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Autore: Kylu    08/12/2013    3 recensioni
“Ci sono” esclama in quel momento Potter l’Idiota.
“Se non riesci a finire il giro o se ci metti secoli… dovrai baciarmi!”
Improvvisamente scoppio in quello che è un incrocio tra un attacco di tosse e una risata isterica. Alice mi batte affettuosamente sulla schiena mentre tutti gli altri scoppiano a ridere.
“Io COSA? Potter, ti sei completamente rincogli…”
“Paura, Evans?” mi interrompe lui.
Io mi riprendo, mi rimetto in equilibrio sulla scopa, gli lancio un’occhiataccia al cianuro degna della McGrannit.
“Ti piacerebbe…”
“Allora è fatta” sorride lui. “Se riesci a fare un giro del campo in volo puoi schiantarmi. Se non ci riesci, dovrai baciarmi”.
Una stupida scommessa.
Una stupida scommessa e inizia tutto.
Una stupida scommessa tra l'arrogante James Potter e l'orgogliosa Lily Evans.
E tra Mangiamorte pronti all'azione, misteri e paure, ma anche risate, avventure e appuntamenti, il gioco è fatto.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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L’intera scuola è stipata sulle tribune.
Tra gente che applaude, grida, ride e canta c’è un casino assurdo, ma per una volta la confusione non mi da fastidio: Grifondoro ha battuto Corvonero nella prima partita della stagione di Quidditch,  e se perfino io – che di questo sport non ci capisco un mezzo Nargillo – sono felice, vuol dire che c’è sul serio da festeggiare.
O almeno per i rosso-oro; in effetti quelle cornacchie bronzo e blu so-tutto-io non hanno l’aria troppo felice, quasi quasi mi fanno pena.
Quasi.
In effetti la promessa dei capitani delle due squadre avversarie di scannarsi a vicenda ha contribuito ad aumentare la tensione già alle stelle in ogni partita.
Ecco uno dei tanti motivi per odiare questo gioco: la rivalità che crea tra le case. Gli scontri sono frequenti, sia tra tifosi che tra giocatori, o addirittura tra i due capitani…
Soprattutto quando uno dei due è quell’emerito ipocrita di James Potter.
Lo scorgo tra il guazzabuglio di divise rosse e scope ora infangate formato dall’abbraccio di gruppo improvvisato dalla squadra. Sta ridendo come un idiota – rettifico, lui è un idiota - per chissà quale battuta, la solita aria da sbruffone dipinta in faccia e quell’insopportabile sorriso arrogante sulle labbra.
Lo ucciderò entro la fine dell’anno scolastico.
Dovete sapere che ho la mia personale versione del detto babbano parli del diavolo e spuntano le corna: guardi Potter anche per sbaglio e lui ti compare magicamente davanti, rompendoti le scatole per il resto del giorno.
“Lily! Vieni qua a festeggiare con noi!”
Ecco, appunto.
Mi giro in fretta e comincio a camminare frettolosamente verso l’uscita del campo, senza aspettare nessuno e fingendo di non aver sentito Potter.
Se non che quell’essere  inutile e fastidioso mi compare davanti (come dice appunto il proverbio) e mi costringe a fermarmi, un sorriso ebete che va da un orecchio all’altro e i capelli perfettamente spettinati.
Faccio una smorfia di disgusto. “Cosa vuoi dalla mia vita, Potter?”
“Che esci con me. No, anzi, non serve neanche che esci dalla sala comune” ride da solo alla sua pessima battuta. “Basta che stai alla festa con me. Sirius e gli altri stanno andando in cucina dagli elfi a procurarsi un po’ di roba per stasera, per festeggiare la vittoria… Che sarebbe stata impossibile senza il sottoscritto, il più bravo, bello, portato, intelligente e simpatico Cercatore della storia di Hogwarts”.
“Anche il più modesto, sicuramente” rispondo io. Si può essere più irritanti di Potter?
L’ho detto che lo uccido entro la fine dell’anno.
“Ok, allora è un si. Ci vediamo in Sala Comune alle otto, vestiti carina eh…”
Okay, neanche chiederselo, no che non si può essere più irritanti di lui.
“Non ho detto di si! Ma ti sei bevuto il cervello? Non verrei mai ad una stupida festa con te, sei la persona più stupida… più vanesia, più boriosa che io abbia mai…”
“Ei Lily, troppi complimenti in una sola frase! Se continui così arrossisco!”
Rettifico: lo uccido entro questa sera.
“NON PROVARE A CHIAMARMI LILY! Sono Evans per te, chiaro?”
“Certo, mio piccolo giglio, ci vediamo stasera!”
E si gira per tornare dai suoi amici.
Sto quasi per ringraziare Merlino e Morgana che non abbia provato ad abbracciarmi come ha fatto altre volte - non avevo troppa voglia di trovarmi in punizione per averlo schiantato - quando realizzo cosa ha detto.
“COME MI HAI CHIAMATA, RAZZA DI IPOCRITA CELEBROLESO!?”
Urlo, rincorrendolo per il campo.
Finisce sempre così, James Potter è l’unico con la capacità di farmi perdere sul serio il controllo. Divento semplicemente isterica. E come non potrei, con un tale imbecille a farmi il filo da sette anni?
“Perché devi sempre aggredirmi, piccola Lily? Sono solo un povero ragazzo in cerca di un po’ d’amore” dice lui girandosi, lo sguardo fintamente da cucciolo bastonato.
Conto fino a dieci respirando profondamente.
Impedire alla mia mano destra di correre fino alla tasca dei pantaloni dove tengo la bacchetta è quasi doloroso.
“Non. Ci. Vengo. Alla. Festa. Con. Te. E’ chiaro il messaggio, ora?” domando con un sorriso tanto tirato quanto finto sulle labbra.
“Ma il cercatore più figo della storia ha diritto ad un premio, no?” chiede lui, tornando all’attacco.
Ma quando si stancherà di provarci? Questo cretino ha una fila di ragazze altrettanto cretine che gli vanno dietro… Perché diamine non può lasciare in pace me?
“Si, il cercatore più figo della storia ha diritto ad un premio. Quindi quando troverò il cercatore più figo della storia ci penserò. Ma ora ciao, Potter, a mai più rivederci” dico acida girandomi nuovamente verso l’uscita del campo.
“Almeno fai un giro del campo in volo con me?”
“E’ più probabile che Silente si rada i capelli” asserisco, continuando a camminare.
“Lily Evans che ha paura?”.
A queste parole mi fermo.
Se c’è una cosa che non sopporto – oltre a Potter – è quando qualcuno osa accusarmi d’avere paura.
Non ho paura di niente, io.
E oltre essere coraggiosa, sono molto, molto orgogliosa.
Grifondoro mica per caso.
Mi giro lentamente, tremando letteralmente dalla rabbia.
Cammino fino a trovarmi il più vicino possibile a Potter senza superare la distanza di sicurezza dei due metri abbondanti.
“Datemi una scopa” sibilo, e nonostante io abbia parlato pianissimo, almeno cinque persone corrono a procurarmi un mezzo volante.
E questo per due semplici motivi.
Primo, perchè sto sfidando il grande e mitico James Potter.
Secondo, perché l’unica volta in vita mia che ho toccato una scopa volante è stata durante la mia prima – e unica – lezione di volo con Madama Bumb.
Dopo tre secondi cronometrati mi ero schiantata contro un albero.
Fortuna che il manico di scopa in questione fosse una vecchia Comet Centodieci, talmente malandata che a nessuno era dispiaciuto che fosse andata distrutta, quindi non avevo dovuto neppure ripagarla. Solo qualcuno si era lamentato del fatto che nel giro di un paio d’anni qualche museo avrebbe pagato per averla in collezione.
Una ventina di ragazzi, perlopiù grifondoro, si dispone a cerchio attorno a noi.
Uno dei battitori della squadra mi mette in mano il suo manico di scopa. Controllo la scritta oro appena sopra i ramoscelli della coda: è una Nimbus Milleottocento. Fantastico, questa cosa corre più veloce di Peter Minus davanti ad un libro di pozioni, e io dovrei guidarla?
Ma io sono Lily Evans. E Lily Evans non si tira mai indietro.
Mi metto a cavalcioni del manico, fingendo una sicurezza che si è volatilizzata al contatto con la superficie liscia del legno.
Il famoso coraggio grifondoro è probabilmente immigrato in Alaska, sostituendosi ad un pinguino balbuziente che in questo momento sta ballando la samba nella mia pancia. Si, perché io non ho paura. E’ colpa di quello stupido pinguino se le mie ginocchia tremano tanto che a momenti non riesco a tenermi in piedi.
“Allora, Potter, mettiamola così” comincio, guardando negli occhi Mister Decerebrato, che si scompiglia i capelli con fare malizioso. Tutte le ragazze presenti sospirano, sognanti.
“Io ora faccio un giro del campo. Giusto perché un ipocrita come te non possa dire mai più che ho paura di qualcosa, chiaro? Se faccio un buon volo, ho il diritto di schiantarti. Tu non avrai diritto di lamentarti e nessuno dirà niente al preside”.
“E se vinco io?” chiede lui, strafottente come sempre.
“Scegli tu, tanto non vincerai” dico.
In quel momento arrivano Mary, Alice ed Emmeline, le mie compagne di dormitorio.
“Lily, tesoro, non so se ti ricordi cosa è successo l’ultima volta che sei salita su una scopa…” comincia Alice.
“E sai, nel molto probabile caso in cui tu perdessi, oltre a fare quel che James ti dirà di fare, dovrai ripagare la scopa…” continua Emmeline.
“Insomma, noi ti vogliamo bene, ma non abbiamo troppa voglia di venirti a raccogliere con un cucchiaino” conclude Mary, dolce come sempre.
“Anche io vi voglio bene, ragazze” commento, cupa.
“Ci sono” esclama in quel momento Potter l’Idiota.
“Se non riesci a finire il giro o se ci metti secoli… dovrai baciarmi!”
Improvvisamente scoppio in quello che è un incrocio tra un attacco di tosse e una risata isterica. Alice mi batte affettuosamente sulla schiena mentre tutti gli altri scoppiano a ridere.
“Io COSA? Potter, ti sei completamente rincogli…”
“Paura, Evans?” mi interrompe lui.
Io mi riprendo, mi rimetto in equilibrio sulla scopa e gli lancio un’occhiataccia al cianuro degna della McGrannit.
“Ti piacerebbe…”
“Allora è fatta” sorride lui. “Se riesci a fare un giro del campo in volo puoi schiantarmi. Se non ci riesci, dovrai baciarmi”.
“D’accordo” dico io, indifferente.
Male che vada posso perdere e schiantarlo comunque. La McGrannit non è mai troppo cattiva nello scegliere le punizione da assegnarmi, quando succede.
Chiudo gli occhi. Cerco di ricordarmi i rudimenti del volo appresi quasi sette anni prima.
Mi do una spinta decisa verso l’alto, e sono in aria.
Sento l’aria pungermi la pelle e scompigliarmi i capelli, annodandomeli più di quello che già sono normalmente.
Cambio idea e apro di nuovo gli occhi, inorridita dal paesaggio sotto di me che rimpicciolisce sempre di più.
Dieci metri, quindici, venti…
Butto in avanti il peso, dando un’accellerata sulla Nimbus. Dopo poco comincio a sterzare a sinistra per seguire il perimetro del campo.
Rido, so già di avere la vittoria in tasca.
In fondo non è difficile, davvero, basta mantenere la traiettoria, lo sguardo sempre rivolto verso il mio punto d’arrivo.
Lo sguardo sempre rivolto verso il mio punto d’arrivo…
Sento il rumore dello schianto ancora prima di sentire il dolore.
Poi, di colpo, il nulla.
  
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