse davvero così.



Prossimo Capitolo: Arancione









***Spazio Autrice***
Eccomi qui con un progetto corto corto (solo sette capitoli!) che inizialmente dove essere una one-shot per Giorgia e invece...
La cosa mi sembra piuttosto ardua ma sono sicura di riuscire a chiudere la storia in sette capitoli più eventuale (non ho deciso ^___^') epilogo. Anche perchè sette è davvero il numero giusto per svariati motivi:
Punto uno: è il giorno in cui la 'more (ovvero Giorgia) è nata;
Punto due: è ricco di significati mistici;
Punto tre: è il numero dei colori dell'arcobaleno, da cui, come si sarà capito, prenderanno nome i capitoli;
Punto quattro: bè si vuole sapere troppo!

La storia si commenta da sola: una SasuSaku dichiarata che ha solo ed esclusivamente loro come protagonisti, quindi, mi duole dirlo, non ci saranno che accenni ad altre coppie.
Naturalmente la mitologia greca ha un ruolo non secondario quindi invito chi volesse seguire la storia con tranquillità e un minimo di cognizione di causa a dare una guardata alla mitologia greca, con molta probabilità finirete per innamorarvene^___^

A coloro che seguono Bleeding Cherry Bloom chiedo umilmente venia, ma l'aggiornamento del nono capitolo non avverrà per niente a breve (preferisco portare prima a conclusione questo breve progetto con tranquillità, non me ne vogliate!) anche se non è mai detta l'ultima parola, non disperate.

Baci a tutti e perdonate gli eventuali errori, Fanky
  
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