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Autore: DreamerDirectioner    08/12/2013    2 recensioni
Mary Kite è una ragazza che ha appena compiuto i 17 anni.
Ha dei lunghi capelli mossi color nocciola e dei profondi occhi verde smeraldo.
E’ una Directioner e viene spesso presa in giro, e qualche volta è stata anche vittima di bullismo.
Ama i suoi idoli più di qualsiasi altra cosa e, dopo aver scoperto che nel posto in cui è in vacanza si terrà un concerto degli One Direction, non le resta che mettersi a cercare una soluzione, scrutando in ogni singolo angolo del suo astuto cervellino…
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

Passai tutta la serata ad arrovellarmi il cervello su come entrare tra le sbarre che circondavano il palco dove si sarebbe svolto quel benedetto concerto. Non mi veniva in mente niente, era tutto maledettamente impossibile e pericoloso!
Decisi che anche se vederli sarebbe stato molto improbabile, ascoltarli da fuori era più che possibile, anzi era proprio un DOVERE da loro fan, da Directioner. Dovevo starci, dovevo ascoltare le loro voci, dovevo sognare sulle note delle loro canzoni... Dovevo lasciarmi trasportare da quella cosa, che ormai era come se fosse diventata la mia droga preferita. Ero proprio una tossico-dipendente, e non volevo mai più smettere; per nessun motivo al mondo.

La notte passò senza permettermi di chiudere occhio, gli occhi che mi bruciavano da quella santissima mattina: l'acqua salata faceva proprio male, dovevo procurarmi gli occhialini, quelli gialli e blu erano i miei preferiti, anche perché entrambi i colori erano quelli che preferiva il mio idolo, la mia preda, Niall James Horan...
Ero troppo euforiaca all'idea di poter incontrare i miei spacciatori preferiti, quei spacciatori di sogni, quei cretini che mi avevano insegnato a sognare.

Violet dormiva saporitamente nel letto accanto al mio, insensibile a tutto, eccetto il solletico alla pancia e sotto ai piedi.
Quando mi svegliai riuscii a capire che, finalmente, mi ero addormentata. E io che credevo non ci sarei mai riuscita!
Così mi diressi verso il letto di Violet, dopo essere andata al bagno, aver preparato le cose per la spiaggia e aver fatto tutto; ma per svegliarla dovetti sfilarle il cuscino da sotto la sua guancia arrossata.
"Violeeeeet!" Le urlai nelle sue assonnate orecchie, calcando bene le vocali e cercando di ottenere attenzione. Lei finalmente emise un suono: mugolò. Poi pronunciò un flebile "Che succede?" E io mi arrabbiai seriamente.
Era come se la sua voce fosse impastata per il sonno e, naturalmente, si riaddormentò... Subito.
Chissà che succedeva? Erano le dieci e ancora non mostrava segno di vita! Non voleva proprio svegliarsi la ragazza. Dopo ogni mio tentativo la lasciai finalmente dormicchiare e continuare a sognare la sua vita da star (era sicuramente quello che si stava immaginando).
Rassegnata, mi avviai verso la spiaggia come facevo tutte le mattine, ormai era abitudine. Però a metà strada, su un vecchio marciapiede, la tentazione di imboccare un vicolo ancor più piccolo era troppo grande, così... Seguii il mio istinto e, svoltai.
Il mega palco era quasi del tutto allestito ormai, mancavano le ultime lucine, le ultime apparecchiature e, ovviamente, le ragazzine urlanti ad acclamare quei cinque stupidi dei.
Ero troppo curiosa, così mi avvicinai di soppiatto alla scalinata in ferro poggiata al centro del palco, eludendo la guardia dei vari poliziotti appostati, e sparii dietro le quinte. Cosa diamine stavo facendo? Ero diventata pazza? Bhé... Può darsi, ma l'amore non può essere fermato da ogni singolo, insinificante ostacolo.

Un leggero odore di polvere aleggiava nell'aria, bruciando le mie narici. Dei grandi, anzi enormi teli chiudevano tutti gli spazi, cercando di conferire al posto un senso di sicurezza. C'erano tende ovunque. Avevo il cuore a mille... Era stato così dannatamente facile entrare che neanche io credevo di esserci riuscita!
Dovevo credere nell'impossibile.
Ficcanasai un po' in giro, dopotutto quell'esperienza non mi sarebbe ricapitata tutti i giorni, così me la godei fino in fondo, anzi, questo era solo l'inizio.
Osservavo tutto minuziosamente, assicurandomi di non essere vista e di non lasciare alcuna mia traccia.
Purtroppo mi accorsi di sbagliare quando una voce mi gelò il cuore. "Chi sei? Cosa ci fai qui?"
Mi voltai lentamente con il fiato corto, cortissimo: Niall Horan mi fissava curioso con quei suoi bellissimi occhi blu a neanche cinque metri di distanza.
Mi sentii mancare.

 
  
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