Sono arrivata a questo punto della mia storia con la testa basta, quasi a volermi inginocchiare per ringraziare nel migliore dei modi la vita per ogni giorno vissuto. Tutto può cambiare e cambiarti in una manciata di secondi, può prendere le strade meno attese, può stravolgere i tuoi progetti e la tua intera esistenza. Ne sono consapevole. Io vivo nel cambiamento, come molte altre donne, appesa al filo di una vita incasinata, facendo lo slaloom tra casa e ufficio. Faccio il medico. Pediatra. Mi sono sposata giovane, ventisei anni. Forse un quarto della mia vita era già passato. Andrea era il classico ragazzo universitario, frequentava la mia stessa facoltà di medicina, mi ha corteggiata tra le pinze e i pazienti con i ciuffi di capelli neri che gli scendevano sulla fronte. Poi li ha tagliati, e ora non si sogna neanche più di farseli ricrescere. Con Andrea i primi periodi parlavamo poco dell'avere un figlio, volevamo sistemarci definitivamente entrambi, sistemare quella casa che avevamo appena comprato, vicino alla clinica dove entrambi avevamo appena iniziato a lavorare. Un quartiere residenziale con le villette a schiera e i giardini con i cespugli a cerchio. Ci piace viaggiare, e all'epoca avevamo fatto già diversi viaggi insieme. Volevamo comprare casa al mare, un nuovo frigorifero e un'altra macchina, volevamo andare in Africa non appena ne avessimo avuto la possibilità.