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Autore: WithoutEstel    08/05/2008    5 recensioni
Lei si graffiava la pelle della caviglia nel suo furioso tentativo di cancellare un tatuaggio.
Quel Mi traditore era uscito dal pianoforte e si era stampato sulla sua pelle.
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Lei mette la punta del giradischi sulle impronte digitali delle sue dita

Dopo mesi di storie incomplete o poco soddisfacenti che si sono accumulate nel mio computer, si è presentata nella mia testa questo racconto vagamente Nonsense – che comunque, come tutte le storie di questa categoria, un senso di fondo ce l’ha, solamente è abbastanza intricato e sfuggente.
Ci tengo a precisare che per la frase “Lei sapeva di spirito adolescenziale” mi sono ispirata al grande – e, ahimé, perso per sempre – Kurt Cobain e alla sua voce penetrante mentre canta Smells Like Teen Spirits.
Non so perché ma mi sento di dedicare questo racconto ad AliceVolevaMorire, anche se non ci conosciamo, perché le sue storie riescono sempre a sconvolgermi e a farmi imparare un pizzico in più di stile nell'arte della scrittura.
Buona Lettura





Graffiava via un ricordo dalla sua caviglia



[Lei mette la punta del giradischi sulle impronte digitali delle sue dita

E parte la musica di un’anima errante]

Cammina sui sentieri della sua psiche,

fra tempie pulsanti e suoni svolazzanti.


Lei si graffiava la pelle della caviglia nel suo furioso tentativo di volere un tatuaggio.

Poi si sedeva sul seggiolino da pianista e si imprimeva delle note sulla pelle, che non si volevano più cancellare.

Suonava di serate passate sugli scogli, di odore di salsedine mai sbiadito, di sabbia che si impigliava nei capelli.


[Intanto continuava a suonare,

le note continuavano a marchiare la sua pelle]

Pulsavano violentemente quei suoni

e non se ne sarebbero mai più andati.

Lui.

Profumava.

Di.

Spacciatore.

Lei.

Sapeva.

Di.

Spirito adolescenziale.


[Due profumi che non si sarebbero dovuti mischiare]

Ma a lei non importava finché poteva vedere i suoni nell’aria.


Lei si graffiava la pelle della caviglia nel suo furioso tentativo di cancellare un tatuaggio.

Quel Mi traditore era uscito dal pianoforte e si era stampato sulla sua pelle.

Quel Mi vibrava di un’estate che lei continuava a suonare da mesi, ma non la voleva impressa sul suo corpo.

E lei graffiava, graffiava, graffiava.

Ma quel Mi non si voleva cancellare, anche se lei graffiava graffiava graffiava.


[Perché non voleva sentirsi quell’estate sul corpo

Perché solo quando quell’estate era suonata dal suo pianoforte

riusciva a non provocare dolore]

Non voleva percepire quell’estate che le stuprava la pelle.


Allora arrivò la Signora dei Suoni, e soffrì a vedere quel miserabile Mi sulla caviglia della ragazza, debole e solitario. Decise che avrebbe aggiunto la Chiave di Basso e un Do per fargli compagnia. Poi un altro Mi in Chiave di Violino, più basso del primo, per simpatia.

La ragazza urlò mentre lo spartito di quell’estate cominciava a disegnarsi sulla sua pelle.

Le note le scorrevano lungo le gambe, i fianchi, le braccia, poi si imprimevano sul suo corpo, e lei non sapeva più cosa graffiare, perché erano note ovunque, e anche loro avevano quell'odore di acqua di mare che era sempre sullo sfondo.


[La punta del giradischi aveva smesso

di seguire i sentieri delle sue impronte digitali]

Lei rimase così, raggomitolata a terra,

violentata dalla melodia di un ricordo

che si era impresso tanto a fondo da non essere cancellabile.



Ormai era inutile graffiare

  
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