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Autore: Larrys_bravery    07/12/2013    0 recensioni
It’s too cold
For angels to fly
Angels to fly
To fly, fly
Or angels to die
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The A-Team 

White lips, pale face
Breathing in snowflakes
Burnt lungs, sour taste
Light’s gone, day’s end
Struggling to pay rent
Long nights, strange men


Fa freddo, per le strade. L’ennesima lite in famiglia, l’ennesima voglia di fuggire, di cercare uno sfogo. E’ quello che sto facendo, cercare un corpo sul quale riversare le mie frustrazioni, da fare a pezzi, sgretolare, come vorrei fare con la mia vita insoddisfacente di cui non ho più le redini. Il desiderio di controllo mi spinge a salire sulla mia macchina costosa, accendere il motore e tentare di sbrinare il vetro, coperto da uno strato superficiale di ghiaccio, come il mio cuore, come quello della ragazza alla quale sto per togliere un altro pezzo di anima.
Sono in una delle tante vie buie, sporche, tristi. Non mi importa, non è un mio problema. Io devo solo scegliere quale vita sacrificare questa sera; non è una decisione difficile, la vedo. In un angolo, piegata su se stessa, rannicchiata per trovare un minimo di calore. Il suo trucco è sbavato, i capelli sporchi, le unghie rovinate e il corpo gracile. Si protegge dal freddo come meglio può, ma nessuno può sapere che ciò che le sta togliendo la vita non è questo gelido dicembre.
E’ poco più che una bambina. Impaurita, si guarda intorno con gli occhi color pece velati da lacrime che non trovano più la forza di abbandonarli; e trema, trema visibilmente, per la paura di non riuscire a superare quella notte. Mentre mi avvicino alla sua figura mi convinco di starle facendo un favore, di starle salvando la vita, con i soldi che le darò, ma so perfettamente che la sto privando ancora un po’ di quel bagliore che la fa spiccare tra le altre, ma che inizia a sbiadire.
Mi vede. Mi vede e si alza, ostentando sicurezza. Si trasforma in una donna, una donna disperata, senza dignità né pudore. E mi viene incontro, lo fa ondeggiando su quei tacchi che stanno per cedere perché usurati dal tempo, lo fa con quella pelliccia logora regalatale da chissà quale cliente in chissà quale camera d’albergo, lo fa sistemandosi il seno in modo da metterlo più in vista, da venderlo meglio. La faccio salire in macchina, senza degnarla di uno sguardo, di un sorriso, di un cenno. La carico sulla vettura e sfreccio via, perché se non mi interessa niente del corpo che si sta sistemando meglio sul sedile del passeggero, ho ancora un briciolo di amor proprio che mi fa stare all’erta per non dover fare i conti con la polizia, che temo più della mia coscienza.
Le sue calze a rete sono ricoperte di buchi, i tacchi alti sparsi per la stanza, come i pochi vestiti che hanno abbandonato il suo corpo pochi attimi prima. La faccio stendere sotto di me, continuo a non guardarla in faccia. Accarezzo quel corpo ferito, minuto, sporco, e provo solo una sensazione di repulsione verso me stesso, verso quello che sto facendo e verso di lei, la ragazza di cui non conosco il nome, ma di cui nemmeno mi importa.
E lo faccio, senza preamboli, senza rifletterci troppo. Infierisco su queste membra, come hanno fatto altri prima di me; lo sento, riesco quasi a sentirlo quell’anelito di vento freddo che fa nascere brividi alla base della mia spina dorsale. E’ la sua anima, che sta lasciando quel corpo inerme, abbandonato alla mia volontà.

And they say
She’s in the Class A Team
Stuck in her daydream
Been this way since 18
But lately her face seems
Slowly sinking, wasting
Crumbling like pastries
And they scream
The worst things in life come free to us


E faccio un grande errore: la guardo negli occhi e mi sembra di morire. Fisso quei due pozzi scuri, spalancati, colmi di lacrime ma allo stesso tempo incredibilmente impassibili, pieni del nulla. Non mi spiego questa sua apatia, finché le lacrime finalmente non abbandonano i suoi occhi, ricadendole sulla guancia e lasciando una scia nera che la marchia ulteriormente, scrivendo un’altra pagina di sofferenza su quel cuore ormai a brandelli. Mi fermo, mi fermo e realizzo, come in un brusco risveglio, ciò che stavo facendo.
“Continua, ho bisogno di soldi.” Le sento sussurrare, flebile.
“No” rispondo deciso, recuperando un briciolo delle forze che mi avevano abbandonato in precedenza.
“Continua, ti prego.” mi ripete lei, con una voce troppo ferma, in contrasto con le lacrime che continua a versare copiose. Ma nonostante questo è lei la più forte in questa stanza, è lei quella che, nonostante tutto, non sta crollando. E’ lei quella che sta dando forza a me, inspiegabilmente.
Allora mi allontano dal suo corpo, come scottato. 
Mi guarda come si scruta il proprio carnefice, ma con le sopracciglia leggermente inarcate, a far trasparire tutto il suo stupore. Le lacrime hanno smesso di rigare le sue guance, ma i segni restano, indelebili, a ricordarmi come sia facile ferirla.
“Parlami.” Mi rendo conto, solo dopo averlo fatto, di aver pronunciato queste parole, e non ne riesco a comprendere appieno il senso persino io.
“Come?” dice lei, con un tono di voce più alto del precedente, ostentando una sicurezza che non ha.
“Voglio conoscere la tua storia, parlami” rispondo. Adesso so cosa voglio, di cosa ho bisogno, anche se non me ne spiego il motivo.
“Cosa ti fa pensare che voglia condividerla con te? Sono una puttana, sono qui per fare il mio lavoro, non per una seduta con lo strizzacervelli. Grazie tante.” Dice lei, iniziando a recuperare i suoi vestiti, intenzionata ad andarsene.
“Cosa vuoi in cambio?” continuo io, imperterrito, guardandola negli occhi.
“Cosa mi offri?” mi sussurra, con rinnovato interesse. Non credevo sarebbe stato così facile.
“Hai bisogno di cibo? Di un tetto?” chiedo io, credendo sinceramente nelle mie parole.
Mi scoppia a ridere in faccia. Non si tratta di una di quelle risate cristalline, spontanee. No, è una risata più simile ad un latrato, impregnata di finzione e ironia, di sottintesi. 
“Speravo in qualcosa di più interessante, è il meglio che sai fare?” sento uscire dalle sue labbra; non posso accettarlo. Sono rimasto scottato alla visione di una ragazza così giovane in frantumi, certo, ma do ancora maggiore importanza al mio orgoglio.
“Allora per quale motivo fai la puttana, eh? Perché ti diverti, ti piace? Ti fa sentire desiderata?” Inizio io, per stimolarla, per farla parlare. Sarà doloroso, ma ne varrà la pena.
La vedo iniziare a crollare, come le onde che si infrangono sulla riva durante una tempesta. Mi fissa con occhi colmi di disprezzo, di giudizi che non riesce ad esprimere, perché il fagotto delle mie parole è troppo duro da digerire, troppo per poter  pensare di poter replicare.
“Tu non sai niente, niente.” Mi ringhia in faccia, avvicinandosi sempre di più. E la leggo nei suoi occhi, in quegli occhi illuminati dalla rabbia, ardenti per la disperazione, la voglia di raccontarmi la sua storia, di condividerla con qualcuno, prima che sia troppo tardi. E’ proprio questa consapevolezza che la distrugge, che mi distrugge.
E lo faccio, infierisco su quell’anima.
“Allora forse ti permette di comprarti vestiti? Di mantenere i tuoi vizi?” dico io, sorridendo sfacciatamente. Deve essere troppo anche per lei. E mi ritrovo schiacciato dalla sua forza, dalla sua potenza, da un peso che non pensavo nemmeno delle parole potessero avere.
“Che cosa ne vuoi sapere tu, eh? Cosa ne puoi sapere di me, di me che non riesco nemmeno a pagare l’affitto di un monolocale? Di me che non mangio qualcosa di commestibile da giorni, di me che soffro il freddo e mi vendo, anima e corpo, per delle misere banconote?” Comincia lei, disperata. Il viso è contratto per lo sforzo: non vuole piangere, non vuole più versare lacrime per persone come me, che di questa forza della natura non meriterebbero nulla, assolutamente nulla.
La cassa toracica si alza e si abbassa velocemente, i suoi polmoni alla continua ricerca d’aria, deglutisce continuamente, tentando di placare la gola in fiamme, si morde le labbra, nervosa. Non vuole parlare, non vuole, ma lo fa.
“E’ quando perdi tutto che non trovi più una via d’uscita. Ed io ho perso una famiglia, una casa, un corpo, una dignità. Cosa potevo fare, se non cercare un porto sicuro? Come potevo uscire da questa situazione, se non con una distrazione, uno svago? Avevo diciotto anni, ero poco più che una bambina. Ci sono caduta, ci sono caduta in pieno in quel tunnel senza via d’uscita. Avevo solo diciotto anni” continua a ripetere lei, in ginocchio, piegata in due, ma non ancora spezzata. I singhiozzi le scuotono il petto; ma non cede, non c’è l’ombra di nessuna lacrima.
“E’ questo che ci faccio con i vostri soldi schifosi. Mi pago la mia linfa vitale, proprio quella cura per l’anima che mi sta, però, lentamente distruggendo il corpo.”
“Non c’è nessuno che ti possa aiutare?” mi ritrovo a chiedere io, per poi trattenere il fiato subito dopo. Temo la risposta, non la voglio sentire, ma devo.
“La mia unica famiglia era mia madre. E’ morta, da quel momento sono sola. Nessuno mi ha voluta, ho capito di non valere niente. Inizialmente vendere il mio corpo era un modo per dire eccomi, mi vedete? Pagano per avermi, certo che valgo; ho capito presto quanto fosse sciocco, a mie spese.
Mia madre mi ripeteva spesso che ero un angelo, il suo angelo.” Si blocca, prima di prendere un respiro profondo, un’unica lacrima a solcarle il viso. Alza lo sguardo, punta i suoi occhi nei miei; vi ci leggo disperazione, ma ciò che fa più paura e la rassegnazione che inghiotte tutte le sue altre sensazioni.
“Ho imparato troppo presto che gli angeli, però, con questo freddo, non possono volare.”

Cos we’re just under the upperhand
And go mad for a couple of grams
And she don’t want to go outside tonight
And in a pipe she flies to the Motherland
Or sells love to another man
It’s too cold outside
For angels to fly
Angels to fly


“Portami a casa.” Mi dice, ormai sulla porta.
Non voglio, non posso permetterlo, ma devo farlo. Mi ritrovo ad annuire. Avrei fatto qualsiasi cosa, se solo me l’avesse chiesta, qualsiasi. Sorprendente come una ragazza possa cambiare un uomo, in pochi minuti, sottometterlo alla propria volontà. E non per pietà, no, perché non è questa la sensazione che mi avvolge le viscere. Rimpianto, rimpianto per le mie azioni, rimpianto per la sua vita ormai arrivata allo strenuo, rimpianto per essere arrivato troppo tardi. E ammirazione, perché nonostante tutti gli errori, le ferite sanguinanti, le lacrime versate, lei è ancora in piedi, e accenna un sorriso quando la lascio fuori dall’edificio fatiscente che mi ha indicato pochi secondi prima.

An angel will die
Covered in white
Closed eye
And hoping for a better life
This time, we’ll fade out tonight
Straight down the line


E non mi stupisco, non resto sorpreso nel leggere la notizia della sua morte. Passo ogni giorno sotto casa sua, per settimane, sperando che non sia vero, supplicando Dio che il cadavere della prostituta trovato sepolto in mezzo alla neve, con gli occhi socchiusi, le labbra pallide e serrate, il dolore dipinto in volto, non sia suo. Una vita, un’anima grande e splendente come la sua non può essere ridotta a un termine tanto negativo e a un trafiletto in un giornale, occupante poco più di due righe. 
Un’anima come la sua deve essere ricordata, non deve svanire. Un’anima come la sua deve essere dipinta, scolpita nelle menti degli uomini, affinché nessuno possa dimenticare.
E’ la scritta sulla sua tomba, quella che faccio incidere mesi dopo, quando finalmente riesco ad entrare in quel cimitero senza pensare che questo sia un addio definitivo, l’ammissione delle mie colpe e della sua resa, a descriverla appieno. E mi chino sulla sua lapide, mi lascio andare ad un pianto silenzioso, mentre poso un fiore su di essa, pensando di dover far qualcosa, qualcosa per continuare a lottare al posto suo.

Qui giace Angel, un angelo dalle ali tarpate, perché sepolte da questo gelo. 
Un angelo che non ha mai saputo volare, che ha trovato la sua dimora solo nel bianco di questa città anonima, che non la meritava.

It’s too cold
For angels to fly
Angels to fly
To fly, fly
Or angels to die






Angolo autrice:
ciao ragazzi :) 
se adesso state piangendo non odiatemi, ho pianto anch'io un sacco scrivendola ç.ç
fatemi sapere cosa ne pansate!
un bacio 
  
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