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Autore: Conny Guitar    08/12/2013    0 recensioni
"Vorrei dire loro che forse sono ancora in tempo a salvarsi [...]. Vorrei dire loro di non farsi ammazzare, che possono ancora fare molto, di guardare me, che cosa sono io."
Quando l'ispirazione c'è, io mi sento come un re. Avevo voglia di pubblicarla.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardali. Soltanto guardali. Guarda cosa fanno. Guarda dove sono.
Perché lo fanno? Perché continuano a camminare? Non ha più senso ormai. E perché insieme? Non dovrebbero, forse, lasciarsi le mani, muoversi, fare qualcosa? Cercare di salvarsi? Potrebbero avere una famiglia. Non pensano che qualcuno potrebbe piangerli? Chissà che vita fanno. Magari sono dei disperati. Magari non hanno nulla da perdere. Eppure sembrano due persone distinte, ben vestiti, giovani, due studenti. Prima sorridevano. Ora sono seri, eppure non tristi, disperati, spaventati. Se fossi al loro posto non capirei più nulla. O forse anche loro non capiscono più nulla. Nella situazione in cui si trovano, può darsi che la loro mente si sia come annullata. Non capiscono che se fanno così li ammazzeranno. Forse hanno capito che è troppo tardi. Non hanno più speranze. Tuttavia mia madre soleva dire che la speranza è l'ultima a morire, ed io ho imparato la sua filosofia di vita. Ma lei si attaccava a Dio, io non ho neanche questo. Non ho più nulla, non ho mai avuto nulla. Più o meno. Ma questi qui sembrano avere tutto. E li invidio. Alla loro età anch'io ero così. Quando avevo Margherita.
Quando è iniziata la sparatoria si sono fermati. Passeggiavano sul Lungo Po, mano nella mano, e si sono bloccati. Nella confusione generale, mentre quel pazzo dava loro le spalle, sparando sul lato opposto, avrebbero potuto scappare, buttarsi a terra, forse salvarsi. Invece sono rimasti fermi, ed ora il pazzo sta arrivando pian piano a loro, con la sua carneficina. Vorrei dire loro che forse sono ancora in tempo a salvarsi, potrebbero rifugiarsi dietro una macchina, una qualsiasi macchina parcheggiata lì vicino. Vorrei dire loro di non farsi ammazzare, che possono ancora fare molto, di guardare me, che cosa sono io. Potrei addirittura urlare al pazzo di non farlo, se ancora gli resta un briciolo di umanità, di prendere me, loro non se lo meritano. Anzi, posso farlo, sicuramente mi sentirebbe, ed allora si girerebbe guardando con aria stranita chi è quel pazzo, forse ancora più pazzo di lui, che gli sta urlando di fermarsi. E magari questa cosa lo farebbe riflettere per quella frazione di secondo che darebbe tempo ai due ragazzi di rendersi conto della situazione e rifugiarsi dietro una macchina. E poi il pazzo capirebbe che ci sono anch'io, che può sparare a me, e non vedrebbe i due ragazzi. Oppure mi risparmierebbe, chi lo sa, forse ha intenzione di uccidere solo la gente nella strada ed io sono alla finestra. Ma a causa di questo i ragazzi non si farebbero trovare. E vivrebbero. E potrebbero raccontare, un giorno, di aver assistito a questa tragedia e di essere stati salvati da un miserabile. E magari io sarei ancora vivo, e mi alzerei a parlare, e direi... Già, cosa direi? Che ho fatto qualcosa di buono in questa mia vita? Che sono felice perché ho salvato la vita a due ragazzi?
Forse lei l'ho già vista. Potrei averla vista ieri uscire dal Conservatorio. Oppure una settimana fa in un negozio. Ed anche lui. Forse l'ho visto all'Accademia Albertina. Anzi, quasi sicuramente l'ho già visto. Due studenti, massimo 22 anni. Maledettamente pochi per morire. Forse è quello che vogliono, chi lo sa. Cazzo, fate qualcosa.
Bang. Bang.
è finita. Li ha ammazzati. La carneficina è finita. Il pazzo si guarda intorno, sta arrivando la polizia. Aveva diversi fucili con sé, per quanto me ne intendo sembra roba buona. Appoggia in fucile a terra, infila la canna in bocca e si spara. Così non deve pagare le conseguenze. Intanto però li ha ammazzati. A parte la polizia, non c'è più nessuno vivo per la strada. No, forse hanno trovto qualcuno nascosto dietro le macchine. Come avrebbero potuto fare loro...
Lo spettacolo è finito, tutti a dormire. Peccato che è mattina.
Mi giro a guardare il letto vuoto. Il letto dove una volta dormiva Margherita, prima che il tempo ci travolgesse. A quest'ora di sabato mattina sarebbe ancora assopita, si sarebbe persa lo spettacolo. Adesso ancora dorme, dall'altra parte della città. Al sicuro, tre metri sotto terra. Nessuno potrà più farle del male, nessuno potrà portarla via dal suo letto eterno. Nessuna malattia. Nessun dolore.
Vado al comò ed apro il cassetto. La pistola ancora lì, è da anni che non la uso. Dalla guerra. Quarant'anni. Però so ancora come farla funzionare, certe cose non si dimenticano. Forse quel pazzo ha fatto anche lui la guerra. Magari ci siamo addirittura incontrati. Forse abbiamo anche parlato. E nessuno dei due, credo, avrebbe mai potuto immaginare fino a che punto si sarebbe arrivati. Chissà qual era la sua vita, chissà se era sposato, aveva figli... Io e Margherita non ne avevamo. Lei non poteva. Ed ora sono solo, ma ancora per poco. Carico la pistola e me la metto in bocca. Margherita, sto arrivando. Aspettami. Oggi non pensavo di raggiungerti, ma ho visto tutto. Vedere, seconda coniugazione, lo studiavamo alle elementari. Amare, prima coniugazione. Questo l'abbiamo studiato insieme, più o meno tutta la nostra vita. Lo studieremo ancora. Aspettami...

The corner: okay, è banale, lo so. Però è stato un flash, mi sono ritrovata le dita che andavao sulla tastiera a scrivere. Perdonate.
   
 
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