Dopo mesi di storie incomplete o poco soddisfacenti che si sono accumulate nel mio computer, si è presentata nella mia testa questo racconto vagamente Nonsense – che comunque, come tutte le storie di questa categoria, un senso di fondo ce l’ha, solamente è abbastanza intricato e sfuggente.
Ci tengo a precisare che per la frase “Lei sapeva di spirito adolescenziale” mi sono ispirata al grande – e, ahimé, perso per sempre – Kurt Cobain e alla sua voce penetrante mentre canta Smells Like Teen Spirits.
Non so perché ma mi sento di dedicare questo racconto ad AliceVolevaMorire, anche se non ci conosciamo, perché le sue storie riescono sempre a sconvolgermi e a farmi imparare un pizzico in più di stile nell'arte della scrittura.
Buona Lettura
Graffiava via un ricordo dalla sua caviglia
[Lei mette la punta del giradischi
sulle impronte digitali delle sue dita
E parte la musica di un’anima
errante]
Cammina sui sentieri
della sua psiche,
fra tempie pulsanti
e suoni svolazzanti.
Lei si
graffiava la pelle della caviglia nel suo furioso tentativo di volere un
tatuaggio.
Poi si
sedeva sul seggiolino da pianista e si imprimeva delle note sulla pelle, che
non si volevano più cancellare.
Suonava
di serate passate sugli scogli, di odore di salsedine mai sbiadito, di sabbia
che si impigliava nei capelli.
[Intanto continuava a suonare,
le note continuavano a marchiare la sua pelle]
Pulsavano
violentemente quei suoni
e non se ne
sarebbero mai più andati.
Lui.
Profumava.
Di.
Spacciatore.
Lei.
Sapeva.
Di.
Spirito adolescenziale.
[Due profumi che non si sarebbero
dovuti mischiare]
Ma a lei non
importava finché poteva vedere i suoni nell’aria.
Lei si
graffiava la pelle della caviglia nel suo furioso tentativo di cancellare
un tatuaggio.
Quel Mi
traditore era uscito dal pianoforte e si era stampato sulla sua pelle.
Quel Mi
vibrava di un’estate che lei continuava a suonare da mesi, ma non la voleva
impressa sul suo corpo.
E lei graffiava, graffiava, graffiava.
Ma quel
Mi non si voleva cancellare, anche se lei graffiava graffiava graffiava.
[Perché non voleva sentirsi quell’estate
sul corpo
Perché solo quando quell’estate
era suonata dal suo pianoforte
riusciva a non provocare dolore]
Non voleva percepire
quell’estate che le stuprava la pelle.
Allora
arrivò la Signora dei Suoni, e soffrì a vedere quel miserabile Mi sulla
caviglia della ragazza, debole e solitario. Decise che avrebbe aggiunto la
Chiave di Basso e un Do per fargli compagnia. Poi un altro Mi
in Chiave di Violino, più basso del primo, per simpatia.
La
ragazza urlò mentre lo spartito di quell’estate
cominciava a disegnarsi sulla sua pelle.
Le note le scorrevano lungo le gambe, i fianchi, le braccia, poi si imprimevano sul suo corpo,
e lei non sapeva più cosa graffiare, perché erano note ovunque, e anche loro avevano quell'odore di acqua di mare che era sempre sullo sfondo.
[La punta del giradischi aveva smesso
di seguire i sentieri delle sue
impronte digitali]
Lei rimase così,
raggomitolata a terra,
violentata dalla melodia di un ricordo
che si era impresso tanto a fondo da
non essere cancellabile.
Ormai era inutile
graffiare