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Autore: Laura19    08/12/2013    0 recensioni
Grace una ragazza inglese e giovane,dopo la rottura con il suo ex fidanzato Travor,non si ritrova più in nulla e per nulla,quindi decide di fare una vacanza in Italia,per ritrovare la vecchia Grace che conosceva.Sembra andare tutto nella normalità,in quei giorni di Maggio,ma la ragazza non sa cosa l'aspetta.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le grida acute di alcune ragazzine provenienti dalla strada diedero inizio ad una nuova giornata, la prima giornata di quella mia vacanza in Italia.La scelta di trascorrere qualche giorno in un paese lontano dalla mia Doncaster,fu motivata da più ragioni, ma la rottura con Travor fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Il calore che il mio corpo acquisì sotto le coperte mi costrinse a rimanere lì ancora per un po’ con le palpebre leggermente socchiuse. Di lì a poco mi alzai, aprii la finestra e ,godendomi la stupefacente vista dell’Arena, respirai l’aria fresca delle 9.00 del mattino.
 Verona ha un fascino tutto suo, ma a dire il vero,l’Italia di per sé ha ce l’ha,e mentre sorseggiai il mio caffè nella hall dell’hotel, mi resi conto di quanto diversa ,ma allo stesso tempo interessante, fosse la vita degli italiani.
Terminata la colazione risalii in camera e nel tratto di corridoio che dovetti trascorrere incontrai due ragazzine,quindicenni entrambe supposi, dall’animo solare e felice, ma soprattutto non smisero un attimo di sorridersi e sussurarsi qualche cosa ,che io non capii data la mia mancata conoscenza della lingua.Riuscii a intendere però ,che era come se fosse arrivato per loro un qualcosa che desiderassero con tutto il cuore e da un’infinità di tempo.
Aprii la porta,lasciando la loro euforia all’esterno della mia camera, e iniziai a porre nella borsa tutto ciò che mi occorreva per quella giornata;avrei visitato il balcone di Romeo e Giulietta,il Duomo e poi avrei fatto shopping negli svariati negozi della città, arrivando sino all’Arena.
Il clima che trovai in Italia fu molto più caldo, di quello inglese, soprattutto per essere solamente Maggio e proprio per questo indossai un paio di leggins e una maglia abbastanza lunga color porpora, i miei mocassini abbinati alla maglietta ed ,i capelli, li raccolsi in un alto chignon,un abbigliamento azzeccato per il clima Veronese.
Presi la mia borsa e lasciai l’Hotel,incamminandomi verso la meta desiderata.

Rimasi stupefatta dal romanticismo di questa città,si poteva scorgere una traccia d’amore in ogni semplice vicolo ma soprattutto leggendo gli sguardi degli innumerevoli innamorati che passeggiavano mano nella mano. Questo fu il potere di Verona, e chissà, magari avrebbe portato anche a me un po’ di fortuna.
 
La bellezza sfrenata di questo luogo non mi fece accorgere del passare del tempo, tanto che nel giro di poco mi ritrovai a guardare l’orologio e leggere che erano già le due del pomeriggio;così decisi di dare un’ultima occhiata ai favolosi capi dell’ultimo negozio, ormai nelle vicinanze dell’Arena per poi dirigermi a visitare quest’ultima,ma quando uscii mi ritrovai di fronte ad una massa di ragazzine agitatissime ed euforiche all’ennesima potenza,che rilasciavano un urlo qua e là,ad intervalli ravvicinati.

Non capii, che diamine c’era? Una mostra? Una maratona o cos’altro? Tante, troppe idee mi bombardavano la mente e non si ostinavano a lasciarmi tranquilla, volevo capire che cosa stesse succedendo dato che le adolescenti non osavano tranquillizzarsi ma,al contrario la loro adrenalina aumentava sempre di più.
Fissai per qualche minuto l’ammasso di gente che vagava intorno all’arena e mi resi conto solo in quel momento che probabilmente, ci sarebbe stato un concerto del cantante che scatena fiamme e  innamoramenti nelle ragazzine.
 Non volli mai essere venuta in quel giorno, era un incubo; tutte quelle grida mi fecero venire un incredibile mal di testa, ma la parte davvero orribile successe quando, un enorme pullman rosso iniziò ad avvicinarsi sempre di più nella mia direzione e tutte quante corsero verso di esso aumentando di netto l’intensità delle urla.
In quel momento ogni mio tentativo di fuga fu inutile ed ero pressata tra quindicenni scalmanate;scansandomi leggermente mi spinsi qualche passo più avanti stando un po’ più tranquilla..riuscii quindi  a leggere su quell’enorme pullman la scritta ‘One Direction’ e fu in quel momento che capii tutto, ogni singola cosa.Tutto ritornò ad avere un filo logico e capii le ragioni di quella impressionante felicità giovanile.Tutto ebbe una ragione,le due ragazze nel corridoio questa mattina,le loro strillanti urla e quella massa di teenagers in cui ero stata involontariamente coinvolta. Ma di una cosa non mi resi ancora conto, quella boy-band la conoscevo molto bene,o meglio, uno di loro conoscevo bene.Louis.Louis Tomlinson il ragazzo che qualche anno fa mi fece innamorare della sua indole scherzosa e giovanile,del suo sorriso sempre impresso sulle  labbra e di quei suoi occhi azzurri oceano, che mi facevano incantare ogni maledetta volta che ci cadevo dentro.
La mia testa si era isolata per una serie di minuti da quella confusione ,per riprendere dal passato i ricordi che avevo con lui.Wow,mi ricordai ancora tutto,forse perché ero davvero innamorata, forse perché a prendere la decisione di farla finita fu lui e non io.L’inizio della sua carriera non gli permetteva di passare,già allora, troppo tempo con me, e decise di chiuderla lì.Lui andò avanti, e io,pur più faticosamente anche.

Quando scesero dal pullman,quasi non li riconobbi più,troppo grandi, troppo cresciuti rispetto a quel giorno in cui li vidi per l’ultima volta.
Ma quando fu Louis a scendere,non ebbi dubbi a scommettere che fosse lui,troppi indizi che mi riportavano a quel Tommo diciannovenne.
Le urla intorno a me era come se,ormai,fossero solo sottofondo con l’immagine di Louis che si avvicinava sempre di più a me.
E fu proprio quando mi fu a distanza di qualche centimetro che decisi di allungare una mano per farmi riconoscere, non speravo in nulla ma di certo mi interessava sapere come stava. Lui si girò, ed io con il cuore in subbuglio, gli dissi un semplice ‘ciao Louis, ti ricordi di me?’. Vidi lui che mi guardò confuso, era come se mi conoscesse ma non ricordava bene il mio nome. ‘Scusami ma devo andare’. La sua risposta.

Stupida Grace,cosa ti aspettavi? Che ti riconoscesse a distanza di 4 anni dal vostro ultimo incontro?Dopo tutte le ragazze che incontra ogni singolo giorno della sua carriera? Ah,maledetta illusione.

Ma fu proprio nel momento in cui continuai a torturami con frasi del genere ,che lo vidi fermarsi e girarsi di colpo,guardandomi confuso con un’espressione alquanto sorpresa.
Si incamminò verso di me e quando mi arrivò dinanzi sorrise leggermente ‘Grace’ fece una pausa nella quale non riuscii a dire nulla. Eravamo entrambe sorpresi da questo incontro inaspettato. ‘Che ci fai qui?’ mi chiese,urlando un po’, per coprire le urla..
Sentivo gli occhi di tutte puntati su di me, invidiose fino al midollo.Ma non m’importava.
’Sono venuta per una vacanza, mi serviva troppo’ ma non capì, c’era troppa confusione,le urla erano troppo alte, così sussurrò qualcosa al bodyguard,indicandomi allo stesso tempo.
‘Signorina,venga con me’ mi disse quell’uomo alto e muscoloso. Mi fece gentilmente spazio per passare e seguirli,e così mi ritrovai all’interno dell’arena con tutto il loro staff.

Il Bodyguard mi portò sino al loro camerino e una volta davanti alla porta mi disse ‘Louis, mi ha detto di portarti qui, entra pure’ ‘Oh,va bene.Grazie!’ risposi e se ne andò.
Bussai alla porta e sentii una voce dire ‘avanti’,così entrai.
I loro sguardi si fissarono su di me,e ci rimasero fino a quando non arrivò Louis ‘Ah, eccoti qua!’ gli sorrisi imbarazzata.Sentivo le guance diventare sempre più calde.
‘Seguimi’ mi disse e ce ne andammo in una stanza un po’ più isolata,evidentemente voleva parlarmi.

Arrivammo in questa piccola stanza,e ci sedemmo sull’unico divano e iniziammo a parlare.
Eravamo entrambi felici di questo in contro inaspettato e, in questa chiacchierata lui mi raccontò della sua carriera, e io di ciò che si era perso a Doncaster.Troppe cose da entrambe le parti,troppo poco tempo per raccontarsele;decidemmo quindi di vederci dopo il concerto,ma lui mi obbligò a rimanere.
Desiderava troppo che io vedessi una loro esibizione, e io ero altrettanto gioiosa di assistere ad una di queste.

Il concertò iniziò intorno alle 20.30, e nella mezz’ora precedente dovetti calmare un po’ l’agitazione di Louis, e per farlo gli chiesi di presentarmi gli altri quattro. Eccezionali come mi aspettavo, ed insieme erano una combinazione perfetta.

Quei 30 minuti passarono svelti,e il concerto dovette inziare di lì a poco
‘Ok,devo andare’ mi disse con la voce tremante
‘Nemmeno dopo 3 anni di concerti ti è andata via l’ansia?’ dissi ridendo
‘Quella non so se scomparirà mai’ e detto questo si catapultò insieme agli altri, sul palco.

Rimasi a fissarlo dal dietro le quinte,da una fessura trai teli che creavano dei grandi palazzi,e su cui venivano riflesse le loro foto.
Cantare era proprio la sua passione, il suo vivere e nell’osservarlo non potè non formarsi un leggero sorriso sulla mia bocca,ma soprattutto un sorriso pieno di orgoglio. Lo vedevo pieno di passione e di grinta, cose che non mancavano certo agli altri 4. Lì sul palco, dimostrava davvero quello che valeva, rimanendo il semplice Peter Pan che mai crescerà,quello che ti fa piangere dal ridere e ti ama con tutto il cuore.

Mi mancava Louis, ecco tutto. Mi mancava vederlo, passare del tempo con lui. E forse, mi venne da pensare, che Verona era davvero la città italiana dell’Amore.
  
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