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Autore: Eylis    08/05/2008    2 recensioni
Mi sveglio di soprassalto, nel mezzo della notte, solo tenebra attorno a me. Un sogno, un incubo meglio. Ma non riesco a ricordarlo. Solo… degli occhi, verdi come il colore delle foglie d’estate nel più profondo di una foresta. Occhi impenetrabili, malvagi, seducenti. Occhi inespressivi.
Storia ispirata da una parola vista per caso, "Doll". È stata difficile da scrivere perché non ho mai scritto una cosa del genere, credo di avere ancora molto da imparare in questo campo. Volevo rendere un'atmosfera misteriosa, contrastante come i sentimenti della protagonista in lotta tra la sua vera identità e quella che un incantesimo le ha creato fittizia... E rendere anche quell'atmosfera che solo le bambole e lo stile gotico sanno dare... Alla fine è anche risultata una yuri, sono "caduta" nel mio genere solito, ma all'inizio davvero non sapevo dare un sesso al/alla protagonista
Genere: Romantico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Petra Noir

Mi sveglio di soprassalto, nel mezzo della notte, solo tenebra attorno a me. Un sogno, un incubo meglio. Ma non riesco a ricordarlo. Solo… degli occhi, verdi come il colore delle foglie d’estate nel più profondo di una foresta. Occhi impenetrabili, malvagi, seducenti. Occhi inespressivi.

È passata qualche ora da quel risveglio turbolento, e ormai i sentimenti che l’hanno animato sono svaniti. È una calda giornata di sole, passeggio tranquillamente tra le vie del paese invase dalle foglie. Una tiepida brezza le porta di ciottolo in ciottolo e sembra quasi indicarmi la via, la seguo in un gioco d’infanzia iniziando quasi a saltellare. E poi mi fermo, assente. Improvvisamente ho cambiato idea. La serietà si fa strada sul mio viso e mi conduce altrove, su strade che non conosco. Arrivo davanti alla vetrina di un negozio, anonimo eppure pittoresco nel suo insieme, dove ogni genere di oggetto fa bella mostra. Al centro, in un’esposizione multicolore, un gruppo di Dolls. Bambole. Conosco quello stile, quei vestiti. Gotici, ornati da pizzi e merletti, stoffe pregiate e cucite alla perfezione per un quadro di meraviglia. Capelli di seta. Corpi di porcellana della più fine. Scarpette di fattura superba. E lo so, sotto quella stoffa, stanno intimi ancor più precisi. Sembrano persone in miniatura. Impossibile non rimanere incantati. Fino a che li vedo. Occhi, verdi come il colore delle foglie d’estate nel più profondo di una foresta. Occhi impenetrabili, gentili, seducenti. Occhi di vetro. Petra.

Ho raggranellato ogni mio risparmio per guadagnarmi quella Doll, ma già sapevo d’appartenerle, non potevo rinnegarla in alcun modo. Del resto, non lo volevo. Il negoziante non credeva alla mia richiesta, ma uscendo dalla porta scampanellante il pacco avvolto con estrema cura era riposto sotto il mio braccio e i miei occhi erano accesi di un’espressione innaturale quanto quella della bambola. L’ho riconosciuta dal primo istante, non poteva essere altri che Petra. La Doll, l’unica, Petra Noir. Avvolta di un vestito del medesimo colore dei suoi occhi, di una fattura estremamente delicata, le sue dita atteggiate in una posa quasi di richiamo la rendevano simile ad un neonato in piccola scala, un angelo dai capelli d’ebano. E lo sapevo, dietro di sé nascondeva ali nere.

Delicatamente svolgo il pacco dalla carta, lo apro, scosto i lembi di carta velina che la circondano. Eccola, quasi supplicante, mi aspetta fissandomi con quegli occhi ipnotici. La estraggo dal suo nido e sfioro la sua fronte in un bacio, la cullo accanto al mio cuore. Me lo ruberà, lo farà suo, distruggendomi l’anima. Petra… l’unica mia certezza. In fondo l’ho sempre saputo, vivevo per questo momento. La appoggio sulla trama nera di un ricamo che da sempre orna il comodino della mia camera, e che da sempre è vuoto. In attesa. La sua perfezione in quel giaciglio eclissa ogni altra cosa nell’ambiente, rimango per qualche istante in contemplazione, poi esco chiudendomi la porta alle spalle. Devo andarmene, fuggire da quell’orrore, sottrarmi dalla malvagità di quegli occhi.

È la notte che porta le ali, è la notte che le rende l’anima. Ancora una volta quel sogno, questa volta gli occhi sono arrivati a pochi passi da me. Quando mi sveglio mi rendo conto che l’incubo sta diventando realtà. Petra mi guarda, affascinata, seduta sulle mie gambe inermi. Le sue mani ancora atteggiate in quella posa innocente, seducente. Con piccoli passetti incerti su quel terreno instabile si avvicina a me, mi carezza piano il viso e mi sorride. Ora sono così felice! Ricambio il sorriso con tranquillità, la prendo per mano sostenendola mentre si appoggia a me ed ascolta il mio cuore. È come essere invasi da una luce calda, confortevole, una magia che per una frazione di secondo mostra luoghi incantati dove nessuno potrà mai mettere piede. Le voglio così bene, lei sarà sempre al mio fianco, me lo promette. I suoi piedini protetti dalle piccole scarpe nere mi procurano un lieve solletico, ma non vi bado. Passa la mano tra i miei capelli, poi mi bacia. Cado.

“Petra!” Corro verso di lei, mi siedo sull’altalena appoggiandomi allo schienale di legno e le sorrido mentre con impegno inizia a farla dondolare. La sua voce dolce mi carezza mentre mi parla senza rivolgermi lo sguardo, assorta nel movimento. Ha un viso così fine, sembra ancora una bambina, quasi… una bambola.
“Te l’avevo promesso, ti avrei riportata qui.”
“Grazie…”
“Ti amo.”
“Anch’io, lo sai. Ti ho sempre amata, anche quando mi avevano rubato la tua anima.” Petra annuisce, scostando i boccoli che lievi ricadono sul suo petto. Osservo il suo respiro muovere il velluto verde, le sue mani candide stringono la corda per darsi maggiore slancio. “Petra?”
“Cosa scuote ancora il tuo cuore?”
“Ti perderò ancora?”
“Non mi hai mai persa. Ho percorso ogni epoca alla tua ricerca, tramutata in forma inoffensiva. Ho usato ogni tipo di magia. E finalmente ti ho ritrovata. Ma tu sei sempre rimasta dentro di me, sempre al mio fianco, o non saresti riuscita a sentire il mio richiamo. Non sono i ricordi a dettare i sentimenti, ma le emozioni che si provano a comporre la memoria.”
“Petra…” Ti osservo, sfioro il tuo viso e fermo l’altalena con i piedi, incurante della polvere che mi ricopre le scarpe. Le tue, invece, rimangono perfette. Come te. Mi avvicino ai tuoi occhi incantati, assaporo le tue labbra di rosa. Ora so che non mi lascerai più, non mi permetterai più di fuggire e non avrò più timore di te. Nessuno potrà più portarmi via da te, nemmeno le mie essenze più cupe. Mi addormento col capo appoggiato sulle tue ginocchia mentre mi canti lieve una melodia misteriosa.




Ringrazio di cuore BlackRoseImmortal e Maharet per aver recensito questa storia e chica KM, KIba sensei e Valpur per averla inserita fra i preferiti!!
  
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